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martedì 31 marzo 2009

Gennaio 2008

"Le invasioni Barbariche"

http://www.arezzocitta.com/Arezzo/Turismo/pagine/storia/secolibui/Barbari02-500.jpg

A è venuta ieri a farmi visita,di lei ho già parlato,attualmente sta lavorando in un "cinepanettone",ha molto apprezzato "un mondo diverso è possibile"sui fatti del G8 di Genova,ha deciso di cimentarsi in uno dei miei articoli:"tanti auguri piccina"!produrre documentaristica sull'Italia,"sui fatti di Milano" per cederli con un po di fortuna alla Francia,allego qui un articolo di "La Repubblica"estremamente significativo di una certa atmosfera che passa in tempi di "invasioni barbariche" per normale! ..."...e si,l'Arte ha a che fare anche con questo!"

A Bergamo sgominata la «banda» della panda nera
I raid dei carabinieri anti-immigrati
In 21 ogni venerdì sera davano vita a pestaggi contro extracomunitari

BERGAMO — La chiamavano la «caccia grossa» con la Panda nera. Carabinieri e vigili urbani usavano un’auto con una targa rubata e, secondo l’accusa, ogni venerdì sera davano vita a raid punitivi contro extracomunitari. Prima il briefing in caserma a Calcio, nella Bergamasca, poi via. Ma su quella Panda c’era una microspia. E ora le conversazioni concitate, i pestaggi degli stranieri, le urla durante perquisizioni «dure» a caccia di droga (che talvolta spariva con denaro e cellulari dei fermati) sono finite in un dossier della Procura. Il gruppo aveva scelto il venerdì probabilmente per poter apparire sui giornali della domenica. Perché il giorno dopo, ai cronisti, raccontavano di arresti e di «brillanti operazioni antidroga». Solo dopo sono emersi i metodi usati. Una «banda »—così la definiscono gli inquirenti — di 21 persone, (una dozzina i carabinieri) cinque delle quali accusate di associazione per delinquere. Qualcuno è ancora ai domiciliari, altri sono stati sospesi, altri ancora trasferiti. Eppure sono stati rimpianti dagli abitanti di Calcio: poco dopo gli arresti dello scorso luglio, sono comparse scritte del tipo: «Rivogliamo i nostri carabinieri», «Deidda sindaco» e via così. Ora, a sei mesi dagli arresti, arrivano le prime richieste di patteggiamento: un carabiniere di Calcio, Danilo D’Alessandro (1 anno e 8 mesi) e un vigile di Cortenuova, Andrea Merisio (3 anni). Molti hanno chiesto il rito abbreviato, compreso il maresciallo Massimo Deidda, «Herr kommandant», come lo soprannominavano gli altri della banda. «Il capo indiscusso » del gruppo, per i pm di Bergamo. Un tipo dai modi spicci, carismatico. E’ l’ex comandante della stazione di Calcio, che in questi giorni, fino alla fine del processo (prevista per il 14 febbraio) è stato autorizzato a tornare ai domiciliari proprio nella stazione che comandava.

Le violenze Per l’accusa era tutto studiato, a partire dalla Panda recuperata prima di essere demolita sui cui era stata piazzata una microspia. E dalle vittime: preferibilmente extracomunitari clandestini che difficilmente avrebbero trovato il coraggio di denunciare. Invece qualcuno lo ha fatto. Agivano armati, scrive nella sua ordinanza il giudice delle indagini preliminari Raffaella Mascarino, in «un clima di violenza, di esaltazione collettiva e di autocompiacimento», in un paese di neppure cinquemila anime, Calcio, (sindaco leghista), dove le parti si sono invertite: i carabinieri sono diventati delinquenti e i marocchini i loro accusatori. A una vittima viene rotto il naso. A un’altra il timpano. A un’altra ancora i denti. La voce di Deidda, con marcato accento sardo. «Tu sei troppo agitato, mo ti piazzo un cazzotto in testa. Da chi hai comprato? Ti porto in caserma e ti sfondo a mazzate ». Parla di un altro controllo: «Uno di Martinengo... poi si è messo a sputare i denti e l’ho mandato via... perché appena gli ho dato un destro, caz..., ha cominciato a sanguinare, ha sputato i denti». Quando un marocchino, per sfuggire a un inseguimento, si butta da un tetto quelli commentano: «Perché anziché finire nelle nostre mani preferiscono suicidarsi?».

Gli adepti La banda cercava anche nuovi adepti. La filosofia era questa: «Più siamo più danni facciamo », si spinge a dire Andrea Merisio, vigile di Cortemilia a un aspirante «picchiatore». L’8 giugno esordisce nel raid uno studente di 29 anni. Merisio e Deidda sono compiaciuti del nuovo acquisto: « Ci ha chiesto perché non lo abbiamo picchiato quello con la camicia bianca... La mentalità c’è». L’obiettivo della «caccia grossa » era spesso quello di aumentare le statistiche degli stupefacenti sequestrati. Per il capitano Massimo Pani, (che non ha partecipato ai raid), allora comandante della Compagnia di Treviglio, e nel frattempo promosso maggiore, i numeri erano una fissa. Tanto che Monacelli avrebbe mostrato a colleghi un sms di Pani, in cui lo invitava a sequestrare «almeno 25 chili di droga, in modo da poter battere il record del suo predecessore». Avrebbe fatto pressioni su due subordinati, minacciando di farli trasferire perché non testimoniassero contro Monacelli, sospettato di procurata evasione e cessione di droga. Ultimo guaio: avrebbe restituito un chilo di hashish a uno spacciatore che minacciava di raccontare certi metodi.

Il razzismo L’odio per gli extracomunitari emerge nelle conversazioni del gruppo. Mauro Martini, carabiniere di Calcio, al telefono con la fidanzata è esplicito: «’Sti marocchini, li ammazzerei tutti, non muoiono mai». Deidda non è da meno: «... Me ne sbatto i c. e ’sti marocchini di merda mi hanno veramente rotto i c.».

Cristina Marrone29 dicembre 2007

Aforismi

Alberto Mario Cirese

Il problema dell'etnocentrismo

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Io non so se esista una scienza etnologica. Contesto che riconoscere una scienza etnologica coincida col dire primato dell'Occidente: che la terra sia rotonda no, e che giri intorno al sole, è oramai universale. Il punto fondamentale è che lo slancio è il passaggio a quei livelli che, trascendendo il proprio contesto culturale, si collochino ad un livello metaculturale, capace di parlare tutte le culture, ivi compresa la propria fatta diventare oggetto. Che poi, personalmente ho pensato di essere riuscito a trovare un metalinguaggio parentale per le terminologie di parentela, questo debba essere accusato di etnocentrismo soltanto perché è basato sulla teoria delle relazioni nella logica degli insiemi, questo, non lo so, bisognerà che lo si venga effettivamente a provare. Se questo funziona, funziona diciamo ovunque; ci sono poi altre cose che non potranno che essere culturalmente qualificate, ma io non so se questo riguarda l'antropologia nella sua totalità, alcuni aspetti dell'antropologia o certi tipi di ricerche. Mi pare che su tanti terreni, etnie completamente diverse dalle nostre collaborano tranquillissimamente in programmi scientifici e non hanno bisogno di crearsi delle matematiche diverse; se se le creano, delle matematiche diverse, non è perché se le creano etnicamente, è perché lì nascono dalla problematica interna della disciplina o della scienza che stanno praticando.

E' chiaro che l'etnocentrismo è quello di assumere la propria cultura come unità di misura per la valutazione delle culture altrui, questo era l'etnocentrismo secondo colui che l'ha concepito, anche se dimenticato, visto che era poi oltretutto un forte reazionario, e cioè Sumner nel 1906, se non sbaglio. Etnocentrico non è il fatto che non mi piacciano i cibi altrui, è l'assumere i miei gusti gastronomici come norma, un metro mai sottoposto alla misurazione; bene, è chiaro che anche il nostro metro va sottoposto alla misurazione. Ma alla misurazione di chi? Di che? Non può essere altro che, per esempio (per ricordare un nostro studioso di cui ricorre quest'anno un anniversario), scendere con anamnesi storiografica sprofondandosi nella propria cultura fino ad andare a toccare il punto in cui è avvenuta la diramazione. A me piace l'altra immagine, che è quella di spingerla verso un linguaggio metaculturale (ma non è che c'è gran differenza) perché questo che io trovo sia ad un certo momento capace di parlare tutte le lingue ma anche la mia, e non sia la mia che si fa metalinguaggio nei confronti delle altrui. Ora, all'etnocentrismo s'è accompagnata una fortissima svalutazione della nostra cultura: colonialista, oppressiva, espansiva. Sono tutte colpe che ci sono state, ma se tutte le culture hanno la loro validità, possibile che solo la nostra non ne abbia alcuna e che non sia ora, ben sapendo che non deve essere lei il metalinguaggio per parlare le altre culture, ma deve essere uno degli elementi della costruzione del metalinguaggio, che anche la nostra ritrovi il posto che le compete?

La terza generazione

Il figlio di mio figlio promette bene,"una nuova lotta" non certo con la disillusione,l'amarezza dei miei giorni,gli occhi fiduciosi guardano avanti pieni di ottimismo e di ingenuo candore,come mi dico spesso:" l'importante è provarci" se c'è un cambiamento sarà nell'ordine del millimetri,lillipuziani passi in un domani in cui tutto è destinato per sempre a ricominciare.

L'Arcimboldoè natura

*...mi sono permesso di constatare un fatto e questo sin dai miei primi quadri,di controindicazioni non ce n'è,potrete abusare "dell'abbandono" fin che volete con almeno una eccezzione di cui vi diro piu avanti (...)Un po per rassicurare gli allievi in crisi di autostima con alle volte stati di inadeguatezza profondi e un po per rendere piu accessibile la mia "lezione" dico loro che in fondo non debbono stare in ansia piu di tanto (...)non saranno loro a dipingere i piu bei quadri (...)ma il loro "profondo",personalmente lungi da me l'idea di definirla anima...anzi semmai Natura,la natura che è in noi di cui faciamo parte e che trionfa (dai che non lo sapevate)nelle opere d'arte.Stato di immanenza sublime allor che si è in sintonia nell'azione con la stessa natura,specie quando la si imita nelle sue dinamiche principali(...)ci si cimenta nell'operare su tela, in una tensione che è vibrazione e risonanza,fusione! Dunque abbandonatevi fiduciosi al vostro "profondo",lasciate che entri come sà(si come sà,fà niente se non capite a voi è richiesto l'abbandono!) in sintonia con la natura,il frammento di natura che vi accingete a dipingere,in fin dei conti non facciamo mai nulla di cosi diverso dall'operare della Natura,qualunque sia il tema che affrontiamo...ora l'eccezione:in caso di una rappresentazione che ha a che fare con il "pensiero magico",la religione per dirla franca, potete contare su un fatto:non sarà la natura che è in voi ,parte di voi a uscire alla luce,ma piuttosto tutta una serie di censure che opporranno tenacissime barriere tra voi e la Natura!Questo tema per il momento lo affronto abbastanza sinteticamente....ma mi riprometto di sviscerarlo con piu attenzione e dettaglio;per il momento contemplate l'opera del'Arcimboldo...piu chiaro di cosi!

Ci guadagna la pittura

Già ci stavo pensando da qualche mese,il televisore diventava sempre piu inutile,ingombrante e fonte di serissime incazzature a cui subitaneamente seguivano fasi depressive piuttosto accentuate,poi un articolo sull'Espresso di Umberto Eco il nostro semiottico nazionale consolidava leggermente una decisione già presa ma procastinata all'indomani...infine da un mese circa l'ho buttata e a un mese di distanza non mi manca e mi ero pure dimenticato d'averla buttata!? Ho la netta impressione di aver dato l'addio ad un gran numero di Italioti,,sono come morti,anzi sono morti,giustizia è fatta! Erano passati troppi anni da quando passavo le notti a dipingere sbirciando un film,oggi la cosa sarebbe impossibile,troppe cazzate; eppoi ho il pc! Cioè 3 pc,mi spiego?


Emule

http://www.blingblog.info/wp-content/uploads/2006/11/emule5-256.png Con lui state tranquilli,tutto quello che vi immetete è all'istante presente a tutto un web (...)la "Rete",noi. Sensibile,attento,partecipativo,generoso,curioso e felice di condividere conoscenza,arte e quanto osate immaginare.Uno strumento utilissimo per allargare il vostro pubblico che siatene certi saprà gratificarvi di una attenzione infervorata e collaborativa,cio vale sia per la pittura,il video e ogni altra produzione intelletuale in cui volete cimentarvi,dategli fiducia.
Scrivete nella barra delle ricerche di Emule: Corso d'arte contemporanea di Giuliana Altea e scaricate, è in video,il livello è universitario.

Google pages creator

Un altro strumento eccezzionale e di fondamentale importanza è GOOGLE PAGES CREATOR di Google,vi si accede aprendo un conto www.gmai.compoi con lo stesso conto e la password di Gmail entrate in Google pages Creator,semplicissimo ed efficace,potrete mettere all'istante in Internet il vostro sito(si quello fatto da voi),la vostra opera e il frutto del vostro pensiero.uno strumento utilissimo quando avete uno Studio d'arte ricavato nel ripostiglio delle scope!


Abbandono tecnica

Abbandono,galleggiare lievi in stato di sospensione lo stato di attenzione rilasato,ogni giudizio critico sospeso (specie sul lavoro in corso) lentezza,movimenti con un che di rituale anzi volutamente ritualizanti,allo stesso tempo fase contemplativa rispetto alla finestra di realtà che si vuole "celebrare" o per qualsivoglia ragione..dipingere,un paesaggio,un nudo,una idea che contempli rapporti armonici,toni,colori infine.Un inizio lento,misurato allorchè si sono fatte le scelte del caso,sempre con lo stato di attenzione sospeso,lieve,disincantato, preparare il campo di gioco (ovvio che è la tela!) sommariamente,la struttura,la composizione,poi via via accellerando allor che una specie di frenesia,eccitazione prende il controllo della mano,della mente,dello spirito,ritmo eccitato dalle indicazioni incoraggianti che ci danno i colori usciti sulla tela,inaspettati,tanto agognati, desiderati,flusso ininterrotto di piacere,gratificazione,certezza di essere sulla buona strada,sempre piu veloce,gestualità quasi cieca,nervosa sino a che il parrossismo incontra la fatica,pausa,momento di contemplazione e riflessione,analisi del lavoro fatto,sopratutto ricerca delle tracce (parti della tela finite che indicano la via da seguire),constatazione dei problemi(da lasciare da parte,la soluzione verrà da solastrada facendo) intervento razionale dell'analisi,momento in cui si applica cio che si suppone di sapere,di conoscere,momento in antitesi con l'inizio (è il profondo che produce la superficie della tela,la struttura principale,l'insieme,l'idea),in questo fase è possibile apprendere da se stessi(...)si scoprirà piacevolmente quanto è bello superarsi,certe tracce sono ottime anche per opere sucessive,tracce da approfondire,talvolta non semplici da decifrare poiche provengono da una conoscenza inconscia,insospettata,piu sensibile (Natura).L'opera si avvia alla fine,di tanto in tanto un po di distacco poichè la tensione ora è forte,la dinamica del piacere e le altre,tante,si sovrappongono e si accavallano e stremano,sfiancano,ancora pausa,un po analittica e un po di riposo,poi via sulla dirittura finale,finire l'opera,qualcosa ci è sfuggito,non sappiamo ancora cosa...e poi non importa,ma altre si rivelano stupefacenti in relazione alla nostra misura(...)il tutto si equilibra,l'opera non finirà di parlarci per lungo tempo,uno stimolo,una passione e sopratutto certe opere che durano,non ci stancano ad uno sguardo attento e partecipato.Questo articolo è specifico sopratutto per il "plein air"pittura all'aperto che di rado richiede un ritocco in studio poiche oggigiorno piu o meno tutti disponiamo di almeno qualche ora (3 ore è il minimo),in passato si doveva contemplare il tragitto in carrozza,in bicicletta,a cavallo o a piedi...Buon Lavoro.


La biblioteca

Come si suol dire "una immagine vale piu di tanti discorsi"ebbene per dipingere,per iniziare(sopratutto)occorre aver immagazinato nella memoria,nella biblioteca cerebrale,nel vissuto,un gran numero di immagini,foto,pitture,sculture e in generale quanto ha a che fare con le arti;non di rado mi è accaduto di allievi che in vita loro non erano mai stati in un museo,peggio sfogliato un sol libro di pittura,ancor peggio già con una radicata antipatia per il novecento,per Picasso etc,Il colmo è che meno "ci acchiappano" piu se la prendono con quel vecchietto "terribile"Immagazzinare non vuol certo dire studiare(cosi vi passa la paura)ma curiosare,esplorare,soffermarsi quando si incontra un opera che piace a un momento di contemplazione,amarla quell'opera,riconoscerla.Voglio dire che nel vostro percorso dovrete essere in grado di riconoscere a chi siete debitori (...)o verso chi avete una certa affinità,altrimenti non saprete mai(mai!)se vi piace il vostro quadro o se è finito!Serve a formarvi un certo giudizio critico e ad acquisire una certa parentela(...),vi toccherà di scegliere un padre e una madre adottivi fra i maestri della storia dell'Arte e ad ereditarne la "visione" un frammento di essa o a "completarla".Come giudicare altrimenti la veridicità di quanto affermano gli "amici"(ve li raccomando...) se siete completamente a digiuno del 90% del vocabolario in uso nella conversazione intorno all'arte?! Come sarà possibile in tali condizioni una corretta interelazione con i vostri colleghi(il mondo che vi siete scelti)...Ora certamente esistono come sempre delle eccezzioni ma siete sicuri di farne parte?Oggi poi se proprio non potete viaggiare per Musei,Gallerie d'Arte,atelier di artisti,collettive d'arte in parrocchia,almeno date una occhiata a Internet! Per vostra informazione una personalità artistica sensibile riesce intorno a 20 anni a metabolizzare non meno di 100.000 immagini.Un fatto è che quel vostro"pentolone"sà muovere collegamenti,relazioni,dinamiche verticali,trasversali,comparazioni e tantissimo d'altro a rendere il vostro patrimonio d'immagini...unico,irrinunciabile;il vostro profondo lavorera su esse a lungo e in modi insospettabili sino a permettervi di giungere ad una conclusione,ad una intuizione, in relazione alle vostre scelte di percorso.

www.franceculture.com

www.franceculture.com

Fateci un clic sopra per scoprirla,ovviamente trasmette solo in Francese (e come poteva essere altrimenti!),potete ascoltarla per radio o tramite un pc,scaricare le lezioni (prima installate nel pc Real Player free),le conferenze d'altissimo livello su temi come la psicologia,la storia,la filosofia, l'etologia, le arti tutte,l'antropologia,la letteratura etc,Non esiste al mondo un network,un media con questa qualità,questo prestigio,se masticate un po di francese non puo che farvi bene,schiudervi nuovi orizonti,aprire percorsi nuovi per la vostra pittura,illuminarvi,è difficile per me,personalmente quantificare il debito che ho verso questa emittente...è tutto detto. Eppoi che dire del piacere di ascoltarla durante la pittura...impagabile!

Perche la pittura a Olio

...perchè è la chimica,la tecnica piu antica nella storia dell'uomo,fin dai primordi nelle caverne l'uomo "primitivo" mescolava il pigmento a grasso animale,mescola che si è conservata sino ai nostri giorni se pensiamo a Lascaux considerata la piu antica cappella Sistina dell'Umanità.Grasso e pigmento,olio e pigmento,olio come la gran parte della costituzione umana,in fondo la l'industria non ha migliorato di molto questa chimica antichissima;non da meno ancora intatta ai nostri giorni la concettualità primitiva (almeno nell'arte moderna),animista,feticista etc,...di arte come esorcismo,come riparazione per l'offesa arrecata a "sorella" natura,di arte metafisica che considerava le forze della natura misteriose ora amiche ora una minaccia da imbonire tramite l'A ..Insomma la pittura a olio ha del sacro,tutt'altra sensazione mi dà l'acrilico con la sua luce fredda,persino il "rosso" è freddo ,vedere per credere! Quando osservo un colore ad olio ho come l'impressione che è vivo,e lo è poichè subisce l'usura del tempo come se si trattasse di noi stessi in una certa misura,per divenire piu affine,piu vicino,piu bello nel suo vissuto che è il nostro! Ora il consiglio:COLORI AD OLIO MAIMERI seria A o se potete permettervelo i PURO .

La maledizione

Ho una allieva carina,simpatica che interpreta tutti i rapporti sociali in termini di seduzione e con un forte dispendio di energie nlla sua vana ricerca del consenso,(anche con me (...) il padre in un certo senso l'ha delegittimata in vesti di artista giudicandola incapace,inetta,priva di fantasia etc,(una maledizione dunque) ebbene si accosta agli artisti con un segreto desiderio questo malcelato ,superare il "padre"in termini non di qualità ma per un in un che di vendicativo " vedi cosa sono capace di fare....meglio di te! " In poche parole proietta l'immagine del padre su chiunque,per questo piu che convincere preferisce circuire,sedurre e via dicendo,come già detto il "giudizio" paterno la condiziona pesantement nella sua crescita quale individualità sensibile e artistica(è figlia d'arte).Non credo che avro nuove occasioni di rivederla e cito questo caso per spingervi ad una riflessione(...)quanto pesa la psicologia personale in un percorso di apprendimento della pittura.Francamente ammetto e riconosco che la figura in questione possiede del talento e tuttavia riconosco la sua difficoltà ad abbandonare quel momento critico della sua infanzia,cioè il rifiuto del padre all'identità che lei aveva scelto di proporre di se(...) forse per sedurlo? (l'edipico?) Il padre forse desiderava ,voleva un maschio e comunque questo è solo uno tra i tanti casi che appestano di frustrazioni la condizione femminile.

Il tempo

All'incirca fu nel 2000 che cominciai a prendere coscienza del tempo,del tempo nella mia pittura,dapprima con l'incontro fortuito con un orologiaio,un collezionista(un modo di esorcizzare il tempo?)mi fece notare delle mie pendole rotte,senza le lancette omnipresenti come elemento decorativo nei miei quadri"..;sono d'accordo con lei,il tempo non esite!" e un secondo incontro avvenne con un fisico di 75 anni che collaborava con le università francesi all'estensione di una nuova concezzione dell'universo:la materia,i fotoni,la gravità,i buchi neri e le galassie...la velocità a cui si allontanano e perchè(solo lui lo sà,me lo ha spiegato ma...)insomma come chiacchierare con Einstein (di cui peraltro non condivideva le idee!)anche lui mi ha detto che condivideva la mia idea e particolarmente felice che anche un artista potesse intuitivamente inciampare nella scienza(...)In un quadro;(al che mi sono trattenuto dal citargli Leonardo da Vinci )giunsi a collocare un orologio solare al centro di una scena con ai due lati il giorno e la notte presenti allo stesso tempoQuesto lo faccio sempre anche nei paesaggi)! E paradosso inserisco nelle mie tele un che di vissuto(ci risiamo il tempo)usato per suscitare un sentimento di malinconia che è il "dolore"di cio che ci lascia e cessa di appartenerci,la finitezza nostra e di quanto ci circonda.Credo che nella Storia dell'Arte la questione "tempo" è stato un problema non da poco da assumere e gestire,lo è nel colore volutamente spento,leggermente ingrigito,nella grafica con il suo segno vissuto,nel fare di tutto per togliere quell'assurda "aria di nuovo" che permea l'opera appena finita;sembra che noi come i feticisti Africani (i quali seppelliscono le loro sculture feticcio per farle morire,consumare dal tempo)dobbiamo segnare temporalmente la nostra creazione altrimenti se ci sopravvivenell'atemporalità essa cessa di appartenerci;segniamo con il dolore e la malinconia ogni nostra creazione(sto straparlando);tornando al mio amico fisico mi disse che il tempo è una convenzione,non esiste,non ha massa,subisce la forza di gravità (come se avesse massa)e che pur non esistendo senza di lui nulla potrebbe esistere poiche tutto esiste in movimento,metamorfosi,divenire e finire...Come a dire con un azzardo che il tempo è...Dio !!!

Captive Wild Woman film 1946


Uno scienziato pazzo,il dottor Walters desidera creare una creatura semi umana per metà animale.Ruba in un circo una giovane femmina di Gorilla sul quale impianta non soltanto delle ghiandole umane ma anche il cervello della sua infermiera.La scimmia si trasforma in una magnifica giovane donna che decide di chiamare Paula,(a quei tempi si ignorava o si criminalizava l'animalità umana)lei un giorno fugge e ritorna nel circo natale,lei salverà la vita del domatore che per riconoscenza gli propone di diventare la sua assistente.Ma presto uno choc emozionale fà uscire alla superficie gli istinti primitivi di paula(ci risiamo con l'idea del male nella natura umana) provocando delle conseguenze disastrose.Metafora potentissima della follia quando si estirpa la natura profonda dell'essere vivente,l'animalità e si cerca di reimpiantarla pure un film di concezione puritana "ah gli americani",per fortuna oggi siamo in tempi di forte rivalutazione dell'animalità dell'essere umano,natura "al di sopra del bene e del male"affermazione della preminenza del corpo-natura e solo d'esso contro una ipotesi teo-fantasiosa che è solo censura della vita alla vita.Anche questo c'entra con la pittura e non parlo ovviamente della rappresentazione" Animalista"con il suo tenero sentimentalismo moralistico"anche gli animali hanno un anima..."ma della parentalità che ci unisce agli altri esseri viventi custodi dei segreti che spingeranno l'essere umano ad una evoluzione oltre ogni limite per poter un giorno infine ripagare la natura del debito cumulato...aiutare altre specie ad evolversi! Le piu vicine?Forse inglobarle,fondersi...per le necessità della colonizazione solare ed extra solare...Non credo che sia fantascienza.

Gli Dei

Aforismi

Raymond Boudon

La spiegazione delle credenze

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Il sociologo Durkheim ha studiato delle pratiche e dei rituali magici tra gli australiani. Coloro che praticano tali rituali credono che questi faciliteranno la riproduzione del gregge. Esistono anche rituali magici che hanno la funzione di facilitare la caduta della pioggia sui raccolti, e così via. Possiamo quindi affermare che i riti magici sono credenze in relazioni di causalità che risultano false, o meglio, che a noi appaiono false.

Anche in Weber troviamo una teoria della magia. Egli fa questa considerazione: noi facciamo una grande differenza tra il "facitore di fuoco" e il "facitore di pioggia". Pensiamo che il facitore di fuoco sia un uomo che si basa su relazioni di causalità vere. Il facitore di pioggia, al contrario, è qualcuno che si basa su relazioni di causalità completamente assurde per noi. Ma c'è una vera differenza? Weber risponde: "no, non c'è nessuna differenza per chi pratica quei riti".

Perché noi facciamo una differenza tra il facitore di fuoco e il facitore di pioggia? Perché conosciamo le leggi della trasformazione dell' energia. Sappiamo che l'energia cinetica si trasforma in energia termica, sappiamo che c'è una vera relazione causale dietro l'atto del facitore di fuoco. Ma perché lo sappiamo? Perché conosciamo un po' di fisica. E perché conosciamo un po' di fisica? Perché ce l'hanno insegnata. E perché ce l' hanno insegnata? Perché c'è una istituzionalizzazione della scienza nelle nostre società. Allora, conclude Weber, una società cosiddetta primitiva o arcaica, siccome non ha gli stessi quadri cognitivi e non sa nulla di fisica, non fa nessuna differenza tra il facitore di fuoco e il facitore di pioggia.

Durkheim dice, all'incirca, la stessa cosa, ma in maniera un po' più complessa. Argomenta così: immaginiamo gli individui di una società arcaica la cui attività principale sia l'agricoltura. Queste persone hanno un bisogno esistenziale urgente che le piante vengano fuori: la siccità, infatti, può voler dire carestia. Di conseguenza sono disposti a fare di tutto per modificare il corso della natura, per facilitare la crescita delle piante. Da dove tireranno fuori questa conoscenza biologica? Noi estraiamo la nostra biologia dalla cultura scientifica. Ma in quella società non esiste una cultura scientifica. Da dove si estrae, in questo caso, la conoscenza biologica? Naturalmente, dal sapere dominante costituito dalla religione. Durkheim, dunque, interpreta le credenze magiche come ricette tecniche estratte dal sapere religioso, simili alle ricette tecniche che noi estraiamo dal nostro sapere scientifico.

Di recente mi trovavo in California e il libro che vendeva più copie - se ne vedevano pile impressionanti in tutte le librerie - era intitolato La dieta del dottor Atkins. Ha venduto centinaia di migliaia di copie. Quel libro difendeva una relazione di causalità: "se volete sentirvi bene, dimagrire, avere il peso giusto, mangiate solo grassi, ma evitate assolutamente il pane e gli alimenti di questo tipo".

Dunque, eccovi un libro che difendeva una certa relazione di causalità, e che ha avuto un successo pazzesco. In questo caso le condizioni non sono molto diverse da quelle individuate da Durkheim: quando siamo in una situazione esistenziale che presenta un bisogno molto pressante, è molto difficile avere una risposta scientificamente fondata in tempi rapidi. Si vagola un po' nell'ignoto, e quindi si costruiscono, con quel che si ha, delle congetture. Si tende, con grande facilità, a confondere le congetture con le certezze. La situazione non è sostanzialmente diversa da quella delle società arcaiche.

Credo che in questo stesso modo si debba spiegare la pratica della numerologia o dell'astrologia, per esempio, da parte di molti imprenditori. Penso che cose simili si spieghino attraverso la tensione tra un bisogno e un sapere, tensione nella quale il sapere è insufficiente per corrispondere, o rispondere, al bisogno. Credo che, in maniera generale, le credenze apparentemente irrazionali si possano spiegare così.

Tratto dall'intervista "La spiegazione delle credenze" - Parigi, Istituto Italiano di Cultura, sabato 14 maggio 1994

"Viviamo in un'epoca che legge troppo per essere saggia, e crede troppo per essere bella " Oscar Wilde



Anatomia

Perchè l'immagine turba?ma perchè nell'immagine è un corpo nudo e crudo senza nessun altro significato che le sue armonie,interrelazioni,dinamiche fatte di glandole,muscoli,nervi etc,ci costringe ad una presa di coscienza sulla proiezione e sull'immagine percepita ammantata dei suoi supposti"valori" o significati.Quando al contrario per radiografia entriamo in contato con la "vera" cruda complessità di un corpo al di là del valore etimologico della parola ecco che scatta il turbamento,il corpo è nudo e privo di tutti gli infingimenti storico-culturali religiosi che ne falsano la percezione...il primo a vedere e studiare a un corpo è stato Leonardo da Vinci nei suoi famosi studi di anatomia di tutto sino all'amplesso . Conclusione se vogliamo essere "Realisti" in senso stilistico dobbiamo saper vedere intuire conoscere cosa è il corpo per realizzare correttamente una visione "realista" in termini di stile;tale scelta non puo prescindere dalla vera realtà che in se ha un che di tragico (limite e finitezza,precarietà)con quanto ne deriva.

Il toro

Il toro,ero nel atelier di Valras-plage quanto mi accinsi ad una ricerca sulla tauromachia,dopo almeno un centinaio di pagine sullo spettacolo in internet con immagini violente a non finire,ero ridotto ad una patetica poltiglia sul punto di scoppiare a piangere,la profonda emozione che vivevo forse aveva a che fare con l'approfondimento filosofico che conducevo da qualche anno a questa parte,nuove prese di coscienza ad esempio lo "specismo"il razzismo di

specie,discriminazione di una specie su un'altra, per ragioni morali,filosofiche,teologiche etc,(il toro è un simbolo dell'eros nell'immaginario umano o icona dell'irruente potenza dell'istinto sessuale). Mi vedevo un tutt'uno con la stessa natura del toro,per niente decontestualizato,entrambi parte della stessa "natura" manifetstazione della stessa "natura"(mi scuso per la ripetizione ma la ritengo neccessaria).In relazione a questo punto di vista decisi di cimentarmi in una mostra che mettesse a nudo crudamente la visione "stoica" alla base della tauromachia,di denunciare attraverso l'arte e per mezzo della vittima-toro la violenza che viene esercitata alla stessa condizione umana che quando è sensibile non puo accettare impunemente di decontestualizarsi con una posizione specista,razzista e innaturale,contronatura,siamo tutti parte di una manifestazione della volontà creatrice della naturà.La violenza portata alla natura è violenza allo spirito profondo dell'uomo,và estirpata,denunciata ovunque essa appaia,sino alle note posizioni bibliche che vogliono il regno "animale" posto al servizio e diletto(...) dell'umanità.Dunque non una posizione animalista sul genere: "di-anche-i-tori-hanno-un-anima",ma una rivolta verso una visione che imprigiona la natura e l'essere umano in una triste pulsione di morte.Mi permetto di rammentare che la stessa visione mortifera condanno i gattii processati dalla quella veneranda istituzione che è l'inquisizione per la loro supposta "amicizia" con il diavolo! la lista è lunga...quella delle proiezioni mortifere che toccano indistintamente esseri umani e animali.Dunque nei miei quadri ho messo esultanti e "gioiosi "preti a suore al cospetto della morte del toro su un fondo di cupi flagellanti(...) e un sole e una luna per terra,tutto è materia e devo averlo già detto che di cieli nella mia pittura non si parla piu(...)


Aforismi

Pietro Rossi

Cultura e mondo animale

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Un presupposto esplicito dell'Antropologia e delle scienze sociali contemporanee è stato, fino ad un paio di decenni fa, la connessione cultura - apprendimento - linguaggio; ed è proprio attraverso la messa in questione di questa connessione che si realizza, o meglio che si manifesta una tendenza a spostare ancora più, diciamo, "in basso", ma qui forse il termine "in basso" non è particolarmente felice, ma non ne trovo un altro migliore, il limite della cultura. Intanto abbiamo visto che nell'antropologia contemporanea la cultura viene interpretata come una eredità differente, eterogenea rispetto all'eredità biologica: l'eredità biologica viene trasmessa geneticamente e la cultura si apprende. Ora, noi sappiamo che in realtà l'apprendimento non è un'alternativa netta alla trasmissione per via genetica; intanto lo stesso apprendimento ha delle condizioni genetiche molto precise, ma tra l'uno e l'altro tipo di trasmissione vi sono dei momenti di passaggio, delle fasi intermedie: tutto l'"imprinting" che si realizza in fase neonatale non è trasmissione per via genetica, ma non è neppure apprendimento; in secondo luogo soprattutto, quello che è entrato in crisi, che oggi non è più accettabile, è la tesi dell'esclusività umana del linguaggio. Noi sappiamo, pensiamo agli studi di Lorenz, di von Fritz, di Heibel Heibelsfeld, al grande sviluppo che negli ultimi decenni ha avuto l'etologia, non che gli animali parlano, ma che certamente parecchie specie animali sono capaci di un linguaggio. Questo linguaggio naturalmente non è necessariamente un linguaggio fonico, è un linguaggio fonico in certe specie di mammiferi, le api comunicano fra di loro attraverso la danza, una danza che poi segue delle regole molto precise. Ebbene, se l'ambito della cultura è coestensivo con l'ambito del linguaggio, allora noi dobbiamo ammettere che anche nel mondo animale esistono delle forme di cultura. Cosicché abbiamo una fase ulteriore della vicenda: il concetto di cultura era servito nell'Ottocento a recuperare la distanza tra i popoli pervenuti allo stato di civiltà, vale a dire tra i popoli letterati, e i popoli primitivi, oggi probabilmente il concetto di cultura può servire a recuperare la distanza tra il mondo umano ed il mondo animale o di certe specie animali. Del resto noi sappiamo ormai che l'evoluzione culturale e l'evoluzione biologica non sono momenti distinti e successivi di uno stesso processo. L'evoluzione culturale influisce su quella biologica oltre ad esserne condizionata, si tratta appunto di due processi che in qualche modo interferiscono; questa interferenza, probabilmente, ancorché per vie diverse, con modalità diverse, si ha anche presso altre specie, specie animali. Ecco quindi che, quella che in origine era la "cultura dell'animo", diventa invece un fenomeno esso stesso inscrivibile in un processo evolutivo, che certamente nell'uomo ha assunto modalità specifiche, ma che non possiamo più considerare esclusivamente umano.

1993Tratto dall'intervista Cultura e civiltà, , Napoli 14 ottobre

Nomadi

nomadismo non luogo...
Non mi stupiscono le recenti odiosie polemiche sui Rom,sugli zingari nel nostro paese,non mi soffermo sui comportamenti razzisti e xenofobi,ma su un fatto:sono nomadi,come gli Ottentotti del Sud Africa,come i Tuareg,come i Beduini della penisola Arabica...e infiniti altri popoli,come tutte queste civiltà,culture essi portano con se la propria ricchezza,una ricchezza che per forza di cose ha un peso(...)un limite dunque,constatazione:ce lo vedete un Bil Gates,un Berlusconi portarsi dietro tutta la loro ricchezza,proprietà?!Voglio dire che la loro esistenza mi suggerisce la possibilità che possa esistere una società meno consumista,sprecona,con una maggior ripartizione delle risorse,meno ricca(ma piu ricca nei valori che contano)certamente meno egoista,la qualità del nomadismo,in tutte le sue vesti,significati non puo che arricchire la visione e la sensibilità personale dell'artista.Toccare tutti i luoghi e "nessuno" perchè apparteniamo alla terra ma la terra non ci appartiene(...),constatiamo negli U.S.A che milioni(...!)di persone si spostano ogni anno per esigenze di lavoro etc,constatazione :sempre piu le nostre società divengono mobili e con immensa fatica visto il peso di cio che devono trasloccare,si opta un po stupidamente di spostare solo le persone (sic!)e si moltiplicano i beni da"acquistare"...Non sarebbe meglio ridurre le dimensioni della ricchezza,ripartirla piu equamente per poterla trasportare con se piu agevolmente?Investire piuttosto che nella proprietà sui valori relazionali?Non sono forse le relazioni alla base della felicità attraverso le emozioni?Il "corpo" trae godimento reale da un oggetto?Credo che nella scientfiction degli anni 50 c'era un libro che parlava di città intere con milioni di abitanti che si spostava di qui e di là,alla Mad Max. Noi pittori,artisti in generale non è da poco che pratichiamo il nomadismo con i nostri atelier itineranti,le personali,i viaggi e questa benedetta immaginazione che rifiuta ogni ancoraggio.

Un "Lupo" e l'Università la Sapienza

Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso a Parma, Joseph Ratzinger ha rilanciato un'intollerabile affermazione di Feyerabend: "Il processo della Chiesa contro Galileo fu ragionevole e giusto"". Una frase che ha fatto sobbalzare il gruppo di scienziati che ora fa la fronda alla visita di Benedetto XVI. E che si dicono "indignati in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze. Quelle parole ci offendono e ci umiliano. E in nome della laicità della scienza auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato".Invitato dal solito "cristicolo" Renato Guarini il papa fà visita all'università la Sapienza,la piu antica d'Europa ,subito scatta la mobilitazione tra i docenti Andrea Frova, docente di Fisica generale, è tra coloro che hanno partecipato

alla stesura di una lettera: "L'invito è una scelta inopportuna e vergognosa e non è sufficiente che il Papa non tenga più la lectio magistralis, come avevano deciso all'inizio. È solo un maquillage fatto anche piuttosto male. Si tratta di un capo di stato straniero ed inoltre il capo della Chiesa cattolica. E noi che abbiamo dedicato tutta la vita alla scienza non ci sentiamo di ascoltare, a casa nostra, una voce autorevole che condanna di nuovo Galileo". Un altro dei firmatari più attivi è Carlo Cosmelli, docente di Fisica: "Le accuse anti-scienza che il Papa ha lanciato da cardinale le ha ribadite anche nella sua ultima enciclica. Lui è convinto che, quando la verità scientifica entra in contrasto con la verità rivelata, la prima deve fermarsi. Una cosa del genere in una comunità scientifica non può essere accettata".Il capo della chiesa cattolica inaugura un nuovo percorso affatto irto di ostacoli...quello del ridicolo e della provocazione gratuita! Se non è una surreale provocazione che cosa è ? La recondità probabilità che il "pensiero magico",la superstizione possa aver la meglio sul cosidetto"relativismo scientifico"e questo proprio in una università "la casa del diavolo"?! Una cosa cosi non puo che rassicurare quanto paventano la "rinascita degli Dei" (magari in condominio con l'Islam se ci stà!).speriamo ce ne siano altre...temo che questa storia non finirà qui,qualcuno se la stà cercando (...)

12 Gennaio 2008

I leoni sono riusciti a scappare!
Usciti dalle aule della sapienza hanno saputo mobilitare il web,i blog,allertare la stampa,i movimenti laici e persino i

pachidermi dei partiti;"il grande trombone","la fabbrica delle lacrime" con il suo proclamificio assordante ad azione zero (...) ha rinunciato,non verrà allUniversità la Sapienza,il movimento ha vinto una piccola battaglia e fatto capire chiaramente che non è piu disposto in nome della tolleranza,della libertà d'opinione(...)a sorbirsi predicozzi,stantii moralismi dal capo dei "Cristicoli"che prima la fà (come i suoi predecessori) e poi "se la perdona"alla faccia delle vittime di un oscurantismo cieco,fanatico,isterico,sadomasochista.Una volta cera la "balena bianca,i "cattocrociati",oggi c'è un nuovo fronte che intravede in questi fatti,in questa reattività(...)un pericolo per il suo avvenire e in conseguenza reagisce istericamente.

martedi 15 Gennaio 2008

Immagine la vostra nel tempo

Vi sarà capitato discorrere le pagine di un libro di pittura,ebbene notatelo vi appaiono non solo le opere del maestro ma anche tutta una serie di documenti,foto personali,lettere,testimonianze etc,nello specifico le foto sono sovente di colleghi,con colleghi o altri intelletuali etc,Testimoniano di eventi particolari,della nascita di un Movimento o di un gruppo,gli scritti possono essere cenni critici personali,commenti,note,appunti di lavoro,e per finire schizzi e abbozzi di particolari opere,tutto questo è molto importante per permettere a chi studierà i vostri percorsi d'arte di delineare la vostra obiettivamente la vostra immagine.Aggiungete che in tempi d'immagine numeriche (nuovi apparecchi foto-video) tornerà utile quanto potrete diligentemente mettere da parte,ovviamente non nel pc domestico e ancor meno in un cd doppio o triplo,meglio in un disco duro amovibile,(esterno)selezionato appositamente a quell'unico scopo;personalmente la mole di dati che amministro a tal fine non è molto rilevante,anzi pressoche inesistente (...)so che è un errore e comunque mia moglie per fortuna fà la sua parte(...) Da ultimo potrebbe accadere anche a voi di fare delle scoperte su voi stessi quando andate "alla ricerca del tempo perduto".Un ultima nota :un certo moralismo "stoico-cattolico"" vuole che l'artista non si occupi piu di tanto dei suoi momenti biografici,del suo vissuto in termini di memoria;sappiate che in molti paesi d'Europa il pubblico(e anche i colleghi) vogliono conoscere tutto della vita dell'artista,l'indagine psicologica dell'identità permette di comprendere moltissimo dell'opera del maestro(...)



Mal d'Africa

Frugando nelle mie cose"alla ricerca del tempo" perduto mi sono imbattuto in un quadro(50x60 del 1993 credo) qui a fianco a dir poco stupendo,con una pasta coloristica eccezionale...e insomma,questo quadro è il mio,uno dei miei,del mio passato un po figurativo,Realista.Mi ha messo voglia di cimentarmi di nuovo con il colore,con "certi"colori.Mi permetto immodestamente di segnalarlo proprio per la sua qualità coloristica,per il suo calore e la sua luminosità. L'ho dipinto in Africa e il solo vederlo mi immalinconisce...sarà il vecchio male che in coincidenza con il ritorno di Adrien dal Mali si affaccia a questo occidente mentale alienato?! Adrien per chi non lo sà è un incontro casuale tra "lui" e la sua voglia di imparare a pensare la pittura e me,qualche anno dopo decide di praticare un che di nomadismo attraverso un viaggio di studio e pittura in Africa ,presto mi mostrerà i suoi lavori,non credo che ora abbia molta necessità di una mia opinione ,l'esenziale lo ha capito.

Volontà di potenza

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Il concetto di volontà di potenza (Wille zur Macht in tedesco), insieme a quello di superuomo e a quello dell'eterno ritorno, è un concetto caratteristico della filosofia di Nietzsche. Esso è stato teorizzato in particolare nell'opera La volontà di potenza. Saggio di una trasvalutazione di tutti i valori, raccolta postuma di frammenti riuniti in modo arbitrario dalla sorella di Nietzsche, la quale ne condizionò in tal modo l'interpretazione portando al fraintendimento di quest'opera in ottica razzista e autoritaria.

Storia del concetto[modifica]

Il concetto, mutuato probabilmente da Spinoza e da alcuni saggi di Emerson, come "Potenza" (Power, 1860), viene menzionato per la prima volta in Così parlò Zarathustra, per poi essere ripreso, almeno a margine, in quasi tutte le opere successive. Esso si rifa inoltre alla centralità della volontà nella filosofia di Schopenhauer, intesa come volontà di vita che si afferma al di là e al di sopra di ogni rappresentazione, nei singoli viventi, e che va convertita in nolontà, o non-volontà, mediante una sorta di percorso ascetico ispirato allo spiritualismo orientale.

Definizione[modifica]

La volontà di potenza è la volontà che vuole sé stessa, ovvero la volontà come perpetua trascendenza e rinnovamento dei propri valori. La volontà di potenza non si afferma dunque come desiderio concreto di uno o più oggetti specifici, ma come il meccanismo del desiderio nel suo stesso funzionamento incessante: esso vuole, continuamente, senza sosta, il suo stesso accrescimento, ovvero è pulsione infinita di rinnovamento. È evidente in tal senso il nesso profondo che lega il tema della volontà di potenza con quello del superuomo e dell'eterno ritorno: è caratteristico del superuomo, infatti, poter assumere su di sé con leggerezza tutto il peso di questa volontà creatrice, accettando e affermando nel contempo l'inesorabile ripetizione dell'attimo creativo, che soggiace alla teoria dell'eterno ritorno.

"mercoledi delle scimmie"

Ho fatto rinascere l'Associazione Culturale "il mercoledi delle scimmie" e in piccola parte le sue dinamiche piu affascinanti,in origine era in Padova,in via San Polo a uno sputo dal magnifico Centro Storico,oggi la sede da Menton (France)si sposta a Bezier (vicinissimo alla Spagna) nella nostra nuova galleria d'Arte,su due piani con un immenso spazio espositivo nonchè un appartamentino per ospitare gli artisti Italiani (gli amici) che saranno invitati ad esporre.L'ambizione del progetto è grande,i mezzi un po meno,contiamo sulle idee e quelle ci pare non mancano,speriamo di eletrizzare una cittadina borghese un po sonnolenta, pigra. "Il buon confessore" (l'autore del sito è nato a Buenos Aires l'11-1-1953)

Il diavolo confessore

Non so quale tormento ha sconvolto i cattolici argentini nell’ascoltare il racconto dei sopravvissuti alle squadre della morte dei generali P2. Nella tribuna dell’imputato era seduto il cappellano militare Christian Von Wernich e le Tv e i fotografi che cercavano di cogliere nel volto un’ombra di imbarazzo (se non di pentimento) trovavano occhi di ghiaccio, labbra piegate nel sarcasmo quando, chi uscito vivo dalle prigioni clandestine, spiegava quale inferno aveva attraversato. L’ho visto e rivisto in Tv per evitare il luogo comune del colpevole indifferente, ma Von Wernich resisteva nel rappresentarsi come luogo comune senza speranza.
Ha confessato i prigionieri che non si erano arresi alla tortura non avendo segreti da raccontare, invitandolo a collaborare perché l’Altissimo lo pretendeva. Chi confidava la verità nascosta - abbandono di ogni credente al confessore - era lontano dal sospetto di un confessore spia dei torturatori.
L’accusa ha inchiodato all’ergastolo Von Wernich: 7 omicidi, 32 casi di tortura ripetuta dopo le notizie raccolte nel confessionale e 42 amici spariti nel nulla. Nove anni fa il capitano Scilingo, primo repressore ad aver confidato a Horacio Verbitsky (autore de Il volo, editore Feltrinelli) come funzionava la repressione, racconta delle parole di consolazione con le quali Von Wermich ed altri cappellani militari accompagnavano i condannati a morte verso l’aereo che li avrebbe dispersi in mare: la volontà del Signore lo pretendeva, segno dell’ amore col quale proteggeva la patria. «Rassegnati, Dio lo sa». Nell’interpretazione di questi sacerdoti, la rassegnazione disinfettava dagli insetti maligni la nuova società che il delirio dei militari stava disegnando. Ma non erano insetti e non erano maligni: solo ragazzi che non sopportavano l’oppressione armata. Ecco perché 30 anni dopo memoria e perdono restano i problemi irrisolti della Chiesa nel continente più cattolico del mondo. Von Wermich non è diventato improvvisamente colpevole otto giorni fa. Subito dopo la sentenza del tribunale, la Chiesa annuncia procedure per decidere il destino di un prete del quale si conoscono i delitti da tempo immemorabile. Negli ultimi mesi ogni vescovo ha incontrato ogni giorno su ogni giornale e ogni Tv i racconti dei testimoni e i documenti che provano l’orrore. Non a caso il comunicato della Commissione Episcopale appare cinque minuti dopo l’annuncio dell’ergastolo. Perché cinque minuti dopo e non cinque anni o cinque mesi fa come i credenti pretendevano? Poche righe che deludono: «Il vangelo di Cristo impone a noi discepoli una condotta rispettosa verso i fratelli. Un sacerdote cattolico, per azioni e omissioni, si è allontanato dall’esigenze della missione che gli era stata affidata. Chiediamo perdono con pentimento sincero mentre pregiamo Dio nostro Signore di illuminarci per poter compiere la missione di unità e di servizio».
Non una parola di pena per le vittime. La deviazione di Von Wermich rimpicciolisce nella deviazione personale ed il silenzio della comunità ecclesiale è il peccato inspiegabile che ha riunito tanti vescovi e tanti sacerdoti, alcuni di loro prossimi al processo. E dopo la sentenza se ne aggiungono altri. Il vescovo vicario della diocesi di san Miguel, Federico Gogala, visitava giovani donne che stavano per partorire. Nude e incappucciate per non riconoscerlo. Se ne andava col bambino appena nato mentre la madre veniva assassinata. Una suora e un’infermiera stanno testimoniando. E testimoniano le nonne di piazza di Maggio con la prova di una nipote ritrovata: era stata data in adozione dal Movimento Familiare Cristiano vicino al vescovo ausiliare Gocala. Comprensibile l’imbarazzo e il dolore eppure nessuna spiegazione su «omissioni ed azioni» che tormentano il clero argentino, ma anche sacerdoti e cattolici di tutte le americhe latine. Non hanno saputo affrontare il passato prossimo con la chiarezza compagna di viaggio della loro missione. Per il diritto canonico la decisione sul futuro sacerdotale dell’ex cappellano militare è competenza del vescovo della diocesi, monsignor Martin Elizaide, 67 anni, profilo incolore nella gerarchia argentina. Facile pensare che il verdetto risentirà degli umori della conferenza episcopale. La procedura sarà lunga, Martin Elizaide non ha indicato quanto durerà. A Von Wermich è consentito ricorrere al tribunale vaticano se gli sarà proibito per sempre di esercitare la funzione ministeriale. Passato lo choc per la condanna che ritiene falsata da falsi testimoni, Von Wermich riprenderà a confessare, celebrare messa come ogni parroco in pace con Dio; potrà distribuire la comunione ad altri torturatori chiusi nella stessa prigione fino a quando la decisione del vescovo non lo impedirà. Ma glielo proibirà per sempre o «la contrizione palese per il male commesso» potrà risorgerlo a nuova vita restituendogli messa, comunione e confessione? Su Ernesto Cardenal e Manuel D’Escoto, ministri nel governo sandinista, papa Wojtyla aveva alzato l’indice del rimprovero. Hanno perso la messa per sempre. L’altro fratello, Ferdinando Cardenal, fratello di Ernesto e gesuita, a 70 anni ha riaffrontato il noviziato con l’umiltà di un seminarista adolescente. Ed è tornato a celebrare dopo anni di punizione... I delitti di Von Vernich oscurati da silenzio e complicità aprono un capitolo finora esplorato con imbarazzo: il rapporto tra cappellani militari e dittature, dall’America Centrale a Brasile, Cile, Argentina. Con quale spiritualità si sono rivolti a Dio gomito a gomito con le squadre della morte? Fedeli alla loro coscienza o ligi all’obbedienza dovuta che incatena ogni militare? Fino al processo Von Wernich, ai cappellani militari di Argentina e Cile non era successo niente. Si sapeva e si sa delle ambiguità a volte degenerate in collaborazione al delitto. Sembra impossibile che i vescovi cappellani militari e i vescovi amici dei vescovi militari non abbiano saputo niente.Possibile che i nunzi apostolici, ambasciatori del Papa, non si siano rivolti a Roma supplicando di intervenire? Forse i doveri diplomatici e l’amicizia personale con gli strateghi della repressione hanno annacquato nell’ipocrisia quel dovere che impone la fede e l’esempio del pastore. Vent’anni dopo, 1996, i vescovi argentini finalmente si fanno vivi con un’autocritica superficiale. Nel 2000 chiedono per la prima volta perdono. In Cile il silenzio continua. Nella cattedrale castrense di Santiago, alla messa della domenica vecchi e nuovi militari si accostano all’altare con la devozione di Pinochet.
La storia dei rapporti chiesa-stato ha conosciuto in Argentina momenti che imbarazzano la rilettura. Subito dopo il colpo di stato 1976, il cardinale di Buenos Aires Carlo Aramburu invita i fedeli a collaborare col governo dei generali «i cui membri appaiono assai bene ispirati». Gran parte dei vescovi e il nunzio apostolico Pio Laghi (oggi cardinale) assistono alla cerimonia di insediamento del generale Videla. Laghi è l’unico diplomatico straniero presente. Perché? Tre mesi dopo benedice a Tucuman le truppe impegnate nella repressione: «L’autodifesa contro chi vorrebbe far prevalere idee estranee alla nazione... impone misure determinate. In queste circostanze si potrà rispettare il diritto fin dove si potrà». Anche il cardinale Benelli, sostituto segretario di stato vaticano, si dichiara «soddisfatto per l’orientamento assunto dal nuovo governo argentino nella sua vocazione cristiana e occidentale». Paolo VI era stanco e malato. Lo si informa in qualche modo nascondendo quasi tutto. Anche Giovanni Paolo II viene a sapere della tragedia argentina dalle madri di piazza di Maggio. La Chiesa di Buenos Aires imponeva il silenzio ma le madri alle quali avevano rubato i ragazzi vengono a Roma sperando di informare il papa. Per sopravvivere attorno al vaticano lavorano come perpetue o inservienti in collegi religiosi e parrocchie. Ed è così che è Wojtyla e non un vescovo argentino a pronunciar per primo la parola «desaparecido». Tardi, purtroppo: 30 mila morti. Ieri, come oggi, in Argentina e nel continente latino (Venezuela compreso) si delineano due Chiese lontane tra loro. Tanti preti e due vescovi fra le vittime. Romero e dodici religiosi in Salvador. Due vescovi e religiosi assassinati in Argentina. Il primo a morire don Carlos Mugica, fondatore del movimento dei sacerdoti terzomondismi. Poi padre Josè Tedeschi, poi l’intera comunità dei Pallottini: tre preti, due seminaristi. Il vescovo Enrique Angeletti viene ucciso al ritorno da un convegno in Ecuador organizzato dai teologi della liberazione; il vescovo Carlos Ponce muore a San Nicolas in un incidente stradale che la polizia definisce «immaginario».Due suore francesi violentate, torturate e uccise dal guardiamarina Astiz. Quando l’indulto del presidente Menem impedisce libera gli assassini in diretta Tv l’ambasciatore francese anziché complimentarsi con Astiz, nuovo capitano di vascello dalla divisa immacolata, scandisce un giudizio che gela la cerimonia: «Non sapevo che per far carriera nella marina argentina servissero eccellenti qualità criminali». E a Parigi il cardinale Marty rifiuta di celebrare messa nell’ambasciata di Buenos Aires.
Due vescovi argentini - Karlic e Novak - precedono il mea culpa ufficiale invocando perdono per il male che la chiesa «non ha impedito, sopportato e in qualche caso aiutato». Ma il vescovo Laguna, portavoce della confederazione episcopale, se ne era lamentato: possono parlare a titolo personale, non a nome della chiesa. Il regime cade ma certe solidarietà non svaniscono. 24 settembre 1991: il nunzio apostolico Ubaldo Calabresi organizza un ricevimento per festeggiare il dodicesimo anniversario dell’investitura di Giovanni Paolo II. Fra gli invitati i generali Videla, Viola e l’ammiraglio Massera mandanti dell’uccisione di migliaia persone, riconosciuti colpevoli in tribunale ma perdonati e rimessi in libertà dall’indulto.
La Chiesa continua a tacere. L’altra Chiesa argentina guarda al futuro in modo diverso. Dopo la condanna di Von Wernich la Commissione Giustizia e Pace assistita dal vescovo Jorge Casaretto (71 anni, origini genovesi) si preoccupa del dolore dei familiari ed esprime pietà per le vittime invitando la giustizia a scoprire quali complicità e quanti tradimenti siano allo radice di una tragedia impossibile da nascondere. Casaretto ha guidato la Caritas negli anni del disastro economico: metà Argentina non sapeva cosa mangiare. Ha aperto mense popolari, bussato alle porte che contano per raccogliere risorse. Ma Von Wernich appartiene all’altra Chiesa. L’ergastolo illumina lo scandalo dei sacerdoti che hanno trasformato la confessione in gadget della tortura. «Era difficile», sospirava il vescovo Laguna nella sua stanzetta di Morelos, qualche anno fa, «restare fedeli alla promessa e sopravvivere nella paura». Difficile, ma non impossibile.

Maurizio Chierici
da l'Unità


La pittura del Nudo

Un paradosso,e una osservazione:se non possiamo disporre di una modella e di una adeguata scenografia per la nostra seduta di nudo è giocoforza adeguarsi alla scelta di una buona fotografia (sin dagli albori della fotografia gli artisti....)ed è bella la constatazione che a sua volta il fotografo si è ispirato alla pittura come in questa foto che mi ricorda tanto Goya (...)Poi magari l'autore della foto rivendica ad alta voce i diritti d'autore! Tornando al nostro nudo è di estrema importanza il gioco delle luci che fate correre sul corpo della vostra modella,dove la posizionate rispetto alla fonte di luce e se la fonte è luce solare o un faro alogeno piu o meno attenuato,filtrato etc,ad esempio con un foulard colorato semi trasparente.Fondamentalmente le luci possono essere tagliate in due maniere:tonde,sferiche a curve dolci quando aspirate a rendere concetti armonici,sensuali etc,oppure tagli netti,sgraziati,violenti,ombre lunghe a forti contrasti quasi angolari per esprimere Realismo,profondità psicologica,tragico o intelligenza,enigma etc,le due visioni possono essere fuse,resta nella pratica del nudo per non cadere nel ripetitivo,nella banalità(....) bisogna rompere l'eccesso di grafismo curvilineo cosi mieloso,stucchevole(come nella foto sopra con le pieghe tessuto cosi...vissute ,consunte).Consiglio agli argonauti della pittura:stendete sulla tavolozza dei colori,se volete tutti poi cominciate ad effettuare delle mescole a caso,piu o meno liquide,talvolta utilizate lo straccio per mescolare due o piu tinte (non il nero per il momento)e poi lasciate seccare il tutto,all'indomani sceglierete sulla tavolozza la gamma di colori con cui volete "possedere" lei sulla tela e vi limitate solo ad essi(...)certo non operate la vostra scelta in base a come dev'essere l'incarnato...mà relativamente alla gamma coloristica che piu vi seduce per vibrazione.




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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)