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Da due mesi dirige il cantiere della chiesa di Anime Sante, in piazza Duomo, dove si sta ristabilendo l’integrità di quanto resta della cupola, si è cerchiato il tamburo nella parte esterna ed è stato calato un gigantesco polpo d’acciaio per sostenere le mura dall’interno. Le tecniche sono quelle di attività sportive che si svolgono in ambienti impervi come la montagna, le grotte, le rapide dei fiumi, rielaborate e corrette per operazioni che a dire ardite è poco. Discese in corde singole e doppie, uso di paranchi ma stando appesi, salite, sempre su funi, con bloccanti meccanici. Una decina di cantieri costruiti intorno a opere architettoniche, in prevalenza chiese, dove operano 16 squadre che arrivano da Lazio, Liguria, Trentino, Piemonte, Calabria, coordinate da Gabriele Miconi, che alle competenze del Saf aggiunge la conoscenza di ogni pietra dell’Aquila, sua città. Per recuperare la reliquia di San Celestino, a Collemaggio, si sono calati come per scendere in una grotta in doppia corda: una per lavorare e una per sicurezza. «La sicurezza è che siamo sempre appesi in alto, se il tetto cede o se pezzi di muro crollano noi restiamo fuori dall’area di crisi», dice Francesco Di Felice, uno dei tecnici Saf che ha operato a Collemaggio. La sicurezza è il doppio controllo: dopo che un vigile chiude i nodi dell’imbracatura l’altro glieli controlla a uno a uno e viceversa. La sicurezza, oltre che per proteggere i monumenti ed eliminare i pericoli in modo da creare luoghi sicuri per chi, in futuro interverrà per restauri e ricostruzione, è il leitmotiv di questi cantieri. Qui la “reversibilità dell’errore” è un dictact con cui ogni Saf sa fare i conti. Per dirla con parole semplici: l’errore è possibile, tenerne conto e avere pronta una soluzione fa parte delle competenze professionali. Concetto utile che molto servirebbe pure a evitare incidenti e morti sul lavoro, dove certo gli operai non sono vigili iperspecializzati ma l’altezza e il rischio di errore non è così meno possibile. «Se la sequenza è giusta non ci si fa male, Non accelerare il lavoro anche se, quando sei appeso tutto il giorno a queste altezze ti sembrano normali», ripete a ogni passaggio Benedetti. «Mettere in sicurezza prima le persone e poi le cupole», dice, «modificando quanto resta, partendo dall’alto e togliendo ogni elemento instabile. Anche se si tratta se si tratta di un pezzo d’affresco. Solo così i restauratori potranno poi recuperarlo». Regola vitale in un’attività che va avanti anche durante le scosse e un ambiente dove basta un volo di colombo a provocare nuovi crolli. L’esperienza i Saf l’hanno consolidata in Umbria, Marche, Molise e nelle ultime alluvioni. La loro attività, iniziata una quindicina di anni fa, partendo dalle passioni sportive di alcuni vigili è entrata a far parte dei primi livelli di addestramento dei vigili del fuoco. I più preparati, flessibili e appassionati diventano poi gli specializzati. Dall’Italia, un’esperienza pilota, entrata a far parte del progetto Leonardo, che sta standardizzando le tecniche speleo alpinistiche come formazione e aggiornamento dei vigili del fuoco in Europa.
Luisa Pronzato
14 luglio 2009
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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)