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venerdì 10 gennaio 2014

IPRITE BOMBARDARE DI NUOVO IL SUD ITALIA PERCHE' NO ?

" In tempi di guerra la verità è cosi preziosa che dovrebbe essere protetta da una cortina di bugie "
                   Winston Churchil

Questa notizia apparsa sui media italiani, sarebbe una news come tante altre se non fosse che tutti gli"smemorati" del Belpaese si sono tutti messi d’accordo per mettere una pietra sopra ad un "passato" che non ne vuole sapere scomparire nell'oblio ! 
Lo so l'abbiamo usata noi per primi i gas, al tempo della nostra guerra coloniale.
I fatti più cruenti risalgono al 1939, nei giorni tra il 9 e l’11 aprile, quando la “gloriosa” aeronautica miliare italiana, oggi zerbino dei militari nordamericani, avvistò nella regione del Gaia Zeret-Lalomedir quello che appariva come un gruppo consistente di ribelli etiopi.
Già nell'articolo si paventa il possibile allarmismo che potrebbe dar adito alla protesta popolare.
Si sorvola con leggerezza sul pericolo terrorismo verso questo caricospeciale. 
Secondo gli accordi sotto l'egida dell'Onu (come sono buoni), i container pieni di iprite provenienti dalla Siria a altri agenti chimici (non specificati), arriveranno in un porto Nato 
italiano!
Vi lascio indovinare dove...
Hahahahaha un porto Nato nel Sud Italia ovvio, Taranto o Bari, Napoli escluso a priori anche perché i napoletani hanno un certo caratteraccio su certe faccende, e poi ci sono già da quelle parti gli amerikani. 
Il carico sta per essere trasbordato sulla nave americana “Cape Ray”, che però si trova ancora in Virginia . 
Aumentano le preoccupazioni sulla pericolosità delle sostanze,continua a leggere...(i dettagli nell'articolo di Dagospia).


Non credo che l'Italia, il sud Italia abbia dimenticato una delle più grandi tragedie del secondo conflitto mondiale (foto) visto che sino a pochi decenni prima la pesca e l'alimentazione dei prodotti del mare esponevano ancora al pericolo di avvelenamento da iprite !
Il bombardamento (prendo da wikipedia) di Bari avvenne il 2 dicembre 1943, nel corso della seconda guerra mondiale, ad opera della Luftwaffe tedesca
Da una nave statunitense, carica di bombe all'iprite, fuoriuscì una grande quantità di sostanze tossiche che contaminò le acque del porto, provocando circa mille vittime
Lo scopo dell'attacco aereo era quello di rendere inagibile il porto, nel quale affluiva la maggior parte dei rifornimenti per le truppe alleate di stanza nell'Italia meridionale. 
Furono affondate 17 navi, i cui relitti bloccarono il porto per tre settimane, cosicché gli anglo-americani, in difficoltà nell'approvvigionare le proprie truppe, dovettero rallentare l'offensiva, consentendo ai tedeschi di attestarsi sulla linea Gustav.
Il video completo (stupendo) .
A svelare i retroscena inediti di questa tragedia il progetto del documentario "Top Secret. Bari, 2 dicembre 1943"- scritto da Francesco Morra e diretto da Fabio Toncelli per la Sd Cinematografica - del quale presentiamo in esclusiva un lungo trailer con le testimonianze di alcuni fra i pochi sopravvissuti, scovati dagli autori in Inghilterra. 
Il bilancio dell'attacco: furono affondate 17 navi: 5 americane 4 inglesi 3 norvegesi 3 italiane 2 polacche Furono, inoltre, gravemente danneggiate 7 navi di varia nazionalità, e andarono perdute circa 40.000 tonnellate di materiali e munizioni. 
Crollarono numerose case nella città vecchia, adiacente al porto, colpite dalle bombe o a causa dello scoppio delle navi cariche di munizioni, oltre ad alcuni edifici della città nuova colpiti dalle bombe. 
La storia di Francesco che vide morire nell'attacco dei tedeschi al porto la moglie e i suoi sette figli racconata dal nipote 
Samuel Eliot Morison definì l'attacco aereo al porto di Bari come il più distruttivo, per gli alleati, dopo Pearl Harbour.
Si stima che le vittime tra civili e militari furono circa un migliaio. Di questi circa duecentocinquanta furono i civili baresi
Vi furono oltre ottocento militari ricoverati con ustioni o ferite. 
Gli intossicati dall'iprite furono 617, che furono ricoverati a Bari o trasportati in altri ospedali militari dell'Italia Meridionale o del Nord Africa. 
Di questi 84 morirono in Bari.
Fu colpito da irritazioni agli occhi o ustioni anche il personale sanitario. 
Nel rapporto redatto dal colonnello Stewart F. Alexander della sanità militare degli USA, inviato a Bari, nei giorni successivi, datato 27 dicembre 1943, le ustioni furono classificate per causa N.Y.D. - not yet diagnosed, - non ancora diagnosticata. 
Secondo il Maggiore dell'U.S. Air Force Glenn B. Infield, autore del libro Disaster At Bari, fu lo stesso primo ministro inglese Winston Churchill a disporre che non fosse fatto cenno all'iprite nei documenti che riguardavano il disastro di Bari. 
Solo molti anni dopo la fine del conflitto i governi inglese e statunitense hanno ammesso la presenza di armi chimiche nella stiva della John Harvey
Per alcuni decenni seguenti all'attacco furono numerosi i casi di contaminazione di pescatori baresi a causa degli ordigni d'iprite inesplosi che, ormai corrosi, rilasciavano il loro contenuto. 
Negli ultimi anni tali episodi si sono diradati.
Sorgono spontanee alcune domande, la prima è cosa c'entriamo noi con questo carico mortale ? 
Perché la Nato non lo spedisce a chi l'ha venduto alla Siria ? Perché in Italia quando sappiamo benissimo quanto siamo a portata di sputo del terrorismo medio-orientale ? 
Basterebbe un petardo per provocare uno sfracello di proporzioni spaventose !!!
In definitiva, perché proprio noi ? 
Perché esporci nuovamente ad una possibile catastrofe ?
Ci siamo ridotti davvero a questo misero stato di vassallaggio dunque ?
A voi la constatazione, la risposta, civile, politica ed è auspicabile anche un momento di collera.

*In conseguenza di questo incidente, fu creato dagli alleati un programma di ricerca segreto sugli effetti dei gas sull'uomo. A studiare l'effetto dell'azotoiprite furono chiamati due scienziati dell'università di Yale, Louis Goodman e Alfred Gilman
Studiando gli effetti mielotossici selettivi che si erano riscontrati su sopravvissuti agli effetti vescicanti dell'iprite a Bari, (effetti per altro già individuati nel 1919 da Edward ed Helen Krumbhaar, una coppia di patologi americani, su pochi reduci intossicati dal gas dopo il suo massiccio impiego bellico nella prima guerra mondiale e che, pubblicati su una rivista medica secondaria, passarono inosservati agli oncologi del tempo), diedero il via ad una sperimentazione controllata dapprima su modelli animali e poi su alcuni malati di neoplasie di origine linfatica. 
Riscontrarono remissioni significative, anche se di breve durata, ma i risultati non poterono essere pubblicati se non dopo la fine della guerra, per il vincolo di segretezza che copriva il programma militare. Fu comunque il primo tentativo di terapia antitumorale attraverso un approccio farmacologico a poter vantare un certo grado di successo, e viene per questo considerato l'atto di nascita della moderna chemioterapia

AGGIORNAMENTO: E Gioia tauro il porto prescelto,continua a leggere... !

L'IDV sposta il centro di gravità dell'affare iprite in Sardegna eccovi l'aggiornamento,forse si tratta di una strumentalizazione (ndr)

MISTERO CHIMICO.L’ARSENALE CHIMICO DI ASSAD FINISCE ALLA MADDALENA ? 

D. S. - L'arsenale chimico del presidente siriano Bashar al-Assad è destinato a finire nell'immenso deposito sotterraneo di Guardia del Moro, nell'isola di Santo Stefano, proprio nel cuore del Parco nazionale della Maddalena e a un tiro di schioppo dalla Costa Smeralda. La denuncia è del segretario dell'Idv Ignazio Messina.Gli oltre 10 chilometri di gallerie, scavate nei primi anni Ottanta con fondi Nato, dovevano ospitare le testate nucleari per i sommergibili d'attacco Usa della classe Los Angeles, che a Santo Stefano avevano una base considerata di altissimo valore strategico durante la guerra fredda. Il deposito sotterraneo è ancora oggi una sorta di buco nero, un mistero irrisolto. La Difesa lo considera non dismissibile per ragioni strategiche, ma proprio qui il generale Carlo Jean un decennio fa voleva creare il sito unico nazionale per le scorie nucleari.

 

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