Il 23 Febbraio scorso è stato pubblicato il rapporto L’ Immigrazione per lavoro in Italia redatto dal team del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali firmato dallo stesso ministro Sacconi. Il rapporto scrive chiaramente che “nel periodo 2011-2015 il fabbisogno medio annuo di nuovi immigrati dovrebbe essere pari a circa 100 mila, mentre nel periodo 2016-2020 dovrebbe portarsi a 260 mila”. Facendo un veloce calcolo, nei prossimi 9 anni l’Italia avrà bisogno di 1 milione e 800 mila lavoratori stranieri, circa 200 mila persone all’anno.
Riguardo bene il numero e faccio sparire velocemente la mia calcolatrice: in tempi di invasioni delle cavallette africane, non vorrei che la notizia si spargesse troppo.
Nella fretta di riportare indietro gli immigrati tunisini, sbarcati a Lampedusa, come pacchi postali da rimandare al mittente, non ci siamo affatto chiesti se magari quei pacchi ci potevano “servire”. Lo so, non è proprio politically correct parlare di pacchi e di “servire”, ma per alcuni, tipo Maroni o Bossi, forse la situazione, così spiegata, è più chiara.
Riguardo bene il numero e faccio sparire velocemente la mia calcolatrice: in tempi di invasioni delle cavallette africane, non vorrei che la notizia si spargesse troppo.
Nella fretta di riportare indietro gli immigrati tunisini, sbarcati a Lampedusa, come pacchi postali da rimandare al mittente, non ci siamo affatto chiesti se magari quei pacchi ci potevano “servire”. Lo so, non è proprio politically correct parlare di pacchi e di “servire”, ma per alcuni, tipo Maroni o Bossi, forse la situazione, così spiegata, è più chiara.


A conferma di ciò, secondo il rapporto presentato dal team del ministro Sacconi, vi è stata una crescita del 63% di lavoratori stranieri proprio nel settore produttivo dei servizi. In particolar modo “è la componente femminile (circa il 76% sull’aumento totale nei sevizi) che trascina questo risultato positivo grazie all’incremento massiccio nel comparto dei servizi alle persone e in quelli sociali.”
La crescente quota femminile tra i lavoratori immigrati, è dovuta al fatto che una donna solitamente è “più portata” ad assistere gli altri, e quindi si pensa che avrà più dedizione e amore nella svolgere lavori delicati come la badante, la colf o la tata che sia.
Negli ultimi anni le donne immigrate hanno superato gli uomini, secondo i dati Istat 2010 il 56% dei neo-cittadini stranieri è donna, contro il 44% degli uomini. E’ quello che alcuni studiosi definiscono “femminilizzazione dell’immigrazione”, una sorta di globalizzazione delle tradizionali mansioni femminili, come pulire casa, occuparsi dei figli o assistere gli anziani che oggi vengono delegate ad un sempre maggiore numero di immigrate.
Negli ultimi anni le donne immigrate hanno superato gli uomini, secondo i dati Istat 2010 il 56% dei neo-cittadini stranieri è donna, contro il 44% degli uomini. E’ quello che alcuni studiosi definiscono “femminilizzazione dell’immigrazione”, una sorta di globalizzazione delle tradizionali mansioni femminili, come pulire casa, occuparsi dei figli o assistere gli anziani che oggi vengono delegate ad un sempre maggiore numero di immigrate.
Secondo il libro Donne globali. Tate, colf e badanti (a cura di Barbara Ehrenreich e Arlie Russel Hochschild, 2002) “gli stili di vita del Primo Mondo sono resi possibili da un trasferimento su scala globale delle funzioni associate al ruolo tradizionale della moglie, vale a dire cura dei figli, gestione della casa e sessualità di coppia (si pensi alla prostituzione n.d.r.), dai paesi poveri a quelli ricchi. In termini generici e forse semplicistici, nella prima fase dell’imperialismo i paesi del Nord del mondo hanno attinto delle risorse naturali e ai prodotti agricoli […] delle terre che conquistavano e colonizzavano. Oggi […] i paesi ricchi cercano di attingere anche qualcosa di più difficile da misurare e quantificare, qualcosa che può sembrare assai prossimo all’amore”.
Mentre continuano i rimpatri e l’Europa urla “arrangiatevi!” da dietro i confini chiusi, a me viene da pensare… immigrati tornate! Ci siamo sbagliati, non avevamo letto il rapporto del ministro Sacconi! Abbiamo bisogno di voi!Fonte
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