google6a3fa170c1192d09.html 100cosecosi 100cosecosi: La moglie di Umberto Bossi e il partito coinvolti in una mega truffa miliardaria ! Ultimi aggiornamenti da Padova! Arriva la sentenza!

martedì 9 novembre 2010

La moglie di Umberto Bossi e il partito coinvolti in una mega truffa miliardaria ! Ultimi aggiornamenti da Padova! Arriva la sentenza!


PADOVA. È l'aprile 2001 e l'operazione immobiliare per la costruzione del villaggio-vacanze Skipper in Croazia è già in bilico. Ecco perché 560 milioni di lire arrivano d'improvviso dal conto corrente acceso dalla Lega Nord presso il Banco di Napoli di Montecitorio. Ma il salvataggio non funziona. Una verità svelata ieri davanti ai giudici del tribunale di Padova dal commercialista Carlo Pampaloni, il consulente del pubblico ministero Paolo Luca, titolare dell'inchiesta sul crac della società promotrice del fallimentare investimento che ha portato sul banco degli imputati l'architetto veneziano, leghista fin dalla prima ora, Enrico Cavaliere, ex presidente del Consiglio regionale del Veneto chiamato a rispondere di bancarotta per distrazione (un ammanco di 1 miliardo e 875 mila lire) e documentale con l'aggravante del danno di rilevante gravità, commesse in qualità di componente del consiglio di amministrazione di Ceit. Due reati che hanno convinto il pm a sollecitare una condanna a 3 anni.

Ironia della sorte: l'istituto di credito cui si appoggiava il Carroccio - ha rammentato sempre la pubblica accusa - è nato proprio durante il Regno Borbonico delle Due Sicilie: è suo tramite che la somma di matrice leghista aveva rimpinguato i bilanci Ceit (la società con sede a Montegrotto fallita l'1 aprile 2004), benché figurasse come un prestito personale del partito al tesoriere Balocchi (per anni sottosegretario), non più a processo perché è morto il 15 febbraio scorso. Il danaro fu girato alla società friulana Euroservice e, da questa, venne trasferito a Ceit. Così quel mezzo miliardo di vecchie lire nella contabilità della Lega Nord è stato registrato come un prestito a Balocchi (quasi interamente restituito nel 2006), in quella di Euroservice risultava una somma incassata dal partito di Bossi e dirottata a Ceit, mentre nei bilanci di quest'ultima la somma era contabilizzata come un versamento ricevuto dal tesoriere.



«L'operazione era una modalità mascherata per finanziare il partito - ha rilevato il pm Luca - In quel periodo la Lega era in difficoltà a causa delle perdite della sua emittente televisiva e del giornale "La Padania"... Quest'iniziativa avrebbe consentito di disporre di liquidità e di realizzare un gran guadagno». Sulla carta era in gioco un intervento faraonico e davvero redditizio: 2300 appartamenti affacciati sul Golfo di Pirano, 200 posti barca, 4.800 metri quadrati di superfici commerciali per un totale di 220 miliardi di lire di costi e di 129 miliardi di utili. In realtà a finire nei guai è stato l'intero consiglio di amministrazione Ceit, formato da alcuni imprenditori padovani (usciti di scena con il patteggiamento) ma anche dall'architetto-leghista Cavaliere.


Da subito l'affare si mette male. Nel 1998 sono comprati i terreni dalla famiglia Oblak intestati alla società Kemco (fino al 2006 gli stranieri non potevano acquistare beni immobiliari in Croazia). E gli Oblak appaiono spregiudicati: si fanno pagare pure l'esposizione finanziaria con Hypo Alpe Adria Bank di Zagabria e di Klagenfurt, salvo poi cercare di mettere le mani sul villaggio Skipper, insieme all'istituto di credito, quando i rapporti tra il senatur Bossi e l'allora Governatore della Carinzia Haider non sono più idilliaci. Intanto Cavaliere & co. gestiscono in maniera spudorata i bilanci Ceit che ha aperto una sottoscrizione per vendere le sue quote e incassare contante. Quote cedute al prezzo di 40 milioni di lire in cambio della titolarità di due appartamenti nel villaggio. In capo a ogni socio, però, sono contabilizzate appena 100 mila lire; 19.900.000 sono registrati come finanziamento: nessuna traccia degli altri 20 milioni. Il pm ha ricordato l'interrogatorio di uno degli imprenditori-promotori: c'erano soldi «in nero» impiegati per pagare tangenti in Croazia.


Eppure tra i soci Ceit spiccavano la moglie di Bossi, Manuela Maroni, l'ex ministro Pagliarini, oltre a tutti i parlamentari invitati - anzi, costretti - a sponsorizzare l'operazione targata Carroccio, come ha raccontato in aula l'ex onorevole veronese Luca Bagliani nell'aprile scorso. Il 4 febbraio 2011 la parola alla difesa, l'avvocato Giorgio Chinellato. Poi la sentenza.

Fonte 

Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille!

Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.

2 commenti:

  1. A me pare che ai tempi di Tangentopoli, Bossi avrebbe potuto cedere alle lusinghe della finanza globale ma non lo fece e per questo forse un giorno sara’ annoverato fra i salvatori della nostra disgraziata nazione. Per far numero accetto’ di allearsi con Fini perche’ quello promise che non avrebbe mai tradito la patria. Invece aveva gia’ tradito prima e qualche anno dopo fu sul punto di tradire anche Berlusconi, figuriamoci, ma ci penso’ ancora Bossi (con l’ausilio del Papa) a rimetterlo in carreggiata.

    TNEPD
    http://tnepd.blogspot.com

    RispondiElimina
  2. Ma come, li processano perchè ci hanno rimesso dei soldi? Mi pare una cosa da matti!

    RispondiElimina

"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)