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venerdì 14 gennaio 2011

Infamanti accuse comuniste contro la Lega Nord: "noi non siamo razzisti,ecco perchè..."

100cosecosi-Ma si lo sappiamo che i nostri razzisti sono tutto sommato xenofobi a parole,ad esempio detestano gli arabi i mussulmani e voi s'ammassano sulle spiagge di Charm el-Cheikh o vanno a Marrakech o affollano Hammanet,insomma da Santo Domingo ai bordelli di mezzo mondo,dalla Tailandia alla Cambogia e giù sino alle Filippine...Cuba poi non ne parliamo "vuoi mettere trombarti una comunista?!"
Oppure ce l'hanno su con i "negri" ma se poi andiamo a vedere le regioni che più hanno gustato 'un eufemismo vero...) l'ebano sulle rotte della prostituzione nigeriano-padana sono proprio loro (certo anche gli altri mà i padani...) lo stesso si puo dire della loro inveterata omofobia:non sono forse i padani,i lombardi ad aver risollevato l'economia del Brasile (oltre a Marrazzo ovvio) per oltre un decennio riuscendo quasi a far scomparire la prostituzione femminile dalle strade?
Insomma Italioti "brava gente",il Padanistan in fondo in fondo sbraita,strilla,si agita scomposto ma poi alla resa dei conti mostra il "cuore" cioè le necessità del portafoglio !
Brava gente si,sono loro che frequentano (per risparmiare ovvio) di nascosto le macellerie Hallal o i Kebab scendendo giù dal condominio a ritirare le calde aromatiche speziate consegne,i Kebab !
Come dirlo,a suo tempo feci un post di successo che aveva per titolo:"non siamo noi che siamo razzisti,siete voi che siete Kebab " mezzo social si sganascio dalle risate...
Adesso salta fuori stà storia,insomma si fanno sempre sgamare questi cialtroni,in fondo non ce l'ho tanto con loro,fanno il loro mestiere,fanno politica con i pochi mezzi di cui dispongono "poareti" ce l'ho pero con quelli che li ascoltano,su questo non ci piove.

Fonte-Le magliette e le felpe con il marchio di Milano voluti e promossi dall’assessore comunale leghista al Turismo Alessandro Morelli sono prodotte nel Sud Est asiatico. La denuncia arriva dal consigliere comunale del Pd Pierfrancesco Maran. Quest’ultimo dopo aver controllato tra le etichette delle decine di prodotti targati Milano in vendita da alcuni mesi nei negozi, ha fatto la scoperta della provenienza del materiale. Le t-shirt (dai 17,90 ai 19,90 euro) sono made in Bangladesh, le felpe (39,90 euro) sono fatte in Cambogia e il set con tre palline di Natale (8 euro) vengono dalla Cina.
I prodotti erano andati a ruba anche durante le feste di Natale. ”A Milano ci sono quattromila imprese tessili – ha attaccato Maran – ci sembra imbarazzante che prodotti che portano il marchio ‘design 100% made in Milan’ siano fatte nel Sud Est asiatico. Ancor più imbarazzante che a promuoverle sia un assessore della Lega, un partito che vuole difendere il territorio, ma solo a parole”.
Oltre a chiedere la testa dell’assessore Morelli, il Pd ha puntato il dito contro la gara d’appalto per la scelta del licenziatario dei gadget con il brand Milano vinta, ironia della sorte, da un’impresa piemontese. Il capitolato, stando alle denunce dei democratici, non conterrebbe l’obbligo di valorizzare produttori milanesi e italiani come invece annunciato al momento dei lancio dei primi gadget dal sindaco Letizia Moratti. ”Delle decine di prodotti con il marchio Milano – ha concluso Maran – noi siamo certi che sia al 100% italiano solo il panettone”. Ma anche il dolce tipico milanese con il brand della città è stato infatti prodotto fuori Milano, ossia da una pasticceria vicentina.

«Basta merce cinese», ma la Lega
ha merchandising made in China

di Giuseppe Vespo | tutti gli articoli dell'autore
Altro che difesa delle imprese "padane" o italiane; altro che le gloriose campagne per boicottare la concorrenza sleale dei cinesi o dei paesi in via di sviluppo: la Lega è sempre più made in China.

Come avevamo già dimostrato in occasione delle europee del 2009, quando c'è da promuoversi con gadget elettorali il Carroccio non riconosce più i vecchi slogan, quelli del calibro di "No alla invasione di merci cinesi" - e si piega alla convenienza.


E' successo di nuovo a Natale con il brand "Milano": magliette, felpe e palle di Natale, messe sul mercato con il simbolo del Comune ma prodotte in Cina, Cambogia e altri Paesi orientali. Il caso è arrivato in questi giorni sulle pagine e sui siti dei giornali grazie alla denuncia del consigliere Pd milanese Pierfrancesco Maran, che ha subito puntato il dito contro Alessandro Morelli, assessore leghista al Turismo, Marketing Territoriale e Identità.


Un'identità dimenticata, quella lombarda, se anche il panettone "Milano" viene poi prodotto in Veneto e non sotto la Madonnina. «Viene da pensare - ha commentato al Corriere della Sera Milano il consigliere Maran – che la tradizione tessile lombarda non sia in grado di produrre nemmeno una felpa, tra l'altro venduta alla bellezza di 40 euro». «Sono le leggi di mercato», hanno risposto la sindaca Moratti e lo stesso assessore.


D'altra parte quelle leggi la Lega le conosce da tempo ormai. Come dimenticare i gagliardetti, i portachiavi, le magliette targate "made in China" e distribuite ai gazebo elettorali alla vigilia delle europee 2009. C'erano anche le salviettine e i sottobichieri "Cin Cin, cinesi no grazie".


LE FOTO

Panettone MilanoLetizia MorattiLetizia Moratti
lega 2

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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)