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venerdì 12 febbraio 2010

Kent Henricksen della Santa Inquisizione e di certe altre cose

Questo artista messicano Jose Guadalupe Posada si ispira alle incisioni e alla pittura di Albrect Durer,Merced Mayer e Marx Ernst,il Surrealista più iconoclasta che abbiamo in Europa,attraverso una raffinata decorazione gioca una critica feroce a certe pratiche integraliste del religioso più superstizioso,magico,pratiche che nel suo paese sono ancora vivissime e inestricabilmente impastate con un sincretismo vario e lussureggiante per certi versi affascinante.
Preleva le immagini direttamente dal "Sacrario" editoriale cattolico e li ripropone in una cornice asettica,luminosa quasi carta da tapezzeria che si fà memoria,richiamo che non manca di un suo lato dark e seduttivo e dietro vi fà passare la "Storia" dell'orrore che ha caraterizzato la colonizazione religiosa dell'America latina,un vero e proprio immenso genocidio al cui confronto l'Olocausto è una scampagnata!
La comunicazione religiosa,il proselitismo Cattolico-cristiano non avviene come lo abbiamo conosciuto noi in Europa,si basa sul terrore instillato sin dalla più tenera età,provvidenzialmente giunge sempre all'ultimo minuto un angelo,un santo a sottrarci dall'orrore,orrore in cui la partecipazione della natura ha una grandissima parte,specie il serpente,l'Anaconda nel mio caso (...) rammento che sono cresciuto in america latina e quindi ne parlo per conoscenza diretta,esperienza personale (...)
Potete identificarvi chiaramente la presenza dei flaggellanti,quella "specie" di masochisti mistici del dolorismo imitativo,emulativo che secondo loro serve ad espiare i peccati del mondo (...) e sempre in disparte che osservano i ministri del culto e della giustizia divina.

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” The figures and landscapes that I employ in my new work are appropriated from random sources, such as historical volumes, old newspapers, children’s books, or even French prints from the time of the Musketeers. The Mexican artist Jose Guadalupe Posada, Albrect Durer, Mercer Mayer, and Max Ernst are some of the artists I constantly refer to. I keep an archive of these images that I use as a type of memory bank of past events, which I continually build upon and cull from in creating my own histories and narratives. As much as I combine imagery from opposing eras, I also try to create a broader dialogue by focusing on the interplay between both high and low culture. I’m interested in constructing a discourse or new history by taking bits and pieces to create an enduring narrative or non-history. I think of it as a form of memory recollection or memory re-arrangement. In the same way that a person collects or keeps random experiences as memory, and mixes them up in their mind, I take random images and mix and re-arrange them on a single canvas. It’s more of a caricature or a hyper reality. On their own, the images are insignificant or relatively trivial, but combined with others a paradigm is formed. ” - Kent Henricksen (via John Connelly Presents)

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