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lunedì 29 aprile 2013

MILO MANARA LA VIGNETTA BLASFEMA CON KAROL JOZEF WOJTYLA BEATO


Lo scandaletto della vignetta blasfema di Milo Manara con Wojtyla "beato" tra le nuvole.Blitz invece si affretta a incollare delle pecette nere sulle chiappe delle fanciulle alate...Ci sarebbe anche il punto di vista indignatissimo di un blog leghista,qui.
 


 Il Fatto quotidiano risponde ai lettori cosi:

Cari lettori, il nostro giornale ha, per pura coincidenza, un direttore e un vicedirettore che sono entrambi credenti. Peccatori, ma credenti. Non bigotti, ma credenti. Sapevamo bene che la tavola di Milo Manara sulla copertina del nostro inserto satirico avrebbe creato disagi anche forti in una parte dei nostri lettori. Disagio che rispettiamo. Eppure abbiamo deciso di pubblicarla ugualmente, per una serie di motivi:
1) La satira, da che mondo è mondo, se la prende con la politica, la religione, l’economia, il sesso e gli altri elementi fondamentali della vita dell’uomo. E lo fa, per sua natura, in modo urticante, corrosivo, controcorrente, eccessivo. Mai compiacente. Ma è satira, ribaltamento delle verità precostituite, provocazione, paradosso, anticonformismo, e come tale va accettata o rigettata in blocco. Mai edulcorata.
2) Quando abbiamo deciso di arricchire il Fatto con un inserto satirico, ci siamo impegnati con chi lo realizza a non censurarlo mai, riservandoci soltanto il diritto di ripulirlo da volgarità gratuite. Perché esistono anche volgarità motivate, fondate (quando ci vuole ci vuole). A nostro avviso però la tavola di un grande pittore come Manara non è né volgare né gratuita. Manara ha passato la vita a disegnare bellissime donne così come (per chi ci crede) sono state create. Il Paradiso lui lo immagina così, anche per i papi: un luogo dove l’amore è libero e dove le donne sono creature meravigliose. Sono i suoi personalissimi angeli (riconoscibili dalle ali).
3) La satira sulla religione, nella fattispecie sui papi, non è appannaggio degli anticlericali, né tantomeno degli anticristiani. Dante Alighieri, cristiano doc, cacciò all’inferno ben due papi: Celestino V, un uomo santo che però “fece il gran rifiuto”, e Bonifacio VIII, molto meno santo, che era addirittura ancora vivo e regnante, ma Dante trovò il modo di farne annunciare l’i mminente arrivo agli inferi. Se papa Giovanni Paolo II fu sicuramente un sant’uomo, è legittimo e doveroso rammentare, proprio nel momento della beatificazione, le scelte politiche e “t e m p o ra l i ” controverse e anche sbagliate della Chiesa durante il suo lungo pontificato: la gestione opaca dello Ior, il salvataggio del suo amico Marcinkus, la visita a Pinochet, la mano dura contro i dissenzienti (Kung, teologi della liberazione), la scarsa attenzione al dramma dell’Aids e allo strumento per prevenirlo (il profilattico) e così via.
4) Non bisogna confondere l’i nserto satirico di un giornale con il giornale vero e proprio: il Fatto ha dibattuto ampiamente sulla beatificazione di papa Wojtyla, per esempio con un corposo forum fra l’ateo Flores d’Arcais e il credente Marco Politi (e oggi con le opinioni di Massimo Fini e ancora di Politi). E abbiamo mantenuto un atteggiamento sempre rispettoso, anche quando la critica ci pareva doverosa, nei confronti della Chiesa e soprattutto della religione.
5) La censura, per un giornale come Il Fatto che ha scelto come linea politica la Costituzione, è quanto di più odioso si possa immaginare. Anche quando la satira ci spiazza, ci disturba, ci rovina la digestione, non ci pare corretto né giusto censurarla. Altrimenti ci mettiamo sullo stesso piano di quei fondamentalisti islamici che lanciarono la fatwa contro un vignettista, reo di aver satireggiato il profeta Maometto.
Cari lettori, ci auguriamo di avervi, se non convinti, almeno illuminati sulle ragioni delle nostre scelte, magari opinabili ma sempre assunte in piena trasparenza e buona fede.

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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)