La galleria fotografica delle recenti sfilate
MILANO - Basta con la tortura dei tacchi impossibili sulle passerelle. A lanciare la crociata sarebbero state tre famose top model che si sarebbero rifiutate di prendere parte ad una sfilata di Alexander McQueen perché le scarpe che avrebbero dovuto indossare – conosciute come «armadillo» e considerate dalle «shoes-addict» delle vere e proprie «opere d’arte» - erano troppo alte e, quindi, pericolose per la loro stabilità. Le «ribelli» sono l’australiana Abbey Lee Kershaw e le russe Natasha Poly e Sasha Pivovarova che, stando a quanto racconta Patty Huntington sul suo blog di moda «Frockwriter», avrebbero stretto una sorta di «patto anti-tacchi» all’inizio dell’anno, impegnandosi a non apparire nello show di McQueen a causa di quel modello di calzature ritenuto praticamente immettibile, visto che è alto ben 7,5 centimetri in più del famoso paio di scarpe di Vivienne Westwood, indossato da Naomi Campbell nel 1994, e che costò un ruzzolone in passerella alla celebre top.
Forme primitive di Body Art...
Si...abbiamo pensato a lungo che la Body Art appartenga all'epoca moderna e invece non è cosi,fin dal Neolitico l'essere umano ha amato investire il proprio corpo di significati e sensi ulteriori,in piu,dal tatuaggio magico,esorcistico alle scarnificazioni e ben oltre con un unico limite,la sua immaginazione: se avete presente molte immagini riportate dagli antropologi dall'Africa Nera,alcuni costumi oggi ci sembrano barbari eppure come in Cina per un millennio non è stato cosi,è preferibile oggi optare per i tacchi a spillo pur di assistere come dicono in certe regioni isolate del Marocco alla "danza del culo",la piu formidabile seduzione estetica che l'essere umano conosce e a qualunque sesso esso appartenga(...)
Un giorno anche questi arnesi di "tortura" subiranno la condanna del tempo,del gusto,della cultura e forse già allora la forma,la fisiologia umana sarà irreversibilmente un'altra,diversa e certamente piu affascinante di come la concepiamo oggi.Se non ci credete provate a immaginare come sarà il nostro corpo una volta terminata la colonizazione del Sistema Solare...
Non importa,la Natura creatrice fà sempre le cose per bene,ci è amica e tutte le dinamiche da noi avviate rientrano nei suoi ingegnosi,immaginosi,visionari piani.
Come si bendavano i Piedi
Naturalmente era considerato altamente encomiabile che una donna si sottoponesse fin dalla prima infanzia al temuto dolore della fasciatura dei piedi con stoica rassegnazione e che trattenesse le lacrime per compiacere alla madre e conformarsi così ai canoni della bellezza sanzionati nei secoli.
All’inizio della pratica, considerata motivo di esultanza, venivano fatte visite di congratulazioni da parte di amiche intime o parenti stretti. Queste visite formali avevano lo scopo di rassicurare i genitori, lodando la forma del piede della bambina. Il successo o il fallimento della fasciatura (fatta dalla madre stessa) dipendeva dall’abilità con cui veniva stretta la benda intorno a ciascun piede.
La fascia, larga circa cinque centimetri e lunga tre metri, si applicava in questa maniera: se ne fissava un capo alla parte interna del collo del piede, veniva quindi fatta passare con forza sulle dita, a eccezione dell’alluce, in modo da ripiegarle sotto la pianta del piede. L’alluce non veniva fasciato. Si passava poi strettamente la benda intorno al calcagno in modo che tallone e dita fossero ravvicinati il più possibile. Si ripeteva quindi il procedimento fino a totale utilizzazione della fascia. Il piede delle fanciulle era soggetto a una forzata e continua pressione: lo scopo infatti non era solo quello di comprimere il piede, ma anche di curvare le dita, di ripiegarle sotto la pianta e di riavvicinare la pianta stessa al tallone fino al limite del possibile. Adele M. Fielde, una missionaria vissuta, verso la fine dell’ 800, per circa dieci anni a Shantou, raccontava che “Durante il processo la carne andava spesso in putrefazione, parti della pianta si squamavano e a volte cadevano una o più dita. Il dolore persisteva per circa un anno e quindi diminuiva d’intensità, finché, verso la fine del secondo anno, i piedi perdevano ogni sensibilità e risultavano praticamente morti“.
Per restare piccoli, fra i 7 e i 12 centimetri, i piedini delle bambine venivano legati con fasciature strettissime che ne ostacolavano il normale processo di sviluppo. I piedi non smettevano naturalmente di crescere, semplicemente crescevano deformati.
Per un periodo di 5-10 lunghissimi anni, a partire, a seconda dei casi, da un’età compresa tre i 2 e gli 8 anni, per durare fino ai 13 o 15 anni - gli anni dell’infanzia e della crescita - i piedi delle bambine venivano fasciati con bende di cotone che li tenevano stretti notte e giorno fino a deformarli stabilmente. La forma desiderata - due piccolissime mezzelune - era raggiunta per mezzo di due operazioni: le quattro dita piccole venivano ripiegate e strette con le bende contro la pianta del piede, in modo da renderla più affusolata e, contemporaneamente, il piede veniva accorciato forzando l’alluce ed il calcagno l’uno contro l’altro, in modo che l’arco del piede assumesse una forma fortemente convessa (questo era possibile solo grazie all’elasticità dell’ossatura infantile). Con la crescita l’arco si rompeva, così come si fratturavano le falangi delle dita ripiegate. Di conseguenza, il piede poteva sopportare il peso del corpo soltanto sul tallone. Se questo procedimento iniziava entro i primi anni di vita, l’esperienza della bambina era meno dolorosa che non nei casi in cu, soprattutto nelle famiglie contadine, essa veniva lasciata con i piedi intatti fino all’età di dieci -dodici anni, perché potesse aiutare più a lungo in casa e nei campi.
Dopo i primi due anni dall’inizio della fasciatura, il dolore diminuiva, ma in ogni caso la fasciatura dei piedi comportava un tormento quotidiano, che sarebbe continuato per tutta la vita. Una volta deformati a piacere, i piedi bendati erano poco utili a stare in piedi. I piedi, privi della normale elasticità, erano un sostegno instabile e faticoso e, dato che il peso del corpo era trasferito tutto sui talloni, la persona doveva oscillare continuamente avanti e indietro per mantenersi in equilibrio.
I “fiori di loto” esigevano attenzioni quotidiane: bisognava continuamente lavarli e curarli ed era necessario tenerli fasciati e calzati giorno e notte per dare loro il sostegno che avevano perduto, non avendo più una normale pianta distesa. Le unghie andavano tenute sempre ben tagliate, altrimenti potevano penetrare nella pianta del piede, e le bende potevano impedire la circolazione del sangue, provocando setticemia o cancrena. Tutte queste cure venivano fatte ed insegnate ad ogni bambina dalla madre, alla quale era toccata la stessa sorte prima di lei. I risultati raggiunti venivano esaltati indossando minuscole scarpine ricamate. Ancora oggi in Cina, nei mercatini di antiquariato, si trovano questi preziosi oggetti di seta, ricamati in oro e perle, così piccoli e di forma talmente innaturale, da sembrare impossibile che siano mai stati calzati da una donna in carne e ossa. Ogni paio di scarpe costituiva un’opera d’arte, fatta a mano dalla fanciulla, e serviva anche a dimostrare le abilità manuali della ragazza stessa. Queste scarpine erano accuratamente disegnate, in modo da evidenziare la forma arcuata ed appuntita e da mettere in mostra le minuscole dimensioni dei piedini fasciati della donna.
Dopo i primi due anni dall’inizio della fasciatura, il dolore diminuiva, ma in ogni caso la fasciatura dei piedi comportava un tormento quotidiano, che sarebbe continuato per tutta la vita. Una volta deformati a piacere, i piedi bendati erano poco utili a stare in piedi. I piedi, privi della normale elasticità, erano un sostegno instabile e faticoso e, dato che il peso del corpo era trasferito tutto sui talloni, la persona doveva oscillare continuamente avanti e indietro per mantenersi in equilibrio.
I “fiori di loto” esigevano attenzioni quotidiane: bisognava continuamente lavarli e curarli ed era necessario tenerli fasciati e calzati giorno e notte per dare loro il sostegno che avevano perduto, non avendo più una normale pianta distesa. Le unghie andavano tenute sempre ben tagliate, altrimenti potevano penetrare nella pianta del piede, e le bende potevano impedire la circolazione del sangue, provocando setticemia o cancrena. Tutte queste cure venivano fatte ed insegnate ad ogni bambina dalla madre, alla quale era toccata la stessa sorte prima di lei. I risultati raggiunti venivano esaltati indossando minuscole scarpine ricamate. Ancora oggi in Cina, nei mercatini di antiquariato, si trovano questi preziosi oggetti di seta, ricamati in oro e perle, così piccoli e di forma talmente innaturale, da sembrare impossibile che siano mai stati calzati da una donna in carne e ossa. Ogni paio di scarpe costituiva un’opera d’arte, fatta a mano dalla fanciulla, e serviva anche a dimostrare le abilità manuali della ragazza stessa. Queste scarpine erano accuratamente disegnate, in modo da evidenziare la forma arcuata ed appuntita e da mettere in mostra le minuscole dimensioni dei piedini fasciati della donna.
la fasciatura dei piedi venne promossa quale mezzo per conservare la castità femminile ed insegnare la separazione tra uomini e donne.
La fasciatura dei piedi si diffuse, all’inizio, come segno di distinzione, superiorità e classe, ma con il tempo divenne un sistema di escalation sociale, che permetteva anche ai contadini di vendere le loro figlie come concubine, così come un modo per compensare la mancanza di avvenenza o qualche difetto fisico e quindi per riuscire ugualmente a sposare figlie non particolarmente attraenti.
La fasciatura dei piedi sostituiva qualunque requisito nella scelta di una moglie, perché la sua portata andava ben oltre il mero fattore estetico. I piedi fasciati garantivano nella sposa il desiderio di compiacere il marito, capacità di sopportazione del dolore, coraggio e disponibilità a fare qualunque cosa per esaudire i desideri dello sposo. Erano il segno tangibile che il carattere della fanciulla era stato definitivamente domato, della sua incondizionata e permanente sottomissione.
La fasciatura dei piedi si diffuse, all’inizio, come segno di distinzione, superiorità e classe, ma con il tempo divenne un sistema di escalation sociale, che permetteva anche ai contadini di vendere le loro figlie come concubine, così come un modo per compensare la mancanza di avvenenza o qualche difetto fisico e quindi per riuscire ugualmente a sposare figlie non particolarmente attraenti.
La fasciatura dei piedi sostituiva qualunque requisito nella scelta di una moglie, perché la sua portata andava ben oltre il mero fattore estetico. I piedi fasciati garantivano nella sposa il desiderio di compiacere il marito, capacità di sopportazione del dolore, coraggio e disponibilità a fare qualunque cosa per esaudire i desideri dello sposo. Erano il segno tangibile che il carattere della fanciulla era stato definitivamente domato, della sua incondizionata e permanente sottomissione.
Generalmente le fasce smesse venivano gettate tra i rifiuti. Ma vi fu un medico dello Hunan che prese ad usarle per curare alcuni malati con effetti, a suo dire, sorprendenti. Se la malattia era causata dalla presenza di spiriti maligni, per cacciarli bisognava avvolgere bende di giovani fanciulle intorno alla vita del paziente. Per abbassare la febbre si poggiava la vecchia scarpa d’una fanciulla con i piedi fasciati sopra l’ombelico del paziente. Quando la scarpa si riscaldava, la si sostituiva con un’altra; tale procedimento causava il lento decrescere della temperatura. Per far riprendere conoscenza, si bolliva dell’acqua e quindi, dopo averla fatta leggermente raffreddare si lavavano i piedini di una giovane e la si faceva quindi bere al paziente, che riprendeva immediatamente i sensi
non ci credo!! è una cosa sconvolgente!! non può esistere una cultura che insegna certe cose!!
RispondiEliminaCredici,una tradizione millenaria in disuso oggi,infatti la vecchietta che vedi è una delle ultime testimoni di questo uso...costume
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