SENZA PAROLE |
Prima fase: il “diversivo” di Oslo, cioè l’esplosione nel centro
della capitale norvegese. Senza di questa non c’è, non ci può essere il
macello di ragazzi sull’isola. Far esplodere una bomba nel centro della
città serve ad attirare tutta la polizia lì e solo lì, ritardarne i
“riflessi” quando arriverà l’allarme dall’isola dei ragazzi prescelti
come vittime. Serve a dare a se stesso la “chiave” per sbarcare lì,
nell’isola e chiamare a raccolta i primi da massacrare. Breivik vestito
da poliziotto sbarca e annuncia di essere di essere venuto a “dare
informazioni sull’attentato”, per questo i primi trenta destinati alla
morte accorrono intorno a lui che morte impartisce. Il diversivo di Oslo
è pensato, calibrato, funzionale alla strage maggiore. E messo in atto
con coerenza e rigore cronologico, qualcuno ha steso una “mappa” della
giornata di sangue. Breivik da solo? Improbabile, anche a volersi
limitare all’esame del solo attentato nella capitale. Occorre procurarsi
l’esplosivo, saperlo assemblare, farlo detonare, stabilire una
logistica. Perché coordinati devono essere i movimenti del massacratore,
deve arrivare sull’isola a tempo giusto e con la certezza che il
diversivo abbia ottenuto tutti i suoi effetti.
Seconda fase: il mattatoio. Uccidere novanta persone non è facile,
neanche con un’arma automatica. Sull’isola sono in più di seicento.
Anche se disarmati e terrorizzati, possono reagire. Con un fucile
mitragliatore i primi, dieci, venti, trenta si colpiscono in fretta, ma
poi gli altri fuggono, si disperdono. Per continuare a macellarli
bisogna stanarli uno a uno, dar loro la caccia. Può farlo un uomo solo
anche se ha a disposizione circa novanta minuti prima di essere fermato?
Può farlo un uomo solo con tanta metodicità ed efficacia? Quando si
spara su una folla anche se inerme per ogni ucciso ci sono almeno
cinque, dieci feriti. Ad Utoya i feriti risulteranno pochissimi e
comunque nettamente inferiori per numero agli uccisi. Chi li macella dà,
infligge il colpo mortale e definitivo, quasi sempre, quasi a tutti.
Può farlo un uomo da solo? Novanta minuti per novanta morti sono un
minuto a cadavere. Un minuto per scovarlo, inseguirlo, colpirlo,
finirlo. E senza mai fermarsi. L’orologio dice che per un uomo solo la
“performance” è al limite dell’impossibile.
Terza fase: il farsi catturare. Da solo e lui solo. Scelta messa in
bilancio e in programma prima, nella pianificazione della strage. Scelta
funzionale alla fuga di altri che forse erano lì. E scelta lucida
perché Breivik continua e perfeziona la strage dopo la cattura: appena
ha finito di sparare inizia a parlare, a far propaganda. Fa di se stesso
un “manifesto”, stende un suo “Mein Kampf”. La “missione” di “pulire”
l’Europa, il “dovere” di uccidere perché i veri europei abbiano il loro
“spazio vitale”.
Fase quattro: il processo. Fare dell’interrogatorio subito e del
processo che verrà dopo una tribuna, una campagna di proselitismo e
raccolta, una chiamata e chi deve “salvare l’Europa”. Breivik soldato
del nuovo nazismo è ancora in missione mentre parla al suo primo
giudice. Dice quel che ha deciso di dire al momento che deve aver
stabilito, non prima e non dopo. Dice che c’è “una organizzazione”
articolata in “cellule”, almeno due. Non sta confessando, sta attuando
una fase del piano. Una “organizzazione” che ha fornito almeno supporto
logistico e con la quale sono state pianificate le diverse fasi della
strage, “cellule” che si sono divise i compiti. Organizzazione e
cellule che hanno in comune non solo la strategia di un giorno di
sangue, ma l’idea di uccidere e sterminare all’ingrosso. Per
terrorizzare i complici della corruzione della razza e coloro che si
piegano all’invasione dei “sotto uomini”? Non solo e non tanto: per
demolire, attaccare, scuotere, svellere. Quel che fa un esercito,
piccolo ma feroce, sparuto ma pur sempre un esercito quando attacca una
postazione nemica. L’Europa ha di nuovo le sue SS, praticamente la
stessa divisa, la stessa cultura, la stessa missione: “il popolo e la
terra”. E, quel che è peggio, lo stesso retro terra di brava e normale
gente, di brava gente spaventata dalle “razze aliene” e dall’economia
incerta. Le nuove SS, feroci ma sparute, possono essere battute,
incarcerate, stroncate e spezzate. Le democrazie questo sanno farlo, si
può stare sicuri. Ma è il retro terra che va diserbato senza indulgenza e
drasticamente. E questo le democrazie spesso, troppo spesso esitano a
farlo: fino a che possono, e talvolta anche oltre, il retro terra non
sanno vederlo, non vogliono vederlo. In Europa c’è una piccola piantina
di nazismo: non va solo estirpata, va spezzato il vaso. O la pianta
crescerà e il complotto di Oslo sarà solo il primo ramo.
0 commenti:
Posta un commento
"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)