Le convergenze politiche, gli interessi comuni. Indagine sul rapporto tra il movimento di don Giussani e la Lega La storia dimostra che tra Lega Nord e Cl il rapporto è sempre stato piuttosto contrastato, se non proprio ostile (Bossi in un comizio nel '96 dette ai ciellini degli «sporcaccioni»). Dietro le quinte però i due mondi hanno lentamente - e sotterraneamente - cominciato ad avvicinarsi. Già in alcuni episodi del passato si riescono a intravedere i germi di quello che sarebbe diventato il nuovo patto di ferro. Uno di questi è quello accaduto nel lontano agosto del 1990, quando per la prima volta venne teorizzata «l’alleanza tra Comunione e liberazione, Liga veneta e Lega lombarda». Si tratta di un episodio ormai dimenticato, ma significativo per la sua natura profetica, che vide protagonista uno dei più noti vaticanisti italiani, Vittorio Messori. Invitato all’undicesima edizione del Meeting di Rimini a discettare - insieme al cardinale marchigiano Pietro Palazzini - sulla figura del beato Francesco Faà di Bruno, il giornalista riservò l’ultima parte del suo intervento ad un’analisi del processo di unificazione dell’Italia. «Il crimine del Risorgimento - disse - fu quello di lottare contro la sola cosa che in fondo univa gli italiani: il legame dato da una fede che non a caso si chiama "cattolica", universale. Eppure fu proprio questo il legame che le logge, le minoranze che ci imposero quel tipo di unità, cercarono di distruggere». Così il noto vaticanista arrivò alla conclusione: «Ci vuole un’alleanza tra il movimento di Comunione e liberazione, la Liga veneta e la Lega lombarda al fine di riparare i guasti del suddetto Risorgimento». Una proposta choc, che lì per lì non venne raccolta. Se non da un eccentrico avvocato veneto di Portogruaro, un certo Riccardo Scarpa, che qualche giorno dopo la relazione di Messori al Meeting depositò in tribunale una denuncia contro il vaticanista (e anche contro il cardinale Pietro Palazzini) per «attentato all’integrità, l’indipendenza e l’unità dello Stato ». Ma quella previsione, a distanza di anni, sembra essersi configurata in pieno. Nella sostanza, infatti, essa definiva uno dei futuri punti di incontro tra Lega e Cl, ossia la destrutturazione dello Stato, attuata tramite il federalismo o la secessione per gli uni; e tramite il principio della sussidiarietà per gli altri, con la delega al sistema di potere di Cl e Cdo di vasti pezzi della sanità e dell’assistenza sociale. A unire Cl con la Lega, tuttavia, non sono state solo le astrazioni concettuali, ma un vero e proprio scambio alla pari sullo scacchiere dei grandi business e degli equilibri politici e istituzionali. È stata Cl a porgere per prima la mano. Precisamente nel novembre 2008, quando nulla ancora lasciava presagire un possibile cambio di indirizzo politico del movimento, fino a quelmomento schierato compatto dalla parte di Berlusconi. La riconciliazione della Lega con Cl avvenne durante un convegno «Federalismo fiscale e sussidiarietà », organizzato a Verona dalla Cdo. I ciellini vi invitarono a parlare il sindaco leghista Flavio Tosi e lo fecero interloquire con Giorgio Vittadini, storico leader ciellino. Fu quasi un colpo di fulmine: Tosi e Vittadini si trovarono sul palco «a dire praticamente le stesse cose, a condividere il primato del pragmatismo sulle ideologie». E alla fine ci pensò lo stesso Vittadini a spiegare la ragione di quell’invito. «Noi dialoghiamo a tutto campo e la Lega al di là degli aspetti folcloristici tipo ampolle del Po, quando ragiona sui fatti è assolutamente interessante. Non possiamo non essere interessati a un federalismo molto sussidiario». Cl si è convinta così che la Lega poteva incarnarne il vero orizzonte politico post-berlusconiano; la Lega, dal canto suo, ha capito invece che per «ambire a diventare quello che trent’anni fa era la Democrazia cristiana» non poteva prescindere dal rapporto con un ambiente cattolico come quello di Cl, che «continua a rappresentare un considerevole blocco sociale e, perché no, di voti». Il sigillo sul nuovo «patto di ferro» si è rivelato quindi solo una questione di tempo: è stato sufficiente aspettare il Meeting del 2009, quello del trentennale a cui hanno preso parte ben quattro big del partito guidato da Umberto Bossi. E cioè: Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa; Flavio Tosi, sindaco di Verona, e i due futuri governatori leghisti del Nord, Luca Zaia e Roberto Cota. di: Ferruccio Pinotti |
sabato 27 novembre 2010
Lobby Mafie e politica: Alleanza tra Comunione Liberazione e la Padania.
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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)