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sabato 25 giugno 2011

Dallo spazio la scoperta archeologica del secolo: i satelliti scoprono un secondo Egitto sepolto da 3000 anni.

100cosecosi- L'intero mondo dell'Archeologia è in ebollizione,il Museo Egizio di Torino prevede che ci vorranno secoli per disinsabbiare l'enorme patrimonio archeologico del sito,si ha ragione di credere che l'esplorazione del sito comporta una tale mole di risorse finanziarie,di mezzi e uomini da comportare una spedizione internazionale a tempo indeterminato.
E la più grande scoperta archeologica a memoria d'uomo e solo gli dei sanno quali sorprese,meravigliose scoperte possa riservare il sito sepolto sotto quelle sabbie per millenni.
Il valore economico della scoperta per l'Egitto è inestimabile,sia per l'immagine sia per i ritorni economici che apporterà il turismo e alla ricerca archeologica,si prevede un immenso impiego di manodopera locale,posti di lavoro,investimenti e forse la nascita di una cittadina archeologica.
Unico limite...l'immaginazione !


Un team diretto dall'egittologa Sarah Parcak, assistente presso la University of Alabama a Birmingham, scopre un tesoro inestimabile da secoli sprofondato nelle aride sabbie egiziane: più di 1000 tombe, 3100 insediamenti, 17 piramidi e intere reti stradali.


Una scoperta incredibile che ha fatto saltare dalla sedia i ricercatori della University of Alabama a Birmingham quando, Sarah Parcak, professoressa e assistente egittologa presso il prestigioso ateneo statunitense, ha mostrato ai loro occhi estasiati e quasi increduli, le immagini satellitari all'infrarosso di immensi tesori nascosti sotto il suolo egiziano.

E invece, quel deserto di sabbia arido e rovente sul quale nessuno avrebbe mai scommesso un centesimo, celava più di 1000 tombe, 3100 antichi insediamenti e, udite, udite, ben 17 piramidi! Nel corso dei secoli, le strutture erano sprofondate tra strati di limo e sabbia, un terreno incapace di sorreggere il peso dei materiali di costruzione con cui tali opere erano state realizzate.

La ricerca, finanziata dalla BBC, la più grande e autorevole società radiotelevisiva del Regno Unito,  ha visto al lavoro un'equipe di studiosi guidati dalla Parcak che, per più di un anno, ha scandagliato in lungo e largo la repubblica araba con l'ausilio di satelliti geostazionari termografici, forniti in comodato d'uso dalla NASA e da alcuni partner commerciali. Si tratta di veicoli orbitanti muniti di termo-camere a tecnologia infrarossi, posizionati a 700 chilometri dalla superficie terrestre, in grado di valutare la temperatura di un corpo senza entrarvi in contatto, ma semplicemente sfruttando la sua caratteristica di emettere radiazione infrarossa. Il principio è semplice.

Qualsiasi corpo con una temperatura maggiore dello zero assoluto (-273,14°C), emette energia sotto forma di radiazione elettromagnetica nelle frequenze dell'infrarosso, non visibili dall'occhio umano. Lo strumento in grado di convertire l'energia emessa da questi corpi in un segnale digitale è la termo-camera. La “visione dell'energia” rivelata dall'apparecchiatura viene rappresentata da un'immagine, ottenuta abbinando una scala di temperature a una palette di colori. L'insieme dei punti che rappresentano la temperatura superficiale del soggetto fotografato, da luogo a una mappatura termica. L'elevato grado di precisione della differenza di temperatura tra punto e punto, in genere di 0.05°C, permette, tramite elaborazione software, di ottenere preziose informazioni sul mondo invisibile che ci circonda.

Non appena è stata effettuata la scoperta, la dottoressa Parcak non ha perso tempo: ha preso il telefono e ha informato Zari Hawass, il ministro egiziano per le antichità di Stato, concordando con lui le operazioni preliminari a conferma del ritrovamento. Sul posto, sono stati subito inviati degli escavatori e un team di archeologi francesi per assistere agli scavi. Poi, quando a Tanis sono venuti alla luce i primi contorni di un'abitazione sepolta dalla sabbia da più di 3000 anni, l'euforia è stata grande, con grida di gioia e applausi che si levavano al cielo da parte di tutti gli addetti ai lavori. Poco dopo, da Saqqara, la vasta necropoli situata 30 chilometri a sud del Cairo, un'altra conferma che attestava la presenza di due piramidi laddove il satellite aveva fatto click. L'aria di festa che si respirava in quel frangente sembrava non dovesse più finire.

L'interpretazione dell'analisi termografica effettuata dai ricercatori non solo era perfetta ma apriva la porta allo sviluppo di nuove tecnologie nel campo dell'archeologia. Piena di entusiasmo, la Parcak si è lasciata andare ai microfoni della BBC: «non potevo credere che avremmo trovato così tanti siti in tutto l'Egitto. Rinvenire una piramide è sempre stato il sogno di ogni archeologo. A Tanis, il sito archeologico reso famoso dal film di Steven Spilelberg “Indiana Jones e i predatori dell'arca perduta”, è stata rinvenuta un'antica rete stradale e abitazioni completamente invisibili da terra. Questa tecnologia apre senz'altro la strada a nuove scoperte per gli anni a venire. Sono entusiasta per la mia generazione e per quelle future. Ce n'è abbastanza per le prossime 50 generazioni».

Per tutti i curiosi e gli appassionati al mondo dell'archeologia, infine, una bellissima notizia: tutte le scoperte fatte dalla professoressa Sarah Parcak sono state raccolte in un documentario della BBC intitolato “Egitto lost cities” (Egitto paese perduto) che sarà trasmesso nel Regno Unito, in anteprima mondiale su BBC One e BBC one HD, lunedi 30 maggio 2011. Per gli Stati Uniti, Discovey Channel presenterà una sua versione dell'avventura Parcak, verso la fine dell'estate.

Ripreso da Zona di frontiera (Facebook) - zonadifrontiera.org (Sito Web)

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