25 Aprile 1945 tanto per ricordare i bei tempi a qualcuno....
Spara che ti passa !
Bossi ha dichiarato che se la camorra o i "Casalesi" hanno sparato sui neri un motivo debbono averlo avuto riferendosi malcelatamente allo spaccio ad opera dei "negracci". Si stanno dando un gran da fare per far passare la cosa come un regolamento di conti come se non sapessero che i nigeriani fanno sempre banda a parte e lo stesso dicasi per le altre etnie coinvolte in vesti di vittime nella carneficina.Sempre piu testimonianze dicono che le vittime non solo non avevano precedenti penali ma lavoravano con i documenti in regola (...) e senza la Mercedes parcheggiata in cortile! Da mesi vado dicendo che presto avremo avuto i primi morti ma certo la mia immaginazione non poteva sapere che i Casalesi in vesti di "giustizzieri" del buon nome "napoletano" si stanno facendo carico della pulizia etnica del loro territorio.Se non altro per recuperare un po d'immagine vista la valanga di arresti che hanno subito di recente oltre ad aver ispirato un noto "best sellers"Tra pochi giorni avremo ancora piu certezze su questi fatti e sono sicuro che tra meno di un mese anche la stampa piu "democratica" potrà finalmente pubblicare delle versioni meno di comodo o destabilizanti per questo governo;per chi ha alzato cosi tanto la tensione nel territorio Napoletano.Dobbiamo forse ricordare alla nostra stampa quanto è accaduto a Colonia in occasione del raduno europeo anti Islam (...)
l'intera città si è ribellata a questa vergognosa presenza da un lato con un accoglienza fredda,vedi ostile,affatto collaborativa,sino al borgomastro che d'accordo con le autorità decide di interdire la manifestazione con grande cruccio del nostro infame Borghezio (...)che ha potuto dire al microfono solo tre parole (...) poi glielo hanno tolto di mano. Questa è l'ultima figura di merda che fà l'Italia e francamente penso che tra qualche mese saremo pronti a scomparire come nazione civile;in un paese come testimonia una statistica del Corriere della sera in cui il 56% della popolazione è farevole a che una manifestazione anti islamica che si oppone alla costruzione di una moschea a Colonia (Koln) nell'assordante sinistro silenzio delle gerarchie cattoliche non nuove in passato al praticar "dell'ignavia innocenza" affinchè possa correttamente, "democraticamente" svolgersi pure se riunisce la feccia nazifascista xenofoba di tutta Europa ! Eccoli accanto i volti sereni,sorridenti,rassicuranti di questo nuovo medioevo oscuro sintomo di una angoscia,di una paura sorda,segreta indotta dal piu sfrenato liberismo antistatalista.
Il governo ha avuto la sua bella trovata geniale,quanto basta a quietare la sua base elettorale:invia 500 militari a contrastare la Camorra (?) Invece di spostare al sud un certo numero di investigatori e specialisti nelle indagini ci manda qualche centinaio di poveracci che staranno li a fare le belle statuine,un po come inviare a contrastare la mafia i vigili urbani !
Dove sono le firme dei nostri intelletuali ?
Saviano, lettera a Gomorra tra killer e omertà
I RESPONSABILI hanno dei nomi. Hanno dei volti. Hanno persino un'anima. O forse no. Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia, Emilio di Caterino, Pietro Vargas stanno portando avanti una strategia militare violentissima. Sono autorizzati dal boss latitante Michele Zagaria e si nascondono intorno a Lago Patria. Tra di loro si sentiranno combattenti solitari, guerrieri che cercano di farla pagare a tutti, ultimi vendicatori di una delle più sventurate e feroci terre d'Europa. Se la racconteranno così.
Ma Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia, Emilio di Caterino e Pietro Vargas sono vigliacchi, in realtà: assassini senza alcun tipo di abilità militare. Per ammazzare svuotano caricatori all'impazzata, per caricarsi si strafanno di cocaina e si gonfiano di Fernet Branca e vodka. Sparano a persone disarmate, colte all'improvviso o prese alle spalle. Non si sono mai confrontati con altri uomini armati. Dinnanzi a questi tremerebbero, e invece si sentono forti e sicuri uccidendo inermi, spesso anziani o ragazzi giovani. Ingannandoli e prendendoli alle spalle.
E io mi chiedo: nella vostra terra, nella nostra terra sono ormai mesi e mesi che un manipolo di killer si aggira indisturbato massacrando soprattutto persone innocenti. Cinque, sei persone, sempre le stesse. Com'è possibile? Mi chiedo: ma questa terra come si vede, come si rappresenta a se stessa, come si immagina? Come ve la immaginate voi la vostra terra, il vostro paese? Come vi sentite quando andate al lavoro, passeggiate, fate l'amore? Vi ponete il problema, o vi basta dire, "così è sempre stato e sempre sarà così"?
Davvero vi basta credere che nulla di ciò che accade dipende dal vostro impegno o dalla vostra indignazione? Che in fondo tutti hanno di che campare e quindi tanto vale vivere la propria vita quotidiana e nient'altro. Vi bastano queste risposte per farvi andare avanti? Vi basta dire "non faccio niente di male, sono una persona onesta" per farvi sentire innocenti? Lasciarvi passare le notizie sulla pelle e sull'anima. Tanto è sempre stato così, o no? O delegare ad associazioni, chiesa, militanti, giornalisti e altri il compito di denunciare vi rende tranquilli? Di una tranquillità che vi fa andare a letto magari non felici ma in pace? Vi basta veramente?
Questo gruppo di fuoco ha ucciso soprattutto innocenti. In qualsiasi altro paese la libertà d'azione di un simile branco di assassini avrebbe generato dibattiti, scontri politici, riflessioni. Invece qui si tratta solo di crimini connaturati a un territorio considerato una delle province del buco del culo d'Italia. E quindi gli inquirenti, i carabinieri e poliziotti, i quattro cronisti che seguono le vicende, restano soli. Neanche chi nel resto del paese legge un giornale, sa che questi killer usano sempre la stessa strategia: si fingono poliziotti. Hanno lampeggiante e paletta, dicono di essere della Dia o di dover fare un controllo di documenti. Ricorrono a un trucco da due soldi per ammazzare con più facilità. E vivono come bestie: tra masserie di bufale, case di periferia, garage.
Hanno ucciso sedici persone. La mattanza comincia il 2 maggio verso le sei del mattino in una masseria di bufale a Cancello Arnone. Ammazzano il padre del pentito Domenico Bidognetti, cugino ed ex fedelissimo di Cicciotto e' mezzanotte.
Umberto Bidognetti aveva 69 anni e in genere era accompagnato pure dal figlio di Mimì, che giusto quella mattina non era riuscito a tirarsi su dal letto per aiutare il nonno. Il 15 maggio uccidono a Baia Verde, frazione di Castel Volturno, il sessantacinquenne Domenico Noviello, titolare di una scuola guida. Domenico Noviello si era opposto al racket otto anni prima. Era stato sotto scorta, ma poi il ciclo di protezione era finito. Non sapeva di essere nel mirino, non se l'aspettava. Gli scaricano addosso 20 colpi mentre con la sua Panda sta andando a fare una sosta al bar prima di aprire l'autoscuola. La sua esecuzione era anche un messaggio alla Polizia che stava per celebrare la sua festa proprio a Casal di Principe, tre giorni dopo, e ancor più una chiara dichiarazione: può passare quasi un decennio ma i Casalesi non dimenticano.
Prima ancora, il 13 maggio, distruggono con un incendio la fabbrica di materassi di Pietro Russo a Santa Maria Capua Vetere. È l'unico dei loro bersagli ad avere una scorta. Perché è stato l'unico che, con Tano Grasso, tentò di organizzare un fronte contro il racket in terra casalese. Poi, il 30 maggio, a Villaricca colpiscono alla pancia Francesca Carrino, una ragazza, venticinque anni, nipote di Anna Carrino, la ex compagna di Francesco Bidognetti, pentita. Era in casa con la madre e con la nonna, ma era stata lei ad aprire la porta ai killer che si spacciavano per agenti della Dia.
Non passa nemmeno un giorno che a Casal di Principe, mentre dopo pranzo sta per andare al "Roxy bar", uccidono Michele Orsi, imprenditore dei rifiuti vicino al clan che, arrestato l'anno prima, aveva cominciato a collaborare con la magistratura svelando gli intrighi rifiuti-politica-camorra. È un omicidio eccellente che fa clamore, solleva polemiche, fa alzare la voce ai rappresentanti dello Stato. Ma non fa fermare i killer.
L'11 luglio uccidono al Lido "La Fiorente" di Varcaturo Raffaele Granata, 70 anni, gestore dello stabilimento balneare e padre del sindaco di Calvizzano. Anche lui paga per non avere anni prima ceduto alle volontà del clan. Il 4 agosto massacrano a Castel Volturno Ziber Dani e Arthur Kazani che stavano seduti ai tavoli all'aperto del "Bar Kubana" e, probabilmente, il 21 agosto Ramis Doda, venticinque anni, davanti al "Bar Freedom" di San Marcellino. Le vittime sono albanesi che arrotondavano con lo spaccio, ma avevano il permesso di soggiorno e lavoravano nei cantieri come muratori e imbianchini.
Poi il 18 agosto aprono un fuoco indiscriminato contro la villetta di Teddy Egonwman, presidente dei nigeriani in Campania, che si batte da anni contro la prostituzione delle sue connazionali, ferendo gravemente lui, sua moglie Alice e altri tre amici.
Tornano a San Marcellino il 12 settembre per uccidere Antonio Ciardullo ed Ernesto Fabozzi, massacrati mentre stavano facendo manutenzione ai camion della ditta di trasporti di cui il primo era titolare. Anche lui non aveva obbedito, e chi gli era accanto è stato ucciso perché testimone.
Infine, il 18 settembre, trivellano prima Antonio Celiento, titolare di una sala giochi a Baia Verde, e un quarto d'ora dopo aprono un fuoco di 130 proiettili di pistole e kalashnikov contro gli africani riuniti dentro e davanti la sartoria "Ob Ob Exotic Fashion" di Castel Volturno. Muoiono Samuel Kwaku, 26 anni, e Alaj Ababa, del Togo; Cristopher Adams e Alex Geemes, 28 anni, liberiani; Kwame Yulius Francis, 31 anni, e Eric Yeboah, 25, ghanesi, mentre viene ricoverato con ferite gravi Joseph Ayimbora, 34 anni, anche lui del Ghana. Solo uno o due di loro avevano forse a che fare con la droga, gli altri erano lì per caso, lavoravano duro nei cantieri o dove capitava, e pure nella sartoria.
Sedici vittime in meno di sei mesi. Qualsiasi paese democratico con una situazione del genere avrebbe vacillato. Qui da noi, nonostante tutto, neanche se n'è parlato. Neanche si era a conoscenza da Roma in su di questa scia di sangue e di questo terrorismo, che non parla arabo, che non ha stelle a cinque punte, ma comanda e domina senza contrasto.
Ammazzano chiunque si opponga. Ammazzano chiunque capiti sotto tiro, senza riguardi per nessuno. La lista dei morti potrebbe essere più lunga, molto più lunga. E per tutti questi mesi nessuno ha informato l'opinione pubblica che girava questa "paranza di fuoco". Paranza, come le barche che escono a pescare insieme in alto mare. Nessuno ne ha rivelato i nomi sino a quando non hanno fatto strage a Castel Volturno.
Ma sono sempre gli stessi, usano sempre le stesse armi, anche se cercano di modificarle per trarre in inganno la scientifica, segno che ne hanno a disposizione poche. Non entrano in contatto con le famiglie, stanno rigorosamente fra di loro. Ogni tanto qualcuno li intravede nei bar di qualche paesone, dove si fermano per riempirsi d'alcol. E da sei mesi nessuno riesce ad acciuffarli.
Castel Volturno, territorio dove è avvenuta la maggior parte dei delitti, non è un luogo qualsiasi. Non è un quartiere degradato, un ghetto per reietti e sfruttati come se ne possono trovare anche altrove, anche se ormai certe sue zone somigliano più alle hometown dell'Africa che al luogo di turismo balneare per il quale erano state costruite le sue villette. Castel Volturno è il luogo dove i Coppola edificarono la più grande cittadella abusiva del mondo, il celebre Villaggio Coppola.
Ottocentosessantatremila metri quadrati occupati col cemento. Che abusivamente presero il posto di una delle più grandi pinete marittime del Mediterraneo. Abusivo l'ospedale, abusiva la caserma dei carabinieri, abusive le poste. Tutto abusivo. Ci andarono ad abitare le famiglie dei soldati della Nato. Quando se ne andarono, il territorio cadde nell'abbandono più totale e divenne tutto feudo di Francesco Bidognetti e al tempo stesso territorio della mafia nigeriana.
I nigeriani hanno una mafia potente con la quale ai Casalesi conveniva allearsi, il loro paese è diventato uno snodo nel traffico internazionale di cocaina e le organizzazioni nigeriane sono potentissime, capaci di investire soprattutto nei money transfer, i punti attraverso i quali tutti gli immigrati del mondo inviano i soldi a casa. Attraverso questi, i nigeriani controllano soldi e persone. Da Castel Volturno transita la coca africana diretta soprattutto in Inghilterra. Le tasse sul traffico che quindi il clan impone non sono soltanto il pizzo sullo spaccio al minuto, ma accordi di una sorta di joint venture. Ora però i nigeriani sono potenti, potentissimi. Così come lo è la mafia albanese, con la quale i Casalesi sono in affari.
E il clan si sta slabbrando, teme di non essere più riconosciuto come chi comanda per primo e per ultimo sul territorio. Ed ecco che nei vuoti si insinuano gli uomini della paranza. Uccidono dei pesci piccoli albanesi come azione dimostrativa, fanno strage di africani - e fra questi nessuno viene dalla Nigeria - colpiscono gli ultimi anelli della catena di gerarchie etniche e criminali. Muoiono ragazzi onesti, ma come sempre, in questa terra, per morire non dev'esserci una ragione. E basta poco per essere diffamati.
I ragazzi africani uccisi erano immediatamente tutti "trafficanti" come furono "camorristi" Giuseppe Rovescio e Vincenzo Natale, ammazzati a Villa Literno il 23 settembre 2003 perché erano fermi a prendere una birra vicino a Francesco Galoppo, affiliato del clan Bidognetti. Anche loro furono subito battezzati come criminali.
Non è la prima volta che si compie da quelle parti una mattanza di immigrati. Nel 1990 Augusto La Torre, boss di Mondragone, partì con i suoi fedelissimi alla volta di un bar che, pur gestito da italiani, era diventato un punto di incontro per lo spaccio degli africani. Tutto avveniva sempre lungo la statale Domitiana, a Pescopagano, pochi chilometri a nord di Castel Volturno, però già in territorio mondragonese. Uccisero sei persone, fra cui il gestore, e ne ferirono molte altre. Anche quello era stato il culmine di una serie di azioni contro gli stranieri, ma i Casalesi che pure approvavano le intimidazioni non gradirono la strage. La Torre dovette incassare critiche pesanti da parte di Francesco "Sandokan" Schiavone. Ma ora i tempi sono cambiati e permettono di lasciar esercitare una violenza indiscriminata a un gruppo di cocainomani armati.
Chiedo di nuovo alla mia terra che immagine abbia di sé. Lo chiedo anche a tutte quelle associazioni di donne e uomini che in grande silenzio qui lavorano e si impegnano. A quei pochi politici che riescono a rimanere credibili, che resistono alle tentazioni della collusione o della rinuncia a combattere il potere dei clan. A tutti coloro che fanno bene il loro lavoro, a tutti coloro che cercano di vivere onestamente, come in qualsiasi altra parte del mondo. A tutte queste persone. Che sono sempre di più, ma sono sempre più sole.
Come vi immaginate questa terra? Se è vero, come disse Danilo Dolci, che ciascuno cresce solo se è sognato, voi come ve li sognate questi luoghi? Non c'è stata mai così tanta attenzione rivolta alle vostre terre e quel che vi è avvenuto e vi avviene. Eppure non sembra cambiato molto. I due boss che comandano continuano a comandare e ad essere liberi. Antonio Iovine e Michele Zagaria. Dodici anni di latitanza. Anche di loro si sa dove sono. Il primo è a San Cipriano d'Aversa, il secondo a Casapesenna. In un territorio grande come un fazzoletto di terra, possibile che non si riesca a scovarli?
È storia antica quella dei latitanti ricercati in tutto il mondo e poi trovati proprio a casa loro. Ma è storia nuova che ormai ne abbiano parlato più e più volte giornali e tv, che politici di ogni colore abbiano promesso che li faranno arrestare. Ma intanto il tempo passa e nulla accade. E sono lì. Passeggiano, parlano, incontrano persone.
Ho visto che nella mia terra sono comparse scritte contro di me. Saviano merda. Saviano verme. E un'enorme bara con il mio nome. E poi insulti, continue denigrazioni a partire dalla più ricorrente e banale: "Quello s'è fatto i soldi". Col mio lavoro di scrittore adesso riesco a vivere e, per fortuna, pagarmi gli avvocati. E loro? Loro che comandano imperi economici e si fanno costruire ville faraoniche in paesi dove non ci sono nemmeno le strade asfaltate?
Loro che per lo smaltimento di rifiuti tossici sono riusciti in una sola operazione a incassare sino a 500 milioni di euro e hanno imbottito la nostra terra di veleni al punto tale di far lievitare fino al 24% certi tumori, e le malformazioni congenite fino all'84% per cento? Soldi veri che generano, secondo l'Osservatorio epidemiologico campano, una media di 7.172,5 morti per tumore all'anno in Campania. E ad arricchirsi sulle disgrazie di questa terra sarei io con le mie parole, o i carabinieri e i magistrati, i cronisti e tutti gli altri che con libri o film o in ogni altro modo continuano a denunciare? Com'è possibile che si crei un tale capovolgimento di prospettive? Com'è possibile che anche persone oneste si uniscano a questo coro? Pur conoscendo la mia terra, di fronte a tutto questo io rimango incredulo e sgomento e anche ferito al punto che fatico a trovare la mia voce.
Perché il dolore porta ad ammutolire, perché l'ostilità porta a non sapere a chi parlare. E allora a chi devo rivolgermi, che cosa dico? Come faccio a dire alla mia terra di smettere di essere schiacciata tra l'arroganza dei forti e la codardia dei deboli? Oggi qui in questa stanza dove sono, ospite di chi mi protegge, è il mio compleanno. Penso a tutti i compleanni passati così, da quando ho la scorta, un po' nervoso, un po' triste e soprattutto solo.
Penso che non potrò mai più passarne uno normale nella mia terra, che non potrò mai più metterci piede. Rimpiango come un malato senza speranze tutti i compleanni trascurati, snobbati perché è solo una data qualsiasi, e un altro anno ce ne sarà uno uguale. Ormai si è aperta una voragine nel tempo e nello spazio, una ferita che non potrà mai rimarginarsi. E penso pure e soprattutto a chi vive la mia stessa condizione e non ha come me il privilegio di scriverne e parlare a molti.
Penso ad altri amici sotto scorta, Raffaele, Rosaria, Lirio, Tano, penso a Carmelina, la maestra di Mondragone che aveva denunciato il killer di un camorrista e che da allora vive sotto protezione, lontana, sola. Lasciata dal fidanzato che doveva sposare, giudicata dagli amici che si sentono schiacciati dal suo coraggio e dalla loro mediocrità. Perché non c'era stata solidarietà per il suo gesto, anzi, ci sono state critiche e abbandono. Lei ha solo seguito un richiamo della sua coscienza e ha dovuto barcamenarsi con il magro stipendio che le dà lo stato.
Cos'ha fatto Carmelina, cos'hanno fatto altri come lei per avere la vita distrutta e sradicata, mentre i boss latitanti continuano a poter vivere protetti e rispettati nelle loro terre? E chiedo alla mia terra: che cosa ci rimane? Ditemelo. Galleggiare? Far finta di niente? Calpestare scale di ospedali lavate da cooperative di pulizie loro, ricevere nei serbatoi la benzina spillata da pompe di benzina loro? Vivere in case costruite da loro, bere il caffè della marca imposta da loro (ogni marca di caffè per essere venduta nei bar deve avere l'autorizzazione dei clan), cucinare nelle loro pentole (il clan Tavoletta gestiva produzione e vendita delle marche più prestigiose di pentole)?
Mangiare il loro pane, la loro mozzarella, i loro ortaggi? Votare i loro politici che riescono, come dichiarano i pentiti, ad arrivare alle più alte cariche nazionali? Lavorare nei loro centri commerciali, costruiti per creare posti di lavoro e sudditanza dovuta al posto di lavoro, ma intanto non c'è perdita, perché gran parte dei negozi sono loro? Siete fieri di vivere nel territorio con i più grandi centri commerciali del mondo e insieme uno dei più alti tassi di povertà? Passare il tempo nei locali gestiti o autorizzati da loro? Sedervi al bar vicino ai loro figli, i figli dei loro avvocati, dei loro colletti bianchi? E trovarli simpatici e innocenti, tutto sommato persone gradevoli, perché loro in fondo sono solo ragazzi, che colpa hanno dei loro padri.
E infatti non si tratta di stabilire colpe, ma di smettere di accettare e di subire sempre, smettere di pensare che almeno c'è ordine, che almeno c'è lavoro, e che basta non grattare, non alzare il velo, continuare ad andare avanti per la propria strada. Che basta fare questo e nella nostra terra si è già nel migliore dei mondi possibili, o magari no, ma nell'unico mondo possibile sicuramente.
Quanto ancora dobbiamo aspettare? Quanto ancora dobbiamo vedere i migliori emigrare e i rassegnati rimanere? Siete davvero sicuri che vada bene così? Che le serate che passate a corteggiarvi, a ridere, a litigare, a maledire il puzzo dei rifiuti bruciati, a scambiarvi quattro chiacchiere, possano bastare? Voi volete una vita semplice, normale, fatta di piccole cose, mentre intorno a voi c'è una guerra vera, mentre chi non subisce e denuncia e parla perde ogni cosa. Come abbiamo fatto a divenire così ciechi? Così asserviti e rassegnati, così piegati? Come è possibile che solo gli ultimi degli ultimi, gli africani di Castel Volturno che subiscono lo sfruttamento e la violenza dei clan italiani e di altri africani, abbiano saputo una volta tirare fuori più rabbia che paura e rassegnazione? Non posso credere che un sud così ricco di talenti e forze possa davvero accontentarsi solo di questo.
La Calabria ha il Pil più basso d'Italia ma "Cosa Nuova", ossia la ?ndrangheta, fattura quanto e più di una intera manovra finanziaria italiana. Alitalia sarà in crisi, ma a Grazzanise, in un territorio marcio di camorra, si sta per costruire il più grande aeroporto italiano, il più vasto del Mediterraneo. Una terra condannata a far circolare enormi capitali senza avere uno straccio di sviluppo vero, e invece ha danaro, profitto, cemento che ha il sapore del saccheggio, non della crescita.
Non posso credere che riescano a resistere soltanto pochi individui eccezionali. Che la denuncia sia ormai solo il compito dei pochi singoli, preti, maestri, medici, i pochi politici onesti e gruppi che interpretano il ruolo della società civile. E il resto? Gli altri se ne stanno buoni e zitti, tramortiti dalla paura? La paura. L'alibi maggiore. Fa sentire tutti a posto perché è in suo nome che si tutelano la famiglia, gli affetti, la propria vita innocente, il proprio sacrosanto diritto a viverla e costruirla.
Ma non avere più paura non sarebbe difficile. Basterebbe agire, ma non da soli. La paura va a braccetto con l'isolamento. Ogni volta che qualcuno si tira indietro crea altra paura, che crea ancora altra paura, in un crescendo esponenziale che immobilizza, erode, lentamente manda in rovina.
"Si può edificare la felicità del mondo sulle spalle di un unico bambino maltrattato?", domanda Ivan Karamazov a suo fratello Aljo?a. Ma voi non volete un mondo perfetto, volete solo una vita tranquilla e semplice, una quotidianità accettabile, il calore di una famiglia. Accontentarvi di questo pensate che vi metta al riparo da ansie e dolori. E forse ci riuscite, riuscite a trovare una dimensione in cui trovate serenità. Ma a che prezzo?
Se i vostri figli dovessero nascere malati o ammalarsi, se un'altra volta dovreste rivolgervi a un politico che in cambio di un voto vi darà un lavoro senza il quale anche i vostri piccoli sogni e progetti finirebbero nel vuoto, quando faticherete ad ottenere un mutuo per la vostra casa mentre i direttori delle stesse banche saranno sempre disponibili con chi comanda, quando vedrete tutto questo forse vi renderete conto che non c'è riparo, che non esiste nessun ambito protetto, e che l'atteggiamento che pensavate realistico e saggiamente disincantato vi ha appestato l'anima di un risentimento e rancore che toglie ogni gusto alla vostra vita.
Perché se tutto ciò è triste la cosa ancora più triste è l'abitudine. Abituarsi che non ci sia null'altro da fare che rassegnarsi, arrangiarsi o andare via. Chiedo alla mia terra se riesce ancora ad immaginare di poter scegliere. Le chiedo se è in grado di compiere almeno quel primo gesto di libertà che sta nel riuscire a pensarsi diversa, pensarsi libera. Non rassegnarsi ad accettare come un destino naturale quel che è invece opera degli uomini.
Quegli uomini possono strapparti alla tua terra e al tuo passato, portarti via la serenità, impedirti di trovare una casa, scriverti insulti sulle pareti del tuo paese, possono fare il deserto intorno a te. Ma non possono estirpare quel che resta una certezza e, per questo, rimane pure una speranza. Che non è giusto, non è per niente naturale, far sottostare un territorio al dominio della violenza e dello sfruttamento senza limiti. E che non deve andare avanti così perché così è sempre stato. Anche perché non è vero che tutto è sempre uguale, ma è sempre peggio.
Perché la devastazione cresce proporzionalmente con i loro affari, perché è irreversibile come la terra una volta per tutte appestata, perché non conosce limiti. Perché là fuori si aggirano sei killer abbrutiti e strafatti, con licenza di uccidere e non mandato, che non si fermano di fronte a nessuno. Perché sono loro l'immagine e somiglianza di ciò che regna oggi su queste terre e di quel che le attende domani, dopodomani, nel futuro. Bisogna trovare la forza di cambiare. Ora, o mai più.
Ma Giuseppe Setola, Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia, Emilio di Caterino e Pietro Vargas sono vigliacchi, in realtà: assassini senza alcun tipo di abilità militare. Per ammazzare svuotano caricatori all'impazzata, per caricarsi si strafanno di cocaina e si gonfiano di Fernet Branca e vodka. Sparano a persone disarmate, colte all'improvviso o prese alle spalle. Non si sono mai confrontati con altri uomini armati. Dinnanzi a questi tremerebbero, e invece si sentono forti e sicuri uccidendo inermi, spesso anziani o ragazzi giovani. Ingannandoli e prendendoli alle spalle.
E io mi chiedo: nella vostra terra, nella nostra terra sono ormai mesi e mesi che un manipolo di killer si aggira indisturbato massacrando soprattutto persone innocenti. Cinque, sei persone, sempre le stesse. Com'è possibile? Mi chiedo: ma questa terra come si vede, come si rappresenta a se stessa, come si immagina? Come ve la immaginate voi la vostra terra, il vostro paese? Come vi sentite quando andate al lavoro, passeggiate, fate l'amore? Vi ponete il problema, o vi basta dire, "così è sempre stato e sempre sarà così"?
Davvero vi basta credere che nulla di ciò che accade dipende dal vostro impegno o dalla vostra indignazione? Che in fondo tutti hanno di che campare e quindi tanto vale vivere la propria vita quotidiana e nient'altro. Vi bastano queste risposte per farvi andare avanti? Vi basta dire "non faccio niente di male, sono una persona onesta" per farvi sentire innocenti? Lasciarvi passare le notizie sulla pelle e sull'anima. Tanto è sempre stato così, o no? O delegare ad associazioni, chiesa, militanti, giornalisti e altri il compito di denunciare vi rende tranquilli? Di una tranquillità che vi fa andare a letto magari non felici ma in pace? Vi basta veramente?
Questo gruppo di fuoco ha ucciso soprattutto innocenti. In qualsiasi altro paese la libertà d'azione di un simile branco di assassini avrebbe generato dibattiti, scontri politici, riflessioni. Invece qui si tratta solo di crimini connaturati a un territorio considerato una delle province del buco del culo d'Italia. E quindi gli inquirenti, i carabinieri e poliziotti, i quattro cronisti che seguono le vicende, restano soli. Neanche chi nel resto del paese legge un giornale, sa che questi killer usano sempre la stessa strategia: si fingono poliziotti. Hanno lampeggiante e paletta, dicono di essere della Dia o di dover fare un controllo di documenti. Ricorrono a un trucco da due soldi per ammazzare con più facilità. E vivono come bestie: tra masserie di bufale, case di periferia, garage.
Hanno ucciso sedici persone. La mattanza comincia il 2 maggio verso le sei del mattino in una masseria di bufale a Cancello Arnone. Ammazzano il padre del pentito Domenico Bidognetti, cugino ed ex fedelissimo di Cicciotto e' mezzanotte.
Umberto Bidognetti aveva 69 anni e in genere era accompagnato pure dal figlio di Mimì, che giusto quella mattina non era riuscito a tirarsi su dal letto per aiutare il nonno. Il 15 maggio uccidono a Baia Verde, frazione di Castel Volturno, il sessantacinquenne Domenico Noviello, titolare di una scuola guida. Domenico Noviello si era opposto al racket otto anni prima. Era stato sotto scorta, ma poi il ciclo di protezione era finito. Non sapeva di essere nel mirino, non se l'aspettava. Gli scaricano addosso 20 colpi mentre con la sua Panda sta andando a fare una sosta al bar prima di aprire l'autoscuola. La sua esecuzione era anche un messaggio alla Polizia che stava per celebrare la sua festa proprio a Casal di Principe, tre giorni dopo, e ancor più una chiara dichiarazione: può passare quasi un decennio ma i Casalesi non dimenticano.
Prima ancora, il 13 maggio, distruggono con un incendio la fabbrica di materassi di Pietro Russo a Santa Maria Capua Vetere. È l'unico dei loro bersagli ad avere una scorta. Perché è stato l'unico che, con Tano Grasso, tentò di organizzare un fronte contro il racket in terra casalese. Poi, il 30 maggio, a Villaricca colpiscono alla pancia Francesca Carrino, una ragazza, venticinque anni, nipote di Anna Carrino, la ex compagna di Francesco Bidognetti, pentita. Era in casa con la madre e con la nonna, ma era stata lei ad aprire la porta ai killer che si spacciavano per agenti della Dia.
Non passa nemmeno un giorno che a Casal di Principe, mentre dopo pranzo sta per andare al "Roxy bar", uccidono Michele Orsi, imprenditore dei rifiuti vicino al clan che, arrestato l'anno prima, aveva cominciato a collaborare con la magistratura svelando gli intrighi rifiuti-politica-camorra. È un omicidio eccellente che fa clamore, solleva polemiche, fa alzare la voce ai rappresentanti dello Stato. Ma non fa fermare i killer.
L'11 luglio uccidono al Lido "La Fiorente" di Varcaturo Raffaele Granata, 70 anni, gestore dello stabilimento balneare e padre del sindaco di Calvizzano. Anche lui paga per non avere anni prima ceduto alle volontà del clan. Il 4 agosto massacrano a Castel Volturno Ziber Dani e Arthur Kazani che stavano seduti ai tavoli all'aperto del "Bar Kubana" e, probabilmente, il 21 agosto Ramis Doda, venticinque anni, davanti al "Bar Freedom" di San Marcellino. Le vittime sono albanesi che arrotondavano con lo spaccio, ma avevano il permesso di soggiorno e lavoravano nei cantieri come muratori e imbianchini.
Poi il 18 agosto aprono un fuoco indiscriminato contro la villetta di Teddy Egonwman, presidente dei nigeriani in Campania, che si batte da anni contro la prostituzione delle sue connazionali, ferendo gravemente lui, sua moglie Alice e altri tre amici.
Tornano a San Marcellino il 12 settembre per uccidere Antonio Ciardullo ed Ernesto Fabozzi, massacrati mentre stavano facendo manutenzione ai camion della ditta di trasporti di cui il primo era titolare. Anche lui non aveva obbedito, e chi gli era accanto è stato ucciso perché testimone.
Infine, il 18 settembre, trivellano prima Antonio Celiento, titolare di una sala giochi a Baia Verde, e un quarto d'ora dopo aprono un fuoco di 130 proiettili di pistole e kalashnikov contro gli africani riuniti dentro e davanti la sartoria "Ob Ob Exotic Fashion" di Castel Volturno. Muoiono Samuel Kwaku, 26 anni, e Alaj Ababa, del Togo; Cristopher Adams e Alex Geemes, 28 anni, liberiani; Kwame Yulius Francis, 31 anni, e Eric Yeboah, 25, ghanesi, mentre viene ricoverato con ferite gravi Joseph Ayimbora, 34 anni, anche lui del Ghana. Solo uno o due di loro avevano forse a che fare con la droga, gli altri erano lì per caso, lavoravano duro nei cantieri o dove capitava, e pure nella sartoria.
Sedici vittime in meno di sei mesi. Qualsiasi paese democratico con una situazione del genere avrebbe vacillato. Qui da noi, nonostante tutto, neanche se n'è parlato. Neanche si era a conoscenza da Roma in su di questa scia di sangue e di questo terrorismo, che non parla arabo, che non ha stelle a cinque punte, ma comanda e domina senza contrasto.
Ammazzano chiunque si opponga. Ammazzano chiunque capiti sotto tiro, senza riguardi per nessuno. La lista dei morti potrebbe essere più lunga, molto più lunga. E per tutti questi mesi nessuno ha informato l'opinione pubblica che girava questa "paranza di fuoco". Paranza, come le barche che escono a pescare insieme in alto mare. Nessuno ne ha rivelato i nomi sino a quando non hanno fatto strage a Castel Volturno.
Ma sono sempre gli stessi, usano sempre le stesse armi, anche se cercano di modificarle per trarre in inganno la scientifica, segno che ne hanno a disposizione poche. Non entrano in contatto con le famiglie, stanno rigorosamente fra di loro. Ogni tanto qualcuno li intravede nei bar di qualche paesone, dove si fermano per riempirsi d'alcol. E da sei mesi nessuno riesce ad acciuffarli.
Castel Volturno, territorio dove è avvenuta la maggior parte dei delitti, non è un luogo qualsiasi. Non è un quartiere degradato, un ghetto per reietti e sfruttati come se ne possono trovare anche altrove, anche se ormai certe sue zone somigliano più alle hometown dell'Africa che al luogo di turismo balneare per il quale erano state costruite le sue villette. Castel Volturno è il luogo dove i Coppola edificarono la più grande cittadella abusiva del mondo, il celebre Villaggio Coppola.
Ottocentosessantatremila metri quadrati occupati col cemento. Che abusivamente presero il posto di una delle più grandi pinete marittime del Mediterraneo. Abusivo l'ospedale, abusiva la caserma dei carabinieri, abusive le poste. Tutto abusivo. Ci andarono ad abitare le famiglie dei soldati della Nato. Quando se ne andarono, il territorio cadde nell'abbandono più totale e divenne tutto feudo di Francesco Bidognetti e al tempo stesso territorio della mafia nigeriana.
I nigeriani hanno una mafia potente con la quale ai Casalesi conveniva allearsi, il loro paese è diventato uno snodo nel traffico internazionale di cocaina e le organizzazioni nigeriane sono potentissime, capaci di investire soprattutto nei money transfer, i punti attraverso i quali tutti gli immigrati del mondo inviano i soldi a casa. Attraverso questi, i nigeriani controllano soldi e persone. Da Castel Volturno transita la coca africana diretta soprattutto in Inghilterra. Le tasse sul traffico che quindi il clan impone non sono soltanto il pizzo sullo spaccio al minuto, ma accordi di una sorta di joint venture. Ora però i nigeriani sono potenti, potentissimi. Così come lo è la mafia albanese, con la quale i Casalesi sono in affari.
E il clan si sta slabbrando, teme di non essere più riconosciuto come chi comanda per primo e per ultimo sul territorio. Ed ecco che nei vuoti si insinuano gli uomini della paranza. Uccidono dei pesci piccoli albanesi come azione dimostrativa, fanno strage di africani - e fra questi nessuno viene dalla Nigeria - colpiscono gli ultimi anelli della catena di gerarchie etniche e criminali. Muoiono ragazzi onesti, ma come sempre, in questa terra, per morire non dev'esserci una ragione. E basta poco per essere diffamati.
I ragazzi africani uccisi erano immediatamente tutti "trafficanti" come furono "camorristi" Giuseppe Rovescio e Vincenzo Natale, ammazzati a Villa Literno il 23 settembre 2003 perché erano fermi a prendere una birra vicino a Francesco Galoppo, affiliato del clan Bidognetti. Anche loro furono subito battezzati come criminali.
Non è la prima volta che si compie da quelle parti una mattanza di immigrati. Nel 1990 Augusto La Torre, boss di Mondragone, partì con i suoi fedelissimi alla volta di un bar che, pur gestito da italiani, era diventato un punto di incontro per lo spaccio degli africani. Tutto avveniva sempre lungo la statale Domitiana, a Pescopagano, pochi chilometri a nord di Castel Volturno, però già in territorio mondragonese. Uccisero sei persone, fra cui il gestore, e ne ferirono molte altre. Anche quello era stato il culmine di una serie di azioni contro gli stranieri, ma i Casalesi che pure approvavano le intimidazioni non gradirono la strage. La Torre dovette incassare critiche pesanti da parte di Francesco "Sandokan" Schiavone. Ma ora i tempi sono cambiati e permettono di lasciar esercitare una violenza indiscriminata a un gruppo di cocainomani armati.
Chiedo di nuovo alla mia terra che immagine abbia di sé. Lo chiedo anche a tutte quelle associazioni di donne e uomini che in grande silenzio qui lavorano e si impegnano. A quei pochi politici che riescono a rimanere credibili, che resistono alle tentazioni della collusione o della rinuncia a combattere il potere dei clan. A tutti coloro che fanno bene il loro lavoro, a tutti coloro che cercano di vivere onestamente, come in qualsiasi altra parte del mondo. A tutte queste persone. Che sono sempre di più, ma sono sempre più sole.
Come vi immaginate questa terra? Se è vero, come disse Danilo Dolci, che ciascuno cresce solo se è sognato, voi come ve li sognate questi luoghi? Non c'è stata mai così tanta attenzione rivolta alle vostre terre e quel che vi è avvenuto e vi avviene. Eppure non sembra cambiato molto. I due boss che comandano continuano a comandare e ad essere liberi. Antonio Iovine e Michele Zagaria. Dodici anni di latitanza. Anche di loro si sa dove sono. Il primo è a San Cipriano d'Aversa, il secondo a Casapesenna. In un territorio grande come un fazzoletto di terra, possibile che non si riesca a scovarli?
È storia antica quella dei latitanti ricercati in tutto il mondo e poi trovati proprio a casa loro. Ma è storia nuova che ormai ne abbiano parlato più e più volte giornali e tv, che politici di ogni colore abbiano promesso che li faranno arrestare. Ma intanto il tempo passa e nulla accade. E sono lì. Passeggiano, parlano, incontrano persone.
Ho visto che nella mia terra sono comparse scritte contro di me. Saviano merda. Saviano verme. E un'enorme bara con il mio nome. E poi insulti, continue denigrazioni a partire dalla più ricorrente e banale: "Quello s'è fatto i soldi". Col mio lavoro di scrittore adesso riesco a vivere e, per fortuna, pagarmi gli avvocati. E loro? Loro che comandano imperi economici e si fanno costruire ville faraoniche in paesi dove non ci sono nemmeno le strade asfaltate?
Loro che per lo smaltimento di rifiuti tossici sono riusciti in una sola operazione a incassare sino a 500 milioni di euro e hanno imbottito la nostra terra di veleni al punto tale di far lievitare fino al 24% certi tumori, e le malformazioni congenite fino all'84% per cento? Soldi veri che generano, secondo l'Osservatorio epidemiologico campano, una media di 7.172,5 morti per tumore all'anno in Campania. E ad arricchirsi sulle disgrazie di questa terra sarei io con le mie parole, o i carabinieri e i magistrati, i cronisti e tutti gli altri che con libri o film o in ogni altro modo continuano a denunciare? Com'è possibile che si crei un tale capovolgimento di prospettive? Com'è possibile che anche persone oneste si uniscano a questo coro? Pur conoscendo la mia terra, di fronte a tutto questo io rimango incredulo e sgomento e anche ferito al punto che fatico a trovare la mia voce.
Perché il dolore porta ad ammutolire, perché l'ostilità porta a non sapere a chi parlare. E allora a chi devo rivolgermi, che cosa dico? Come faccio a dire alla mia terra di smettere di essere schiacciata tra l'arroganza dei forti e la codardia dei deboli? Oggi qui in questa stanza dove sono, ospite di chi mi protegge, è il mio compleanno. Penso a tutti i compleanni passati così, da quando ho la scorta, un po' nervoso, un po' triste e soprattutto solo.
Penso che non potrò mai più passarne uno normale nella mia terra, che non potrò mai più metterci piede. Rimpiango come un malato senza speranze tutti i compleanni trascurati, snobbati perché è solo una data qualsiasi, e un altro anno ce ne sarà uno uguale. Ormai si è aperta una voragine nel tempo e nello spazio, una ferita che non potrà mai rimarginarsi. E penso pure e soprattutto a chi vive la mia stessa condizione e non ha come me il privilegio di scriverne e parlare a molti.
Penso ad altri amici sotto scorta, Raffaele, Rosaria, Lirio, Tano, penso a Carmelina, la maestra di Mondragone che aveva denunciato il killer di un camorrista e che da allora vive sotto protezione, lontana, sola. Lasciata dal fidanzato che doveva sposare, giudicata dagli amici che si sentono schiacciati dal suo coraggio e dalla loro mediocrità. Perché non c'era stata solidarietà per il suo gesto, anzi, ci sono state critiche e abbandono. Lei ha solo seguito un richiamo della sua coscienza e ha dovuto barcamenarsi con il magro stipendio che le dà lo stato.
Cos'ha fatto Carmelina, cos'hanno fatto altri come lei per avere la vita distrutta e sradicata, mentre i boss latitanti continuano a poter vivere protetti e rispettati nelle loro terre? E chiedo alla mia terra: che cosa ci rimane? Ditemelo. Galleggiare? Far finta di niente? Calpestare scale di ospedali lavate da cooperative di pulizie loro, ricevere nei serbatoi la benzina spillata da pompe di benzina loro? Vivere in case costruite da loro, bere il caffè della marca imposta da loro (ogni marca di caffè per essere venduta nei bar deve avere l'autorizzazione dei clan), cucinare nelle loro pentole (il clan Tavoletta gestiva produzione e vendita delle marche più prestigiose di pentole)?
Mangiare il loro pane, la loro mozzarella, i loro ortaggi? Votare i loro politici che riescono, come dichiarano i pentiti, ad arrivare alle più alte cariche nazionali? Lavorare nei loro centri commerciali, costruiti per creare posti di lavoro e sudditanza dovuta al posto di lavoro, ma intanto non c'è perdita, perché gran parte dei negozi sono loro? Siete fieri di vivere nel territorio con i più grandi centri commerciali del mondo e insieme uno dei più alti tassi di povertà? Passare il tempo nei locali gestiti o autorizzati da loro? Sedervi al bar vicino ai loro figli, i figli dei loro avvocati, dei loro colletti bianchi? E trovarli simpatici e innocenti, tutto sommato persone gradevoli, perché loro in fondo sono solo ragazzi, che colpa hanno dei loro padri.
E infatti non si tratta di stabilire colpe, ma di smettere di accettare e di subire sempre, smettere di pensare che almeno c'è ordine, che almeno c'è lavoro, e che basta non grattare, non alzare il velo, continuare ad andare avanti per la propria strada. Che basta fare questo e nella nostra terra si è già nel migliore dei mondi possibili, o magari no, ma nell'unico mondo possibile sicuramente.
Quanto ancora dobbiamo aspettare? Quanto ancora dobbiamo vedere i migliori emigrare e i rassegnati rimanere? Siete davvero sicuri che vada bene così? Che le serate che passate a corteggiarvi, a ridere, a litigare, a maledire il puzzo dei rifiuti bruciati, a scambiarvi quattro chiacchiere, possano bastare? Voi volete una vita semplice, normale, fatta di piccole cose, mentre intorno a voi c'è una guerra vera, mentre chi non subisce e denuncia e parla perde ogni cosa. Come abbiamo fatto a divenire così ciechi? Così asserviti e rassegnati, così piegati? Come è possibile che solo gli ultimi degli ultimi, gli africani di Castel Volturno che subiscono lo sfruttamento e la violenza dei clan italiani e di altri africani, abbiano saputo una volta tirare fuori più rabbia che paura e rassegnazione? Non posso credere che un sud così ricco di talenti e forze possa davvero accontentarsi solo di questo.
La Calabria ha il Pil più basso d'Italia ma "Cosa Nuova", ossia la ?ndrangheta, fattura quanto e più di una intera manovra finanziaria italiana. Alitalia sarà in crisi, ma a Grazzanise, in un territorio marcio di camorra, si sta per costruire il più grande aeroporto italiano, il più vasto del Mediterraneo. Una terra condannata a far circolare enormi capitali senza avere uno straccio di sviluppo vero, e invece ha danaro, profitto, cemento che ha il sapore del saccheggio, non della crescita.
Non posso credere che riescano a resistere soltanto pochi individui eccezionali. Che la denuncia sia ormai solo il compito dei pochi singoli, preti, maestri, medici, i pochi politici onesti e gruppi che interpretano il ruolo della società civile. E il resto? Gli altri se ne stanno buoni e zitti, tramortiti dalla paura? La paura. L'alibi maggiore. Fa sentire tutti a posto perché è in suo nome che si tutelano la famiglia, gli affetti, la propria vita innocente, il proprio sacrosanto diritto a viverla e costruirla.
Ma non avere più paura non sarebbe difficile. Basterebbe agire, ma non da soli. La paura va a braccetto con l'isolamento. Ogni volta che qualcuno si tira indietro crea altra paura, che crea ancora altra paura, in un crescendo esponenziale che immobilizza, erode, lentamente manda in rovina.
"Si può edificare la felicità del mondo sulle spalle di un unico bambino maltrattato?", domanda Ivan Karamazov a suo fratello Aljo?a. Ma voi non volete un mondo perfetto, volete solo una vita tranquilla e semplice, una quotidianità accettabile, il calore di una famiglia. Accontentarvi di questo pensate che vi metta al riparo da ansie e dolori. E forse ci riuscite, riuscite a trovare una dimensione in cui trovate serenità. Ma a che prezzo?
Se i vostri figli dovessero nascere malati o ammalarsi, se un'altra volta dovreste rivolgervi a un politico che in cambio di un voto vi darà un lavoro senza il quale anche i vostri piccoli sogni e progetti finirebbero nel vuoto, quando faticherete ad ottenere un mutuo per la vostra casa mentre i direttori delle stesse banche saranno sempre disponibili con chi comanda, quando vedrete tutto questo forse vi renderete conto che non c'è riparo, che non esiste nessun ambito protetto, e che l'atteggiamento che pensavate realistico e saggiamente disincantato vi ha appestato l'anima di un risentimento e rancore che toglie ogni gusto alla vostra vita.
Perché se tutto ciò è triste la cosa ancora più triste è l'abitudine. Abituarsi che non ci sia null'altro da fare che rassegnarsi, arrangiarsi o andare via. Chiedo alla mia terra se riesce ancora ad immaginare di poter scegliere. Le chiedo se è in grado di compiere almeno quel primo gesto di libertà che sta nel riuscire a pensarsi diversa, pensarsi libera. Non rassegnarsi ad accettare come un destino naturale quel che è invece opera degli uomini.
Quegli uomini possono strapparti alla tua terra e al tuo passato, portarti via la serenità, impedirti di trovare una casa, scriverti insulti sulle pareti del tuo paese, possono fare il deserto intorno a te. Ma non possono estirpare quel che resta una certezza e, per questo, rimane pure una speranza. Che non è giusto, non è per niente naturale, far sottostare un territorio al dominio della violenza e dello sfruttamento senza limiti. E che non deve andare avanti così perché così è sempre stato. Anche perché non è vero che tutto è sempre uguale, ma è sempre peggio.
Perché la devastazione cresce proporzionalmente con i loro affari, perché è irreversibile come la terra una volta per tutte appestata, perché non conosce limiti. Perché là fuori si aggirano sei killer abbrutiti e strafatti, con licenza di uccidere e non mandato, che non si fermano di fronte a nessuno. Perché sono loro l'immagine e somiglianza di ciò che regna oggi su queste terre e di quel che le attende domani, dopodomani, nel futuro. Bisogna trovare la forza di cambiare. Ora, o mai più.
Arte E POLITICA, CRITICHE
per un'opera realizzata in un paesino di 4mila abitanti
Scandalo in Germania: la Merkel
e Schröder nudi in una scultura
Un trittico in marmo come critica politica dell'artista Peter Lenk a rappresentare in modo ironico la storia tedesca
Una foto dfel bassorilievo sul sito di Der Spiegel (Der Spiegel website)
BERLINO - Opera d'arte o volgare rappresentazione pornografica? E' la domanda che si pongono non solo gli amministratori della città di Bodman-Ludwigshafen, ma anche molti cittadini tedeschi che in massa si sono recati in questo paesino di 4000 abitanti del Baden-Württemberg, nella Germania meridionale, per ammirare la nuova e singolare scultura portata a termine dall'artista Peter Lenk, intitolata «Ludwig's Legacy» (l'eredità di Ludwig). La scultura è un trittico in marmo eretto nel centro della città, a pochi passi dal Comune e dovrebbe rappresentare in modo caricaturale e ironico la storia della Germania.
Scandalo in Germania: la Merkel
e Schröder nudi in una scultura
Un trittico in marmo come critica politica dell'artista Peter Lenk a rappresentare in modo ironico la storia tedesca
Una foto dfel bassorilievo sul sito di Der Spiegel (Der Spiegel website)
BERLINO - Opera d'arte o volgare rappresentazione pornografica? E' la domanda che si pongono non solo gli amministratori della città di Bodman-Ludwigshafen, ma anche molti cittadini tedeschi che in massa si sono recati in questo paesino di 4000 abitanti del Baden-Württemberg, nella Germania meridionale, per ammirare la nuova e singolare scultura portata a termine dall'artista Peter Lenk, intitolata «Ludwig's Legacy» (l'eredità di Ludwig). La scultura è un trittico in marmo eretto nel centro della città, a pochi passi dal Comune e dovrebbe rappresentare in modo caricaturale e ironico la storia della Germania.
SCANDALO - A suscitare scandalo, racconta l'edizione online in inglese del settimanale Spiegel è una parte della scultura dove sono rappresentati sorridenti e nudi, cinque tra i politici più influenti della storia recente tedesca. Tra questi l'attuale cancelliere Angela Merkel e l'ex premier Gerard Schröder: i due rivali politici, che nel settembre del 2005 si scontrarono per la leadership tedesca, sono raffigurati insieme ad altri tre illustri personaggi pubblici Hans Eichel (ex ministro delle finanze), Edmund Stoiber (ex governatore della Bavaria) e Guido Westerwelle (leader del Freie Demokratische Partei) ognuno con le mani sugli organi genitali dell'altro. Sulla loro testa campeggia la frase in inglese «Global Players» (attori globali)
ARTE E POLITICA - Vicino ai 5 politici compaiono diversi membri dell'establishment economico e finanziario, come Ferdinand Piëch, presidente della Volkswagen e Josef Ackermann, CEO di Deutsche Bank, anche essi rappresentati senza veli. Nel resto dell'opera sono rappresentati altri famosi personaggi pubblici tedeschi del passato, tutti rigorosamente vestiti. Molti giornali e rappresentati politici hanno definito volgare la scultura e hanno sottolineato che queste immagini pornografiche sono state in parte pagate con soldi pubblici. «Questa scultura è un vero schifo» ha commentato Thomas Strobl, genero del ministro dell'interno tedesco Wolfgang Schäuble e rappresentante della Cdu nello stato di Baden-Württemberg. «Un'opera misera» l'ha definita Christoph Palmer, un altro rappresentante della Cdu, intervistato dal giornale di Berlino Die Tageszeitung. Numerose critiche sono arrivate anche dai politici progressisti.
LA VERA PORNOGRAFIA - L'artista Peter Lenk sembra non essere intimorito dai messaggi di sdegno, ma intervistato dal giornale locale Mitteldeutsche Zeitung, ha provato a difendersi affermando che il suo intento era quello di rappresentare un gruppo di politici in un'immagine sessuale. Secondo Lenk i 5 personaggi pubblici che egli ha raffigurato nudi sono gli architetti del pacchetto di riforme sul welfare chiamato «Harz IV», che ha ricevuto numerose critiche in Germania. Inoltre molte figure governative che hanno contribuito a questa riforma sono state coinvolte successivamente in uno scandalo finanziario. «La politica è qualcosa di molto più pornografica di qualsiasi arte», ha ribattuto l'artista. Secondo Lenk lo scandalo finanziario non è più ricordato dal pubblico perché è stato raccontato dai media al massimo per un paio di giorni. Adesso invece «una scultura come questa resterà qui ferma e almeno li irriterà per un po' di tempo».
Francesco Tortora de "la repubblica"
ARTE E POLITICA - Vicino ai 5 politici compaiono diversi membri dell'establishment economico e finanziario, come Ferdinand Piëch, presidente della Volkswagen e Josef Ackermann, CEO di Deutsche Bank, anche essi rappresentati senza veli. Nel resto dell'opera sono rappresentati altri famosi personaggi pubblici tedeschi del passato, tutti rigorosamente vestiti. Molti giornali e rappresentati politici hanno definito volgare la scultura e hanno sottolineato che queste immagini pornografiche sono state in parte pagate con soldi pubblici. «Questa scultura è un vero schifo» ha commentato Thomas Strobl, genero del ministro dell'interno tedesco Wolfgang Schäuble e rappresentante della Cdu nello stato di Baden-Württemberg. «Un'opera misera» l'ha definita Christoph Palmer, un altro rappresentante della Cdu, intervistato dal giornale di Berlino Die Tageszeitung. Numerose critiche sono arrivate anche dai politici progressisti.
LA VERA PORNOGRAFIA - L'artista Peter Lenk sembra non essere intimorito dai messaggi di sdegno, ma intervistato dal giornale locale Mitteldeutsche Zeitung, ha provato a difendersi affermando che il suo intento era quello di rappresentare un gruppo di politici in un'immagine sessuale. Secondo Lenk i 5 personaggi pubblici che egli ha raffigurato nudi sono gli architetti del pacchetto di riforme sul welfare chiamato «Harz IV», che ha ricevuto numerose critiche in Germania. Inoltre molte figure governative che hanno contribuito a questa riforma sono state coinvolte successivamente in uno scandalo finanziario. «La politica è qualcosa di molto più pornografica di qualsiasi arte», ha ribattuto l'artista. Secondo Lenk lo scandalo finanziario non è più ricordato dal pubblico perché è stato raccontato dai media al massimo per un paio di giorni. Adesso invece «una scultura come questa resterà qui ferma e almeno li irriterà per un po' di tempo».
Francesco Tortora de "la repubblica"
LaPearl Harbor della politica
di VITTORIO ZUCCONI
di VITTORIO ZUCCONI
IL CAOS politico americano, quello che si trascina fra il fallimento del bushismo e una stagione elettorale troppo lunga, e che ha permesso la tragedia finanziaria, ci ha proposto l'inedito "numero" del candidato che scappa.
Un candidato che si chiama fuori dalla partita per due giorni e non vuole più dibattere l'avversario. Come se la democrazia fosse un incontro di basket, John McCain ha chiesto un timeout, per salvare la propria squadra da una sconfitta che il tabellone dei sondaggi cominciava a lampeggiare.
Il dibattito probabilmente si farà, e questa sera assisteremo finalmente al confronto, perché Barack Obama ha risposto che lui si presenterà sul palco in quanto "mai come adesso la nazione deve vedere e conoscere chi vuole guidarla in questi tempi difficili". Ma il fatto stesso che un candidato annunci di avere "sospeso la campagna elettorale", come fosse un puzzle da riporre per qualche ora, a 40 giorni dal voto, è uno di quei colpi di testa (e di nervi) che i colleghi senatori conoscono bene e che molti elettori temono.
John McCain, famosa testa calda dal pessimo carattere che gli ha meritato in Parlamento il soprannome di "McNasty", Mac la peste, ha semplicemente cercato di buttare all'aria il tavolo di gioco, come fanno i bambini molto immaturi o i vecchi molto stizzosi quando perdono.
Nel mezzo di quella che il finanziere più autorevole degli Stati Uniti, quel Warren Buffett che viene guardato come l'ultimo oracolo, ha definito una "nuova Pearl Harbor", la flotta di coloro che dovrebbero proteggerci naviga alla deriva, sballottata dal vento dei sondaggi e delle manovre elettorali, senza ordini né piani chiari. Se il padre di John McCain, il magnifico ammiraglio che consumò tutto sé stesso nella risposta all'aggressione giapponese nel Pacifico e pagò la fatica disumana morendo d'infarto il giorno dopo la vittoria, potesse vedere il figlio annaspare in queste ore, lo spedirebbe in cambusa, lontano dal ponte di comando.La mossa di McCain, quello che dovrebbe essere l'anziano sicuro, il buon nonno prudente e responsabile di fronte al troppo giovane e irresponsabile avversario Obama, serve a sottolineare la radice profonda della crisi, che non è finanziaria né economica, ma politica.
Da quasi otto anni, dal gennaio del 2001, l'America è senza un governo competente e attendibile, che ha creduto di poter surrogare con la superbia la propria cadente autorità morale. Ha perduto ogni credibilità e ogni autorità, presa nella tela di menzogne, propaganda, ideologia, messianesimo, politicizzazione elettoralistica e incompetenza che, una volta tessuta, non può più essere dipanata. Oggi la nazione è governata dal presidente della Fed Bernanke e dall'ex Goldman Sachs, il ministro del Tesoro Paulson. Bush è soltanto un passeggero, al quale gli adulti alla guida chiedono di non toccare niente.
Il piano di salvataggio con danaro pubblico che dovrebbe essere varato oggi, e che è stato imposto ai due candidati, al Congresso e a una nazione che lo osteggia apertamente con un ricatto in stile Alitalia, o così o tutti giù dalla finestra, metterà un tampone sull'emorragia. Ma né i colpi di testa di McCain, né il fiacco discorso del presidente alla nazione, mercoledì sera, possono restituire prestigio morale a una politica che lo ha perduto tra le rovine di Bagdad, nel pasticcio afgano, nella devastazione di New Orleans, nello scandalo costituzionale di Guantanamo, nelle torture in appalto e nella totale indifferenza a quella cultura del profitto facile e sregolato che soltanto ora finge di scoprire con orrore e con ripensamenti statalisti e assistenzialisti.
La catastrofe in atto è la sentenza finale di un processo a Bush che dura da sette anni e otto mesi, e che vede come complice un Parlamento che il suo partito, il repubblicano, aveva controllato per sei anni e i democratici non hanno saputo raddrizzare. È stata un'esperienza surreale ascoltare il presidente accusare tutti di avere prodotto questa "Pearl Harbor", gli speculatori, i brokers, i banchieri, gli immobiliaristi, i consumatori, gli acquirenti di case che hanno assunto mutui eccessivi, tutti colpevoli meno che lui e la sua amministrazione, quella che fino a due settimane or sono ci garantiva che "l'economia americana resta robusta e solida".
Il futuro presidente erediterà due guerre in corso e lontane da una conclusione decisiva, in Iraq e in Afghanistan, un conto mostruoso di debito pubblico da saldare, un bilancio federale devastato, un mercato immobiliare alla canna del gas, una Pearl Harbor finanziaria, un Iran avviato sulla strada del nucleare, una Russia burbanzosa e neo imperiale, ora addirittura una Corea de Nord che torna a scricchiolare. Si capisce perché la parola chiave di questa stagione elettorale adottata persino dai repubblicani e da McCain, che temono Bush come un appestato e lo hanno tenuto lontano dal loro congresso, sia "cambiare". Persino una fanciulla del West scesa a valle col disgelo del bushismo, o un settuagenario, sembrano un progresso.
(26 settembre 2008)
Il piano di salvataggio con danaro pubblico che dovrebbe essere varato oggi, e che è stato imposto ai due candidati, al Congresso e a una nazione che lo osteggia apertamente con un ricatto in stile Alitalia, o così o tutti giù dalla finestra, metterà un tampone sull'emorragia. Ma né i colpi di testa di McCain, né il fiacco discorso del presidente alla nazione, mercoledì sera, possono restituire prestigio morale a una politica che lo ha perduto tra le rovine di Bagdad, nel pasticcio afgano, nella devastazione di New Orleans, nello scandalo costituzionale di Guantanamo, nelle torture in appalto e nella totale indifferenza a quella cultura del profitto facile e sregolato che soltanto ora finge di scoprire con orrore e con ripensamenti statalisti e assistenzialisti.
La catastrofe in atto è la sentenza finale di un processo a Bush che dura da sette anni e otto mesi, e che vede come complice un Parlamento che il suo partito, il repubblicano, aveva controllato per sei anni e i democratici non hanno saputo raddrizzare. È stata un'esperienza surreale ascoltare il presidente accusare tutti di avere prodotto questa "Pearl Harbor", gli speculatori, i brokers, i banchieri, gli immobiliaristi, i consumatori, gli acquirenti di case che hanno assunto mutui eccessivi, tutti colpevoli meno che lui e la sua amministrazione, quella che fino a due settimane or sono ci garantiva che "l'economia americana resta robusta e solida".
Il futuro presidente erediterà due guerre in corso e lontane da una conclusione decisiva, in Iraq e in Afghanistan, un conto mostruoso di debito pubblico da saldare, un bilancio federale devastato, un mercato immobiliare alla canna del gas, una Pearl Harbor finanziaria, un Iran avviato sulla strada del nucleare, una Russia burbanzosa e neo imperiale, ora addirittura una Corea de Nord che torna a scricchiolare. Si capisce perché la parola chiave di questa stagione elettorale adottata persino dai repubblicani e da McCain, che temono Bush come un appestato e lo hanno tenuto lontano dal loro congresso, sia "cambiare". Persino una fanciulla del West scesa a valle col disgelo del bushismo, o un settuagenario, sembrano un progresso.
(26 settembre 2008)
Commento : Povera America.Non riescono a mettersi d'accordo su chi deve ricevere il cazzotto in faccia,sanno di chi è la colpa,sanno nome e cognome e indirizzo di tutti i corresponsabili della crisi che travolge il paese,le banche etc, oggi e giocano alla tombola,al gioco di chi estrae il fiammifero piu corto,solo che nessuno neppure con il pensiero ci prova ad estrarlo il fiammifero,questo articolo di Zucconi ci dice tutto con una lucidità da spavento.C'è ancora qualcuno che è in vena di esclamare " siamo tutti americani ! " Personalmente credo che i contorni della tragedia americana siano molto piu ampi di quanto osiamo immaginare,stanno cercardo di nascondere il fallimento di una politica decennale sotto il tappetino del salotto,un tappetino che si restringe di giorno in giorno....
Antonio Tabucchi
L'écrivain italien, auteur, entre autres, de Nocturne indien, est aussi un analyste incisif et sans indulgence de la société transalpine. Le Monde 2 lui a demandé ce qu'il pense de l'importance de la mode, et plus généralement de l'état de la culture, dans son pays.
L'Italie, où l'art et la beauté semblent faire partie du patrimoine national, est aussi un pays écartelé, en proie à des mouvements politiques et culturels contradictoires. Et à des forces délétères. Quelles sont les conséquences de ces évolutions sur l'idée que les Italiens se font du beau ? Et sur la beauté elle-même ? Avec une acuité teintée de colère, et sans la moindre complaisance, l'écrivain Antonio Tabucchi apporte des éléments de réponse à ces questions.
L'auteur de Nocturne indien (Christian Bourgois, 1986, prix Médicis étranger), de Pereira prétend (Bourgois, 1994) ou de Tristano meurt (Gallimard, 2004) n'en est pas à ses premières prises de positions politiques. Célèbre pour ses romans et ses nouvelles, qui font de lui l'un des —écrivains les plus passionnants de son époque, Tabucchi l'est aussi pour son engagement, notamment contre les dérives italiennes contemporaines. La préoccupation politique, présente dans de très nombreux romans (Pereira prétend, notamment, qui devint l'un des emblèmes de la résistance au berlusconisme), l'est aussi dans ses nombreuses chroniques, dont les plus récentes ont été publiées au Seuil, en 2006, sous le titre Au pas de l'oie. Chroniques de nos temps —obscurs. Là, il écrit : " Je parle car je suis. Quand ma gorge sera pleine de terre, je cesserai de parler. Alors, le silence sera. Une éternité de silence m'attend. Mais avant que ce silence éternel n'arrive, je veux me servir de ma voix. De ma parole. "
Y a-t-il une évolution de l'idée du beau en Italie ?
Il s'est produit, récemment, quelque chose de significatif : le ministre de l'éducation a prévu des coupes budgétaires à l'université et à l'école, mais a décrété que tous les élèves du primaire devraient porter des tabliers dessinés par un styliste. Un uniforme, donc, mais conçu par un créateur… Comme l'a dit récemment le photographe Oliviero Toscani, nous, les Italiens mourrons ignorants, mais —élégants.
Chez nous, l'élégance est un objet d'exportation, de commerce. Il existe, dans l'administration, une sorte de sous-ministère chargé du made in Italy. Pendant ce temps, les instituts culturels italiens ont vu leurs ressources diminuer de façon considérable. Plus le temps passe et plus la culture italienne risque d'être représentée, non par les livres ou la peinture, mais par cette étiquette commerciale du made in Italy.
Comment cette évolution de l'esthétique cohabite-t-elle avec l'un des patrimoines artistiques les plus riches du monde ?
Dans son précédent gouvernement [2001-2006], Silvio Berlusconi avait —envisagé de privatiser les musées. Par exemple, il voulait confier la gestion des Offices, à Florence, à une multinationale. Cela avait suscité des réactions indignées des directeurs de la plupart des grands musées européens, le Louvre, le Prado. Plus récemment, dans un article publié par La Repubblica, Salvatore Settis, archéologue et historien de l'art réputé, responsable du patrimoine artistique italien (une fonction qui ne dépend pas du gouvernement), a dénoncé les graves responsabilités des gouvernements successifs envers le patrimoine : l'abandon, le manque de soins et les coupes budgétaires brutales. Le gouvernement de —Berlusconi l'a menacé de limogeage. Il est resté à sa place grâce au soutien de l'opinion publique.
La fontaine de Trevi ou le Colisée ne sont pas seulement importants parce qu'ils sont, mais parce qu'il y a des yeux pour les regarder. Bien sûr, ces monuments ont continué d'exister pendant la période fasciste ou sous l'occupation nazie, mais quand il n'y a plus personne pour les voir à leur juste valeur, ils perdent de leur sens. La sensibilité à la beauté appartient à un moment de l'histoire et non au patrimoine génétique d'une personne. Elle est culturelle, il faut donc l'enseigner.
Depuis quand la perception du beau a-t-elle commencé à changer, en Italie ?
D'abord, entendons-nous sur le terme " beau ". Au sens philosophique, —l'esthétique a fait l'objet de plusieurs théories. Ce qui a dominé, en France notamment, est une approche phénoménologique : le beau est regardé à travers la perception sensible. Mais d'autres philosophes, Jankélévitch et Ricœur par exemple, insistent sur la portée ontologique du beau : l'esthétique doit être liée à l'éthique. L'importance du beau n'est pas seulement dépendante de l'objet lui-même, mais de sa portée morale et sociale.
Si nous partons de ces définitions, il faut aborder la question italienne de la manière suivante : depuis le début des années 1980, il y a eu sur les chaînes de télévision appartenant à Berlusconi un travail visant à abaisser le niveau esthétique, du point de vue de la perception sensible. Prenons un exemple : si voir une personne cracher est considéré comme laid et que la télévision valorise ce geste, elle valorise la laideur.
Il s'est produit une sorte de corrosion, au fil des années. La conception des programmes a été confiée à des gens de communication qui ont travaillé sans relâche à rendre plus vulgaires les contenus, l'œil rivé sur les mesures d'audience. Ils ont pratiqué l'anathème généralisé, la destruction du bon goût, de la citoyenneté, du " savoir vivre ensemble ". L'Italie est maintenant un pays tendu, où vous dites bonjour et où on ne vous répond pas toujours. Et les Italiens passent entre quatre et cinq heures par jour devant leur téléviseur. Pour 80 % d'entre eux, c'est d'ailleurs la seule source d'information.
Comment se fait-il que les Italiens aient adhéré à cette vulgarité ?
Le bon sens nous apprend qu'il est beaucoup plus facile d'enseigner le pire que le meilleur. La créature humaine d'abord est un animal : l'éducation à la beauté, à la citoyenneté relève d'un contrat social qui suppose des efforts. Et pour des raisons d'audience, la télévision publique a suivi l'escalade de la vulgarité.
Quant à savoir pourquoi Berlusconi a pu mener ce travail de corrosion médiatique… Cela relève, au départ, d'une loi anticonstitutionnelle : Bettino Craxi, ancien président du conseil socialiste et grand ami de Berlusconi [poursuivi pour corruption, dans le cadre de l'opération " Mani pulite ", il s'est enfui en 1994 en Tunisie, où il est mort], lui a accordé la permission d'exploiter la chaîne Retequattro. Maintenant, Berlusconi est en procès pour usage abusif de fréquences analogiques et le Conseil de l'Europe a indiqué que le régime d'assignation des fréquences ne respectait pas le principe de la libre prestation de services – toutefois, cela n'a rien changé. Des choses comme celles-ci peuvent se produire au Turkménistan, elles ne le devraient pas en Europe.
Je pense que l'Italie a toujours été à l'avant-garde, que ce soit dans le beau ou dans le laid : elle a inventé la Renaissance et le fascisme, puis elle les a très bien exportés. Maintenant, elle est à l'avant-garde d'une certaine forme de médiatisation : les hommes politiques ont compris que le plus important, ce ne sont pas les idées, mais la manière dont ils vont apparaître à l'écran. Mais attention : il ne faut pas regarder l'Italie comme un zoo, un monde sous cloche : elle prélude peut-être à un futur qui nous concerne tous… Quelles sont les caractéristiques de cette corrosion médiatique ? Tous les programmes culturels, littéraires ou cinématographiques ont complètement disparu des écrans pour laisser place aux talk-shows, parmi lesquels l'émission de la RAI " Porta a Porta ", de Bruno Vespa. Cet animateur, par exemple, a utilisé l'émotion générale provoquée par un infanticide qui a eu lieu il y a quelques années dans une localité de montagne : un enfant de 3 ans massacré dans une maison isolée, probablement par sa mère qui avait des problèmes psychiatriques. Eh bien, les Italiens ont vu des dizaines d'émissions sur toutes les hypothèses criminelles possibles et imaginables, avec les détails les plus crus théâtralisés.
L'Italie, où l'art et la beauté semblent faire partie du patrimoine national, est aussi un pays écartelé, en proie à des mouvements politiques et culturels contradictoires. Et à des forces délétères. Quelles sont les conséquences de ces évolutions sur l'idée que les Italiens se font du beau ? Et sur la beauté elle-même ? Avec une acuité teintée de colère, et sans la moindre complaisance, l'écrivain Antonio Tabucchi apporte des éléments de réponse à ces questions.
L'auteur de Nocturne indien (Christian Bourgois, 1986, prix Médicis étranger), de Pereira prétend (Bourgois, 1994) ou de Tristano meurt (Gallimard, 2004) n'en est pas à ses premières prises de positions politiques. Célèbre pour ses romans et ses nouvelles, qui font de lui l'un des —écrivains les plus passionnants de son époque, Tabucchi l'est aussi pour son engagement, notamment contre les dérives italiennes contemporaines. La préoccupation politique, présente dans de très nombreux romans (Pereira prétend, notamment, qui devint l'un des emblèmes de la résistance au berlusconisme), l'est aussi dans ses nombreuses chroniques, dont les plus récentes ont été publiées au Seuil, en 2006, sous le titre Au pas de l'oie. Chroniques de nos temps —obscurs. Là, il écrit : " Je parle car je suis. Quand ma gorge sera pleine de terre, je cesserai de parler. Alors, le silence sera. Une éternité de silence m'attend. Mais avant que ce silence éternel n'arrive, je veux me servir de ma voix. De ma parole. "
Y a-t-il une évolution de l'idée du beau en Italie ?
Il s'est produit, récemment, quelque chose de significatif : le ministre de l'éducation a prévu des coupes budgétaires à l'université et à l'école, mais a décrété que tous les élèves du primaire devraient porter des tabliers dessinés par un styliste. Un uniforme, donc, mais conçu par un créateur… Comme l'a dit récemment le photographe Oliviero Toscani, nous, les Italiens mourrons ignorants, mais —élégants.
Chez nous, l'élégance est un objet d'exportation, de commerce. Il existe, dans l'administration, une sorte de sous-ministère chargé du made in Italy. Pendant ce temps, les instituts culturels italiens ont vu leurs ressources diminuer de façon considérable. Plus le temps passe et plus la culture italienne risque d'être représentée, non par les livres ou la peinture, mais par cette étiquette commerciale du made in Italy.
Comment cette évolution de l'esthétique cohabite-t-elle avec l'un des patrimoines artistiques les plus riches du monde ?
Dans son précédent gouvernement [2001-2006], Silvio Berlusconi avait —envisagé de privatiser les musées. Par exemple, il voulait confier la gestion des Offices, à Florence, à une multinationale. Cela avait suscité des réactions indignées des directeurs de la plupart des grands musées européens, le Louvre, le Prado. Plus récemment, dans un article publié par La Repubblica, Salvatore Settis, archéologue et historien de l'art réputé, responsable du patrimoine artistique italien (une fonction qui ne dépend pas du gouvernement), a dénoncé les graves responsabilités des gouvernements successifs envers le patrimoine : l'abandon, le manque de soins et les coupes budgétaires brutales. Le gouvernement de —Berlusconi l'a menacé de limogeage. Il est resté à sa place grâce au soutien de l'opinion publique.
La fontaine de Trevi ou le Colisée ne sont pas seulement importants parce qu'ils sont, mais parce qu'il y a des yeux pour les regarder. Bien sûr, ces monuments ont continué d'exister pendant la période fasciste ou sous l'occupation nazie, mais quand il n'y a plus personne pour les voir à leur juste valeur, ils perdent de leur sens. La sensibilité à la beauté appartient à un moment de l'histoire et non au patrimoine génétique d'une personne. Elle est culturelle, il faut donc l'enseigner.
Depuis quand la perception du beau a-t-elle commencé à changer, en Italie ?
D'abord, entendons-nous sur le terme " beau ". Au sens philosophique, —l'esthétique a fait l'objet de plusieurs théories. Ce qui a dominé, en France notamment, est une approche phénoménologique : le beau est regardé à travers la perception sensible. Mais d'autres philosophes, Jankélévitch et Ricœur par exemple, insistent sur la portée ontologique du beau : l'esthétique doit être liée à l'éthique. L'importance du beau n'est pas seulement dépendante de l'objet lui-même, mais de sa portée morale et sociale.
Si nous partons de ces définitions, il faut aborder la question italienne de la manière suivante : depuis le début des années 1980, il y a eu sur les chaînes de télévision appartenant à Berlusconi un travail visant à abaisser le niveau esthétique, du point de vue de la perception sensible. Prenons un exemple : si voir une personne cracher est considéré comme laid et que la télévision valorise ce geste, elle valorise la laideur.
Il s'est produit une sorte de corrosion, au fil des années. La conception des programmes a été confiée à des gens de communication qui ont travaillé sans relâche à rendre plus vulgaires les contenus, l'œil rivé sur les mesures d'audience. Ils ont pratiqué l'anathème généralisé, la destruction du bon goût, de la citoyenneté, du " savoir vivre ensemble ". L'Italie est maintenant un pays tendu, où vous dites bonjour et où on ne vous répond pas toujours. Et les Italiens passent entre quatre et cinq heures par jour devant leur téléviseur. Pour 80 % d'entre eux, c'est d'ailleurs la seule source d'information.
Comment se fait-il que les Italiens aient adhéré à cette vulgarité ?
Le bon sens nous apprend qu'il est beaucoup plus facile d'enseigner le pire que le meilleur. La créature humaine d'abord est un animal : l'éducation à la beauté, à la citoyenneté relève d'un contrat social qui suppose des efforts. Et pour des raisons d'audience, la télévision publique a suivi l'escalade de la vulgarité.
Quant à savoir pourquoi Berlusconi a pu mener ce travail de corrosion médiatique… Cela relève, au départ, d'une loi anticonstitutionnelle : Bettino Craxi, ancien président du conseil socialiste et grand ami de Berlusconi [poursuivi pour corruption, dans le cadre de l'opération " Mani pulite ", il s'est enfui en 1994 en Tunisie, où il est mort], lui a accordé la permission d'exploiter la chaîne Retequattro. Maintenant, Berlusconi est en procès pour usage abusif de fréquences analogiques et le Conseil de l'Europe a indiqué que le régime d'assignation des fréquences ne respectait pas le principe de la libre prestation de services – toutefois, cela n'a rien changé. Des choses comme celles-ci peuvent se produire au Turkménistan, elles ne le devraient pas en Europe.
Je pense que l'Italie a toujours été à l'avant-garde, que ce soit dans le beau ou dans le laid : elle a inventé la Renaissance et le fascisme, puis elle les a très bien exportés. Maintenant, elle est à l'avant-garde d'une certaine forme de médiatisation : les hommes politiques ont compris que le plus important, ce ne sont pas les idées, mais la manière dont ils vont apparaître à l'écran. Mais attention : il ne faut pas regarder l'Italie comme un zoo, un monde sous cloche : elle prélude peut-être à un futur qui nous concerne tous… Quelles sont les caractéristiques de cette corrosion médiatique ? Tous les programmes culturels, littéraires ou cinématographiques ont complètement disparu des écrans pour laisser place aux talk-shows, parmi lesquels l'émission de la RAI " Porta a Porta ", de Bruno Vespa. Cet animateur, par exemple, a utilisé l'émotion générale provoquée par un infanticide qui a eu lieu il y a quelques années dans une localité de montagne : un enfant de 3 ans massacré dans une maison isolée, probablement par sa mère qui avait des problèmes psychiatriques. Eh bien, les Italiens ont vu des dizaines d'émissions sur toutes les hypothèses criminelles possibles et imaginables, avec les détails les plus crus théâtralisés.
l y a eu aussi des personnages comme Vittorio Sgarbi et Giuliano Ferrara qui ont animé pendant des années, sur la télévision de Berlusconi, des programmes trash dont la " mission " était de normaliser la grossièreté. Lors de son émission télévisée, M. Ferrara a diffusé une rebutante scène d'exécution d'otage en Irak que toutes les autres chaînes avaient choisi de ne pas montrer. Le même dirige actuellement Il Foglio, un journal dont l'épouse du président du conseil est l'une des propriétaires. En 2003, il a avoué à la " une " de son journal avoir été un agent de la CIA dans les années 1980. A cette époque, il était proche de Craxi et presque son conseiller personnel. Il était donc étroitement lié aux institutions italiennes, et pourtant il collaborait avec les services secrets d'une puissance étrangère. Ses actions appartiennent au domaine de l'éthique et de la loi. Venons-en à l'esthétique, qui est le thème de notre conversation : il a décrit sa fanfaronnade en disant qu'en recevant des enveloppes pleines de dollars, dans les jardins du Pincio, à Rome, il ressentait des " frissons érotiques ". Tout commentaire est superflu.
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Y a-t-il une esthétique berlusconienne ? L'idée que se fait Berlusconi du goût ?
C'est une personne qui se fait faire un lifting et qui l'affiche. Idem pour ses transplantations capillaires : il se fait filmer avec un foulard sur la tête pendant que la greffe prend. Berlusconi est un homme de spectacle, c'est de là qu'il vient. A ses débuts, il était animateur sur des bateaux de croisière. Mais le berlusconisme n'explique pas tout. Il y a aussi ses alliés. La Ligue du nord, avec ses idées violemment xénophobes, ses chemises vertes et son folklore bouffon, ses reconstitutions du Moyen Age en papier mâché, ses références à un prétendu passé celtique. 10 % des Italiens adhèrent à cela, dans les régions les plus prospères du pays – là où des paysans qui se nourrissaient de polenta roulent maintenant en Ferrari. Cette façon d'inventer des traditions et de les mettre en scène sert à convaincre des gens culturellement fragiles. Et c'est là qu'on tombe dans le grotesque.
Mussolini aussi était grotesque, on le voit bien sur les films de l'époque, cet homme faussement viril, poitrine en avant, menton volontaire, avec son parler guttural. En ce temps-là, ses adversaires le trouvaient ridicule. Et pourtant, une grande partie du peuple italien l'aimait.
De quelle manière la littérature est-elle affectée par ces transformations ?
La littérature ? La pauvre ! Elle ne peut pas entrer en compétition avec tout ça sans se fourvoyer. Pour prendre une métaphore olympique, la littérature perd forcément au 100 mètres – la télévision et les médias en général gagnent toujours la course – mais elle a plus de chances au marathon. Il n'y a pas qu'elle, d'ailleurs. Combien d'artistes ou de scientifiques italiens sont partis à l'étranger, faute de budget ? L'art, comme les disciplines intellectuelles, a besoin de beaucoup d'oxygène pour s'épanouir. Si on commence à le surveiller, à le brider, il suffoque.
Avez-vous l'impression de manquer d'air, en Italie ? Est-ce pour cela que vous n'y vivez pratiquement plus ?
Un écrivain emporte toujours avec lui son pays, car sa vraie Heimat, sa vraie terre natale, est sa langue. " Ma patrie est la langue portugaise ", disait Pessoa ; je pourrais dire de même pour l'italien. Mais je ne me sens pas en exil et je reviens de temps à autre à ma maison natale en —Toscane. L'Italie est actuellement une " démocratie surveillée ", où il n'y a pas d'espace pour la parole libre. D'un côté, l'empire berlusconien avec presque tous les médias, la distribution cinématographique, sans compter des maisons d'édition et des assurances ; de l'autre côté, un petit espace réservé au plus grand parti d'opposition, les ex-communistes du Parti démocratique, certaines banques, des administrations locales, un peu de presse. On ne peut pas " déranger " cet équilibre. Récemment, par exemple, Berlusconi, qui est poursuivi par la magistrature pour un grave délit de corruption, a présenté une loi visant à assurer devant les juges sa propre immunité, celle des deux présidents du Parlement et du président de la République. C'est une loi anticonstitutionnelle, car le troisième article de la Constitution garantit l'égalité de tous les citoyens devant la loi. Or le président de la République l'a signée le lendemain, alors qu'il avait un mois pour réfléchir et pour la renvoyer au Parlement. Mais si vous osez dire l'évidence, c'est-à-dire que cette loi est inconstitutionnelle, vous êtes immédiatement attaqué, non seulement par la presse berlusconienne (ou celle qui lui est favorable, comme le Corriere della Sera), mais aussi par la presse "indépendante", proche du Parti démocratique. Une trentaine de juristes réputés ont été traités d'incompétents pour avoir signé un manifeste quand cette loi infâme a été présentée. Mais pourquoi le président de la République, l'ex-communiste Napolitano, l'a-t-il signée ? Si vous avancez l'hypothèse la plus logique, c'est-à-dire que lui aussi considère cette loi comme " utile ", vous aurez des ennuis. Vous comprenez qu'un écrivain comme moi n'ait pas envie de vivre dans un climat pareil.
Pendant dix ans et plus, j'ai dénoncé dans la presse l'infection italienne : la corruption, le conflit d'intérêts, l'agression menée par le politique contre la justice, l'arrivée triomphale de la laideur, le bas—culement de la démocratie. Mais je ne voudrais pas, à mon âge, devenir un médecin spécialiste : à force de s'occuper d'une " Botte ", on risque d'oublier le corps auquel la jambe appartient. Le monde est vaste, et devant les grands problèmes du monde, devant la grande laideur et la grande beauté du monde, ceux de l'Italie sont des petits problèmes, de la petite —laideur et de la petite beauté.
Vogliono farlo santo
Pio XII figura storica della Seconda Guerra Mondiale,vi si oppongono decisamente alcuni rabbini (e non solo loro)pur riconoscendo che ha salvato molte vite tra gli ebrei durante l'Olocausto ('e certo salvo anche molti Nazisti!) resta che scelse,opto per il silenzio ed il segreto sui modi in cui la Chiesa fece la sua opposizione al Nazismo in relazione alla "questione ebraica". Pare che siamo alla fase "Miracolo" cioè si cerca almeno un miracolo fatto da lui durante il suo pontificato e poi è fatta (...) Discutibile il fatto che un "santo" se la faccia sotto davanti ad Hitler,discutibile che la Chiesa non fosse informata per tempo dal piu efficiente servizio di "spionaggio" al mondo su quanto stava per accadere in Germania (le parrocchie tedesche) pochissimo profetico l'aver scelto di operare in segreto (....) perchè altrimenti? Forse che i papabili a disposizione all'epoca scarseggiavano? Insomma il ridicolo e lo scandalo sfiora tutta questa operazione e non stupisce nessuno la benevolenza della fabbrica dei santi.Ancor meno stupiscono le posizioni dei vescovi tedeschi durante il nazismo e l'indaffarato tentativo di sottrarre al giudizio della Storia una immagine corresponsabile della Shoah,dell'olocausto in quanto capo dei credenti usi qualche decennio avanti il nazismo ai Pogrom di sterminio verso gli ebrei.L'odio antisemita cavalca la storia sempre sotto i vessilli Cristicoli .
Qui un sito che fornisce qualche traccia di riflessione
68 / 2008 RICOMINCIA
Oltre 1200 statuette di ghiaccio sulla la scalinata dell’Istituto degli Innocenti, in piazza Santissima Annunziata, lasciate a scongelarsi. Arriva per la prima volta in Italia le performance "Monumento minimo". L’opera dell’artista Néle Azevedo è un progetto d’intervento urbano realizzato in diverse città del mondo dal 2001. Dopo São Paulo, Curitiba, Brasilia, Salvador, Campinas e Ribeirão Preto, in Brasile; Tokyo e Kyoto, in Giappone; Braunschweig (Germania), Parigi, L’Avana e Porto, il "Monumento Minimo" approda nel capoluogo toscano. Intanto nel complesso delle ex Murate, in piazza Madonna della Neve, è visitabile la mostra multimediale di "Monumento minimo", con fotografie e video, fino al 29 ottobre.
(foto CGE)[21 ottobre 2008]
Commento- Una installazione interessante e non da meno dal punto di vista dei mezzi e dei costi estremamente geniale, una inventiva tecnica straordinaria.
La Palin, come molti sanno è o sarà la vicepresidente degli Stati Uniti se il suo elettorato e quello di MCain vincono le elezioni a scapito di Obama etc,la cosa interessante è (vedi foto) che immediatamente il mondo liberal della pornografia americana ha trovato una sosia pornostar con cui girare un vieo fantasticamente hard (...)peraltro già scaricabile via internet;possiamo scommettere che l'ultra destra neo-con (o neo scema per dirla tradotta alla francese)approfitterà ampiamente dell'occasione per scrutare con occhio voyeur questa mastina della politica e di un estremismo , un fanatismo raro.Consoliamoci cosi in attesa che Pornowood ci regali anche un Benedetto Ratzinger XVI hard o un Sarkozy eroe del pistolino.
Buon compleanno 100cosecosi.
100cosecosi compie il suo primio anno,con qualche pausa e con periodi affollati di articoli,talvolta prelevati dalla buona "stampa",altre di mia mano,ringrazio quanti mi hanno seguito con passione e interesse,con affetto vostro
Michel Abbatangelo
www.silvialazzarin.com
ha finalmente il suo sito grazie ad Andrea Bettin,benvenuta in internet,è un'artista coerente con la propria pulsione/visione-ossessione,personalmente credo che il suo sia un melanconico tour intorno alla ferita con un che di narcisistico (autour de la blessure) non sempre per fortuna come la sua disarticolata Arlecchina (...a sinistra),singolare coincidenza il suo stile deve molto alle "icone",alla loro austerità essenziale prima e a Modigliani dopo quando è in vena di "gentilezze", e qualcosa all'arte "Bizzantina",le sue figurine eseguite con un talento compositivo e grafico d'eccezzione vivono (e respirano in uno spazio verticale,stretto e affatto claustofobico poichè è loro concessa l'elevazione...) il colore per contrasti cupi tra il rosso e il nero,tra la carne ora languida,ora malata,stremata nelle ocre pallide alla Lucian Freud (le metafore sulla finitezza,la morte ed il suo fascino languido,morboso,sensuale,Eros stremato appunto) ora appassionata o in un sonno una fissità trasecolata che sà di sospensione,sensuale abbandono tra desiderio e un muto urlo.Curioso come è capace di annientare il corpo,l'Eros...percorrendo uno smagrimento che ricorda l'Olocausto anorressico del corpo contemporaneo.Un allungamento della identità sospeso tra mistica,innocenza e corruzione. Si puo anche dire che i suoi tagli netti,la sua calligrafia di linee a spigolo e ad angoli con scarne curve (assessuate) s'esprimono in direzione di un auspicato "Eros ragionato",concetto che per ora è solo una traccia,un possibile divenire;le figure slanciate a tratti nelle pose angolate,volutamente "rotte" (marionette?),ferite si divincolano dalla fissità grafica con un che di azione...che si fà ossimoro,colore giocato ad esprimere tragiche e fatali contradizioni come in Stendhal...Opposizioni insanabili.Un immaginario che si ispira all'adolescenziale con la sua stilizazione e non meno presente la crudeltà di una realtà di favola allora sognata e oggi demistificata impietosamente in termini di tradimento.Una bidimensionalità li per li per farsi pieghevole (...) anticipa la traccia di uno sviluppo ulteriore in cui le sue apparizioni,le sue figure sanno scaturire dal minuto angusto spazio,dischiudersi come fiori alla pagina su cui si posa lo sguardo sensibile.
Silvia lazzarin è anche una talentuosa illustratrice di favole,si rivela lussureggiante colorista (in una gamma infinita di rossi dal cupo all'aranciato),di una solarità e una sintesi grafica e simbolica sorprendente,non resta che augurarle la scoperta di un universo,una dimensione favolistica tra spavento e liriche magie tutto suo in cui "l'elefante nano" incontra Bunny Hannibal (il coniglio cannibale)e insieme alla Gazza-bimba (l'unica che possiede la fallo-carota magica) partono alla scoperta del mondo,dell'Eros contemporaneo,del desiderio,del sogno sino a che incontrando sul loro cammino il minaccioso Ragno Berluschino-il-meschino e decidono che prima...bisogna liberare il mondo dai cattivi e giurata lotta strenua e dura vanno alla guerra....e vissero tutti felici e contenti.
Michel Abbatangelo
"Io sono goccia, goccia di resina.... goccia di bimba.......infinita......lenta Io sono legno....legno nudo che cola"
(Silvia Lazzarin)
NOVUS ORDO SECLORUM
Stiamo assistendo a cambiamenti epocali e pare che nessuno se ne accorga,frammentariamente provo ad accennarne:ad esempio quanto è accaduto e stà accadendo negli States (U.S.A),il crollo delle banche,il loro fallimento,la figura di merda che stà facendo l'ultradestra republicana opponendo con il suo candidato alla presidenza MacCain a Obama notoriamente un Black corretto al bianchetto (...),lo scoppio della bolla speculativa,il petrolio con i suoi prezzi che sino a poche settimane avanti arrancava metro dopo metro verso una vetta innimmaginabile e terrificante per le economie di tutto il mondo oggi con la coda tra le gambe e silenziosamente perde terrono giorno dopo giorno (mentre non cala affatto il costo della benzina!),i governi "liberal" ultradestri con tendenze mancine (leste di mano quando si tratta di rapinare) che si ricoprono un anima "socialista" (...) muovendosi a compassione per lo stato delle banche e delle borse (Io avrei colto la palla al balzo,liberarsi di certi mascalzoni è sempre un piacere...) incidendo persino nel mercato dell'arte e delle sue folli quotazioni (un Picasso è stato ritirato dall'asta certi che nessuno avrebbe pagato 32 milioni di dollari l'opera),un ridimensionamento generale dei valori economici che sino a poche settimane prima accendevano l'euforia generale... e la spesa.Nuovo anche il fatto che gli stati,le nazioni si scoprono ricche,generose, in base alla considerazione che visto che abbiamo foraggiato quei-bastardi-di-banchieri-tanto-vale-dare-qualcosa-alle-famiglie! Con l'eccezzione dell'italietta perche come tutti sanno lo stato ha deciso di affondare scuole,sanità e università queste ultime fomentatrici da sempre di schiere di eversori,estremisti etc,Apro la parentesi Università della Cina che sforna decine di migliaia di ingegneri ogni anno e con cui hanno stabilito che è inutile competere perchè faremo "all'americana" e cioè i tecnici e gli intelletuali li importiamo,ce li compriamo perchè costa troppo farceli da noi e cosi addio all'intraprendenza italica e alla sua strombazzata creatività d'ora in poi l'arte di arrangiarsi servirà solo per avere la michetta in tavola e poc'altro!(...) Ancora la forte rivalutazione delle produzioni agroalimentari che qualche anno prima si cedeva a questo e a quello tanto potremo sempre permetterci di comprarle queste noccioline! (Ricetta alla tedesca per risparmiare ma che ci obbliga a mangiare merda e a vestirci di merda con produzioni in cui il rapporto qualità-prezzo stà 0 a 10 !!! Ancora...qualcuno aveva previsto quanto stà accadendo e ne aveva scritto cosi si corre a vedere quanto ci ha azzeccato e in primisi costui ci profetizza la fine dell'impero Americano,(grazie Bush dinasty,Grazie ) una fine a sorpresa come ci sorprese il crollo del muro di Berlino (e chi ci credeva piu.) a vantaggio della vecchia Europa e del suo cuore pulsante:la Germania e la Francia.Ovvio che perchè questa fine sia per cosi dire consolidata (...) occorre che macCain sia eletto presidente degli States o che facciano fuori Obama,che l'ammazzino (ci stanno provando seriamente). Ancora vero è che il nuovo quando si affaccia all'orizonte fà paura,personalmente se "nuovo" è la finita ricostruzione dell'Europa dagli orrori della guerra in cui la precipito in Nazifascismo ho di che esserne felice.
MENTON
LA NUIT
Olio su tela cm 50x70, nel desiderio di recuperare certe mie qualità degli anni 80/85 nella paesaggistica ho ripreso a lavorare sul colore e questa è l'opera tra alcune che piu mi convince,nelle mie intenzioni c'è una serie di paesaggi della Costa Azzurra com'era un tempo per cui lavorero su vecchie fotografie,essa sanno rimandarmi a una certa malinconia e a una dimensione temporale (il passato) con cui ho una immensa affinità.
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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)