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lunedì 23 maggio 2011

SIETE PRONTI A FESTEGGIARE IL SECONDO FUNERALE ALL’EGO-LATRINA DI SGARBI?

 Mi chiedo quando si deciderano a prenderlo a calci nel culo questa specie di narciso patologico che si ammanta di cultura mà che ovunque vada fà disastri epocali,l'unica schifezza che sà ben fare è litigare,si badi bene non ho detto polemizare !...ovvio sà anche leccare,ci mette parecchio di suo e naturalmente a tassametro !

1- SIETE PRONTI A FESTEGGIARE IL SECONDO FUNERALE ALL’EGO-LATRINA DI SGARBI? - 2- ORA, DOPO LA TV, TOCCA AL RUOLO DI CURATORE DEL PADIGLIONE D’ARTE DI VENEZIA - 3- PIOVONO LE DEFEZIONI PER LE 20 MOSTRE IN TUTTA ITALIA DESTINATE A 1200 AUTORI - 4- VALE PER TUTTI QUANTO SCRIVE NELLA SUA LETTERA DI DISDETTA L’ARTISTA CRISTIANO PINTALDI: “LA DEMOLIZIONE DA PARTE DI SGARBI DELLA CREDIBILITÀ DEL NOSTRO PADIGLIONE NAZIONALE ATTRAVERSO UNA MOSTRA CHE AFFIANCA PROFESSIONISTI A DILETTANTI ALLO SBARAGLIO SENZA NESSUN CRITERIO è UN CHIARO TENTATIVO DI DELEGITTIMAZIONE DI TUTTO UN SETTORE PROFESSIONALE, LA PIÙ GRANDE MANCANZA DI RISPETTO CHE SI POSSA AVERE NEI CONFRONTI DI OGNI ARTISTA. IL TITOLO DELLA MOSTRA QUINDI "L’ARTE NON È COSA NOSTRA" DIVENTA LETTERALMENTE CORRETTO, VOI CON L’ARTE NON AVETE NIENTE A CHE FARE” - 


1- NO, SGARBI NO
Carlo Alberto Bucci per La Repubblica

Primi no al Padiglione Italia. L´inaugurazione della Biennale è tra meno di due settimane, ma la macchina organizzativa è in ritardo, sia per la mostra in Laguna sia per le 20 esposizioni in tutta Italia che, secondo Vittorio Sgarbi, dovevano raccogliere 1200 autori. E piovono le defezioni.

Il primo a scriverne è stato Guglielmo Gigliotti sull´edizione on line del Giornale dell´Arte. Hanno declinato l´invito -tra gli altri - Gianluigi Toccafondo, Loris Cecchini, Perino e Vele, Felice Levini, Marisa Albanese, Cristiano Pintaldi, tre esponenti della Scuola di San Lorenzo come Nunzio, Marco Tirelli e Giuseppe Gallo .

Rinuncia anche Paolo Canevari: «Ritengo offensivo che una mostra di tale importanza (a detta di Sgarbi) sia organizzata richiedendo la partecipazione agli artisti a neanche un mese dall´inaugurazione». In più a molti è stato chiesto dall´organizzazione di spedire l´opera a loro spese, e di pagare per avere il catalogo. Defezioni anche tra i critici: si sono dimessi dal comitato chiamato a selezionare gli artisti Marco Tonelli e Marco Senaldi.

2- A SGARBI C'È CHI DICE NO
LE PRIME DEFEZIONI, TRA CRITICI E ARTISTI, AL PADIGLIONE ITALIANO DELLA BIENNALE
Guglielmo Gigliotti sull´edizione on line del Giornale dell´Arte- http://www.ilgiornaledellarte.com

Scricchiola il Padiglione italiano di Vittorio Sgarbi alla 54ma Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia. Le prime crepe sono sorte nel comitato di studio costituito dal sindaco di Salemi: una decina di critici d'arte incaricati di stilare i nomi degli artisti inviati nei «padiglioni» regionali.

In seguito all'animata conferenza stampa il 5 maggio a Roma dove Sgarbi ha presentato l'articolato progetto di Padiglione primario, sue sezioni distaccate ed eventi collaterali, si è da subito dimesso Marco Tonelli. Poi Marco Senaldi. Infine una serie di artisti invitati, il cui elenco si allunga di ora in ora: Marco Tirelli, Alfredo Pirri, Gregorio Botta, Piero Pizzi Cannella, Loris Cecchini, Giuseppe Gallo, Perino e Vele, Daniele Puppi, Felice Levini, Marisa Albanese, Luca Padroni. Pure Jannis Kounellis dice no. Il problema è convincere Anna Fendi a non prestare l'opera di cui è proprietaria.

Dichiara Marco Tonelli: «Mi dimetto dal comitato di studi perché è stato delegittimato il nostro ruolo quando, nonostante un collegiale accordo riguardo al novero di artisti da invitare, ho scoperto durante la presentazione alla stampa del Padiglione Italia il 5 maggio, che nelle liste rese pubbliche molti artisti indicati da noi componenti sono stati da Vittorio Sgarbi esclusi e sostituiti con altri.

Ma mi dimetto, oltre che per i ritardi organizzativi, anche per manifestare la mia solidarietà verso gli artisti selezionati e allertati ma poi tenuti in sospeso per mesi, con inviti che sono arrivati a meno di un mese dall'inaugurazione della mostra, per non parlare del dispiacere per quelli che si sono trovati esclusi a loro e nostra insaputa ma che hanno ugualmente lavorato negli ultimi mesi all'opera da presentare».

Marco Senaldi: «Mi ritiro, ma non posso dire che mi dimetto perché non ho mai avuto una chiara lettera di incarico. All'inizio ho aderito perché il sistema dell'arte è asfittico e c'e bisogno di una rottura, ma non con questa approssimazione e confusione, con questo scarso rispetto delle professionalità: così si cade dalla padella alla brace. Qui c'è di mezzo lo Stato, un ministero, un importante appuntamento della cultura mondiale, non si scherza. Mi hanno chiesto di fare cento nomi. Alla fine, senza preavviso, nelle liste ne ho trovato uno. Il mio compito si esaurisce qui».

A SGARBI C'È CHI DICE NO, SECONDA PUNTATA
Si allunga l'elenco degli artisti che declinano l'invito a esporre al Padiglione italiano di Vittorio Sgarbi alla 54ma Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia. Dopo il no di Marco Tonelli e Marco Senaldi del comitato di studi e il no degli artisti Jannis Kounellis, Marco Tirelli, Alfredo Pirri, Gregorio Botta, Giuseppe Gallo, Loris Cecchini, Perino e Vele, Daniele Puppi, Felice Levini, Marisa Albanese, Luca Padroni, Luigi Serafini, ora si aggiungono anche Nunzio, Paolo Grassino, Paolo Canevari, Davide La Rocca, Loredana Longo, Andrea Galvani, Francesco Simeti, Luisa Rabbia, Andrea Mastrovito, Paola Margherita, Adalberto Abate, Carla Bedini, Nicola Vinci, Paolo Schmidlin, Luca Vitone, Gianluigi Toccafondo.

Dichiara a riguardo Paolo Canevari: «Credo fermamente che l'Arte sia un territorio sacro che va difeso anche attraverso le scelte personali. Ho lavorato e difeso attraverso il mio lavoro l'idea dell'Arte e la sua importanza, non ho dunque nessuna intenzione di partecipare alla manifestazione presieduta dal Sig. Vittorio Sgarbi e non ho nessuna intenzione di avere all'interno della esposizione un mio lavoro. Ritengo anche offensivo che una mostra di tale importanza (a detta del Sig. Vittorio Sgarbi) sia organizzata richiedendo la partecipazione agli Artisti a neanche un mese dall'inaugurazione».

Prosegue Giuseppe Gallo: «Sgarbi non ha fatto altro che sparare con un cannone addosso a un cadavere già putrefatto. Ha individuato il problema della crisi intellettuale del sistema artistico italiano, ma non è riuscito a seminare una possibilità di riscatto, di dignità e di nuovo pensiero. Perciò è ancora più condannabile».

Paolo Grassino: «Quando ho chiesto agli organizzatori informazioni sul trasporto dell'opera, mi hanno risposto che sarebbe stato a mio carico il trasporto dell'opera da Torino, dove vivo, a Mestre. Per email invece mi è giunta, sempre dall'ufficio organizzativo, una proposta promozionale da parte dell'editore: costo di una copia del catalogo a € 23,40 anziché € 39,00».

Davide La Rocca: «Si mette tutto insieme, pittori della domenica, artisti del fine settimana e quelli a tempo pieno, per neutralizzare il pensiero. In questo modo si vorebbe dimostrare che l'arte è superflua e insignificante, incapace di incidere nella società».

Felice Levini è stato tra i primi a dichiarare agli organizzatori la sua rinuncia a far parte degli artisti del Padiglione italiano, già al momento dei preliminari contatti: «È un padiglione senza progetto», spiega, «senza idea, senza una visione, quindi non ha nulla per cui combattere o da difendere. È un Padiglione da irresponsabili perché nessuno si assume una responsabilità culturale. Il mondo ci riderà dietro».

Daniele Puppi: «Ho declinato l'invito perché non c'erano le condizioni tecnico-operative per poter realizzare il lavoro».

Luigi Serafini aveva già espresso le motivazioni del suo diniego a «la Repubblica» asserendo che «l'ossessione tassonomica di Sgarbi non credo serva né agli artisti né al pubblico», mentre Andrea Galvani ha dichiarato in un video pubblicato da «Artribune»: «Prima cosa non c'erano i tempi tecnici per pensare a un nuovo progetto.
 Ma poi ci sono altre motivazioni, molto gravi. Io, Francesco Simeti, Luisa Rabbia e Andrea Mastrovito, invitati per il Padiglione Italia all'Istituto italiano di cultura di New York, avevamo inviato una lettera agli organizzatori dove ponevamo tre domande precise mediante le quali chiedevamo delle spiegazioni rispetto a una loro lettera ufficiale contenente proposte indecenti. Non ci hanno risposto, ma Sgarbi mi ha telefonato, alle 9 di mattina di domenica, per chiedermi se la nostra posizione era politica».
Spiega il giovane Nicola Vinci: «È dura ingoiare il rospo di dover rinunciare alla riga sulla Biennale all'interno del mio curriculum. Preferisco però che questo spazio venga occupato dalla mia dignità di uomo, di persona, di artista piuttosto che da una riga nera che testimonia l'adesione ad una superficialità che non ho mai gradito».

Racconta Luca Vitone di aver «ricevuto una e-mail sabato 14 maggio (...), in cui mi si chiede di spedire un'opera indicandomi un indirizzo, invitandomi a farla pervenire tra il 16 e il 20 maggio con la precisazione che la copertura assicurativa partirà dal luogo di ricezione. Spedire un "pacco" insomma senza sapere che tipo di spazio è stato destinato al mio lavoro, senza aver avuto la possibilità di fare un sopralluogo e di conseguenza decidere l'opera da esporre, per una mostra che si inaugura il primo giugno. Ça va sans dire che non sono queste le modalità di lavoro consone a un'istituzione di tale importanza».

Jannis Kounellis, benché contrario allo spirito del Padiglione italiano e molto polemico con Vittorio Sgarbi (sul «il Riformista» del 17 maggio, accoppiandolo a Francesco Bonami, definisce entrambi «poco inclini alla ricerca e al pensiero», in gara «a chi la spara più grossa»), cede alla volontà di una sua collezionista di esporre un'opera di cui è proprietaria.

Agli organizzatori del Padigione italiano Cristiano Pintaldi spiega così i motivi del suo no a Sgarbi: «Ricevere un invito per una mostra così importante a soli 13 giorni dalla sua inaugurazione è la cosa meno professionale che io abbia mai sentito; inoltre la demolizione da parte di Vittorio Sgarbi della credibilità del nostro padiglione nazionale attraverso una mostra che affianca professionisti a dilettanti allo sbaraglio senza nessun criterio è un chiaro tentativo di delegittimazione di tutto un settore professionale, la più grande mancanza di rispetto che si possa avere nei confronti di ogni artista. Il titolo della mostra quindi "L'arte non è cosa nostra" diventa letteralmente corretto, infatti voi con l'arte non avete niente a che fare».

 

2 commenti:

  1. Tra accenti mancanti o piazzati dove non dovrebbero stare e doppie fuori posto è uno spasso leggerti. Fai un corso d'italiano invece che spaccare continuamente i maroni con sto cazzo di Sgarbi.

    Marcello F.

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  2. Qualcuno dovrebbe spiegarti che quando ti danno del buffone non ti insultano,ti informano !
    E non credere che non sappia chi tu sia...sei cosi imbecille da trollare al contempo su OKNOtizie e sul mio blog !
    Ormai ti conoscono tutti

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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)