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sabato 25 gennaio 2014

FRANCE CULTURE 50 ITALIA CULTURA ZERO



La Radio è presente da molto sul web con uno studio tra i più grandi del mondo nel senso che spesso le sue trasmissioni avvengono un po’ ovunque nel mondo e di recente da Tokyo (Giappone). Ha una tradizione di oltre 50 anni e vede gli albori nel 1944 con una trasmissione della Resistenza francese.
La seguono da certe librerie d'elite riservate alla cultura francese in Libano, a Gaza (connessione permettendo),nelle ambasciate del Cairo (Egitto) un po’ in giro per il mondo, in Tunisia, in Marocco, in Giordania, in tantissimi altri paesi arabi, in Russia etc,
Un must irrinunciabile nelle università USA e canadesi là dove resiste il culto impolverato della lingua francese, seguitissima in tutta Europa sino alla Russia,in America latina la ascoltano da tempi immemorabili, insomma la lista sarebbe lunghissima, non c'è università che non la conosca, non c'è una casa editrice che non ambisca ad esordire con una sua opera nelle sue emissioni. Gli studenti di mezza Europa in lingua francese la conoscono molto bene.
Possiede un archivio sterminato, e la sua affezionata audience talvolta per registrare o seguire una la riedizione di una trasmissione del 1953 o del 1960 è obbligata a passare la notte in trepida attesa, persino su Emule c'è un fitto scambio, una febbrile condivisione delle rarità, potrebbe trattarsi di un intervista a Paul Sartre o di un libro o di una conferenza sulla fisica quantistica o di una intervista a Einstein e via dicendo. 
E’ France Culture, per darvene una idea ecco il programma della giornata. Un fenomeno unico al mondo, non un minuto di pubblicità, austera, con costi minimi, si dice quanto investe la pub in prima serata è quanto costa France Culture in un anno !
Seguita in Francia da qualche milione di affezionatissimi ascoltatori non senza un che di fanatismo. 
In Italia una illustre "sconosciuta" per modo di dire (anche se wikipedia la liquida in quattro righe, almeno copiare la versione francese...troppa fatica!) le elite accademiche, culturali, artistiche la conoscono benissimo e spesso si abbeverano alla sua fonte, specie i nostri intellettuali, Umberto Eco vi parla spesso, sono passati tutti da France Culture e sfoderano un francese impeccabile. Lo sapevate ? 
Tutti, dico tutti e suppongo anche qualche campione nostrano della nostra imprenditoria la seguono di tanto in tanto a condizione che non si facciano delle pippe con l'inglese.
Anche Berlusconi la conosce (suo malgrado). Raro, infatti, che France Culture parli di lui salvo qualche news nelle sue cronache quotidiane. 
Silvio per definizione è uno che avrebbe potuto crearla "Italia Cultura" con uno schiocco delle dita e qualche bigliettone sfilato al suo nutritissimo portafoglio, ma non lo ha fatto né lo farà mai.,Sa che il mondo accademico ha il dente avvelenato nei suoi confronti, diciamo dunque che è un colpevole giustificato!
Renzi ? Oh Renzi che tanto ha a cuore la cultura nazionale, preferisce rattoppare qualche crepa nelle aule delle scuole allo sfascio (una elemosina) dirottando i proventi della privatizazione delle Poste italiane. A suo dire ha un interesse sincero per la cultura "italiana", infatti il Sindaco di Firenze che dovrebbe per vicinanza, esperienza diretta, sensibilità conoscere il dramma del patrimonio culturale e artistico italiano, si guarda bene dallo stabilire un diritto sacrosanto: l'accesso alla cultura alta del popolo italiano.
Poi non è da adesso che la "sinistra" italiana ha rinunciato alla sua connotazione antropologica più eccellente, la cultura, l'intelligenza e ben da prima che si sapesse, si scoprisse che nelle sue fila si annidava, c'era un certo Bondi !
Qualche anno fa (e non solo), a Genova si ritrovarono in una piccola sala reperita faticosamente un certo numero di scienziati e accademici per un ciclo di conferenze gratuito (credo sia InMente o qualcosa del genere), "disgraziatamente" la "populace" il volgo, la plebaglia si presento in massa: oltre 5000 persone volevano seguire il ciclo di conferenze !
Che arroganza, che pretesa e che bella figura fece la classe politica di Genova all'epoca. Chi visse quei giorni non alzò tanto la voce per lo scandalo, trionfa da sempre una certa rassegnazione, un certo fatalismo. Sappiamo bene come girano le cose nelle università o no ?
In fondo sono o non sono le nostre università quelle che hanno partorito il fenomeno culturale Mariastella Gelmini ?! 
Con che pretesa ambire ad una Radio esclusivamente riservata alla cultura alta ?
Ricordate i 700 milioni spesi per la scenografia di una trasmissione tv con lo sgarbista polemista finita poi nella spazzatura con le puntate soppresse.
Ecco come l'intendiamo noi per "cultura alta" !
Ancora oggi l'aura di quello scandalo (per chi non avesse capito) è che gli italiani vogliono, desiderano un accesso alla cultura anche nazionale (France Culture diffonde la cultura di tutto il mondo !) attraverso le potenzialità dei media moderni, anche via internet, se non altro perché i costi oggi sono ridicoli  !
Vediamo, assistiamo alla scalata dei Masaniello, i nuovi "bifolchi" urlanti montare in parlamento, incazzatissimi e tutti presi dalle economie come la buona padrona di casa che fa la spesa al supermercato: "abbiamo risparmiato questo e quest'altro...!" etc,
Sul piano dell'immaginazione, della creatività, della politica tout court questi non si distaccano molto dalle classi dirigenti cialtrone che sino ad oggi si sono alternate in una micidiale metodica operazione:interdire al popolo italiano l'accesso alla cultura (via Radio), per non rompere le uova nel paniere ai potentati,alla casta che investiva nel ritorno d'immagine. Leggasi consenso politico derivante dalla comunicazione, dal monopolio del tubo catodico, la televisione, mamma televisione.
Seppure oggi in agonia e superata dal web partecipa per l'ennesima volta alla creazione dell'ultimo "salvatore della patria" !
Si tratta di uno dei suoi figliocci quizzaroli. Per chi ama il vintage melanconico,da non credersi: si appresta a salvare la patriaaaaaa !

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