google6a3fa170c1192d09.html 100cosecosi 100cosecosi: Maggio 2008

martedì 31 marzo 2009

Maggio 2008

intervista realizzata con gli studenti del Liceo Classico Umberto I di Napoli
GIOSETTA FIORONI

http://www.repubblica.it/gallerie/online/cultura_scienze/dine/3_g.jpgSTUDENTESSA: Penso che al giorno d'oggi il successo sia strettamente legato alla capacità di stupire e sorprendere il pubblico. Lei crede che l'opera d'arte debba soltanto suggestionare e provocare emozioni, o ritiene che, essendo uno strumento di conoscenza, debba essere una rappresentazione della realtà delle cose?
FIORONI: Come hai giustamente notato, l'arte contemporanea - soprattutto in quelle manifestazioni che vengono genericamente chiamate "avanguardie" - deve assolutamente stupire: nelle sue elaborazioni ed espressioni estreme è un'arte molto "teatralizzata". Oggi, naturalmente, parlare di arte contemporanea significa riferirsi ad una gamma molto ampia di esperienze. La cosa di cui si parla meno è il supporto della tela, l'antico supporto del quadro. Un interesse maggiore riceve la scultura, perché il materiale scultoreo si presta meglio alla teatralizzazione di cui ho parlato poc'anzi. Anche tutte le grandi esperienze contemporanee - la pittura digitale, il video, le performance, le installazioni - si rivelano sorprendentemente teatrali. In una delle ultime edizioni della Biennale di Venezia, il premio maggiore è andato ad una "operatrice" - un nuovo termine che a me sembra un po' comico - della ex Jugoslavia. La sua installazione occupava una sala della Biennale. Essendo il suo paese martoriato da infinite e travagliate guerre locali, l'artista aveva portato un enorme quantitativo di ossa non umane, appartenenti ad animali di ogni tipo. Lei stava in cima a questo ossario e, con una piccola spazzola di ferro, finiva di pulire le ossa dai relitti ancora rimasti attaccati. Un'amplissima commissione, molto importante e costituita da critici italiani e stranieri, ha conferito a questa installazione - o performance - il premio maggiore della Biennale, ossia un riconoscimento importantissimo, forse uno dei più importanti e meglio remunerati del mondo. Questo per farvi capire il peso oggi assunto dall'aspetto "teatrale" dell'arte, che corrisponde ad un profondo desiderio di sorprendere. Un tempo lo spettatore si poneva di fronte a un quadro per riuscire a stabilire un rapporto personale, emotivo e riflessivo con questo: ne veniva attratto se gli piaceva, lo disapprovava se non gli piaceva. Oggi ciò che veramente conta è l'impatto. Nella stessa biennale dell'artista iugoslava era presente un grande pittore tedesco, che mi pare abbia esposto anche al Museo d'Arte Moderna di Napoli qualche anno fa, il cui nome è Anselm Kiefer. Questo pittore - a mio avviso il più interessante della scena occidentale contemporanea - ancora utilizza un supporto "classico", tela o legno, che crea i limiti del quadro. Si tratta di solito di quadri molto grandi, che occupano un'intera parete. La maggior parte dei temi si rifà all'antichità: uno dei quadri più toccanti, ad esempio, si intitola Il Tigri e l'Eufrate, i due grandi fiumi che sono alla base della nostra civiltà. Il materiale con cui lavora è molto vario: stracci, sabbia, sassi, semi di girasole, tutte cose che accumula e posiziona sul quadro seguendo una sua idea, per evocare dei grandissimi luoghi arcaici. Ha anche dipinto numerosi quadri di città immaginarie - ad esempio case costruite sulle nuvole - dando prova di una grandissima possibilità suggestiva. Due membri della Giuria che ha premiato l'artista jugoslava alla Biennale si sono dissociati dalla Commissione perché secondo loro il premio doveva andare a un quadro di questo grande artista, che racconta una sorta di storia dell'uomo.

STUDENTESSA: Nella scheda abbiamo visto alcune opere che non corrispondono ad un ideale di bellezza nel senso classico. Lei crede che il "bello" sia ancora di dominio esclusivo dell'arte?
FIORONI: No, credo che il "bello" abbia subito grandi trasformazioni, tanto che è difficilissimo continuare a chiamarlo bello. Nel mondo contemporaneo si cerca di stupire, di colpire lo spettatore.Una delle punte estreme della ricerca in campo figurativo è legata ad una pratica che a me fa addirittura ribrezzo, ossia il piercing, ma non il piercing che si è soliti vedere in giro: in Germania c'è stata una grande mostra in cui delle persone nude venivano attraversate da uno spillone da spalla a spalla o da gota a gota. Si esponevano in questo stato estremamente "drammatico" e a volte soffrivano, tanto che molto spesso c'era qualcuno che li doveva aiutare a tamponare il siero e il sangue che colavano dalle ferite. Ho visto una foto della mostra che ritraeva una persona - rapata a zero e immortalata da dietro - sul cui cranio erano state tracciate delle ferite con un rasoio, in modo che si formassero le figure di un traliccio o di una ragnatela da cui colava sangue. Non si sa più cosa sia il "bello": l'idea del bello è diventata relativa perché assume dei connotati sempre più discutibili, speciali, legati ad altre esperienze. A Bilbao è stato di recente inaugurato un grande museo in cui è presente un percorso che passa tra due lastre di ferro, strette e alte circa sei metri, in cui lo spettatore è costretto a passare provando una sensazione di claustrofobia, di oppressione. Il "bello" di un Discobolo di Mirone è completamente assente da questa installazione.

STUDENTE: Cosa ne pensa di quegli oggetti di design che, ispirandosi all'arte contemporanea, riescono in qualche modo ad assimilarne forme e stili? In proposito mi viene in mente uno spremiagrumi a forma di Shuttle. Lei crede che questi oggetti possano aiutare la diffusione dell'arte o, al contrario, ritiene che ne siano una contraddizione?
FIORONI: Non possiedo una grande competenza nel campo del design, ma credo di aver capito a quale oggetto ti riferisci: uno spremiagrumi molto carino, sebbene non credo sia così comodo per spremere i limoni. Oggi l'arte punta a tematiche molto più forti e "spaesanti" di quelle del design. Il grande architetto italiano Ettore Sottsass, ora molto vecchio, ha utilizzato la fòrmica per costruire dei mobili che sapessero di antico, che potessero somigliare ai trumeau del Settecento; ha creato degli oggetti veramente sensazionali, per colori e per accostamenti, cui ha aggiunto dei piccoli supporti antichi. Questo è un designer. Anche la moda, che ha prodotto dei vestiti di grandissima bellezza, a mio avviso è una forma di design. Io non credo, però, che il design e l'arte siano ora assimilabili. Fino all'inizio del secolo appena passato, il primo era molto più intrecciato alla pittura e alla scultura, mentre adesso vi è una grande divaricazione, perché il campo dell'arte chiede un tipo di partecipazione slegata dall'utilità delle cose, lontana dal quotidiano ed estremamente correlata al subbuglio emotivo. Del resto questo è solo il mio parere: un'altra persona potrebbe anche affermare il contrario.

STUDENTE: Lei cosa ne pensa dell'impiego delle nuove tecnologie nell'arte?
FIORONI: È un grande interrogativo amletico: saranno o non saranno loro l'arte del futuro? Tutti gli artisti giovani lavorano con le nuove tecnologie. C'è un ragazzo mio amico, il quale lavora nello studio vicino a me, che deforma al computer ogni cosa gli venga in mente: la sua ragazza, il piede del nonno, delle facce e così via, poi stampa il tutto a dimensioni enormi. C'è moltissimo interesse anche nei confronti della "videoarte". Vi è tutta una generazione di artiste donne che ha compiuto un grandissimo lavoro, sia con il video riprodotto sullo schermo, sia con il video proiettato su un'ambientazione.

STUDENTE: Secondo Lei, quindi, si può creare arte anche con il computer?
FIORONI: È una domanda da un milione di dollari cui francamente non so rispondere. Credo, comunque, che tutto può costituire un pretesto per fare qualcosa di così straordinariamente unico e nuovo che diventa forma d'arte. Quello che si vede in giro, nella maggior parte dei casi, è qualcosa di curioso, interessante, a volte elegante, altre volte stupefacente. Una delle prove per scoprire la validità di ciò che viene concepito è guardare le cose più di una volta: se alla terza volta ti annoiano allora è brutto segno. Di cose che resistano veramente non ce ne sono molte, ma ce ne sono. Oggigiorno si proietta di tutto su tutto. Tra circa 4 anni, nella Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma sarà totalmente aperta al pubblico una nuova ala su cui sta lavorando un architetto inglese. In una parte di questa ala ha già esposto un gruppo di giovani, i quali usano quasi tutti le nuove tecnologie. Secondo me, il lavoro più bello è stato quello di una ragazza che, al centro di una sala, ha innalzato una lastra di vetro su cui vengono proiettate due immagini diverse: su una superficie il fermo immagine di una farfalla, sull'altra la farfalla in movimento. Le due cose insieme funzionano benissimo e creano un'atmosfera magica che può evocare l'aria dell'aperta campagna, un film, un qualcosa di onirico sospeso tra il sogno e l'incubo. Un altro artista, Maurizio Cattelan, invece di usare un proiettore lavora sull'impagliato, vive per la maggior parte a New York ed è considerato la nuova superstar nel mondo dell'arte contemporanea. Due anni fa sono andata a vedere una mostra in Francia: vicino ad una custode del museo c'erano due magnifici cani. Io ho una passione per i cani, mi sono avvicinata ed ho detto alla signora che era molto bello che in Francia permettessero di portare gli animali ai musei. Allora lei mi ha guardato con aria sprezzante e mi ha comunicato che i due cani erano l'opera di un artista italiano. Erano cani impagliati, durissimi: due grandi cani chiari dal pelo liscio intrecciati tra di loro che dormivano un sonno meraviglioso, un sonno esteticamente bello che ispirava tenerezza e attenzione. Era un'opera di Maurizio Cattelan, naturalmente. Questo artista ha impagliato tantissime cose, ad esempio al Museo di Rivoli, vicino a Torino. Si tratta di un bellissimo museo con sale settecentesche, che crea contrasto con questa specie di strano cavallo rimasto sospeso tra gli affreschi del soffitto, come se cavalcasse nell'aria. Ultimamente Cattelan ha fatto in resina raffigurante Papa Woitjla e l'ha esposta a Londra, in una mostra che mi pare si intitoli Apocalisse. Il papa è raffigurato per terra con in mano la Pastorale e intorno ci sono alcuni frammenti di un meteorite, come se questo lo avesse colpito e fatto cadere. Sarà il futuro a dirci se si tratta di grandi opere oppure no.

STUDENTE: Secondo Lei la pittura tradizionale ha ancora un futuro o, avendo rappresentato sulla tela tutto il rappresentabile, ha esaurito le sue possibilità?
FIORONI: Ecco un'altra domanda interessantissima. Dato che continuo a dipingere quadri - sebbene abbia fatto qualche scultura - piacerebbe anche a me saperne la risposta. Ad onor del vero, c'è ancora un filone molto considerato nelle gallerie che continua ad occuparsi di pittura su tela o di scultura "tradizionale". Naturalmente si tratta di opere un po' "arretrate" rispetto ai grandissimi prodotti delle avanguardie di cui vi ho parlato. Molti musei sparsi nel mondo, soprattutto sulla scia di quel che succede in America, fanno sì che l'attenzione sia concentrata su ciò che è considerato innovativo. Personalmente sono del parere che, in mezzo a tante opere valide, ci siano molte cose di basso profilo che non mi convincono per niente, mentre esistono dei pittori che, pur continuando ad usare la pittura "classica", riescono a fare dei quadri veramente interessanti. Vi è un gruppo di pittori inglesi, ad esempio, che continua a fare delle cose estremamente realiste. Questi artisti lavorano col segno, con la pittura, e fanno cose molto brillanti, molto emozionanti. Penso che ancora ci sia una strada per lavorare su tela. Pensiamo ad un altro supporto: la fotografia. C'è parecchio interesse per la fotografia: a volte si tratta di semplice fotografia, altre volte risulta talmente ambigua da assumere una valenza assai forte. Conosco un fotografo che vive a Roma e che si chiama Marco Delogu, il quale si concentra soprattutto sul viso e sulla fisiognomica. In una mostra è stata esposta una sua fotografia che ritrae un gruppo di cardinali decani, tutte persone che vanno dagli 85 ai 100 anni: queste facce, che hanno avuto una vita così speciale, sono in grado di provocare una forte emozione. La mostra di Delogu si colloca in una zona ambigua: le sue fotografie sono caricate da elementi espressivi più forti, ed acquistano una valenza significativa molto potente.

STUDENTE: Fino adesso l'arte ha privilegiato la vista. Nelle avanguardie artistiche, però, si è cercato di far emergere anche altri sensi, come ad esempio il tatto: vi erano delle opere fatte per essere toccate e delle pareti dentro cui si potevano infilare le mani per sentire cosa celavano. Lei crede che la sperimentazione tramite l'uso di altri sensi potrebbe avere degli sviluppi in futuro?
FIORONI: Mi prendi in castagna, perché in proposito non so che dirti: sono del tutto impreparata. So, ad esempio, che all'inizio del secolo alcuni surrealisti facevano delle opere utilizzando pelli di animale, ricavandovi un piatto o una tazzina. Anche in quel caso si trattava soprattutto di un'esperienza tattile, perché il pelo animale subiva delle piccole modificazioni ogni volta che lo si toccava. C'è un giovane artista americano che da qualche tempo sta scavando una collina in Arizona affinché un raggio di luce vada a colpire le pietre e i vetri che ha posto in una caverna ricavata alla base della collina. È un modo molto inusuale di lavorare con la luce e richiede anni di lavoro.

STUDENTE: Esistono delle opere che "mischiano" i diversi sensi? Ad esempio un'immagine accompagnata da un odore...
FIORONI: Credo che ci siano state delle esperienze in proposito. Qualche anno fa, a Milano, un artista italiano ha esposto circa mille bicchierini riempiti di liquori differenti. Quando si entrava nella sala c'era un terribile odore di alcool, ma era un'operazione suggestiva.

STUDENTE: Quindi possono darsi anche nuove suggestioni?
FIORONI: Tutto si presta ad essere interpretato in tal modo. Sebbene non abbia molta fiducia in queste cose penso che, se usate in una certa maniera, possano dare buoni risultati. Tutto ciò che concerne i profumi, ad esempio, potrebbe essere interessante da indagare.

STUDENTESSA: Lei crede che con l'andare avanti degli anni l'arte si stia troppo distaccando dal grande pubblico, che se ne stia allontanando così che non riesce più a coinvolgerlo? Non pensa che il cinema e la fotografia lo riescano ad attrarre di più?
FIORONI: Si tratta di un problema molto dibattuto a tutti i livelli: degli esperti d'arte, dai critici, dai sociologi. C'è chi sostiene che tutte le esperienze che hanno a che fare col digitale dovrebbero avvicinare il grande pubblico, perché quest'ultimo è ormai molto legato ai computer e a Internet. C'è chi afferma, invece, che l'arte dovrebbe mantenere un suo livello di riflessione piuttosto alto, in quanto questo è il suo ruolo. Non ho una risposta definitiva. Penso solo che per fare arte ci vogliano sempre delle basi conoscitive, che possono essere acquisite anche andandosi a vedere un po' di mostre. Se la nostra famiglia ci porta a vedere qualche museo quando ancora siamo piccoli, allora partiamo avvantaggiati. Quando poi si comincia a crescere, per avere una vera attrazione nei confronti dell'arte c'è bisogno di qualcuno che ci instradi su questa via. L'arte ai tempi di Duccio di Buoninsegna, ad esempio, corrispondeva ad una struttura sociale più semplice: il pittore che dipingeva una grande Madonna era portato in trionfo per tutta Siena e ognuno partecipava a questo grande evento. Oggi siamo molto più numerosi e la società è assai più complessa. Ciononostante anche al giorno d'oggi ci sono diverse persone che si interessano di arte. In genere ci vuole un piccolo input iniziale, ma potrebbe succedere a chiunque, a tutti i livelli.

STUDENTESSA: Lei crede che gli artisti contemporanei si preoccupino del ruolo sociale dell'arte o ritiene che pensino solo al proprio soddisfacimento personale?
FIORONI: Credo che gli artisti, a parte qualche caso clinico, lavorino tutti per avere un dialogo, perché è insito nella natura del loro lavoro. Di solito si presuppone che un artista tenda a far trasparire tutta la sua personalità da un quadro o da un'opera in genere. A me pare che oggi gli artisti cerchino addirittura più dialogo rispetto a ieri o, per lo meno, il più allargato possibile: con le persone giovani prima di tutto, con gli esperti, con i musei, con gli addetti ai lavori e con tante altre categorie sociali.

STUDENTESSA: Credo che ciò avvenga soprattutto perché chi osserva un'opera d'arte moderna spesso può ricavarne un messaggio proprio. Lei cose ne pensa?
FIORONI: Penso che ciò che affermi sia molto giusto. Sulla "farfalla" di cui vi ho parlato in precedenza, ad esempio, ognuno può costruire un suo piccolo sogno, può rivivere un proprio momento che ha intuito nella natura, può trovarci qualcosa di personale. Oggi più che mai questo fenomeno è legato all'idea di comunicare a differenti e numerosi livelli, perché come si è allargata a dismisura la gamma dei supporti su cui gli artisti lavorano, così si è ampliato lo scambio con l'esterno.

STUDENTESSA: Nonostante si sia allargata la gamma dei supporti, non è aumentato il pubblico che segue l'arte. È come se l'arte non fosse accessibile a tutta la gente, come se fosse riservata solo alle persone più ricche ed intelligenti.
FIORONI: Un brillante avvocato o un medico di fama potrebbero essere ricchissimi ma non avere nessun interesse nei confronti dell'arte. Chiunque lavori in altri campi potrebbe essere preso da cose diverse ed essere cieco nei confronti delle esperienze artistiche. Non credo che l'arte di oggi punti ad essere elitaria, penso anzi che gli artisti - soprattutto quelli giovani - cerchino di coinvolgere la gente, per lo più sorprendendola, sconcertandola, scatenando dei quesiti negli spettatori: tutto ciò implica un desiderio di comunicare. Personalmente ho sempre desiderato comunicare. C'è un mio quadro, ad esempio, a cui tengo molto e che è dedicato a uno scrittore giapponese: vi è rappresentato un cielo rosso con un uccellino di legno applicato sopra. Questo scrittore ha scritto un libro bellissimo dal titolo Il paese delle nevi, in cui sono raccontate delle situazioni molto lievi e molto allusive riguardanti i sentimenti delle persone, il loro viaggiare, il loro muoversi nella vita. Il mio piccolo quadro è ispirato a tale sua visione domestica: vi è dipinta una stanza rossa in cui penetra un uccellino cui ho affiancato un ideogramma.

STUDENTESSA: Però nel passato, mi riferisco soprattutto al Medioevo, la costruzione di cattedrali implicava una maggiore partecipazione del popolo nella sua totalità e una maggiore considerazione nei confronti dell'artista, che veniva considerato un po' come un dio.
FIORONI: C'è un artista a tutto campo, molto bravo, che si chiama Mimmo Paladino e che è nato a Benevento, il quale ha allestito qui a Napoli una montagna di sale.

STUDENTE : Bruttissima.
FIORONI: Non ti è piaciuta? A me moltissimo, anche perché è stato, per l'appunto, un tentativo di inserirsi nella realtà urbana.

STUDENTESSA: Vorrei porle una domanda che riguarda l'ambito più strettamente commerciale. In base alla sua esperienza nell'ambiente artistico, non crede che un artista sia spesso influenzato dalle leggi del mercato e che, proponendo la sua arte come una merce, tenda a compromettere il vero significato della sua attività?
FIORONI; Anche questa è una domanda cui è molto difficile rispondere. Hai ragione: è un fenomeno che può accadere e che è molto complesso. Bisogna tenere conto del fatto, però, che anche nel passato esistevano le "commissioni": si commissionava una Madonna ad un'artista e questi interpretava l'opera a modo suo. Anch'io ho fatto diverse cose su commissione, ad esempio per un'associazione culturale che si chiama Near - New European Art Reserach, mi pare - e che voleva donare una Madonna ad una chiesa. Naturalmente mi hanno pagato: era un lavoro ingente, perché si trattava di un'opera era alta due metri e mezzo. Per farla ho lavorato a Faenza in una bellissima bottega che si chiama Bottega Gatti, dove ho fatto anche molta ceramica. Nonostante me l'avessero commissionata, ho lavorato come preferivo, in assoluto libertà espressiva; ho immaginato una Madonna con tre teste: una occidentale, una orientale - mi sono ispirata ad una mia amica filippina -, e una di colore - per la quale ho preso a modello una bellissima foto di Leni Riefensthal -. In un primo momento i committenti sono rimasti sconcertati: una madonna con tre teste! Chissà se la chiesa l'accetterà? Però io ho tenuto duro: non mi andava di fare una Madonna "normale". Questi tre volti erano impostati su un triangolo, con una sorta di manto che li avvolgeva e da cui uscivano tre piccole manine: una occidentale, una asiatica, una nera. Su questo manto ho immaginato che ci fossero i luoghi di tutta l'umanità: c'erano, modellati in piccolo, delle pagode, delle piramidi, dei templi giapponesi e così via, nonché animali di tutti i tipi, per i quali nutro una vera passione. Il manto diventava una sorta di territorio del mondo e, nonostante all'inizio i committenti fossero molto turbati, hanno finito per accettare l'opera. Credo che le committenze siano esistite sempre ma che questo non abbia influito più di tanto sull'esecuzione dell'opera. C'è da dire, però, che ci sono parecchie gallerie che pretendono molte opere, nonché delle trasmissioni televisive che quando ti propongono un lavoro vogliono comprare per lo meno 40/50 pezzi. In questi casi la cosa si fa più ambigua.

STUDENTESSA: Un'ultima domanda: quali saranno, secondo Lei, i rapporti tra l'arte occidentale e l'arte orientale nel nuovo millennio?
FIORONI: Questi rapporti già ci sono: esistono Biennali anche in Giappone e ad Istanbul, tanto per fare qualche esempio. Numerosi musei guardano con molto interesse al lavoro di artisti africani, giapponesi o cinesi, che spesso si trasferiscono a New York così come tanti artisti italiani hanno cercato l'ispirazione in India. L' intreccio è già in atto ed è evidente.

Marianne OREL (Menton)

Dinazionatirà Belga-Italiana,qui uno dei suoi quadri piu belli per gestualità,azione,guizzo e fusione con le tecniche Cinesi (Fumié).Una allieva che non è piu allieva,ha tutto per riuscire nella pittura ad olio e nelle tecniche all'acquarello Cinesi,al momento stà cercando una tematica fortemente in relazione con il suo sentire,con la sua "visione",questo è un compito arduo e altrettanto difficile per lei fare la distinzione tra personale visione frutto dell'imprinting culturale e quanto della sua stessa persona si manifesta tramite il suo profondo (creativo) che accede all'orizonte potente e fortemente significante con valenze che toccano una complessità sorprendente.Questo è uno dei molti casi in cui un artista sà coltivare l'abbandono(...)riuscendo ad attivare delle dinamiche di apprendimento direttamente da se stessa(...)e poiche il suo profondo la supera in complessità e ricchezza ne discende una rincorsa tutta intima,personale da parte dell'artista nella esplorazione,nella comprensione del suo personale mistero manifestatosi nell'arte.Da questo quadro non è difficile immaginare quante stupende soluzioni in termini di alfabeto pittorico scaturiscono.Indubbiamente l'aver conquistato fermamente un proprio alfabeto espressivo,tonale,grafico,coloristico le facilità immensamente la fase di ricerca di una tematica se non nuova(...)ricca di contenuti ancora da sviscerare,conoscendola so della sua sensibilità per l'animalismo o per una rappresentazione della natura in termini neo-romantici.
Sonia Richelma D'Elia "piuttosto che professsore il critico deve esserel'allievo dell'opera"

" Plutôt que le maître d'école, le critique doit être l'élève de l'oeuvre."
[Eugène Ionesco]

...è una ragazza nata in Belgio e di origini Italiane,l'avevo incontrata qualche anno prima e a distanza di anni mi rintraccia in internet e mi spedisce un mare di quadri estremamente interessanti,frutto di una sensibilità vicino, prossima a Basquiat,il disperato metrolitano di New York e deceduto abbastanza di recente;sono le sue opere delle annotazioni "iconiche" di identità femminili tipiche delle nostre metropoli europee.Sà cogliere con tratto deciso ,sintetico e netto quel "che" che identifica l'oggetto dell'attenzione al di là della mera rappresentazione realistica,fotografica e caricaturale .Molto piu che semplici ritratti,essi staccano dall'individualità che li ha stimolati per vivere di vita propria...Un po come diceva Picasso : "vedrete che finirà per assomigliargli ! " Intendendo un divenire del soggetto da lui anticipato nell'opera d'arte(...) Tra un destino crudelmente accertato e una profezia inderogabile.Una visione cruda,critica,analitica del personaggio, è potente introspezione,penetrazione .Un segno scabroso,di marca "Realista "scandisce un che di tragico con una essenzialità nuda,ridotta all'osso con nessuna concessione alla poesia,al lirico,alla coloristica pure se il colore "urla"....e dell'artista,dell'autore la sola traccia che lo svela è una amarezza addolorata come se intuisse il divenire delle sue modelle(...)Il suo sguardo estrae al di là di ogni infingimento seduttivo praticato dalla modella : candore,rabbia,risentimento,ingenuità,innocenza,arroganza e durezza ,in breve note accuminate come la lama di un pugnale, la sintesi di una personalià con tutto il suo carico di scabrose contradizioni.La sua rappresentazione di questo "Occidente mentale" denuncia con crudezza in termini nuovi l'alienazione della condizione femminile contemporanea,la sua tensione drammatica,il suo "vuoto" il suo pallore attraverso certi toni grigi colorati presenti nella sua opera...denunciano il dramma della solitudine che si fà angoscia e tale precipita nelle sue tele senza nessuna concezione nel segno ad un sensualismo decadente.Forse inconsciamente Sofia (è uno pseudonimo almeno sino a che non mi autorizza a replicare nel sito una delle sue opere) ha optato per la scelta della coloristica all'acrilico per la sua cruda sterile freddezza (invece del calore e della luce della pittura ad olio) per aderire ancor piu (...)se è possibile allo sguardo obiettivo ,curioso,di una sensibilità che vuole classificare le tipologie umane con lo spirito del collezionista. Infine l'attenzione portata al dramma interiore dei suoi soggetti...che poiche l'artista senza "saperlo" talvolta se non sempre(...)parla,narra,annota di se stesso, possiamo legittimamente desumere che Sofia identifica piu o meno inconsciamente nelle sue modelle parti di se(...)Aderendo pienamente ad una constatazione:piu si entra in relazione con la propria profondità piu si diviene universali! Ho accostato "icona" di Sofia alla Mona Lisa del Nord Europa di Vermeer o "la ragazza dall'orecchino di perla" da cui è stato tratto un film celebre(...)perchè lo scorcio in cui è ripreso il soggetto è straordinariamente significativo,il soggetto sembra intereagire con lo spettatore,una metafora straordinaria sull'arte che lascio a voi amici interpretare,contemplare,riflettere con vero ed autentico spirito filosofico. Michel Abbatangelo (frammento critico per Sofia)



"Crescere scemi e morire idioti"!

La soubrette televisiva Sylvie Lubamba (detta anche la "bamba"iscritta alla Lega Nord) e il neodeputato leghista Matteo Salvini (Fotogramma).Ogni commento è vano...All'evidenza...lei un po a disagio nella sua pelle (...)iscrivendosi in un contesto xenofobo,come dire...si "sbianca" e lui il razzista,xenofobo,populista,intollerante neo eletto parlamentare (...)come dire..."bianco che piu bianco non si puo" (nella peggiore accezione)con la finta Couloured (nera o negra come vi piace...) esibisce ,sbandiera la sua" tolleranza" multiraziale alla maniera del detto popolare "tutti i buchi sono buchi!" o "ogni lasciata è persa!" Sylvie è il frutto delle ultime trionfali politiche, del neo colonialismo Occidentale e della spaventosa regressione dell'identità negra,nera,black...o forse tutto questo senza vergogna perchè tanto in questa "italietta"....

  1. gli elettori della sinistra che"non c'è" stavolta non ci sono cascati (...) nessuno si è turato il naso ! Cosi una stangata epocale ha pressochè eliminato dalle istutuzioni,dal parlamento e dal senato la piu piccola traccia della sinistra " al 'acqua di rose ",quella sinistra sempre pronta alla " corsa al centro " oggi riflette con amarezza una sconfitta irrimediabile.Si suppone che hanno capito,ci aspettiamo dimissioni a catena,una nuova classe politica,e l'allontanamento dei "cristicoli"a cominciare da Rutelli ! Si ricomincia dallepiazze,daisindacati,dalla classe lavoratrice,dalle donne,dai diritti civili e dalla democrazia,quella vera!



"...siete tutti invitati... "

****** 1968 ******

"...tra francia e Italia,c'è un gran sbattimento per cercare di corregere la storia,ora una rimozione,ora attacchi forsennati e alla cieca,ora deliberati tentativi mistificatori di avvenimenti ben noti,per non parlare dei soloni che dallo scranno "alto" mediatico discettano e sottolineano immancabilmente solo gli errori (...)di una stagione indimenticabile,fortemente civile simbolo universale della Protesta che solo i giovani sanno portare contro i sistemi piu autoritari..."


ADRIEN MARCAISà "La Maison de L'Amerique Latin" de Montecarlo microreportage du vernissage / reportage dell'inaugurazione dopo giorni d'angoscia per la sua prima mostra finanziata dalla affetuosissima Zia.
Posseggo tutta la documentazione neccessaria alla prenotazione di una mostra "à La Maison de L'Amerique Latin",sappiate che c'è una fila di attesa sino al 2010!!! Avro cura di inserirla nel sito piu avanti.Post Scritptum : i cenni critici non li ho fatti io !!! Ancora,ho trovato il lavoro di Adrien in Africa straordinario,ne parlero piu avanti.Ultime notizieA quanto pare la mostra è stata un successo oltre 14 opere vendute !!! ( al secondo giorno d'esposizione!)La Zia,la mamma....sono raggianti,felici,Adrien è un po piu tranquillo,sereno,sul suo futuro,gli auguro di tutto cuore buon lavoro.Adrien mi dice che una volta che è riuscito ad avvicinarsi all'idea che aveva in mente in relazione al quadro appena dipinto si pone nuovi obiettivi,afferma nel suo slancio giovanile che ha fame di nuove esperienze,che non vuole annoiarsi,all'evidenza è pienamente in una dinamica esplorativa delle proprie potenzialità,presa di coscienza del proprio potere creativo,della propria capacità di incidere nella sua realtà( esterna) attraverso la sua opera,per il momento il processo razionale,analitico è sospeso;il rischio è che passi accanto inavvertito ad alcune delle sue opere piu belle e innovative,confesso che l'entusiasmo di Adrien merita una pausa di riflessione attraverso l'interelazione con un gruppo di osservatori che lo aiutino a valorizare,scoprire alcune opere che aprono nuovi orizonti e che indubbiamente arricchiscono l'alfabeto della comunicazione contemporanea nelle arti.Andrea mi fà osservare che si vede nell'opera di Adrien " una marcata traccia della mia influenza in termini stilistici...",non sono d'accordo,anche se veramente alla lontana c'è qualche vaga citazione della "metafisicaetica".Il fatto è che pure se volesse Adrien è incapace di camminare nel solco altrui!Diciamo che il suo "profondo" ha gia chiaro in mente e stabilito nettamente quali sono le visioni da proiettare sulla tela e quali no,pure se tutto cio avviene ancora in un che di confuzione(interferenze della personalità).Curioso è che anche Adrien ha mosso la stessa critica ad Andrea trovando in casa mia una delle sue "Venus"...per quanto mi riguarda invece entrambi hanno arrrichito,personalizato la"metafisicaetica" piuttosto che imitarla.Ho potuto notare in Adrien un gusto acceso per l'annedottica autobiografica meno misteriosa in termini espressivi di come la praticava Picasso.Purtroppo in questo periodo sono estremamente occupato ma mi riservo appena possibile un approfondimento serio sul lavoro di Adrien e "100 consigli in meno" verso qualcuno che ormai cammina con le sue gambe.Un ultima nota:se aveste la fortuna di una Zia come quella di Adrien (...)abbiatene cura,la mostra a Montecarlo l'ha voluta fortermente lei e si è battuta come un leone contro ogni scetticismo

Contrat/Contrattoper prenotare una mostra al "le mercredi des singes" michel.abbatangelo@gmail.com / lemercredidessingesarts@gmail.com

"La Maison de l'Amerique Latin"

Prenotazione di una mostracome dove quando / documento

Vi ricordo che a quanto sappiamo bisogna iscriversi,prenotare la mostra alla "Maison de l'Amérique Latine " oggi per esporre tra due anni (2010),le file di attesa sono lunghe,il resto potete desumerlo da questo fac-simile di contratto.





0 commenti:

Posta un commento

"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)