L’Unità «ha leso l’identità personale, presentando l’on. Berlusconi come soggetto che di certo non è, ossia come una persona con problemi di erezione, che fa ricorso a misteriose iniezioni ecc…». Questo è un estratto della citazione in giudizio che, con raro sprezzo del ridicolo, è stata redatta dall’avvocato di Berlusconi, Fabio Lepri contro l’articolo pubblicato sull’Unità del 6 agosto 2009. Vi si descriveva fra le altre cose il contenuto hard di alcune intercettazioni di telefonate che sarebbero intercorse tra il premier e alcuni ministri donne del governo, suffragate dalle dichiarazioni del senatore Paolo Guzzanti (“B. è un gran porco”).
La richiesta di risarcimento esclude che quelle telefonate ci siano mai state. Trascrizioni circolavano nei giornali lo scorso anno, ma secondo il legale di Berlusconi sono fasulle.
La querela e la conseguente richiesta di 2 milioni di risarcimento danni all’Unità non riguarda solo il particolare dei presunti problemi sessuali di Berlusconi, ma è abbastanza singolare che si possa considerare come una normale difesa dell’onore offeso e della reputazione di un uomo politico e imprenditore di successo una querela a un giornale che getta su di lui l’ombra di quella che i medici chiamano “disfunzione erettile”.
Quale onore, quale reputazione? Il quotidiano fondato da Gramsci ha citato inedite intercettazioni nelle quali Berlusconi, a dispetto della sbandierata fama di macho super virile, apparirebbe tutt’altro che macho e anzi bisognoso di “iniezioni di fiducia” per sostenere una difficoltosa erezione, con ironica allusione non solo al Viagra, ma anche a altre sostanze d’appoggio, che lo avrebbero messo in condizione di performare come immortalato per i posteri nei racconti e nelle intercettazioni della escort barese Patrizia D’Addario .
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