Qual'è la percentuale o la commissione che tiene per se unGallerista?
Partiamo dal presupposto importante che il gallerista sia un gallerista vero, con i suoi contatti ed i suoi collezionisti, ossia non uno di quei furbi che chiedono denaro per affittarti i locali. Questi ultimi, infatti, da evitare come la peste, non possonoesserti utili in nessun modo, non hanno nessun interesse a vendere le opere che espongono perché il loro guadagno lo hanno già ottenuto.(trattero piu avanti di alcuni trucchi in uso presso le Gallerie d'Arte)
Ciò premesso, in un mercato serio il prezzo non lo decide l'artista, che può comunque esporre una propria intenzione di quotazione, ma viene determinato dalla formula "richiesta/offerta". E' già difficile, per chi inizia, essere preso in considerazione; se poi ci si impunta con un "io voglio tot soldi" si può tranquillamente girare a vuoto per un tempo infinito. Ti dicevo della formula "richiesta/offerta". Un bravo gallerista, un professionista che sa come muoversi e vendere, e che ovviamente conosce il mercato, avrà un'idea molto precisa circa la cifra da chiedere, e giustamente te la imporrà lui. La percentuale parte da un minimo del 40% per arrivare (con alcune gallerie di alto rango) al 75%. Questo potrebbe sembrare eccessivo; in realtà è un qualcosa che gioca a favore delle tue quotazioni, che un bravo gallerista sarà benissimo in grado di gonfiare come ritiene più opportuno. Inoltre la richiesta di una percentuale alta sul totale della vendita è garanzia che il gallerista si impegnerà il più possibile per piazzare le tue opere. Conseguentemente le tue quotazioni si alzeranno (grazie soprattutto al suo lavoro). Le gallerie che operano in questo modo sono parecchie, e similmente fanno anche molti mercanti (compreso il mio, che prende il 60%-70% sulle vendite). E' assolutamente normale, in un contesto del genere, che ti venga imposto un contratto di esclusiva (di solito 5 anni, rinnovabile, che sei libero di non accettare, ovviamente con la diretta conseguenza di essere mandato a spigolare). Tale contratto garantisce il gallerista - o il procuratore artistico - sul fatto che non dovrai vendere nulla della tua produzione (o di parte della tua produzione precedentemente convenuta, ad esempio i soli dipinti ad olio). Infatti, se tu vendessi direttamente, si avrebbero due problemi:
- il gallerista, dopo aver lavorato per alzare le tue quotazioni, non ottiene il suo giusto guadagno;
- il gallerista rischia di essere sbugiardato se tu, per un qualche motivo, vendi a prezzi inferiori a quelli della galleria. Questo chiaramente danneggia anche te.
Altri galleristi fissano un prezzo da pagare a te e vendono per conto proprio: in questo caso, a differenza di quello precedente, non si tratta più di un conto vendita ma di vendere direttamente alla galleria. Questa tipologia di vendita è poco diffusa, anche perché poco conveniente per l'artista, che magari dopo qualche anno, quando le quotazioni iniziano ad alzarsi, continua a vendere al gallerista per quattro soldi.
Infine: nei giri che farai dovrai portare con te:
- vari cd da lasciare ai galleristi, con le foto delle tue opere in alta risoluzione (mi raccomando la qualità, le foto di scarsa qualità vengono automaticamente cestinate);
- stampe cartacee delle foto relative alle tue opere in formato A4 circa, quindi una misura né troppo grande né troppo piccola (alcuni galleristi odiano i supporti digitali e preferiscono le tradizionali stampe su carta);
- biglietti da visita decenti con tutti i contatti web che ritieni opportuno segnalare;
- se porti anche delle brochure non sarebbe male...
AMICIZIA
SPAM/@RTE promozione-marketing dell'@rtista intraprendente
Se avete accesso a internet fate una ricerca sull'indirizzo sull'Email delle Gallerie d'Arte di tutto il mondo,con un software apposito provvedete a scaricare tutti questi indirizzi e poi fabbricate la vostra comunicazione personale con le migliori opere della vostra produzione,vi aggiungete un cenno critico,la vostra Email@ ,il vostro indirizzo,il vostro sito personale,la vostra quotazione,sintetici commenti entusiasti dei vostri Collezionisti che vantano sia la qualità sia la bontà dell'investimento (ci andiamo pesante eh!?),il formato e le tecniche con cui realizate le vostre opere,se a olio per esempio e infine fate tradurre il tutto in Italiano,Francese,Tedesco,Inglese,Cinese (lo chiedete al cameriere del ristorante cinese sotto casa e che diamine...)e Spagnolo;fatto questo con un altro software apposito(informatevi)cominciate a spedire la vostra Email@ badando a non appesantirla troppo,ripetete l'operazione ogni mese per un anno,il lavoro tanto lo fà il vostro pc,il vostro piccolo Einstein domestico.potete ampliare la cosa acquistando in internet qualche milione di indirizzi di privati (vi costa qualche decina di €uro) ma suppongo che questo è chiedere troppo.Ovviamente potete dare un tono piu o meno serioso alla faccenda,renderla piu garbata,gentile o piu aggressiva,come piace a voi;e in bocca al lupo!
"Per acquistare popolarità bisogna essere una mediocrità " Oscar Wilde
Un altro sistema autopromozionale consiste nell'avere un occhio d'attenzione per il calendario,per i centenari,i bicentenari,le celebrazioni di questo o quel personaggio,tema,ricerca,scoperta etc,in alcuni paesi come la Francia il governo pubblica un libricino ogni anno,si accenna alle manifestazioni in calendario a venire,di solito con un anticipo di due o piu anni,tale pubblicazione è destinata sopratutto ai municipi e alla comunità intelletuale (fra cui gli artisti,agenzie che promuovono eventi etc,).Una volta che avete identificato una "celebrazione"attinente con la vostra tematica artistica,la vostra sensibilità,mettetevi al lavoro e realizate le opere (si suppone dopo 6 o piu mesi)preparate ad uso e consumo degli assessorati alla cultura di questo o quel municipio la comunicazione che vi riguarda,sito,numero di opere attinenti alla celebrazione(...)
a venire,quante opere,di che tipo,formato etc,cenni critici,commenti,stima delle opere,quotazione etc,come sopra insomma,la vostra Email e via dicendo,inutile ripetersi,fatto questo potete inviare almeno 1000 mail o lettere raccomandate ai municipi selezionati(certo un assessore di un paese di 1000 abitanti non ha grandi risorse da mettere a disposizione dell'evento(...),scegliete delle città,ci siamo capiti?Si tratta di proporre la vostra mostra attinente le celebrazioni(cercate di contattarli in anticipo altrimenti...),aggiungete che l'assicurazione è a carico dell'Assessorato alla cultura etc(oppure fondate una associazione culturale d'arte e tramite essa assicurate la vostra opera a una somma contenuta),a quali costi accettate di privarvi delle opere temporaneamente,con un po di fortuna e se lavorate d'anticipo riuscirete ad essere ospitati e pagati per almeno 10 mostre personali(!!!)della durata tra il mese e i tre mesi,tutto a carico dell'amministrazione che organizza le celebrazioni,l'evento.Generalmente questo tipo di marketing è prodotto da agenzie specializate le quali si fano pagare profumatamente e...pagano,elargiscono...diciamo benefit pur di conseguire gli appalti;tuttavia voi se fate un buon lavoro oltre alla qualità potete vincere perchè proponete un evento a costi infinitamente piu contenuti.In bocca al lupo.In casi eccezzionali un buon allestimento(tutto compreso fino al poster della mostra),una buona mostra puo avere accesso anche a città Europee,ovviamente conta il tema,andate sui siti della Comunità Europea e cercate le proposte evento a venire.Un ultimo suggerimento..;vista la stragrande collocazione degli artisti a sinistra e specie se il vostro "tema" è dichiaratamente connotato a sinistra o libertario potrebbe crearvi qualche difficoltà presso quelle amministrazioni comunali posizionate a destra.Inciampare fortunosamente in una buona amministrazione di sinistra comporta alle volte una sorta di raccomandazione per altre amministrazioni,una specie di effetto valanga tutto sommato positivo per voi;abbiate cura nella scelta del tema(...)di essere presenti nell'attualità e nelle polemiche intelletuali.piu avanti indichero alcuni temi ricorrenti su cui si puo lavorare,specie politici.
Quando non si và da nessuna parte perchè l'Asino ...
La lotta
sottomano,sulla punta del pennello,vuotarlo,ricaricarlo di altre mescole a loro volta da riversare qui o là sino all'esaurimento,in alternativa si perde tempo a pulire lo strumento ed energia,si perde il filo per modo di dire(...)e il tempo fugge e cosi l'energia,la forza che abbiamo accumulato nell'attesa di cimentarci con l'opera;tutta l'operazione richiede una velocità nervosa e ispirata,questo almeno in alcune se non la maggioranza delle opere d'invenzione(....)o di ricerca delle tracce coloristiche o altre(parti della tela finite che indicano la via che porta alla fine...).Un altro metodo è di diluire il meno possibile i colori e gettarli a crudo nei punti che piu ci interessano(specie i lumi,le luci e poco importa lo spessore materico che acquista l'opera(tanto tra un secolo la gravità lo avrà appiattita!)Ecco perchè occorre una fase di riposo,di rilassamento prima di accingersi al lavoro, diciamo di creazione.Viene utile aver già abbozzato grossolanamente l'opera nella sua struttura sommaria e il giorno dopo con freschezza si puo imboccare la parte finale del percorso.Indubbiamente l'energia è in relazione all'età dell'artista ed alle tecniche in cui si adopera,un giovane puo passare tutta una notte su un opera piu agevolmente,al contrario oltre una certa età ci si deve affidare all'ingegno,ai trucchi e alla pazienza,quella certa incosciente irruenza non ci appartiene piu(...)ne consegue pure qualche gratificazione,ad esempio un piacere diluito,posticipato al giorno dopo...una sorta di "coitus interoptus"e ad ogni modo sono i risultati che contano.
Picasso è uno dei maestri nelle tecniche piu rapide e potete osservarlo nel film documentario di Cluzot,in bianco e nero fatto negli studi di Nizza(scaricatelo con Emule),oppure soffermatevi con piu attenzione in un museo sulle sue opere piu tarde.Piu in generale nelle opere dei maestri piu anziani osserverete uno sforzo costante verso la sinteticità,l'economia delle energie per giungere alla fase finale,decisiva,improcastinabile in cui un ultimo barlume,un ultimo scatto(...)inchioda,afferra e fissa per sempre qualcosa che abbiamo creduto inafferrabile e indefinibile,almeno nella nostra mente ma ora che è là...è tutt'altra cosa,è immobile,adesso finalmente ci appartiene.
Picasso
Uno dei miei amici mi ha regalato uno splendido libro su Picasso,almeno 5 kg ! Ecco,Picasso è scomparso credo nel 1975 e ancora oggi la sua opera ispira un numero infinito di artisti,persino certe avanguardie dei nostri giorni.Ad esempio ho identificato in una delle sue opere a tema"il mandolino"l'apertura di un nuovo e rivoluzionario stile,chiaramente enunciato e certamente lui ne era cosciente,appagato ha ritenuto di non perseguirlo e lui(quello stile)è rimasto su quella tela sino a che io non l'ho identificato e abbastanza chiaramente,la critica?Figuratevi se si davano l'incomodo di una fase particolarmente analittica,investigativa su quel particolare soggetto,una variazione della serie dei "mandolini" (almeno 80!?).Qualche tempo dopo scopro di un noto scultore americano e della sua ricerca sui"vuoti",sulla struttura dell'esistente o della matrice che genera la realtà,l'idea etc,tagliamo corto.Ebbene da chi ha preso l'idea di questa ricerca e senza neanche darsi la pena di una fase esplorativa personale?
Ma da Picasso,da quella tela famosa (che solo io credevo di aver compreso)e...riconosco che onestamente lo riconobbe,ovviamente senza dire quale "tela" era all'origine della sua scoperta.Insomma ci ha costruito su una carriera.
Picasso pare talvolta si accontentava della sola scoperta,ah il terribile vecchietto!Non vi piace?Non lo capite?Lasciate perdere la pittura,non è colpa votra,vi firmo la giustificazione se volete ma lasciate perdere...
"Le buone compagnie"
A come"Classe"
A qualcuno in tempi di rifluso estremo in un privato narcolettico-ombellicale devo fare un disegnino perchè identifichi a quale classe appartiene,tantopiu se ambisce ad una identità d'Artista (non solo per far colpo sulle ragazze!). Ormai succede di tutto, lo spirito rivoluzionario dei giovani talvolta lascia a desiderare,di slancio verso l'utopia manco a parlarne,e la trasgressione al massimo è intesa in termini di potere(d'acquisto) attraverso l'incontro con il travestitismo a stampellare identità virili vacillanti.
Toto truffa
Toto in " toto truffa "
" Lacrime per annafiare i Bonsai "
Ogni volta che succede mi prendo delle incazzature epocali,esco di casa a razzo,passo nervoso,parlo e impreco tra me e me(...)chi mi vede mi prende per scemo(...)accendo una sigaretta dopo l'altra e tiro qualche "madonna"!Mi chiedo com'è possibile che "la madre degli imbecilli sia sempre incinta..."Penso a Michelangelo Buonarrotti ad alla sua arte,alla sua "pietà" che si becco(dice la leggenda)una martellata sul ginocchio perchè non voleva parlare(...)penso alle Madonnine di Raffaello a a quelle di Leonardo(...) cosi amate e apprezzate per la loro grazia(...)e di esempi potrei citarne all'infinito...e invece la lacrimucccia(...) della divinità si condensa sempre per misteriose ragioni mistico-chimiche sul volto di vili madonnine in gesso prodotte in serie per "cristicoli" e turisti del mistero "addolorato".Se innafiate davvero i Bonsai con queste lacrime li seccate!
Lo scarafaggio nella mente Nel 1989 a Dakar (in Senegal) sono ospite di Madame Awa Ndiane (Ministro alla Cultura),predispose per me una camera con un balconcino e vista sulla strada sabbiosa di un coloratissimo quartiere popolare.E li che mi accade un fatto curioso a cui non ho mai saputo fornire una spiegazione convincente:sognai di uno scarafaggio lungo quanto basta ad intimorire(...) gonfio di rabbia e coraggio per la mia invasione di campo inopportuna nei suoi domini decide di mordermi nel sonno e abbastanza
dolorosamente,immediatamente mi risveglio e sorprendo lo scarafaggio(cafard,cucaracha,beatles) con ancora le mandibole serrate al mio sopracciglio!Con un gesto rabbia lo allontano e lo schiaccio selvaggiamente sotto la pianta del mio piede.Dopo una sigaretta riprendo il mio umido sonno tropicale(40°all'ombra anche di notte!);vengo svegliato di nuovo da un vociferare di folla isterica,una marea di scarafaggi mi circondava visibilmente li per li per prendermi d'assedio.Si avanza quella che sembra una autorità e lo era,un Re...e mi redarguisce aspramente per aver ucciso uno dei suoi sudditi,accuse e minacce di vendetta miste a richiesta di giustificazione si alternano....in breve stizzito mi alzo e comincio una forsennata caccia inseguendoli sino sul balcone,quelli che non sfracello a piedi nudi vengono scopati fuori dal balcone,sulla strada,un massacro,non ricordo se ho ucciso il Re,ma ricordo bene che ben pochi riuscirono a nascondersi e a fuggire,con un che di soddisfazione contemplo il campo dello scontro,della battaglia.In quell'istante mi sveglio con una percezione dolorosa,avevo uno scarafaggione attacato al sopracciglio e non voleva mollare la presa,staccarlo fu doloroso(...)passai il resto della notte a pormi degli interrogativi sul film,sulla velocità del pensiero,sul realismo della cosa e sui tempi ,una storia complessa si sruota realisticamente e razionalmente in una frazione di secondo...mente d'artista?
I cassetti della memoria
"Quello che crediamo di sapere non lo sappiamo"
,quello che abbiamo letto,intravisto,guardato non lo conosciamo,non ci appartiene ancora,crediamo di aver correttamente metabolizato l'informazione ma non è cosi;il processo è incompleto,la fenomelogia della memoria conprende in quanto specie sociale(...)nell'uomo che condivida l'informazione attraverso la parola,il gesto,lo sguardo,la scritura etc,Solo quando si ascolta se stessi nell'atto della condivisione,dello scambio l'informazione è correttamente acquisita e potrà intereagire,lievitare,fondersi nelle dinamiche generali del pensiero,fatta propria,è conoscenza.Infatti una delle tecniche per sviluppare la memoria orale(...)consiste a leggere ad alta voce un testo,lettura e ascolto al tempo stesso,far lezione a se stessi.molti grandi artisti si sono permessi durante le sedute di pittura un lettore(ad esempio Picasso ascoltava di Mitologia)con cui intereagire.Ecco perchè lo scambio è al centro dell'evoluzione umana;abbiamo piu cassetti della memoria e certamente quello sociale(...)è quello di cui dobbiamo aver maggior cura.
Animalità
Le parti dov'è più odore sono quelle dove si raccoglie più anima. L'occhio, che è senza odore, è specchio, non anima. Aggiungere profumi al corpo è aggiungere anima o fingere di averne, se manca, una. Gli odori troppo forti ci sono diventati sgradevoli, perché l'eccesso d'anima è intollerabile a misura che l'animalità naturale è repressa e frenata dalla civiltà."Guido Ceronetti"
Un tema che ho consigliato a delle giovani artiste quale ricerca è" l'innocenza dell'animalità",(la quale è ingiustamente percepita come trasgressione)una condizione disprezzata quasi non ne facessimo parte o che viviamo in termini innaturali,nel senso che nell'animale il senso di colpa è assente;poi strada facendo anche perchè il compito si era fatto un po difficile (colpa mia ) abbiamo pensato a un bestiario in cui si fondono due condizioni:l'animale vero e proprio e l'essere umano,lo scopo era giungere ad una nuova figurazione in cui il corpo quale esclusivo elemento fisico decontestualizato dal valore religioso(...) potesse splendere quale splende la ""bellezza animale" nello scatto,nella potenza,nella sensualità etc,confesso che ero ben cosciente che a livello inconscio si sarebbero liberate delle dinamiche "primitive" nell'accezione positiva o piu vicine alla natura(...)e lontane dall'educazione,dall'imprinting culturale.Cosi è stato e con gioia,la ricerca artistica ha assunto una funzione pedagogica e formativa verso l'identità,le ricadute estremamente positive hanno saputo investire in piccola parte il quotidiano(...)questa operazione è piuttosto facile quando si tratta di donne le quali per qualche misterioso motivo sono piu vicine alla natura,forse perchè generano,forse perchè esprimono il proprio genio attraverso il "pensiero magico" seppure con qualche scivolone nella superstizione.L'animalità investe il quotidiano umano prepotentemente,il corpo è negato nelle sue funzioni piu vitali,piu naturali,represso,privato del suo slancio verso il nutrimento(non quello alimentareci si nutre anche di piacere!)cui segue se conseguito la serenità .Questo è uno dei temi che mi sento di proporre perchè venga svolto non certamente in termini sentimental-animalista(anche gli animali hanno un anima...) ma piuttosto nell'ottica di una pulsione interna all'uomo e legittima ,rappresentare l'animalità in tutti i contesti e relazioni attraversate dall'uomo,dalla sessualità,dall'eros sino alla gestione del territorio in termini (metropolitano) metaforici.Oppure,potrebbe essere una traccia ulteriore una ricerca sulla parentalità(che è utile affermare per stabilire un punto fermo Evulozionista e non il fantasioso "disegno intelligente") la quale passa sempre attraverso un bestiario immaginario(come in uso nel 600),fusione di corpi;metafora del rapporto che lega il divenire l dell'animale agli occhi della scienza.Controbestiario anche per rivalutare un infinito ordine di valori,utilità in antitesi al ritorno del "pensiero magico" in forze,intenzionato a restaurare un ordine antico sanguinario e maleodorante.E per chi non lo rammenta i famosi processi ai gatti neri accusati di "amicizia" col diavolo!La rappresentazione animale puo anche essere intesa in termini di proiezione di un proprio fantasma o pulsione/aspirazione e ricordo di aver parlato a A. di una possibilità di ritrattistica affiancata all'animale feticcio del committente...(in stile Surrealista)se è possibile questa operazione che richiede l'apporto del "dizionario dei simboli e dei misteri" vuol in una qualche misura, l'opera che ne scaturisce...farsi pozione,lenimento magico,inconscio,medicina!Scopriremo forse un giorno il potere lenitivo di certe immagini cosi come liberano"certe parole".Mi scuso per l'eccesso di sintesi e per il modo rozzo con cui espongo queste tracce di una questione che merita ben altri toni,spazi e dettagli.
Lo statuto dell'animalità
Traduzione parziale di un articolo di filosofia che si interroga sull'animalità portando l'attenzione sul carattere di evento che l'incontro con l'animale può rappresentare.
LO STATUTO DELL’ANIMALITA’ - Ingrid Auriol
L’intenzione di tradurre il seguente articolo, seppur parzialmente (la quarta e ultima parte), è da ricondurre all’interesse che suscitano, e dovrebbero suscitare, pensieri che tentano di pensare in altro modo rispetto a quello espresso dalla razionalità occidentale il rapporto dell’uomo con l’animale e viceversa. L’interesse è inoltre incrementato dalla piacevole sorpresa di trovare un tale pensiero espresso in un’autorevole rivista specialistica qual è “Heidegger Studies” (2001, pp. 135-153), dedicata appunto al pensiero del filosofo tedesco.
Sono necessarie alcune parole introduttive per collocare la parte conclusiva nel contesto dell’articolo. La prima parte riprende la tematizzazione del rapporto dell’uomo con l’animale in due pensatori del Novecento, Merleau-Ponty e Martin Heidegger, rispettivamente nei luoghi che risultano di maggior interesse per la questione, in alcune pagine delle lezioni del 1957/58 al Collegio di Francia dedicate al concetto di natura e nel corso “I concetti fondamentali della metafisica” del 1929/30. Entrambi tentano, Merleau-Ponty con maggior guadagno, di ripensare lo statuto dell’animalità libero da gerarchizzazioni.
Merleau-Ponty discute infatti, tra gli altri, anche il testo del biologo svizzero Adolf Portmann, “La forma degli animali. Studi sul significato dell’apparire (Erscheinung) dell’animale” del 1948 (Feltrinelli 1960), che rivendicava uno sguardo, non solo scientifico, all’animale sotto il rispetto della forma, del suo apparire e mostrarsi, in sede intra-e interspecifica. L’animale ha una propria corporeità ovvero visibilità che non deve venire ridotta all’analisi anatomica, poiché è solo guardando all’interno, secondo Portmann, che esso ci può sembrare “macchina”, secondo la nota tesi cartesiana. Con questo il biologo polemizzava con il principio necessitaristico alla Monod e quello utilitaristico della teoria dell’evoluzione di Darwin che non riesce in ultimo a spiegare la ricchezza fenomenica presente nel mondo: il perché, in sostanza, la natura non si serve quasi mai della via più diretta per soddisfare i propri bisogni, perché essa sia così antieconomica, perché abbia bisogno di tanta varietà di colori disegni forme espressioni vitali, tutti elementi che hanno il loro senso nell’essere percepiti, essere per altri che guardano, nello scatenare piacere, quello originario sensibile, dello sguardo o del tatto. La vita come godimento (jouissance) compare anche nel testo seguente al posto dell’idea schopenhaueriana della vita come cieco istinto, volontà.
La seconda parte, che coincide con l’ultima, qui tradotta, prosegue l’indicazione offerta da Merleau-Ponty per portare l’attenzione sul carattere di evento che può diventare l’apparire di un animale, talvolta evento di accordo “emotivo” perfetto.
Il testo parte, anch’esso, dalla nota constatazione che l’animalità è sempre stata scambiata con la bestialità al fine di presentare l’uomo come essere vivente dotato di ragione, e dunque vicino al “divino”, o come il coronamento della creazione, nella tradizione giudaico-cristiana.
L’idea, che esso indica non a caso attraverso il ricorso ad esperienze consegnate alla scrittura poetica o letteraria, è nel pensiero che ci si avvicina al che-cos’è l’animale solo attraverso l’esperienza dell’incontro di noi con la sua presenza viva e di lui con noi. Solo questa esperienza è il luogo in cui l’animale ci appare come un enigma, che attira e inquieta ad un tempo, secondo quel duplice carattere che è proprio dell’“alterità” che si rivela, avvertita come vicina e insieme irraggiungibile. Tale esperienza è - “checché noi ne pensiamo”, dice Merleau-Ponty - indisgiungibile dalla nostra capacità di empatia.
Questo piccolo lavoro non può che essere dedicato a Roberto.
- E’ nell’età in cui veniamo cullati, se non è quella, come sostiene Platone, in cui veniamo presi per il naso dai racconti della balia, che spesso si incontrano gli animali per la prima volta. Ora, ben pochi filosofi si ricordano, per rallegrarsene, di essere stati bambini. Certamente è un età (verso i due, tre anni) che possiamo senza dubbio qualificare come ingenua, in cui certi bambini sembrano non avere il senso per ciò che li distingue dagli animali. Un bambino di quest’età potrebbe dunque stupirsi delle “mani” del cane, poiché non ha alcuna idea di ciò che chiamiamo “l’unità del genere umano”. Questa ingenuità merita un qualche considerazione.
In effetti, una volta che ci si è presi cura di allontanare la proiezione sull’animale della corporeità umana e soprattutto – errore diffuso e non meno grossolano –l’introiezione nell’animale della spiritualità umana, l’atteggiamento del bambino continua ad interrogarci. Esso parteggia per una fenomenologia dell’incontro dell’uomo con l’animale e – ciò che è maggiormente singolare – dell’animale con l’uomo. Quest’esperienza di incontro è di una portata non trascurabile. Essa è anzitutto fondata sull’interanimalità in quanto tale: noi effettivamente incontriamo l’animale perché esso può dapprima incontrare i suoi simili. Quando incontriamo un cinghiale camminando nel bosco, non incontriamo un organismo. Quando l’animale s’arresta prima di sparire nella macchia, siamo stupiti, vagamente inquieti e insieme perfettamente meravigliati. Questo stupore ci invita a considerare un tale incontro come un evento. Un poema di Sylvia Plath [la poetessa americana morta suicida nel 1963 a 31 anni] tratta dalla raccolta “Crossing the Water” ci offre l’occasione di coglierlo. La poesia si intitola Il fagiano [la riporto per intero e in originale]:
Pheasant.
You said you would kill it this morning.
Do not kill it. It startles me still,
The jut of that odd, dark head, pacing
Through the uncut grass on the elm's hill.
It is something to own a pheasant,
Or just to be visited at all.
I am not mystical : it isn't
As if I thought it had a spirit.
It is simply in its element.
That gives it a kingliness, a right.
The print of its big foot last winter,
The tail-track, on the snow in our court-
The wonder of it, in that pallor,
Through crosshatch of sparrow and starling.
Is it its rareness, then? It is rare.
But a dozen would be worth having,
A hundred, on that hill - green and red,
Crossing and recrossing : a fine thing!
It is such a good shape, so vivid.
It's a little cornucopia.
It unclaps, brown as a leaf, and loud,
Settles in the elm, and is easy.
It was sunning in the narcissi.
I trespass stupidly. Let be, let be
Binswanger racconta come il malato Bruno Brandt, quando stava per impiccarsi ad un albero del bosco, accorgendosi improvvisamente una donnola o un animale simile tra il fogliame, si dice: - non hai ancora mai visto una donnola, lasciati del tempo. Avendo osservato l’animale egli dovette constatare che l’intenzione di suicidarsi era svanita. Occorre senza dubbio ammettere che una malinconia capace di fermarsi dinnanzi a una donnola non è già più ad una fase profonda. Si tratta dunque di provare a cogliere l’evento riferito, con la serietà e precauzione con cui si prende una parabola.
La vivacità dell’animale, che ha in certa misura già da sempre acconsentito alla vita vivente e non si cura di alcuna “volontà”, come la donnola, non è ciò che suscita in molti, come improvvisamente in questo malato, lo stupore di trovarsi in presenza dell’animale e il desiderio di restarci?
Occorre dunque riconoscere che gli animali mostrano una grazia incomparabile e gioire/godere della vita e nulla vieta di pensare che questa gioia sia perfettamente in accordo con la vita vivente. Ora, ciò non è affatto estraneo all’enigma dell’animalità. Questo è forse ciò che l’evento dell’incontro con la donnola rivela al malato Bruno Brandt. La vita si manifesta allora non come volontà ma come godimento, ovvero come assenso a ciò che nessun vivente può decidere o volere, poiché la vita gli accade. Da qui probabilmente la “regalità” (kingliness) evocata nella poesia di Sylvia Plath.
Senza dubbio ammettiamo un po’ rapidamente che l’essenza della corporeità animale risiede in ciò che la scienza ci spinge a studiare: l’organismo considerato non nel suo apparire ma relativamente a ciò che non si vede, ossia la vita intraorganica. Già l’osservazione dell’animale nel suo ambiente, di cui già l’etologia ha il merito di rendere conto, l’attenzione prestata anche al suo apparire, ai movimenti che animano la sua “forma”, in breve alla sua propria “vita” hanno già di che sorprenderci e rapirci. Non è da escludere che restiamo stregati proprio da quest’altro modo di sentire in cui indoviniamo una specifica pienezza che non si lascia ridurre ad uno al di qua dell’umano.
La vita non esaurisce tuttavia tutte le possibilità di rapporto con l’animale dal momento che desideriamo stabilire ogni sorta di contatto con animali di tutte le specie. Nella storia dell’umanità questi contatti hanno preso forme diverse. I processi del domare e dell’addomesticare, che occorre accuratamente distinguere, sono pratiche senza le quali la vita degli uomini non sarebbe nemmeno stata possibile. Se il domare l’animale consiste nel familiarizzare l’animale con l’uomo senza controllarne la riproduzione, l’addomesticamento riguarda “le specie nutrite all’interno dell’abitazione dell’uomo, o nelle sue vicinanze, e che ivi si ripoducono” [G. Saint-Hilaire, Acclimatation des animaux utiles, Paris 1856], e ha dunque come effetto l’emergere di animali che differiscono dalla forma selvaggia originaria. Questi comportamenti restano, come la cattura o la caccia, in stretto rapporto con l’appropriazione e l’utilizzazione della forza o delle capacità prospettiche dell’animale, esse sono legate alla volontà di consumarne la carne, o sfruttarne le ossa, le corna, la pelle, la madreperla, la seta... L’addomesticazione che pone dunque l’uomo al centro della sopravvivenza animale e instaura una dipendenza è dunque una forma di trappola. Ma non bisogna limitare a delle ragioni utilitaristiche l’attrazione potente e duratura che suscita l’animale. Certamente, nella nostra civilizzazione cittadina, i necessari contatti con gli animali tendono a diventare sempre più radi, mentre le specie selvagge sono minacciate. Tuttavia, sappiamo bene che né la favola né il racconto né il cartone animato né soprattutto il tamagoshi - questa macchina simulacro d’animale che crede di poter imitare la vita riducendola alla tecnologia interattiva del computer – possono pretendere di sostituirsi alla vera presenza dell’animale in confronto a chi, come noi, sogna di parlare “il linguaggio degli uccelli”.
Così la costanza del nostro desiderio pone la domanda - che non possiamo eludere - di ciò che potremmo chiamare, in mancanza di un termine più specifico, l’“emotività” animale.
Sicuramente gli animali soffrono e sicuramente provano altresì piacere a vivere, avvertono tutto e le modalità di tale sentire sono qualitativamente molto differenziate. D’altronde è spesso proprio il piacere animale, evidente ma ma in un certo senso altrettanto poco conosciuto che la sofferenza, che ci interroga più profondamente, dal momento che non ne siamo nemmeno più testimoni passivi. Dispensiamo cure e carezze ai nostri gatti, ai nostri cani, lusinghiamo i cavalli di cui apprezziamo la bardatura di seta, e il nostro affetto si vanta di un certo scambio, prendendo anche atto di un sentire di altro genere, e di un’altra corporeità che tuttavia non esclude una certa partecipazione di un piacere d’una qualità altra.
I mammiferi con un lungo periodo di maturazione conoscono un periodo della vita che possiamo senza esagerare qualificare come giovanile. E’ per questo che giovano. Buytendijk [Traité de psychologie animale, PUF, 1952] ha mostrato che il gioco degli animali aveva tutte le caratteristiche per mettere in dubbio le teorie utilitaristiche che tendono a ricondurre l’attività ludica dell’animale ad esercizi che favoriscono l’adattamento. Egli ha messo in luce la gratuità, la sovrabbondanza, la dismisura e l’originalità del gioco. Che cosa indica questa improvvisa irruzione di una quasi-libertà nella sfera vitale? Qualche cosa di ordine diverso, pare, che la soddisfazione pulsionale. Certi animali, più di altri, hanno una giovinezza. Il modo in cui essi sono in rapporto al “tempo” non è forse meno povero e una certa sensibilita agli affetti non vi deve essere correlata? In quale prospettiva può essere sviluppata la particolarità del nostro rapporto, della nostra singolare parentela a questa animalità?
Qui dobbiamo richiamare il passaggio di un racconto che ci sembra rendere perfettamente conto di ciò che chi possiede degli animali sa per esperienza. Quando nei “Quaderni di Malte Laurids Brigge” Rilke presenta, in termini precisi, una scena familiare di cui il cane Chevalier è il protagonista, crediamo di assistere ad un rito funebre improprio. In realtà vi intravediamo ciò che nessuna parola del nostro linguaggio saprebbe restituire sinteticamente.
Il cane Chevalier aveva l’abitudine di fare le feste alla persona che portava la posta; in quel giorno - la famiglia è riunita in giardino per il tè, quasi dimentica della scomparsa di questa persona, sepolta da una settimana - egli è come in attesa. In accordo con questa Stimmung [stato d’animo], il cane comincia a fare le feste a - come chiamare questa presenza dell’assente? -, a girare intorno allo “spettro” della defunta. In quest’istante anche il cerchio della famiglia comprende l’animale: “egli le correva incontro sebbene ella non venisse: per lui ella veniva. Comprendemmo che egli le correva incontro. Per due volte egli si girò verso di noi come per interrogarci. Poi si diresse verso di lei ... [...] Si sarebbe benissimo potuto credere ch’egli ce la nascondesse con i suoi salti. Ma d’un tratto ci fu un lamento, e il suo slancio lo fece piroettare e ricadere all’indietro con una maldestria bizzarra; restò steso dinnanzi a noi, stranamente, e non si mosse più”.
Uno spettro, questa è la modalità che consente all’assenza di irrompere. Nella caduta maldestra del cane, nel suo lamento di dolore c’è la percezione irrimediabile di un’assenza. Per l’anomalia rappresentata dall’abitudine disturbata l’animale accede quasi al fantasma della defunta. La trasfigurazione romanzesca di ciò che nel racconto è dato come un ricordo autentico si incarica di formulare ciò che elucideremo più avanti, la presenza-assenza, l’esistenza spettrale al nostro fianco di coloro che non sono più, attraverso la quale l’animale domestico, secondo la sua “emotività” specifica, entra in rapporto – per stupefacente che possa sembrare- con il dolore dell’assenza.
E’ effettivamente significativo che un poeta quale Rilke ci stimoli a riconoscere che l’animale può avere qualcosa da insegnarci non solamente sull’animalità in quanto tale ma anche sull’uomo stesso e, in più, su ciò che sembra esser la cosa più propria dell’uomo, la morte. Chi sa d’altronde se il nome di “morte” che diamo alla dolorosa anomalia dell’assenza non è la trappola in cui accogliamo il lutto spaventoso, per meglio tenerlo a distanza e riconciliarci filosoficamente con esso? Vorrebbe dire che il comportamento di un cane o l’evocazione letteraria di esso possono essere ritenuti capaci di insegnarci qualche cosa a proposito di un tema grave e serio di cui l’ultima messa in gioco resta la messa in gioco di tutta la filosofia?
Sappiamo bene che la vita del nostro corpo è ben lontana dall’essere la sintesi delle peripezie biologiche che affettano il nostro organismo da quando esistiamo. Tuttavia non possiamo fare del tutto astrazione del fatto che la vita è la condizione insostituibile dell’esistenza poiché è attraverso la nostra corporeità viva che esistiamo e siamo in contatto con il mondo. Così l’indice della nostra finitezza e della nostra morte è il nostro corpo vulnerabile.
Heidegger in “Essere e tempo” rivela la morte come struttura esistenziale dell’essere Heidegger scrive nel § 53: “c’è in essa [nella morte] la possibilità per il Dasein [l’uomo] di un anticipo esistentivo, ossia la possibilità d’esistere come poter-essere-intero”. Questa possibilità di esistere per così dire “in proprio” suppone l’incontro con la finitezza nel modo del compimento.
Tuttavia occorre ammettere, come ci ricorda il comportamento del cane Chevalier, che troppo spesso la morte “prematura” di questo o quel congiunto non fa che sigillare una finitezza di fatto che nessun orizzonte di senso ci autorizza ad apprendere come compimento ovvero come interezza significante. “E’ morto” non significa sempre, lo sappiamo fin troppo bene, “ha terminato di vivere”. Per quanto tentante e consolante sia la forzatura filosofica che ci spinge a decidere altrimenti, bisogna senza dubbio essere capaci di riconoscere semplicemente che qui, per noi e non solo per “lo stupido animale”, il senso può venire meno.
Sarebbe senza dubbio un’esagerazione voler tirare una lezione troppo generale dalle relazioni che intratteniamo con alcuni animali. Tuttavia resta che esiste un aspetto della Stimmung che ha la possibilità di farci entrare in risonanza con il sentire dell’uomo e quello dell’animale. La gioia serena che non parte da noi ma ci riempie e ci spinge lontano dal nostro io accentuando l’unità armonica con la vitalità di tutta la vita, si trova al cuore di questa vicinanza. Ma si dovrà mostrare, per chiarificare tale proposito e andare al di là della sua semplice plausibilità, come la disposizione e i modi o tonalità (Stimmungen) si rapportano alla corporeità viva (Leib) di tutto l’uomo.
In somma, la considerazione per la forma animale, “presenza viva la cui manifestazione sembra chiamare una visione” [Merleau-Ponty], ci invita a guardare in modo ardito alla relazione dell’uomo e dell’animale. Gli eventi che possono costituire la giovinezza, la curiosità gratuita, la forma animale rendono l’incontro, non certo con tutti gli animali ma certamente con alcuni, eminentemente significante. Occorre senza dubbio ammettere che qualcosa d’altro che le pulsioni entra allora in gioco per la nostra soddisfazione e con nostro grande stupore. E’ per questo che, per concludere, vorremmo sottolineare che la vita animale supera il quadro finalistico su cui sia Heidegger sia Merleau-Ponty non avrebbero potuto non convenire.
La vita non si comprende in termini di “finalità” poiché essa non si accontenta di essere adattata ad uno scopo, essa è in tutto e per tutto magnificenza, come tende a dire Buytendijk. Il crudele esperimento della farfalla dalle ali tarpate che vola bene altrettanto bene dei suoi simili mostra che la superficie delle ali degli insetti è indubbiamente più grande di quanto non sia strettamente necessario. Ora, questo non è che un caso di una legge più generale: le fibre dei muscoli sono più numerose di quanto serva, il cervello è più ricco di connessioni di quanto sia “utile”, i polmoni hanno una superficie respiratoria più grande del necessario per conservare la vita ecc. La vita è nella sua essenza variabilità di forme, continuità e legame delle parti, degli esseri, ricchezza infinita e sovrabbondanza ostentata. Così essa non reclama di essere solamente spiegata ma essa deve essere compresa. Ogni pensiero nasce da uno stupore che le costruzioni delle teorie scientifiche non possono annichilire. Così l’enigma dell’animalità non risiede in ciò che ci sfugge dell’animale, ma più ancora in ciò che sfuggendoci nondimeno ci affetta. -
[trad. di B. Bordato]
Gratis Gratos Free artista e babbo natale...?
Prima o poi vi capiterà di incontrarlo odi ricevere una Mail da un collezionista(?)del tutto particolare,con tono suadente,seduttivo oltre ogni limite,"la faccia come il culo"metodico ed al tempo stesso con un che di tristezza poichè in vesti di Collezionista non puo permettersi una delle vostre opere,cortesemente vi invita a dirgli in quali modi puo realizzare il suo desiderio a cui tiene tanto(...)Li per li si è da un lato lusingati e dall'altro amareggiati perplessi;personalmente non do seguito a questi approcci,tuttavia ho sempre da parte dei disegni,degli schizzi o scarabocchi preparatori utili in caso di bisogna per un presente gradito e Gratis!Vi allego un articolo sull'argomento tratto da "la repubblica",effettivamente è possibile bazzicando per atelier di mettere insieme una collezione interessante,ovviamente si richiede che il collezioinista appartenga ad una tipologia colta,interessante ed almeno fornita di buonumore,un sorriso per grazie è il minimo.
ETTORE LIVINI
Non solo musica, video e notizie?Ecco come si viaggia senza pagare:
MILANO - C'è chi s'è comprato una casa pagandola con una graffetta. C'è una persona in Calabria che regala una Y10 a chi se la ritira. Ci sono catene alberghiere che offrono settimane di vacanza in Costa Brava, compagnie aeree che regalano viaggi, aziende che prestano auto in uso gratuito. La chiamano società dei consumi. Ma, almeno in parte, è una bugia. Certo, il denaro, più che il tempo, è l'unità di misura del terzo millennio. Eppure la vecchia arte d'arrangiarsi da una parte e le strane regole del marketing dall'altra consentono oggi all'uomo di realizzare un sogno antico come il mondo: vivere (quasi) gratis.L'arte dello scrocco richiede solamente un po' d'adattabilità, spirito d'iniziativa e la capacità di sfruttare a proprio vantaggio le logiche un po' ciniche del nuovo capitalismo, un universo dove l'immagine spesso vale più di un bene materiale. L'esempio più lampante è quello delle automobili. In America (vedi sito www.freecarindex.com o www.libertydrive.com) esistono agenzie pubblicitarie che selezionano persone con la fedina automobilistica immacolata (zero incidenti negli ultimi 10 anni) per regalargli una macchina "sponsorizzata" dai loro clienti con il logo pubblicitario sulle portiere.Un fenomeno sbarcato anche in Europa ma non in Italia, dove la legge impedisce questo tipo di subaffitto della quattroruote. Le acrobatiche leggi del mercato - sempre in tema di trasporti - producono un altro paradosso: le compagnie aeree che regalano biglietti solo per fidelizzare i passeggeri e lucrare (al limite) sui costi dei servizi accessori come prenotazione auto e alberghi.Il principe assoluto di queste iniziative è la Ryanair, più che una low cost - in questo caso - una no-cost, visto che prevede di offrire a costo zero nei prossimi tre anni almeno il 50% dei propri posti, sicura che gli optional le basteranno a far tornare i conti. Un'altra frontiera violata dall'arte di vivere gratis è quella dell'alloggio, almeno in vacanza. Il sito cult, in questo caso, è www. couchsurfing. com, una specie di piazza virtuale dove si mette a disposizione un posto letto nel proprio appartamento (oppure il giardino per piantare un tenda) in cambio di ospitalità dagli altri membri della community.Un successo planetario visto che questo network è già riuscito a organizzare le vacanze senza spesa a oltre 327mila persone, moltissime anche in Italia. Ma il volontariato non è l'unico modo di trovare una casa per farsi una bella settimana al mare. Sull'italianissimo sito www.viveregratis.it, ad esempio, c'è una società spagnola che offre dieci giorni di relax in appartamenti in Costa Brava. Certo è una forma pubblicitaria (il sito non percepisce un euro), visto che la stessa azienda offre soggiorni in multiproprietà nella stessa struttura. Ma non esiste nessun vincolo al riguardo."In una società come la nostra avere gratis ciò che di solito paghiamo è molto più facile di quanto si pensi - racconta Francesco Gaudino, inventore del sito tricolore che in quattro mesi di vita ha registrato 12mila iscritti e 2,5 milioni di contatti - . Se prende la nostra rubrica Barattopoli scopre che c'è una persona a Cosenza che regala due auto in cambio del passaggio di proprietà, un'altra che offre una tv a 29 pollici o una mountain bike". E' l'ecologissimo concetto del riciclo, del non - spreco (www.freecycle.org è il vangelo del baratto mondiale) che ha consentito al 26enne disoccupato canadese Kyle MacDonald in una serie di 15 scambi on line di partire da una piccola graffetta rossa per arrivare qualche mese dopo (quando il suo caso era arrivato su tutte le tv Usa) ad avere una casa tutta per sè nel comune di Kipling (la sua storia è su oneredpaperclip.blogspot.com).E la cultura? Niente paura. Anche qui ce la si può cavare a costo zero. Il Nobel della letteratura gratis, ad esempio, spetta a Paulo Coelho. Nel suo sito (www. paulocoelho.com) appare una foto dello scrittore con la benda da pirata sull'occhio. Cliccando sull'immagine, alla faccia delle case editrici di tutto il mondo, l'autore brasiliano ha messo in rete, gratis, quasi tutti i suoi libri. In alternativa ci si può arrangiare con il bookcrossing (www.bookcrossing.com) una rete virtuale dove gli appassionati di tutto il mondo si scambiano i loro volumi.Nel mondo dell'arte dello scrocco, in fondo, c'è solo un grande buco. Quello del cibo. Qualcuno però ha risolto anche questo problema. Sono i Freegan americani, un gruppo anarcoide che combatte contro gli sprechi del mondo (www.Freegan.info). La loro ricetta è semplice: frugano nelle pattumiere delle grandi città, vicino ad alberghi e ristoranti soprattutto. Sarà poco dignitoso, ma è politicamente molto corretto. E tra i sacchetti e gli scarti trovano tonnellate di cibo in ottime condizioni. E, alla fine, non c'è nessuno a presentare il conto.
(29 gennaio 2008)
Laicità repressa
Se c'è un problema di minoranze offese e marginalizzate, oggi in Italia, esso riguarda i laici
La Città del Vaticano, in termini di diritto internazionale, è uno Stato sovrano titolare di 'soggettività internazionale'. È ammesso come osservatore permanente all'Onu, mantiene rappresentanze diplomatiche presso gli organismi internazionali e scambia ambasciatori accreditati con tutto il mondo. In termini istituzionali la Città del Vaticano è una sorta di monarchia elettiva. Al vertice dello Sato vi è infatti una figura assimilabile a un presidente a vita, eletto da un conclave di maggiorenti (i cardinali). Il pontefice esercita la sua attività coadiuvato da un consiglio da lui scelto (come nelle corti di un tempo) a cui sono affidati compiti e funzioni varie; ma è da lui che promana ogni iniziativa in campo civile, oltre che religioso ovviamente. Come è scritto nel sito ufficiale del Vaticano, "nell'esercizio della sua suprema, piena ed immediata potestà sopra tutta la Chiesa, il romano Pontefice si avvale dei dicasteri della curia romana, che perciò compiono il loro lavoro nel suo nome e nella sua autorità, a vantaggio delle Chiese e al servizio dei sacri pastori". Del resto, anche l'articolo 1 della Costituzione della Città del Vaticano, entrata in vigore il 22 febbraio 2001, non lascia adito a dubbi sul suo ruolo: "Il Sommo Pontefice, Sovrano (sic) dello Stato della Città del Vaticano, ha la pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario".
Ebbene, in base a questi dati, sotto il profilo giuridico-politico, il Sommo Pontefice Benedetto XVI è, innanzitutto, un capo di Stato. E, come ogni altro capo di Stato, quando va in visita in un altro paese, può essere omaggiato e osannato oppure può essere criticato e contestato. Ancora prima di ogni valutazione sulla vicenda dell'invito della Sapienza di Roma, questo è il primum mobile della questione. Chi mette piede in uno Stato democratico come, pur con enormi difetti e manchevolezze rimane ancora, forse per poco, l'Italia, è sottoposto alle regole della democrazia. In cima alle quali c'è la
libertà di espressione, verbale e non verbale. Quando Richard Nixon venne in Italia e il ricevimento in suo onore fu disturbato dalle proteste di piazza, che arrivavano fino alle ovattate stanze del Quirinale, 'quel' presidente rispose ai suoi imbarazzati anfitrioni: ""No problem, this is democracy".
Premesso tutto ciò, rimane il versante politico della questione. Anzi, più che politico, delle buone maniere: su questo i papa-fans hanno ragione da vendere, non si invita qualcuno sapendo di metterlo a rischio di sgradevoli contestazioni. Prima ci si accerta che sia accolto con largo consenso e poi, se ci sono degli irriducibili, si soprassiede. Il pasticciaccio e la brutta figura ricadono tutte sul rettore della Sapienza. Abilmente, la curia vaticana ha colto la palla al balzo per avviare una campagna di vittimizzazione, consentendo ai sicofanti di turno di lanciare allucinanti proclami sulla "libertà di parola negata".
L'episodio getta comunque un fascio di luce sullo stato della laicità in Italia. Da un lato è, essa sì, praticamente ridotta al silenzio dalla continua aggressione verbale che le gerarchie ecclesiastiche di ogni ordine e tipo scatenano contro chi non si allinei. Ma dall'altro, checché strombettino le fanfare clericali, dal 'Foglio' in su, il processo di secolarizzazione avanza. Gli studi condotti sotto la supervisione del professor Renato Coppi per l'Osservatorio sulla Secolarizzazione e pubblicati da 'Critica Liberale' dimostrano come la secolarizzazione sia andata costantemente avanzando dal 1991 al 2004 (data dell'ultima rilevazione). Questo processo trova conferma nella sconsolata conclusione di una approfondita ricerca curata da Franco Garelli, Gustavo Guizzadi ed Enzo Pace, secondo la quale "Dio, Cristo, la Bibbia, sono diventati anche per alcuni fedeli oggetti incerti di fede".
Per far fronte a questo deperimento la Chiesa ha elevato il livello di scontro, intervenendo in ogni settore della vita civile italiana (e di altri paesi). Ad esempio, con la massima tranquillità certe diocesi discutono sulla eventuale costruzione di moschee, sentenziando sul diritto di altri a praticare degnamente la loro religione. E non si limita a questi aspetti, e ad altri assai materiali e terreni (si veda la perorazione per gli ospedali cattolici della capitale fatta dal papa a sindaco e presidenti di Regione e Provincia la scorsa settimana): la Chiesa pretende anche di delegittimare qualunque altra etica non fondata sui principi della fede cattolica, come se i non credenti o i cultori del libero pensiero fossero una sottospecie morale, degli Untermenschen dell'anima. Se c'è un problema di minoranze offese e marginalizzate, oggi, in Italia, esso riguarda, ancora una volta, come nei secoli passati, i laici. Non certo la Chiesa, onnipresente su tutti i media.
(25 gennaio 2008)
Opinionii di Piero Ignazi articolo tratto dall' "Espresso"
Apre l'Atelier d'Art"le mercredi des singes"
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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)