
Ironia della sorte: l'istituto di credito cui si appoggiava il Carroccio - ha rammentato sempre la pubblica accusa - è nato proprio durante il Regno Borbonico delle Due Sicilie: è suo tramite che la somma di matrice leghista aveva rimpinguato i bilanci Ceit (la società con sede a Montegrotto fallita l'1 aprile 2004), benché figurasse come un prestito personale del partito al tesoriere Balocchi (per anni sottosegretario), non più a processo perché è morto il 15 febbraio scorso. Il danaro fu girato alla società friulana Euroservice e, da questa, venne trasferito a Ceit. Così quel mezzo miliardo di vecchie lire nella contabilità della Lega Nord è stato registrato come un prestito a Balocchi (quasi interamente restituito nel 2006), in quella di Euroservice risultava una somma incassata dal partito di Bossi e dirottata a Ceit, mentre nei bilanci di quest'ultima la somma era contabilizzata come un versamento ricevuto dal tesoriere.
«L'operazione era una modalità mascherata per finanziare il partito - ha rilevato il pm Luca - In quel periodo la Lega era in difficoltà a causa delle perdite della sua emittente televisiva e del giornale "La Padania"... Quest'iniziativa avrebbe consentito di disporre di liquidità e di realizzare un gran guadagno». Sulla carta era in gioco un intervento faraonico e davvero redditizio: 2300 appartamenti affacciati sul Golfo di Pirano, 200 posti barca, 4.800 metri quadrati di superfici commerciali per un totale di 220 miliardi di lire di costi e di 129 miliardi di utili. In realtà a finire nei guai è stato l'intero consiglio di amministrazione Ceit, formato da alcuni imprenditori padovani (usciti di scena con il patteggiamento) ma anche dall'architetto-leghista Cavaliere.
Da subito l'affare si mette male. Nel 1998 sono comprati i terreni dalla famiglia Oblak intestati alla società Kemco (fino al 2006 gli stranieri non potevano acquistare beni immobiliari in Croazia). E gli Oblak appaiono spregiudicati: si fanno pagare pure l'esposizione finanziaria con Hypo Alpe Adria Bank di Zagabria e di Klagenfurt, salvo poi cercare di mettere le mani sul villaggio Skipper, insieme all'istituto di credito, quando i rapporti tra il senatur Bossi e l'allora Governatore della Carinzia Haider non sono più idilliaci. Intanto Cavaliere & co. gestiscono in maniera spudorata i bilanci Ceit che ha aperto una sottoscrizione per vendere le sue quote e incassare contante. Quote cedute al prezzo di 40 milioni di lire in cambio della titolarità di due appartamenti nel villaggio. In capo a ogni socio, però, sono contabilizzate appena 100 mila lire; 19.900.000 sono registrati come finanziamento: nessuna traccia degli altri 20 milioni. Il pm ha ricordato l'interrogatorio di uno degli imprenditori-promotori: c'erano soldi «in nero» impiegati per pagare tangenti in Croazia.
Eppure tra i soci Ceit spiccavano la moglie di Bossi, Manuela Maroni, l'ex ministro Pagliarini, oltre a tutti i parlamentari invitati - anzi, costretti - a sponsorizzare l'operazione targata Carroccio, come ha raccontato in aula l'ex onorevole veronese Luca Bagliani nell'aprile scorso. Il 4 febbraio 2011 la parola alla difesa, l'avvocato Giorgio Chinellato. Poi la sentenza.
Fonte
Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille!
Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.
Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.
A me pare che ai tempi di Tangentopoli, Bossi avrebbe potuto cedere alle lusinghe della finanza globale ma non lo fece e per questo forse un giorno sara’ annoverato fra i salvatori della nostra disgraziata nazione. Per far numero accetto’ di allearsi con Fini perche’ quello promise che non avrebbe mai tradito la patria. Invece aveva gia’ tradito prima e qualche anno dopo fu sul punto di tradire anche Berlusconi, figuriamoci, ma ci penso’ ancora Bossi (con l’ausilio del Papa) a rimetterlo in carreggiata.
RispondiEliminaTNEPD
http://tnepd.blogspot.com
Ma come, li processano perchè ci hanno rimesso dei soldi? Mi pare una cosa da matti!
RispondiElimina