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mercoledì 23 febbraio 2011

DOSSIER AFFARI CON LA LIBIA,DALLA JUVENTUS ALLA IMPREGILO (congelate i beni libici in Italia !"


"   Metà dell’economia italiana (Eni, Unicredit, Iuventus…..) è in mano a un dittatore che spara sulla folla ! Per fortuna l’altra metà è in mano alla mafia che ci spara uno alla volta !   "
                                  (Crozza)
 È stato sempre intenso l’interesse della Libia per la finanza tricolore; iniziato più di trent’anni fa, quando i libici sbarcarono in Italia per acquistare quote della Fiat. E da allora si è fatta estremamente lunga la serie di società italiane che hanno, o hanno avuto, all’interno del loro azionariato gruppi libici. Dalla moda alle telecomunicazioni, passando per l’auto e il calcio, il Paese governato da Gheddafi ha più volte guardato alle imprese italiane come terreno fertile in cui investire. È stata proprio l’automobile ad aprire la porta per prima ai capitali libici, quando nel 1976 la banca Lafico entrò in Fiat, per poi ridurre progressivamente la propria quota dal 9,7% iniziale. È proprio la Lafico (Lybian Arab Foreign Investment Company), il braccio finanziario del colonnello Gheddafi, l’investitore ancora maggiormente attivo nella Penisola. Dopo le tensioni degli anni `70 e ´80 i rapporti tra Italia e Libia sono progressivamente migliorati e i due paesi possono considerarsi ormai alleati economici strategici. Infatti se da un lato l’Italia importa principalmente petrolio e gas naturale (2 miliardi di euro nel primo trimestre 2010), dall’altro vende soprattutto prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio e macchinari e attrezzature utili ad estrarre e lavorare queste materie prime. Il mercato dell’export è trainato dalla nostra industria pesante che, da gennaio a marzo 2010, tra macchinari generali e speciali, ha fatturato circa 85 milioni euro, mentre è di 53 milioni il ricavato derivante dall’export di autoveicoli, navi e imbarcazioni. La Camera di Commercio Italo-Libica di Roma, attraverso cui passano buona parte delle esportazioni verso la Libia, da gennaio a settembre 2009 ha registrato 2.627 fatture, per un valore di più di 357 milioni di euro di export, più di un terzo dei quali nel settore impiantistica e macchinari. Ecco una lista dei principali investimenti libici in Italia.
BANCHE: gli investitori della Libia erano già presenti con una partecipazione in Banca di Roma, trasformatasi in un 5% di Capitalia e poi confluita in Unicredit. Attualmente la partecipazione dei libici in Piazza Cordusio è aumentata fino all’attuale 7,1% complessivo (2,594% attraverso la Lybian Investment Authority e 4,613% con la Central Bank of Libya).
MODA: Lafico è stata presente con una quota consistente, fino al 15%, anche nella holding Fin-Part (la casa di Frette, Cerruti e Moncler) poi fallita nell’ottobre del 2005. In Fin.Part era confluita anche Olcese, un’azienda attiva nel tessile in cui Lafico si sedette nel Cda per la prima volta nel 1998. Successivamente, la banca libica arrivò a detenere fino al 30% nell’azienda di filati.
AUTO: Lafico entrò per la prima volta in Fiat nel 1976, ne uscì circa dieci anni dopo, per poi rientrarvi con una partecipazione più modesta, nell’ordine del 2%, nel 2002. La plusvalenza in uscita fu circa 3.000 miliardi di vecchie lire.
TLC: Tripoli è presente dal 2008 con la Lybian Post, presieduta da Mohammad Muammar Gheddafi, all’interno di Retelit. La società libica ha rilevato il 14,8% nell’operatore di tlc, che ha vinto l’asta per il Wi-Max nelle regioni del Nord Italia.
SPORT: La banca libica è ancora presente nel capitale della Juventus, con una quota del 7,5%, un’alleanza che ha portato a giocare la Supercoppa italiana del 2002 proprio a Tripoli. Il figlio “calciatore” del Colonnello Al Saadi (ha militato in Perugia, Sampdoria e Udinese) dopo il crack Cirio ha più volte manifestato l’intenzione di acquistare la Lazio, con la quale ha poi siglato un accordo di collaborazione tecnico sportiva, con cui otteneva disponibilità del centro sportivo di Formello per 10 giorni l’anno per la squadra dell’Al Ittihad.
ENERGIA: Eni è partner storico del Paese ricco di greggio e gas e Lafico è entrata per un certo periodo nel cane a sei zampe con una quota che si aggirava intorno allo 0,15%. Da anni si vocifera di una salita sopra al 2%. Stesso interesse è stato dimostrato più volte senza però essersi concretizzato, almeno ufficialmente, per Enel.
EDILIZIA: C’è quasi tutto il mondo delle costruzioni made in Italy, a iniziare da Impregilo, in gara per la costruzione dell’autostrada costiera libica prevista dal trattato di amicizia e cooperazione firmato nel 2008 da Italia e Libia. I lavori, che sono stati riservati a imprese italiane, valgono circa tre miliardi di dollari e riguardano l’intero tracciato, i 1.700 chilometri della “superstrada” Rass Ajdir-Imsaad.
ilsecoloxix.it/

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