L'opera del tedesco Kippenberger scatenò polemiche
a Bolzano: sul caso "intervenne perfino il Papa" dice la nostra "amata stampa"
Espose una rana crocifissa
a Bolzano: sul caso "intervenne perfino il Papa" dice la nostra "amata stampa"
Espose una rana crocifissa
licenziata direttrice del Museion
BOLZANO - La direttrice del Museion di Bolzano, la svizzera Corinne Diserens, è stata licenziata con effetto immediato dal consiglio della Fondazione del Museion. La direttrice è accusata di aver fatto esporre la tanto criticata rana verde in croce, opera dell'artista tedesco Martin Kippenberger.
L'esposizione della rana destò sin dal primo giorno (fine maggio) aspre polemiche: sul caso era intervenuto addirittura Papa Ratzinger durante il suo soggiorno nell'estate scorsa a Bressanone.
La Diserens, originaria di Ginevra, in carica al museo d'arte moderna e contemporanea del capoluogo altoatesino dal gennaio 2007, è anche accusata della pesante situazione economica nella quale si troverebbe il Museion. Nei mesi scorsi si è parlato di un buco di circa 500 mila euro.
"Alla base della decisione ci sarebbe la difficile e pesante situazione finanziaria", ha precisato il consiglio di Fondazione.
Commento : Alle fine i Cristicoli di Bolzano sono riusciti a spuntarla,in almeno 20.000 hanno spostato il loro voto verso l'estrema destra,visto il prezzo che ha pagato l'amministrazione politica della città si capisce come il consiglio d'amministrazione del Museo abbia cambiato opinione su Corinne Diserens.Eppoi...volete mettere,persino il pa-ppa pappone se l'è presa per questa scultura!
Protestavano....
Scontri fra esponenti del Blocco Studentesco (neonazistifascisti) e i ragazzi
che protestavano a piazza Navona nel giorno del sì al dl Gelmini
Estremisti caricano gli studenti
a Roma la protesta diventa caos
Numerosi i giovanissimi picchiati con caschi e spranghe L'Uds: "Provocazione fascista, ma noi non abbiamo paura" di ALESSANDRA VITALI
Estremisti (Nazifascisti)) caricano gli studenti a Roma la protesta diventa.....
che protestavano a piazza Navona nel giorno del sì al dl Gelmini
Estremisti caricano gli studenti
a Roma la protesta diventa caos
Numerosi i giovanissimi picchiati con caschi e spranghe L'Uds: "Provocazione fascista, ma noi non abbiamo paura" di ALESSANDRA VITALI
Estremisti (Nazifascisti)) caricano gli studenti a Roma la protesta diventa.....
ECCOLI !
Un momento degli scontri
ROMA - Era cominciata bene, c'era quel clima irreale di tante manifestazioni, da una parte la protesta e dall'altra un perimetro protetto dalla polizia, ovattato, qui piazza Navona, lì il Senato. Era cominciata intorno alle nove con i ragazzini dei licei e gli striscioni, due, tre cortei e la piazza piena. Professoresse a fare servizio d'ordine, "abbiamo la scuola occupata a due passi, qui ci sono i nostri ragazzi e vogliamo tenere d'occhio che non ci siano infiltrati, oggi può succedere di tutto". Poi, gli infiltrati sono arrivati. Ed è andata come sempre, da sempre, decidono di farla andare, nel peggiore dei modi. Perché tutti diventino uguali, tutti violenti allo stesso modo. Ma il Movimento non si ferma, semmai riesce a fermare la provocazione. Il grido è sempre quello: "Noi non abbiamo paura".
LA CRONACA IN DIRETTA
Sono passate da poco le dieci quando l'Aula del Senato approva il decreto Gelmini. Fuori, la protesta è forte. Centinaia di studenti diventano via via migliaia, gridano verso Palazzo Madama, "Gelmini, vieni fuori", "Fateci entrare", fischi e "buuu". Le forze dell'ordine si schierano come se stia per succedere chissà cosa. Corso Rinascimento è bloccato dai due lati, al Senato non si arriva. Via libera al decreto, e la piazza urla.
Da Palazzo Madama escono alcuni senatori dell'Idv, alzano un cartello, c'è scritto "Passa il decreto Gelmini: referendum!". Scavalcano le transenne, raggiungono gli studenti. Lo stesso fa la capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro. Fuma nervosa, la polizia le apre un varco e lei si infila nella mischia. Spiega che il referendum "è una buona idea per rispondere con uno strumento di democrazia diretta a questi signori che si sono tappati le orecchie e, nel caso della Gelmini, anche la bocca". Questo, al Senato.
A pochi metri, in Piazza Navona, nel frattempo si è piazzato un camioncino bianco di Blocco Studentesco, la destra. Sono connotati, questo non piace alla piazza che da giorni grida "Né di destra né di sinistra". E poi diffondono le canzoni di Rino Gaetano e questo piace ancora meno perché quella non è roba loro e si capisce che vogliono metterci il cappello. Anzi, i caschi da moto: è con quelli che cominciano a picchiare, una carica in piena regola, caschi e cinture. "Sfondano" la folla, creano un vuoto al centro, accerchiano a gruppi di dieci e giù botte.
Il fuggi fuggi è generale, è pieno di ragazzini terrorizzati, qualcuno grida al telefonino "non venire, ci stanno caricando", a uno gli rompono la testa e se lo porta via l'ambulanza. Un'altra è piccola piccola, si chiama Alexandra, una sua amica la abbraccia, piange e si tiene pure lei la testa, l'hanno picchiata con un casco, prova a raccontarlo poi piange di più, dice "scusa ma mi devo sedere". In piazza sono confusi, in tanti se ne vanno, i negozi chiudono, i turisti non si rendono conto e restano ai tavolini dei bar.
Attraversi un vicolo, riecco il Senato. I poliziotti ora hanno caschi scudi e manganelli. I dirigenti organizzano il blocco, voi qua e voi là. Sono pronti ma non intervengono, mentre in piazza il Blocco Studentesco carica e picchia. Quelli dello zoccolo duro della protesta pacifica, ancora pressati contro le transenne di fronte a Palazzo Madama, cercano di ricomporre la piazza che si sbrindella, "tornate qui, facciamogli vedere quanti siamo - gridano al megafono - non rispondete alle provocazioni fasciste". Nella fascia ovattata, l'Idv Stefano Pedica e Vincenzo Vita, "qui oggi succede un casino" dice il senatore Pd.
Poi, le urla. In piazza esplode il caos, lo scontro è violento. Hanno i bomber e le teste rasate e in mano robuste spranghe avvolte nel tricolore, soprattutto hanno più di trent'anni, se davvero sono studenti sono molto fuori corso. Parte la risposta, volano le sedie del "Bar gelateria Navona", volano i tavolini e le bottiglie e i piatti. Un'edicola ci rimette un paio di vetrine, il negozio di giocattoli "Al Sogno" ci rimette un grosso Pinocchio di legno, qualcuno se lo prende e lo usa come mazza. Ora la polizia interviene. Il dirigente che dà l'ok dice "occhio ai ragazzini, che quelli non c'entrano niente", lo sanno chi è che c'entra.
Picchiano coi manganelli sugli scudi poi sulle schiene. Ne tirano via uno, lo mettono in ginocchio per terra, scattano le manette. Di quelli con i bomber e le teste rasate ne fermano una decina o più, li sdraiano per terra, poi un cellulare se li porta via mentre altri in divisa o in borghese raccattano da terra cinture, mazze, spranghe. La piazza è un campo di battaglia, gli studenti si cercano. "Sono arrivati i fascisti e se la sono presa con ragazzini inermi che stavano qui a manifestare - dice Stefano, 23 anni, dell'Unione degli studenti - erano adulti e preparati, stavano in ogni angolo della piazza. Qualcuno ha risposto ma dev'essere chiaro che a cominciare sono stati loro, non gli studenti".
Rimettono insieme i pezzi. Si va verso largo di Torre Argentina, ci si unisce agli universitari della Sapienza. "No, torniamo a scuola", perché si sparge la voce che Blocco Studentesco stia organizzando raid istituto per istituto. Intanto a largo Argentina gli universitari sfilano compatti e pacifici, ringraziano "i ragazzi che a piazza Navona hanno garantito il diritto a manifestare e hanno riaperto il processo democratico".
Ma intanto la preoccupazione per la manifestazione di domani è concreta. "Ha già aderito Lotta Studentesca (il movimento di Forza Nuova, ndr) e quindi non sappiamo come fare, ora vedremo" dice Lorenzo F., 24 anni. "Noi non abbiamo paura, oggi decideremo in assemblea, ma quello che è successo non fa bene al Movimento". Non c'è dubbio, e sono in molti a saperlo bene.
(29 ottobre 2008)
Caschi, passamontagna e bastoni. E quando passa Cossiga
un anziano docente urla: "Contento ora?"
La rabbia di una prof: quelli picchiavano e gli agenti zitti
di CURZIO MALTESE
Un camion carico di spranghe e in piazza Navona è stato il caos
Gli scontri di ieri a Roma
AVEVA l'aria di una mattina tranquilla nel centro di Roma. Nulla a che vedere con gli anni Settanta. Negozi aperti, comitive di turisti, il mercatino di Campo dè Fiori colmo di gente. Certo, c'era la manifestazione degli studenti a bloccare il traffico. "Ma ormai siamo abituati, va avanti da due settimane" sospira un vigile. Alle 11 si sentono le urla, in pochi minuti un'onda di ragazzini in fuga da Piazza Navona invade le bancarelle di Campo dè Fiori. Sono piccoli, quattordici anni al massimo, spaventati, paonazzi.
Davanti al Senato è partita la prima carica degli studenti di destra. Sono arrivati con un camion carico di spranghe e bastoni, misteriosamente ignorato dai cordoni di polizia. Si sono messi alla testa del corteo, menando cinghiate e bastonate intorno. Circondano un ragazzino di tredici o quattordici anni e lo riempiono di mazzate. La polizia, a due passi, non si muove.
Sono una sessantina, hanno caschi e passamontagna, lunghi e grossi bastoni, spesso manici di picconi, ricoperti di adesivo nero e avvolti nei tricolori. Urlano "Duce, duce". "La scuola è bonificata". Dicono di essere studenti del Blocco Studentesco, un piccolo movimento di destra. Hanno fra i venti e i trent'anni, ma quello che ha l'aria di essere il capo è uno sulla quarantina, con un berretto da baseball. Sono ben organizzati, da gruppo paramilitare, attaccano a ondate. Un'altra carica colpisce un gruppo di liceali del Virgilio, del liceo artistico De Chirico e dell'università di Roma Tre. Un ragazzino di un istituto tecnico, Alessandro, viene colpito alla testa, cade e gli tirano calci. "Basta, basta, andiamo dalla polizia!" dicono le professoresse.
Seguo il drappello che si dirige davanti al Senato e incontra il funzionario capo. "Non potete stare fermi mentre picchiano i miei studenti!" protesta una signora coi capelli bianchi. Una studentessa alza la voce: "E ditelo che li proteggete, che volete gli scontri!". Il funzionario urla: "Impara l'educazione, bambina!". La professoressa incalza: "Fate il vostro mestiere, fermate i violenti". Risposta del funzionario: "Ma quelli che fanno violenza sono quelli di sinistra". C'è un'insurrezione del drappello: "Di sinistra? Con le svastiche?". La professoressa coi capelli bianchi esibisce un grande crocifisso che porta al collo: "Io sono cattolica. Insegno da 32 anni e non ho mai visto un'azione di violenza da parte dei miei studenti. C'è gente con le spranghe che picchia ragazzi indifesi. Che c'entra se sono di destra o di sinistra? È un reato e voi dovete intervenire".
Il funzionario nel frattempo ha adocchiato una telecamera e il taccuino: "Io non ho mai detto: quelli sono di sinistra". Monica, studentessa di Roma Tre: "Ma l'hanno appena sentito tutti! Chi crede d'essere, Berlusconi?". "Lo vede come rispondono?" mi dice Laura, di Economia. "Vogliono fare passare l'equazione studenti uguali facinorosi di sinistra". La professoressa si chiama Rosa Raciti, insegna al liceo artistico De Chirico, è angosciata: "Mi sento responsabile. Non volevo venire, poi gli studenti mi hanno chiesto di accompagnarli. Massì, ho detto scherzando, che voi non sapete nemmeno dov'è il Senato. Mi sembravano una buona cosa, finalmente parlano di problemi seri. Molti non erano mai stati in una manifestazione, mi sembrava un battesimo civile. Altro che civile! Era stato un corteo allegro, pacifico, finché non sono arrivati quelli con i caschi e i bastoni. Sotto gli occhi della polizia. Una cosa da far vomitare. Dovete scriverlo. Anche se, dico la verità, se non l'avessi visto, ma soltanto letto sul giornale, non ci avrei mai creduto".
Alle undici e tre quarti partono altre urla davanti al Senato. Sta uscendo Francesco Cossiga. "È contento, eh?" gli urla in faccia un anziano professore. Lunedì scorso, il presidente emerito aveva dato la linea, in un intervista al Quotidiano Nazionale: "Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero ministro dell'Interno (...) Infiltrare il movimento con agenti pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto della polizia. Le forze dell'ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti all'ospedale. Picchiare a sangue, tutti, anche i docenti che li fomentano. Magari non gli anziani, ma le maestre ragazzine sì".
È quasi mezzogiorno, una ventina di caschi neri rimane isolata dagli altri, negli scontri. Per riunirsi ai camerati compie un'azione singolare, esce dal lato di piazza Navona, attraversa bastoni alla mano il cordone di polizia, indisturbato, e rientra in piazza da via Agonale. Decido di seguirli ma vengo fermato da un poliziotto. "Lei dove va?". Realizzo di essere sprovvisto di spranga, quindi sospetto. Mentre controlla il tesserino da giornalista, osservo che sono appena passati in venti. La battuta del poliziotto è memorabile: "Non li abbiamo notati".
Dal gruppo dei funzionari parte un segnale. Un poliziotto fa a un altro: "Arrivano quei pezzi di merda di comunisti!". L'altro risponde: "Allora si va in piazza a proteggere i nostri?". "Sì, ma non subito". Passa il vice questore: "Poche chiacchiere, giù le visiere!". Calano le visiere e aspettano. Cinque minuti. Cinque minuti in cui in piazza accade il finimondo. Un gruppo di quattrocento di sinistra, misto di studenti della Sapienza e gente dei centri sociali, irrompe in piazza Navona e si dirige contro il manipolo di Blocco Studentesco, concentrato in fondo alla piazza. Nel percorso prendono le sedie e i tavolini dei bar, che abbassano le saracinesche, e li scagliano contro quelli di destra.
Soltanto a questo punto, dopo cinque minuti di botte, e cinque minuti di scontri non sono pochi, s'affaccia la polizia. Fa cordone intorno ai sessanta di Blocco Studentesco, respinge l'assalto degli studenti di sinistra. Alla fine ferma una quindicina di neofascisti, che stavano riprendendo a sprangare i ragazzi a tiro. Un gruppo di studenti s'avvicina ai poliziotti per chiedere ragione dello strano comportamento. Hanno le braccia alzate, non hanno né caschi né bottiglie. Il primo studente, Stefano, uno dell'Onda di scienze politiche, viene colpito con una manganellata alla nuca (finirà in ospedale) e la pacifica protesta si ritrae.
A mezzogiorno e mezzo sul campo di battaglia sono rimasti due ragazzini con la testa fra le mani, sporche di sangue, sedie sfasciate, un tavolino zoppo e un grande Pinocchio di legno senza più una gamba, preso dalla vetrina di un negozio di giocattoli e usato come arma. Duccio, uno studente di Fisica che ho conosciuto all'occupazione, s'aggira teso alla ricerca del fratello più piccolo. "Mi sa che è finita, oggi è finita. E se non oggi, domani. Hai voglia a organizzare proteste pacifiche, a farti venire idee, le lezioni in piazza, le fiaccolate, i sit in da figli dei fiori. Hai voglia a rifiutare le strumentalizzazioni politiche, a voler ragionare sulle cose concrete. Da stasera ai telegiornali si parlerà soltanto degli incidenti, giorno dopo giorno passerà l'idea che comunque gli studenti vogliono il casino. È il metodo Cossiga. Ci stanno fottendo".
(30 ottobre 2008)
L'insostenibile diversità
...già perchè no,dal punto di vista teologico una divinità con le mutande non pare tanto distante (immortale)dalla meschina mortalità umana e per questo mi pare improponibile eppure da un po di secoli cosi è stando alla Cappella Sistina:i braghettoni ai profeti,ai santi e alle sibille sono un po ridicoli oltre che scandalosi,propongo che il mondo dell'arte faccia le dovute pressioni alle autorità vaticane affinche venga restituita la dignità consona all'opera,all'artista (Michelangelo Buonarrotti) e alla divinità con seguito di santi etc,etc,Conscio che la cosa ha le sue difficoltà invito a riflettere sull'ipotesi teologica sott'intesa (...) che in paradiso esistano le lavanderie (se i braghetoni restano al loro posto) ! A chi dovesse avanzare il fatto "storico" dei braghettoni... rispondo che è come rifiutare di ricostruire una città dopo gli orrori della guerra (...) ! Oltre al fatto che non vedo cosa c'è di storico da conservare in un atto censorio di una volgarità inaudita.Ogni volta che il Vaticano vuol mettere la sua voce in un fatto d'arte dovremmo andare con la mente alla divinità coi braghettoni.
Quanto rischia l' Italia
Lo ha svelato il «Wall Street Journal» suscitando un altro scandalo
Colossi finanziari americani «in debito»
Devono 40 miliardi ai supermanager
Lo Stato ha investito, soprattutto nelle banche, a condizione che taglino i faraonici compensi. Aperte due inchieste
WASHINGTON - Alla fine del 2007, i colossi finanziari americani salvati dalla bancarotta grazie allo Stato dovevano ai loro massimi dirigenti quaranta miliardi di dollari in premi, pacchetti azionari, pensioni e così via: una cifra stratosferica. Lo ha svelato il Wall Street Journal suscitando un altro scandalo: lo Stato, infatti, ha investito in essi, soprattutto nelle banche, a condizione che taglino i faraonici compensi ai supermanager. Secondo il Wall Street Journal, le tre regine di Wall Street, la Goldman Sachs, la Morgan Chase e il Citigroup dovevano ai loro big quasi 12 miliardi di dollari la prima, circa 10 miliardi la seconda, e oltre 5 miliardi il terzo. Andrew Cuomo, il procuratore di New York, e il deputato Robert Waxman hanno aperto due inchieste parallele al riguardo, ammonendo che versare queste somme «potrebbe costituire un reato». Va notato che la Morgan Chase e il Citgroup hanno ricevuto 25 miliardi di dollari ciascuna dallo Stato.
PAGAMENTI RINVIATI - Il Wall Street Journal ha spiegato che i quaranta miliardi si sono accumulati nel corso degli anni perché spesso le banche rinviano i pagamenti ai massimi dirigenti per disporre di più liquidità e perché essi acconsentono in modo che gli interessi si accumulino e le azioni si apprezzino. Ma ha aggiunto che i supermanager che se ne andassero adesso ci perderebbero, a causa del crollo dei titoli in borsa e le limitazioni imposte dallo Stato. Per arrivare ai quaranta miliardi il quotidiano ha dovuto fare calcoli enormemente complessi, perché tra i colossi finanziari soltanto la Goldman Sachs pubblica ciò che deve ai suoi big, le altre parlano ambiguamente di «vari debiti». Sono cifre, ha commentato il Wall Street Journal, che in molti casi superano il fondo pensione di tutti i dipendenti della banca. Lo scandalo è reso più grave dal fatto che le banche non hanno devoluto gli investimenti dello Stato ai mutuati e alle imprese in difficoltà, ma vorrebbero destinarle ai supermanager e agli azionisti. L’indignazione popolare e l’intervento delle autorità, tuttavia, costringeranno probabilmente i colossi finanziari a cambiare strada.
Raglia raglia somaro!
RISCHI IN EUROPA - Ma a parere del giornale, questo è un problema secondario rispetto a quello che potrebbe sorgere in Europa: la bancarotta di uno o più stati dell’Ue. Il Wall Street Journal ha riferito che i tre Paesi più a rischio sono la Grecia, l’Irlanda e l’Italia: stando alla Thomson Reuters datastream e alla Markit, le probabilità di un dissesto sono del 10% per la Grecia e l’Irlanda, 9% per l’Italia (seguono la Spagna e l’Austria, 7% l’una). Il quotidiano ha ricordato che durante una recessione come quella in corso lo Stato è costretto a indebitarsi ancora di più quanto non sia (nel 2007 il debito dell’Italia fu del 104% del prodotto interno lordo). Ha concluso però che il rischio della bancarotta italiana «è piccolo» e rimarrà tale se il governo prenderà provvedimenti. Molto seria per la Reuters datastream e la Markit è invece la situazione di due Paesi fuori dell’Ue, l’Argentina e l’Ucraina, per le quali le probabilità di un dissesto sarebbero dell’80%.
Falce e martello, quando il simbolo diventa Arte
"O L 'ARTE DI PERDERE DEL TEMPO MENTRE TUTTO CAMBIA "
La pura contemplazione del proprio ombellico,ecco a cosa guardano oggi le nostre "elite d'arte",alla "charmante" pratica dell'ironia mentre il Realismo tragico irrompe in tutte le case e stravolge la vita di molte nazioni.Da Andy Warhol a Jannis Kounellis Mostra all’Aquila fino al 30 novembre
di Monica Pelliccione
L’AQUILA. La falce e il martello, simboli del riscatto della classe contadina e operaia. Una rivisitazione attraverso gli occhi dell’artista. Per parlare, con un nuovo linguaggio, di un’i cona che è memoria storica dell’umanità. La mostra «La falce e il martello, simboli di ferro», che verrà inaugurata, oggi alle 18, nel Museo sperimentale di arte contemporanea (Muspac) dell’Aquila, resterà aperta fino al 30 novembre. La mostra è stata ideata da Daniele Arzenta, Giorgia Calò e Roberto Gramiccia con il contributo dell’associazione culturale Horti Lamiani Bettivò di Roma, della Regione Abruzzo, della Provincia e del Comune dell’Aquila.
L’esposizione - curata e pubblicizzata dall’associazione d’arte contemporanea Horti Lamiani Bettivò di Roma - si avvale dell’? estro di 136 artisti di fama internazionale chiamati a rappresentare, ciascuno con la propria creatività, l’emblema della riscossa e dell’aspirazione del proletariato. La molstra si interroga su quale sia il futuro della falce e del martello, che appaiono per la prima volta «incrociati» nel 1917 durante la Rivoluzione d’Ottobre e che hanno rappresentato per milioni di uomini il riscatto dallo sfruttamento e la speranza in un avvenire migliore, basato sugli ideali di giustizia e uguaglianza.
Daniele Arzenta, insieme a Giorgia Calò e Roberto Gramiccia, coautori della mostra, partendo proprio dalla falce e dal martello intendono proporre al pubblico un momento di riflessione sull’i mportanza dei simboli nell’immaginario collettivo dei popoli. Un percorso alternativo, quello creato dai 136 artisti che hanno aderito all’iniziativa: nelle opere in esposizione si evince la storia passata, che non si dimentica.
Ma falce e martello, con un accostamento inedito, compaiono anche al collo di una giovane modella, sui murales, come stemmi di antichi cavalieri, su moderni puzzle o raffigurati come suggello sul seno di una donna. Non mancano riferimenti all’Europa e alla Cina, mentre l’astrattismo predomina in molte opere dove il binomio falce e martello viene proiettato in una dimensione futura. Interpretazioni di un’arte che ripercorre, in chiave moderna, le tappe salienti della storia della lotta del proletariato.
Falce e martello vengono accostati al rosso della bandiera come simbolo della dittatura instaurata nell’Urss di Lenin e di Stalin e, poi, nella Cina di Mao. Quadri come tasselli di un mosaico che hanno scalfito il tempo e risvegliato le coscienze comuni. La multietnicità degli artisti coinvolti ne accentua il mix di culture e prospettive differenti, con un solo intento: analizzare un fenomeno che ha fatto storia. La falce e il martello come il giorno e la notte, sullo sfondo di un manifesto, scalfiti nella bianca pietra, accanto a un cuore che pulsa.
In esposizione opere di Dimitrij Prigov, Douma Thalassini, Bernard Thomas, Andy Warhol, Carlos Arturo Zuniga, Jean-Michel Basquiat, Fathi Hassan, Alessandro Kokocinski, H.H. Lim, Jannis Kounellis, Nelly Ferrando Large, Chaterina Biocca, Luigi Athos De Blasio, a cui si aggiunge un lungo elenco di pittori italiani, alcuni giovanissimi.
«I simboli si possono trasformare, il tempo può corroderne l’a rcano o sfumarne i contorni senza tuttavia scalfirne il senso più profondo», scrivono Daniele Arzenta, Giorgia Calò e Roberto Gramiccia, «complice l’umanizzazione sociale che, continuamente proiettata verso la spasmodica ricerca di stimoli, si avvale di qualunque mezzo, cannibalizzando la cultura, la religione, la storia e piegando la potenza del simbolo a nuove logiche».
In passato molti artisti hanno dato vita ad opere adottando il simbolo della falce e del martello come icone già consacrate dai media. Già Andy Warhol aveva avvertito l’esigenza di confrontarsi con falce e martello, nel tentativo di sottrarli all’uso eccessivo, e talvolta abuso, da parte della comunicazione di massa. L’artista, pur facendo proprio questo simbolo, non ne modifica lo «status», ma gli restituisce nuova vitalità. Anche Basquiat mostra rispetto per quello che ha rappresentato il simbolo dell’emancipazione dallo sfruttamento ma, al contrario della classica iconografia, separa la falce dal martello. Esempi illustri di artisti che hanno utilizzato o tratto spunto dalla lotta della classe operaia non mancano anche in Italia: la scuola di Piazza del Popolo era attratta dai simboli del potere. Così vale per Franco Angeli e Mario Schifano e la sua celebre opera «Compagni, compagni».
La falce e il martello tornano con prepotente attualità, ancora una volta come emblemi del lavoro e dell’impegno sociale, nella mostra allestita al Muspac fino al 30 novembre.
Orari: la collettiva, accompagnata da un catalogo edito dalle edizioni Horti Lamiani Bettivò, con testi di Carla Subrizi, Roberto Gramiccia, Daniele Arzenta e Enrico Sconci, potrà essere visitata dal lunedì al sabato dalle 10 alle 14 e dalle 17.00 alle 20.30.
Info: informazioni sulle opere pittoriche in mostra e sull’elenco degli artisti sono disponibili al Museo Sperimentale di Arte Contemporanea, in via Paganica 17, all’Aquila, tel. 0862 410505 o sul sito www.museomuspac.com.
CHU TEH-CHUN Un artista cinese pariginod'adozione,un maestro del colore con un ardimento tecnico straordinario come potete vedere da queste immagini,trovate sue notizie in internet,in quanto a sue immagini nel web sono rare e di pessima qualità per cui mi faro cura di estrapolarle dal suo libro che ricostruisce una carriera lunga piu di mezzo secolo.Aggiungo che appena ricevuto il libro dalle mani di mia sorella mi è subito stato strappato dalle mani da un avido collega di mestiere.Me lo ha riportato dopo 15 giorni sconvolto e deciso a dare una svolta al suo stile e alla sua pittura (...)
Edizione cercle d'Art de
Pierre cabaneSEMPRE LORO la "benemerita"
Ieri e oggi ...quando c'è da preparare qualche complotto(per non parlare di un colpo di stato),qualche provocazione contro le piazze,sempre fedeli a se stessi,non hanno imparato nulla dal seguito processuale del G8.
Oggi è una giornata di Belle Notizie,Sonia in belgio recupera i suoi diritti (...) Ale inaugura una statua immensa nel suo paese ed io ho idee nuove per la mia pittura.Ale una amica di lunga data è conosciuta nell'ambiente (la provincia Padovana,i margini dell'impero) per aver schivato con candore e leggerezza il 68 e per il disincanto innocente con cui pare ignorare il 2008! Tuttavia non ci si puo privare della sua idea del sentimento e dell'armonia plastica per questo tantopiu che è l'erede del genio d'arte di suo padre,un vero savant (sapiente,erudito) in tutto quello che concerne la ceramica e la scultura sino agli albori dell'umanità.
Mentre il governo italiano vuole la galera per gli artisti a Berlino si restaurano i graffiti delMURO DI BERLINO.Quale commento al proclamificio della tolleranza zero? Eccolo: ...nessuno li fermerà mai,nessuno ci è mai riuscito! Per di piu adessso che una legge prevedera la galera per gli imbratta muri è da prevedere che il brivido della trasgressione sia ulteriormente ampliato producendo un aumento della "produttività" delle frange piu ribelli,dello zoccolo duro del graffittismo nostrano (iperpresente nei Centri Sociali) giunto da qualche tempo ad una prassi della rappresentazione piu politicizata,piu mirata,e forse non è una coincidenza (...) l'attivarsi di un governo su questo tema....D'altro canto è noto che che l'intelighenzia del mercato dell'arte con qualche tratto antiborghese stà ampiamente rivalutando la qualità artistica degli affreschi contemporanei giungendo a produrre per alcuni nomi stranoti quotazioni mirabolanti nelle gallerie d'arte. Personalmente negli anni 70 realizai almeno 500 metri di murales a tema in giro per Milano,se la legge fosse esistita allora sono sicuro che mi avrebbero dato l'ergastolo;il piu bello lo facemmo in 10 in una sola notte in Viale Padova,3 metri d'altezza per 150 metri ! Una vera performance e a colori ! A Pietra Ligure ne realizai uno nel sottopassaggio lungo 30 metri e feci un "bambino dentro un toro",una metafora della fine della dittatura del generalissimo Franco che poi avvenne davvero poco dopo (artista profetico),il comune fece un putiferio ma qualcuno fece in meniera che restasse li per qualche anno,poi "finalmente" fecero nuovo il sottopassaggio.
In alto com'era e in basso come è adesso.
SENZA PAROLE
Street museum,qui potete votare i migliori graffiti della vostra città,farli conoscere,amarli.
http://streetmuseum.timtribu.it/
Non facciamoci illusioni,ad essere realisti la sua elezione alla presidenza non conviene a nessuno,tantomeno all'Europa,essa giunge troppo tardi,di almeno un decennio,la politica Americana non cambierà di una virgola e se qualcosa cambierà sarà soltanto per i soli "americani".Il nostro"incubo migliore" si è confermato in pieno un incubo nel senso che la sua elezione sarà in bilico sino all'ultimo in una "democrazia" in cui non tutti possono votare,in cui certi voti si possono cancellare,in cui le barriere razziali creano ancora difficoltà per l'accesso al voto.L'America ha esaurito la sua spinta ideale (...),il suo capitalismo non ha piu immaginazione,la sua supposta "creatività" ha mostrato ogni limite facendosi tragedia,il debito americano pesa sulle generazioni future e viene fatto pagare in parte agli altri (...) nelle civilissime forme che si equiparano alla rapina a mano armata! A tutt'oggi tuttavia nessuna nazione ha la minima idea di come investire sull'uomo per generare una nuova economia e sviluppare un nuovo sviluppo delle risorse.Ammenochè oggi noi si sia all'inizio della fine e che là oltre l'orizonte già si muove un cambiamento epocale da tanto atteso e in ritardo di almeno 20 anni...M. mi dice che quel 48% degli americani che ha votato MacCain è un fardello troppo pesante perche noi si possa assitere a quel cambiamento da vivi.Amen
"La Repubblica Cristicola"Luigi Tosti ha rifiutato di rendere giustizia in una aula di giustizia in cui appariva un crocefisso,ottemperando al dettato della Costituzione Italiana che sancisce la separazione tra lo Stato e la Chiesa (essa interdisce l'esibizione di simboli religiosi nella sfera pubblica (proprietà dello stato);personalmente in visita a Sanremo con mia moglie (francese) abbiamo notato in una biblioteca pubblica (...) un crocefisso e quando ne abbiamo chiesto ragione citando la Costituzione Italiana ci hanno guardato come se fossimo appena scesi da Marte!Sotto l'articolo in francese apparso su Le MondeLe 18 novembre 2005le juge Luigi Tosti était condamné à 7 mois de prison et 1 an de suspension pour avoir refusé de rendre justice en présence de signes religieux dans la salle d’audience du tribunal.
Ce jugement inique, attentatoire à la liberté de conscience comme à l’indépendance de la justice, est permis par une circulaire fasciste de 1926, toujours en vigueur.
Depuis, un véritable harcèlement judiciaire visant à faire passer le juge Tosti pour un hors-la-loi se poursuit : en février 2008, la peine de prison a été portée à 12 mois.
Le 18 novembre 2008 devant le plus haut tribunal italien, la Cour de cassation à Rome, les débats sur la condamnation de Tosti auront lieu à nouveau.
La Libre Pensée française a demandé et demande l’acquittement du Juge Tosti.Aucun gouvernement italien depuis 2005 n’a pris de décision en faveur du juge Tosti !
Cette situation est la conséquence logique du maintien des dispositions mussoliniennes qui n’ont pas été abrogées depuis 1943.
C’est pourquoi la Fédération nationale de la Libre Pensée assure de son soutien tous nos amis italiens qui combattent en ce sens, qui combattent pour la défense de la laïcité, pour la défense de la démocratie.
L’abrogation du Concordat de 1929 passé entre Mussolini et l’Eglise catholique (“accords de Latran”) est une nécessité non seulement en Italie mais dans le monde entier.
L’abrogation pleine et entière des dispositions législatives ou réglementaires des régimes fascistes doit être obtenue en Italie, en France, en Allemagne, en Espagne, partout.
Il s’agit, en France, des lois de Vichy de 1942.
Cette exigence démocratique est un des éléments fondamentaux du combat international de la Libre-Pensée.
Nous exigeons
- liberté pour le juge Tosti
- l’abandon des poursuites contre le juge Tosti
- la réintégration immédiate du juge Tosti dans ses fonctions et traitement
Partout dans le monde, avec nos camarades et amis, la Libre Pensée française se prononce pour la séparation des Eglises et de l’Etat.
Questi simpatici amici li abbiamo incontrati spesso nell'arco di una settimana (da Nizza a Cap Martin sino a che sono passati davanti a casa nostra a Menton,il conducente ci ha fatto dono di una cartolina e detto che veniva dall'Olanda e la sua destinazione ultima era l'Italia (...) salvo problemi. Essi ovviamente sono identificati nei fermi imposti delle "forze dell'ordine" che richiedono "papiér" documenti,autorizazioni,perche a cavallo etc,Come al solito gli sbirri mancano di immaginazione e passione.Questo incontro mi ricorda di una coppia di anziani che girano per l'Europa con la loro roulotte e di lei acquarellista di genio con una virtuosità coloristica d'eccezzione che ogni anno fanno tappa a Menton il tempo di vendere qualche acquarello sulla passeggiata a mare e poi di nuovo in viaggio,l'Italia,l'Austria,la Germania,l'Olanda,il Belgio e via dicendo,paese per paese,città e villaggi sempre con nuove vedute dipinte con passione e maestria da lei.Mi sono permesso una volta di suggerirgli di fare delle centinaia di vedute di tutta Europa acccumulate un libro e successivamente delle cartoline etc,consiglio accolto anche il suggerimento di aprire un sito nel web.Una pratica dell'arte artigiana,semplice che unisce la vita alla passione,trovo tutto cio stupendo,vissero d'arte felici e contenti si potrebbe concludere.La mia amica S.che ambisce a soluzioni economiche,accessibili per la pratica della sua passione puo trarreda questo articolo una idea in piu per praticare frammenti di nomadismo estivo insieme alla sua opera.Questa vita si addice meravigliosamente alle coppie;e restando in argomento ricordo di coppie Tedesche incontrate in occasione di una fiera a Berlino splendidamente attrezzate sin nel piu piccolo dettaglio e con un insieme scenografico che riportava all'800,i cavalli,le bardature degli stessi,il carro,e persino i costumi,unica eccezione i tatuaggi.Questi "nomadi" in un libro di scientfiction (degli anni 50) di cui non ricordo piu il titolo costituivano quando si riunivano tra loro a decine di migliai le nuove metropoli del futuro,avevano loro autorità,sindaci,sceriffi e persino tribunali.
Barack Obama ha vinto le elezioni,è il nuovo presidente degli Stati Uniti,poichè con l'età si diventa scettici,dubbiosi,talvolta cinici,io che non sono diverso da molti di voi comincio a chiedermi quando lo ammazzano (...) tanto per farci capire una volta di piu come da tradizione (...) che l'America strombazza i suoi miti e eroi e poi li ammazza allegramente per fornire ad Holliwood temi da long sellers.Cio non toglie che nutro qualche speranza che cio non avvenga,come tantissimi di noi si augurano. A fianco la foto della Palin piangente e conscia di aver causato la sconfitta elettorale di MacCain,un tale mucchio di volgarità in una sola persona che persino gli elettori Repubblicani notoriamente di bocca buona non l'anno voluta,presumibilmente perchè non hanno apprezzato le performance porno della sua sosia (ha ha ha) ad essere
buoni...ha ha ha ha ha
Il mio primo quadro a spatola "tre veneri" dopo 30 anni,ho provato a rendere la luce in termini materici per sottolineare certe mie idee materialiste.Il mio primo impatto con la luce materica l'ho avuto a Nizza al Museo Biblico di Chagal,una luce cosi luce da far sembrare reale la luce divina (cioè uno spessore materico di cm del colore piu vicino al kg che al grammo)Confesso che sino ad allora ero sempre stato scettico su Chagal a causa delle pessime litografie con cui è stato inondato il mercato dell'arte italiano,solo dopo ho capito che erano dei volgarissimi falsi!Chagal è una artista che è d'obbligo conoscere di persona,cioè faccia faccia con le sue tele e non senza aver sbirciato la sua storia biografica.Un ultimo cenno,le sue lito quando sono autentiche (...) sono semplicemente meravigliose;mi stupisce che pochissimi hanno continuato la sua scuola,la sua poesia e quel suo lirismo malinconico.
Le Pen avec Hitler
Carissima m" con la m minuscola come puoi ben notare e se hai un po di pazienza vedrai che piu avanti capirai il perchè,e bada bene,sei avvertita,abbi cura di prenderti un'aspirina,distenditi sul divano del salotto e tieni a portata di mano un bicchiere d'acqua. Perchè leggere quanto segue potrebbe destabilizare il tuo accentuato ego.Come sai per mesi ti ho seguito nella pratica delle arti sin nel piu piccolo dettaglio non facendoti neppure mancare il giusto supporto psicologico quando serviva in una perfetta dinamica amicale,non solo come sai le mie lezioni non ti sono costate nulla,sono state gratuite e nell'ottica della condivisione del sapere che appartiene alla mia generazione non senza la consapevolezza di contribuire in questo modo alla diffusione dei valori etici e civili (Umanismo)che costituiscono l'identità intima dell'arte in tutti i tempi e di tutte le arti.Se vuoi questi valori sono unanimamente identificati nella carta dei diritti dell'uomo,te ne cito alcune voci: tolleranza,eguaglianza,liberta...Una trasmissione dell'arte pacata,a tratti appassionata e fortemente ideale, viene essa offesa quando l'identità che la riceve (e quando la riceve implicitamente acconsente alla salvaguardia di tutta una serie di valori nelle arti e nella vita) si presta a complicità e ignavia indulgenza verso tutti quei valori (identificabili nella patologia del risentimento)che umiliano la condizione umana e minano la libertà degli individui.
Ebbene a quanto pare la tua scarsa scarsissima coscienza sociale e un che di solitudine ha prodotto l'avvento nella tua vita sentimentale di un partner con spiccati sentimenti xenofobi,dichiaratamente di estrema destra (...) ora ritengo che ognuno è libero di attuare le sue scelte sentimentali e non ,e certo di assumerne anche le responsabilità (...) A quel poco che ho potuto capire ti stai persino sforzando di erigere pseudo giustificazioni (...) a delle posizioni che persino tu stessa stenti a ritenere "moderatamente inaccettabili". Ebbene mi premuro di farti sapere che per quanto mi riguarda non voglio avere nulla a spartire con una allieva o artista (...)sia pure di talento (...) quando la stessa tradisce ogni valore etico che ho cercato di trasmettere attraverso la mia personale comunicazione d'arte. Un fatto cosi è la prima volta che mi accade e sarà certamente anche l'ultima poiche in futuro mi guardero bene dall'attuare qualsivoglia trasmissione a identità cosi traballanti d'aver forte necessità di un sostegno che stà tra l'impresentabile e l'orrore .
"La femme la plus sotte peut mener un homme intelligent;mais il faut qu'une femme soit bien adroite pour mener une imbecile" (Rudyard Kipling)
"La femme la plus disgraciée peut rencontrer un homme pour qui elle sera une divinité.Et la plus divine des femmes est exposée à tomber sur celui qui fera d'elle une dinde. " (Etienne Rey)
Jean-Marie Brohm: Sur la psychologie de masse du fascisme
Paolo LabbadiniUn amico espone a Milano
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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)