google6a3fa170c1192d09.html 100cosecosi 100cosecosi: “Quando intervistai Gheddafi” Il Colonnello e Colpo Grosso

mercoledì 27 aprile 2011

“Quando intervistai Gheddafi” Il Colonnello e Colpo Grosso

Fonte
Il grande inviato Rai Mimmo Lombezzi racconta il suo incontro del 1990 con il leader libico
Nel 1990 intervistai Gheddafi per il telegiornale. Imbibito dei libri di Del Boca e di Eric Salerno, mi interessava soprattutto girare un reportage sui famosi campi minati, lasciati dai noi italiani, che, secondo i libici, avevano fatto nel dopoguerra 250.000 vittime, così proposi a Emilio Fede un’intervista al Colonnello. A Tripoli aspettai tre giorni, mangiando ottimo pesce e bevendo malinconiche aranciate perché l’alcool era proibito (“We are an islamic country”).

Si usciva dall’albergo solo accompagnati da un colossale poliziotto in borghese. Al bazar, strepitoso perché non c’erano turisti, gli artigiani che cesellavano piatti d’argento parlavano tutti italiano. Chiesi: “Ma dove l’avete imparato?”. Risposero: “Guardiamo ‘Colpo Grosso’”… Portate dalle onde, le “Cin Cin Girls” avevano già iniziato la loro involontaria “Jihad” contro il fondamentalismo.

Dopo tre giorni ci vennero a prendere e ci portarono sotto una specie di immenso hangar. Il Colonnello, che indossava una camicia di seta nera e le sue ben note pantofole di pelle da “convertitore di hostess”, arringò per due ore una folla di 4.000 fans, mostrando un senso dell’umorismo che non mi sarei aspettato. Faceva battute su battute sui fondamentalisti islamici: “Come volete che possa occuparsi dei problemi del traffico uno che passa tutta la giornata a leggere il Corano?”. Giù risate. “Come pensate che possa affrontare i problemi dell’economia chi ha passato tutta la sua vita in una scuola coranica?”. Finita l’arringa il Raìs scese dal palco, fece un breve collegamento in diretta col Tg2, ringhiò qualcosa alla conduttrice Lorenza Foschini, poi chiuse la linea, salì sulla mercedes e il corteo partì a razzo tagliando la folla. Pensai “Ok, mi ha paccato” e dissi alla troupe di mettere via tutto.

Dopo 10 minuti invece Gheddafi tornò indietro. Forse perché era il “Giorno dei martiri” e noi eravamo l’unica troupe italiana presente. L’interprete mi disse: “Fai l’intervista ma ti concede al massimo 10 minuti”. Coconi, il cameramen, estrasse treppiede, microfono e telecamera in 10 secondi. Gheddafi (a differenza dei politici nostrani) non si sottrasse a nessuna domanda. Gli chiesi se finanziava gruppi terroristici come quello di Abu Nidal. Rispose: “Sosteniamo tutti i gruppi combattenti palestinesi”. Gli chiesi di Ustica. Rispose: “Ringrazio gli italiani di avermi salvato la vita”… Lasciai perdere il reportage sui campi minati e tornai in Italia. Tre giorni dopo, l’intervista, trasmessa alle 23, con il titolo “Incontro col Colonnello”, era riportata sulla prima pagina del “Corriere della sera”. Le dichiarazioni di Gheddafi infatti sollevavano parecchi dubbi sulla versione ufficiale della strage attribuita a una bomba, e lasciavano aperte altre ipotesi: ad esempio che i servizi italiani, informati di un agguato aereo ordito da francesi e americani, avessero allertato all’ultimo momento il Colonnello, consentendogli di cambiare rotta, e di schivare il missile che lo avrebbe abbattuto.

Oggi, che la crisi libica posso seguirla solo in tv, risfoglio “Il mondo dei vinti” di Nuto Revelli e “Gli italiani in Libia dal fascismo a Gheddafi” di Angelo del Boca. Uno dei contadini intervistati da Revelli, racconta di aver partecipato alla guerra in Libia nel 1911 e dice che a un certo punto gli italiani avevano catturato 20.000 prigionieri. Troppi per poterli sfamare e controllare. Così decisero di “ridurli”: ne fucilarono 9.000… La nostra Srebrenica. Del Boca narra di deportazioni in massa, di lager, di stupri , di pubbliche impiccagioni, di un vero e proprio genocidio in Cirenaica. Qualcuno suggerì a Omar el Muktar, il mitico comandante della resistenza libica di fare come gli italiani, di uccidere i prigionieri. Rispose: “No! Siamo noi che daremo una lezione a loro. Non loro che la daranno a noi!”. Omar detto “il maestro”, fu impiccato dal generale Rodolfo Graziani.


Rodolfo Graziani.
Storie intrasmettibili in un momento in cui si cerca di ‘sdoganare’ anche Mussolini. Non a caso “Fascist Legacy”, il documentario della Bbc che racconta i crimini di guerra commessi dagli italiani in Libia e altrove, resta ben chiuso nei cassetti della Rai. La rivolta contro Gheddafi era forse l’occasione di riscattare un passato osceno stando, per una volta, dalla parte degli oppressi. Temo che l’abbiamo già persa.

di Mimmo Lombezzi

0 commenti:

Posta un commento

"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)