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lunedì 25 gennaio 2010

Berlusconi e Maroni sono degli Assassini,risponderanno mai di questo massacro?





In Francia il Ministro all'immigrazione e "dell'Identità Nazionale" Luc Besson  aveva promesso solennemente la tolleranza zero;procedeva a "sbrigative" per usare un eufemismo,espulsioni di stranieri "sans papiér" è stato stoppato da alcuni giudici in quanto le espulsioni ledevano la legislazione francese sui diritti della persona e la sua dignità,non entro in dettaglio ma la legge francese ad esempio impedisce l'espulsione di donne incinte o qualora una famiglia venga separata (...) 
Voglio dire:figuriamoci se una situazione come questa denunciata chiaramente nell'articolo dell'Espresso avrebbe potuto verificarsi.
Senso dello Stato?
Senso della Giustizia? 
Fate voi,per me per quanto mi riguarda Silvio Berlusconi e Roberto Maroni e quanti tacitamente hanno avallato il patto di "mutua assistenza" finalizato al contenimento dell'immigrazione clandestina con la Libia sono degli assassini.
Mi chiedo...( lo credete davvero?) Se il nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano vedrà mai questo documento video nel torpore del sonno che lo attanaglia da anni!
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 L'arte di nascondersi/urban camouflage

Le vittime le abbiamo davanti agli occhi in questo video.
vediamo adesso se c'è un giudice con le palle o un avvocato capace di rivolgersi alla corte di Strasburgo per segnalare quanto accade o per violazione deliberata dei diritti umani e crimini contro l'umanità!
Potranno dire:" dove sono le prove? " o smentire che si tratti di un documento autentico ma almeno mi aspetto dalla nostra "fierissima" opposizione in pantofole e solennemente democratica una interrogazione parlamentare!




Morire nel deserto

Corriere della sera

Credit L'Espresso.it di Fabrizio Gatti
Le mani nere sollevate ad afferrare l'aria. Pochi passi oltre, il vento sulla camicia anima la smorfia dell'ultimo respiro di una donna. E subito accanto, il corpo di un ragazzo ancora chino nella preghiera da cui non si è mai rialzato. Muoiono così gli immigrati. Così finiscono gli uomini e le donne che non sbarcano più a Lampedusa. Bloccati in Libia dall'accordo Roma-Tripoli e riconsegnati al deserto. Abbandonati sulla sabbia appena oltre il confine. A volte sono obbligati a proseguire a piedi: fino al fortino militare di Madama, piccolo avamposto dell'esercito del Niger, 80 chilometri più a Sud. Altre volte si perdono. Cadono a faccia in giù sfiniti, affamati, assetati senza che nessuno trovi più i loro cadaveri. Un filmato però rivela una di queste stragi. Un breve video che 'L'espresso' è riuscito a fare uscire dalla Libia e poi dal Niger. Un'operazione di rimpatrio andata male. Undici morti. Sette uomini e quattro donne, da quanto è possibile vedere nelle immagini.

Il video è stato girato con un telefonino da una persona in viaggio dalla Libia al Niger lungo la rotta che da Al Gatrun, ultima oasi libica, porta a Madama e a Dao Timmi, avamposti militari della Repubblica nigerina. È la rotta degli schiavi. La stessa percorsa dal 2003 da decine di migliaia di emigranti africani. Uomini e donne in cerca di lavoro in Libia, per poi pagarsi il viaggio in barca fino a Lampedusa. Secondo la data di creazione del file, il video è stato girato il 16 marzo 2009 alle 12.31. L'ora centrale della giornata è confermata dall'assenza di ombre nelle immagini. L'uomo che filma è accompagnato da una pattuglia militare. Per una breve sequenza, si vede un fuoristrada pick-up con una mitragliatrice. Le 11 persone morte di sete sarebbero arrivate fino a quel punto a piedi. Si sono raccolte vicino a una collina di rocce e sabbia. Forse speravano di avvistare da quell'altura un convoglio di passaggio e chiedere aiuto. Addosso o accanto ai cadaveri, scarpe e pantaloni di marche che si comprano in Libia. Intorno non ci sono altri fuoristrada o camion. Non ci sono strade né piste battute. È una regione del Sahara in cui ci si orienta solo con il sole e le stelle.


In quei giorni migliaia di emigranti dell'Africa subsahariana salgono in Libia da Agadez, l'ultima città del Niger, ancora isolata dal mondo per la guerra civile tra l'esercito e una fazione di tuareg. Dalla fine del 2008 si contano almeno 10 mila emigranti in partenza ogni mese, dopo una lunga interruzione del traffico di clandestini. I passatori del Sahara riaprono gli affari sfruttando la ribellione tuareg, sostenuta dalla Francia per ottenere lo sfruttamento del secondo giacimento al mondo di uranio, a Imouraren, vicino ad Agadez. Il 2 marzo il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è invece in Libia per siglare l'ennesimo accordo con il colonnello Muhammar Gheddafi. È la visita in cui Berlusconi porge le scuse per l'occupazione coloniale. Quella in cui i governi di Roma e Tripoli mettono le basi per la collaborazione nei pattugliamenti sottocosta, contro le partenze per Lampedusa. Nel 2008 il regime di Gheddafi aveva lasciato salpare verso l'Italia più di 30 mila immigrati, un record che ha richiamato in Libia migliaia di persone fino a quel momento bloccate ad Agadez.

Nell'incontro Berlusconi e Gheddafi non parlano solo di immigrazione. Discutono di affari personali, dei 5 miliardi di dollari in vent'anni a carico dell'Eni per il risarcimento dei danni di guerra, di contratti per il petrolio e il gas. Tripoli offre subito un segnale di buona volontà e rispedisce verso il Niger centinaia di migranti rinchiusi nel campo di detenzione della base militare di Al Gatrun. Forse i cadaveri filmati con il telefonino sono la tragica conclusione di una di quelle operazioni. Al Gatrun e Agadez sono separate da 1.490 chilometri di deserto. Dieci giorni di viaggio e in mezzo una sola oasi, Dirkou. Fino a quando non si entra ad Agadez non si può dire di essere sopravvissuti al Sahara. Ma la polizia e l'esercito libici di Al Gatrun non si sono mai preoccupati della sorte degli stranieri una volta lasciati al di là del confine con il Niger. Gli immigrati espulsi vengono scaricati dai camion militari e costretti a proseguire a piedi. Oppure sono affidati ai trafficanti che spesso li abbandonano molto prima di arrivare a destinazione. Dalla linea di frontiera tratteggiata sulla carta geografica, la prima postazione militare del Niger è solo Madama, a 80 chilometri di colline e avvallamenti senza pozzi. Non c'è altro. Ottanta chilometri in cui, persa la rotta e abbandonato il bidone d'acqua per camminare leggeri, si è destinati a morire. Già nel 2005 'L'espresso' aveva scoperto che le operazioni di rimpatrio verso il Niger, dopo il primo accordo tra Berlusconi e Gheddafi, avevano provocato 106 morti in quattro mesi. Ed erano soltanto le cifre ufficiali. Come i 50 schiacciati da un camion sovraccarico che si è rovesciato. Oppure il ragazzo del Ghana mai identificato, sbranato da un branco di cani selvatici durante una sosta a Madama. E le tre ragazze nigeriane morte di sete o le15 raccolte in fin di vita con quattro uomini da un convoglio umanitario francese, dopo essere state abbandonate. Tutti condannati a morte da chi aveva organizzato il loro rimpatrio.


La notizia del filmato arriva a 'L'espresso' nella primavera 2009 durante la preparazione del documentario 'Sulla via di Agadez'. L'uomo con il telefonino però non è più nella città di fango rosso: "È tornato in Libia", sostiene una fonte: "Lo stesso giorno del filmato, a molti chilometri da quei cadaveri, hanno soccorso due ragazzi ancora vivi. I due hanno detto che erano stati costretti dai militari a partire da Al Gatrun. Arrivati nella zona del confine hanno dovuto proseguire a piedi". Nel Sahara i passaparola richiedono molto tempo. Ma di solito vanno a destinazione. Il 16 luglio il dvd con il filmato viene recapitato in redazione. Mancano altre conferme. Bisogna aspettare che l'uomo con il telefonino torni ad Agadez e passano cinque mesi. È il 9 gennaio di quest'anno quando finalmente arrivano le risposte. Nel frattempo il video finisce anche in altre mani. Il 13 dicembre qualcuno lo carica su YouTube dagli Stati Uniti. Dice di averlo ricevuto da Augustine, ospite di un campo di rifugiati a Malta. Augustine però non conosce la storia delle espulsioni a piedi.

Palazzo Chigi sa ufficialmente dal 3 marzo 2004 che gli immigrati bloccati in Libia subiscono maltrattamenti. È la data stampata su un rapporto riservato della presidenza del Consiglio che 'L'espresso' ha potuto leggere. La relazione viene consegnata allo staff di Berlusconi, dopo la visita nel Sahara della delegazione della Protezione civile che deve progettare la costruzione dei centri di detenzione libici: "Si ritiene di dover scegliere, per motivi di opportunità e per una fluidità delle operazioni, la via che impegna il governo italiano in misura ridotta", dice il rapporto: "Tale soluzione ci farebbe calare meno nella configurazione dei centri, in considerazione anche del trattamento che riservano i libici ai cittadini extracomunitari trattenuti nei loro centri, di cui si allega documentazione fotografica". Il governo invece si cala, eccome. Fino a chiedere a Gheddafi di proteggere i nostri confini meridionali. Costi quel che costi. Incuranti che in Italia esiste ancora l'articolo 40 del codice penale. Dice così: "Non impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo".
                                     (14 gennaio 2010)

Corriere della sera l'articolo di oggi una settimana dopo l'uscita sull'Espresso.it



7 commenti:

  1. forse nessuno lascia un commento, perchè il video lascia attoniti, una cosa è sapere ed un'altra vedere. Non ci sono parole, l'unica è GIUSTIZIA, ma sappiamo che non verrà mai fatta, gli italiano prmai sono degli zombie, che ripetono gli slogans del governo. A nessuno importa della vita di questi poveri emigranti, si pongono le basi per un nuovo olocausto.

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  2. Chiedo scusa se il mio commento di prima (ed anche quest) è anonimo ma so usare poco il computer. Catia.

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  3. Ancora credete alle video-balle dell'Espresso?

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  4. Le balle di fieno sono quelle che avete voi nella testa,persi come siete nella vostra isterica starnazzante estatica ammirazione per il TG4!

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  5. Grazie Catia,per fortuna abbiamo ancora giornalisti capaci di osare,il video è terribile,dopo averlo visto mi ha preso una collera indicibile tantopiù che conosco in piccola parte le rotte del Sahara e so com'è pericoloso,abbandonare là dei poveri disgraziati com'è avvenuto qualifica il regime libico di un razzismo inaudito.

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  6. Come si fa ad essere sicuri che il video si riferisce alle notizie di cui parlate?

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  7. Tutto quello che non appare al TG di Minzolini è vero!
    "Scherzi" a parte caro mio l'ONU ha ampiamente ripreso l'Italia per la sua condotta in relazione a Gheddaffi....

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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)