DONNA ROSALIA, SINDACO DI ALBENGA, VUOLE FARE CASSA CON I TAPPETI DELLA PREGHIERA… PROSTERNARSI ALLA CITTA’ SANTA EQUIVALE AD OCCUPARE IL SUOLO PUBBLICO, COME PER UN ESERCIZIO COMMERCIALE….IN FUTURO APPLICHERA’ LA TASSA ANCHE PER LE PROCESSIONI, LE MESSE ALL’APERTO E I PRESEPI VIVENTI?
Donna Rosalia, in arte Guarnieri, raffinata sindaco leghista del comune di Albenga (Sv),ama le prime pagine: non quelle di Vogue, per cui occorrerebbe avere il fisique du rol, ma quelle almeno della cronaca locale. Non ha importanza quello che sostiene, l’unica cosa rilevante è far parlare di sé, oscillando anche da un estremo all’altro: un giorno scandalizza i leghisti liguri dichiarandosi favorevole alla costruzione di una moschea, un altro vuole far pagare l’occupazione del suolo pubblico ai tappeti su cui i musulmani si rivolgono ad Allah durante la tradizionale preghiera.
Certamente non le si può negare una buona dose di fantasia, almeno pari alla ignoranza delle norme che regolano il culto e dei regolamenti comunali. Vediamo i fatti: ad Albenga esiste una forte comunità musulmana, in quanto molti lavoratori vengono impiegati nell’entroterra della citta, dedita da sempre all’agricoltura.
Gli islamici da tempo hanno informato il sindaco che stanno cercando un locale più grande da trasformare in moschea: siccome sono in tanti e non tutti riescono a stare nel basso che funge attualmente da luogo di preghiera, alcuni il venerdì stendono i tappeti per pregare rivolti alla Mecca nell’attigua piazza San Francesco.
Prima ascoltano le parole dell’iman e poi si prosternano in direzione della Citta Santa, creando qualche disagio a chi vuole passare da lì, in pieno centro storico.
Un problema che si potrebbe risolvere con un po’ di buon senso, obbligando i fedeli a lasciare un ampio spazio libero di passaggio, utilizzando magari qualche transenna, oppure mettendo a disposizione degli stessi uno spazio comunale più accogliente, anche all’aperto, in attesa della nuova moschea. Invece il sindaco, paragonando chi srotola per qualche minuto un tappeto per pregare a chi sistema un dehor all’aperto, non contesta il diritto al culto dei musulmani, ma lo equipara a una occupazione del suolo pubblico per il quale occorre pagare la tassa.
Ci si inerpica qua su un terreno poco consono agli studi di Donna Rosalia, in quanto non risulta che in Italia, anche per pregare, si debba pagare una tassa.
E poi su che metrature e spazi temporali andrebbe applicata?
Un tappeto 80 x 60, steso per qualche minuto, a che imposta comunale di occupazione del suolo pubblico corrisponderebbe?
Mentre i mulsumani locali evitano ogni polemica, chiedendo scusa per il disagio che possono arrecare, ma sottolineando anche il loro a pregare in condizioni precarie, pare che anche la locale sede vescovile della Chiesa cominci a preoccuparsi.
Di questo passo, Donna Rosalia potrebbe tassare pure le processioni, le messe all’aperto, i presepi viventi, le raccolte di aiuti.
L’importante è un materialistico “incassare quattrini”, addio concezione spirituale della vita, insomma.
Ma vedrete che Donna Rosalia saprà presto meravigliarci ancora, magari utilizzando un tappeto volante per finire sui media: non toccando il suolo, ma solo la soglia del ridicolo cui ci ha abituati, eviterà in tal modo anche di pagare la relativa tassa.
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