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mercoledì 22 settembre 2010

"Shocking Truth" (Verità scioccante) il video (attenzione è scabroso)

"Ci sono troppi bastardi che godono con una foia travolgente,patologica,nazifascista ogni volta che un'altro essere umano viene letteralmente massacrato,annientato nella sua più profonda intimità,privato della sua dignità,sembra che nulla di umano debba poter essere rivendicato dalla vittima di turno,nè prima ne dopo..."


(le altre parti del video le vedrete presentate direttamente da You Tube alla fine del video)
Immagine tratta dal documentario,qui in francese altro materiale

Le testimonianze non ufficiali dei retroscena dell'industria del sesso sono rare. Un film, presentato da un'associazione al Parlamento svedese, nel quadro di una riflessione sulla libertà d'espressione e la pornografia, raccoglie confidenze illuminanti di attrici, di poliziotti, di produttori. Si chiama "Shocking Truth" (Verità scioccante). Attenzione: si tratta di una visione violenta. E provoca una grande rabbia. Superata Annabel Chong, che, nel 1995, si faceva scopare da 251 partner in dieci ore... Angela Houston, 30 anni, nel 1999, si è fatta 622 uomini in 7 ore, cioè un uomo ogni 40 secondi. Candy Appels da parte sua è stata interrotta al 742esimo dalla polizia di Los Angeles. Quanto a Sabrina Johnson, 23 anni, si allena per battere il record del gang?bang: 2000 uomini in 24 ore, previsti per San Silvestro. Nessuno studio ha elaborato ancora il ritratto psicologico di queste candidate allo stupro collettivo. Ma Annabel Chong riviveva in diretta, nella sua pellicola, il trauma di una vera violenza subita anni prima. E Angela, Sabrina, Candy, chi sono? Chi sono queste donne che si dicono felici dopo essersi fatte montare da un esercito? Chi sono queste Candy, Cookie ed altre Molly? Chi sono questi esseri umani che si nascondono sotto dei nomi di cagnette o di dolciumi? Oggi, le testimonianze incominciano a venir fuori. Abbiamo visto "Shocking Truth", pellicola svedese realizzata a partire da interviste e da montaggi di film pornografici diffusi nel nord dell'Europa, e presentata al Parlamento svedese nel 2000 nel quadro di una riflessione sulla libertà di espressione nella pornografia. Per disturbante che ciò possa essere, dietro ogni vagina, ogni bocca da pompini,  ogni ano, dietro ogni foro riempito di sperma, di dita, di pugni, di centinaia di cazzi, si nasconde un essere umano. Un essere umano, un corpo che, spesso, sanguina tra una scena e l’altra. Che sparisce durante le pause delle riprese. Che viene ri-truccato alla meno peggio per la eiaculazione finale nella bocca. Oggi lo sappiamo. Molto sangue cola da questi culi anonimi, dai nomi di pasticcino. Certo, non pensare che un essere umano, dotato dello stesso fragile corpo di vostra sorella o di vostra madre, sia penetrato come in una catena di montaggio, sanguini, venga umiliato, sia segnato a vita, permette di apprezzare meglio lo spettacolo pornografico e di goderne più tranquillamente. Ma questa non è la realtà. Non pensarci, lo facevo anch’io una volta. Prima di interessarmi al dietro alle quinte. Anche se l'universo standardizzato e prevedibile delle pellicole pornografiche mi è sempre sembrato noioso, non disprezzavo un video di tanto in tanto, alcune scene un po' zozze potevano anche mandarmi su di giri, per l’allegro contagio dell'effetto puttana. Ma era prima. Una volta che si sa cosa c’è dietro, bisogna confessare che ciò rovina il divertimento. Chi sono queste ragazze? Ho cominciato quest'indagine senza preconcetti. Tra ragazze, ce lo si chiede. Dopo tutto, quelle che si fanno scopare da cinquanta maschi nei film pornografici, okay, certamente non gli piace, ma non lo hanno scelto loro? Sono pagate per questo, no? Anche se hanno bisogno di denaro, potrebbero comunque fare qualche altra cosa, no? Lavorare in fabbrica, fare la commessa, ecc. Ma è davvero così? Prima delle grandi lotte sociali, le ragazze che sfacchinavano deboli e malaticce nelle fabbriche chimiche si rovinavano la salute con cognizione di causa, pur sognando di riuscire a farla franca. Queste ragazze avrebbero davvero potuto scegliere qualcosa d’altro? In verità, chi sono realmente questi uomini e queste donne che lo spettatore usa a lunghezza di video? Tutti sodomizzatori focosi e troie che ne vanno matte? O forse delle lazzarone che rifiutano di lavorare? Risposta di un produttore svedese di porno *: "Sono molto spesso delle vittime di vecchie violenze o di incesti nell'infanzia." E quindi, dopo una pausa: "Certo, in queste condizioni, ci si può chiedere se scelgano questo lavoro liberamente". Quanto agli uomini?  Risposta dello stesso produttore: "Gli uomini non devono avere emozioni durante le riprese. Non occorre, ad esempio, che attendano una risposta dalle loro partner, che prestino attenzione alle loro reazioni.  Se si lasciano coinvolgere, allora non sono adatti a fare questo lavoro. In realtà, gli uomini devono potere agire come macchine.” Risposta di un ex commissario, che ha incontrato innumerevoli prostitute ed attrici dell’ hard *: "Ho conosciuto migliaia di ragazze. In realtà, ho l'impressione di avere svolto una funzione più di assistente sociale. Non sono le stesse ragazze nel porno e nella prostituzione. Ma hanno le stesse origini. Quasi tutte sono state abusate nell'infanzia.” Ecco un inizio di risposta sugli esseri umani che lavorano nel porno. Sia in Francia, sia negli Stati Uniti o in Svezia, la constatazione delle associazioni, dopo avere raccolto numerose testimonianze, è sempre la stessa: gli ambienti sociali sfavoriti costituiscono un vivaio di povere ragazze per la prostituzione e la pornografia. Molto spesso vittime di incesto o violentate durante l'infanzia. O tossicodipendenti. Le associazioni, denunciano che le vittime di incesto o di violenze o drogate, invece di essere prese in carico dalla società per beneficiare di un trattamento o di un percorso d'aiuto,  vengono direttamente arruolate e manipolate da papponi o da produttori senza scrupoli, a volte fin dall'uscita di casa. Vengono quindi addestrate in modo industriale per alimentare le produzioni di basso livello di qualsiasi tipo, sino a rapporti con cani, asini, cavalli, ecc. La responsabilità è di tutti: sia dei servizi sociali già saturati ed incapaci di rispondere alla domanda, sia  delle case di produzione XXX , che fanno i soldi su queste bambine di un tempo, abituate al dolore e alla docilità.Ecco il velo che le associazioni sollevano su queste ragazze. I corpi delle più svantaggiate, riciclati e utilizzati per fungere da legante sociale. Non è soltanto uno scandalo, ma un orrore. Su grande scala. Negli USA, l'industria del porno muove da 4 a 6 miliardi di dollari all'anno. Più delle industrie cinematografica e discografica riunite.La diffusione di "Playboy" e di "Penthouse" (24 milioni di copie) è due volte più grande di quelle di "Newsweek" e di "Time" riunite... Sempre negli USA, il 75% dei negozi di video vende cassette  e DVD pornografici, che garantiscono loro tra il 50% ed il 60% del fatturato. Ed il 65% dei collegamenti internet riguarda siti pornografici. Dietro le cifre, quanti corpi? Backstage: due ragazze intervistate * tra due riprese, il viso pieno di sperma. La prima, sorriso stereotipato, terribile, sguardo fisso, dice: "So che sono una gran puttana. Ma non mi ricordo più quando è cominciato. " La seconda: "Forse... quando mi sono lasciata inculare dall'avvocato di mio padre. In realtà, non so più se era il suo avvocato o uno dei suoi colleghi. Avevo dodici anni. " Tutto ciò viene detto con il sorriso a favore della cinepresa ed inserendo un dito ben curato in una passera depilata e perfettamente asciutta.* Ecco la situazione di esseri umani entrati volontariamente nel moderno bagno penale del sesso. Se si può considerare come un atto libero di volontà l'impossibilità di rifiutare nuove violenze da parte di superstiti di violenze antiche. Cosa accade di loro, una volta entrate? Malattie, suicidi... Come saperlo? Si ha notizia dalle associazioni che la maggior parte delle attrici che sono arrivate alla zoofilia si è suicidata. Almeno quelle di cui si conosce il nome. La tossica senza denti raccolta per strada per farsi scopare da un levriero afgano, quella che sorride dalla copertina del DVD bene in evidenza nell’espositore all'entrata del sex-shop sotto casa mia, quelle, dove sono oggi? che cosa è successo loro dopo? Suicidio? Overdose? Le fiche anonime passano e crepano. Che importa. Il serbatoio dei diseredati e dei rifiuti sociali è sempre pieno, alla mercé di fantasie diventate legge. Non è la materia prima che manca. Ma dopo tutto, come dice un altro produttore *: "Non ci sono leggi che proibiscono di fare soldi in un sistema capitalista. Non lo ho inventato io il capitalismo. Io sono innocente." La realtà è lo schermo. Sullo schermo, lo spettatore porno in fondo vede, tranne alcune star, ragazze che si somigliano tutte. A parte il colore dei capelli e le dimensioni del seno. Dopo tutto è difficile notare la differenza tra un ano ed un altro, tra una bocca da pompini ed un’altra. Non c’è molto di umano là in mezzo, ma piuttosto lo spettacolo di pezzi di corpo, di carni apparentemente avide e quasi sempre anonime. Sono del resto proprio questo anonimato, questa facilità, questo rappresentazione immediata e dal vivo dell'atto sessuale che fanno l'interesse di questo tipo di pellicola. Allora, dove è il problema? In nome di quali idee reazionarie condannare il mio piacere? In che cosa la visione di queste scene può rappresentare un pericolo per me, per i giovani abituati ad una tale sessualità meccanizzata e mercantile, ecc.... ? Queste sono le domande che si pone oggi lo spettatore. Queste domande sono ovviamente legittime, e possono essere oggetto di dibattiti innumerevoli. Del resto, le si sentono ovunque, da "Max" all'Observateur", da Delarue, su TF1... Ma il dibattito non può essere limitato alla sola logica e alle fantasie dello spettatore. Perché la risposta alla domanda "Cosa succede e che cosa diventano gli uomini e le donne quando girano un film pornografico" non viene fuori dalle immagini che osservate tranquillamente sul vostro video (anche se alcune colpiscono per la loro disumanità o per la sofferenza visibile delle attrici). Ricordate "Gola profonda", la pellicola X culto degli anni 1970, dove tutto il sesso si riduceva ai pompini, uccello in fondo alla gola, cosa che avrebbe dovuto far godere di colpo la protagonista. Durante le riprese, Linda Marchiano, allora conosciuta sotto il nome di Linda Lovelace, era picchiata e minacciata con la pistola dal suo compagno perché effettuasse le prestazioni orali che hanno fatto di questo film una delle opere fondanti della pornografia. Durante i mesi successivi al film, numerose donne sono state ricoverate negli Stati Uniti, perché vittime di violenze o perché i loro compagni volevano ripetere a casa la prodezza che Linda Marchiano aveva potuto eseguire soltanto sotto le minacce. Ripresa di un film porno *. Una biondina piuttosto magra si fa sodomizzare senza riguardo da un tipaccio, quindi da un altro quindi da un terzo. I maschi fanno la coda senza alcuna umanità, cazzo in mano. Le lacrime le fanno colare il trucco. Difficile confondere le sue grida con grida di piacere. Tra il secondo ed il terzo tipo, che la scuote come un sacco, lei vacilla ed i suoi occhi si rovesciano. Stacco del montaggio.  Sequenza seguente, nuova inculata, con in più tre mani ficcate nella sua vagina, che la frugano senza riguardo. Quando il suo partner si ritira, lei ha un mancamento. Una mano la raddrizza per una spalla e le piazza il viso sul cazzo. Deve succhiare, e ingoiare tutto. Intervista backstage di questa ragazza. Le lacrime non sono ancora del tutto asciutte: -  D: Se uno sconosciuto ti mettesse il cazzo nella bocca per strada, ti disturberebbe? -  R: Perché, credete che io li conosca, gli uomini con cui ho appena girato? Non li avevo mai incontrati prima delle riprese. Quindi se uno sconosciuto venisse nella mia bocca, no, non mi disturberebbe. E quindi un sorriso per la cinepresa, tanto più atroce in  quanto si hanno ancora nella memoria le smorfie di dolore della scena precedente. E aggiunge: "Ma non dimenticate mai che a me piace. Adoro il sesso, sono una vera puttana e mi piace." Davvero le piace essere sbattuta e sodomizzata da tutti questi bruti? O è solo la tesi ufficiale? O peggio: non è che finisce per crederlo? E che pensare di quelle che diranno che gli piace con cani o muli? Dopo la schiavitù volontaria, ecco la tortura volontaria, ultimo orrore moderno. Ancora backstage. Un'altra attrice *, anche lei con il viso bagnato di sperma. - D: Di che cosa hai paura? - R: Di diventare un animale. Io non sono più un essere umano. Mi sento come un animale. Stessa domanda posta ad un'altra ragazza *, mentre succhia un vibratore fluorescente. Si toglie il vibratore dalla bocca, e di colpo il suo sguardo cambia. Spento. Fisso. Perso. - D: Di che cosa hai paura? - R: Di diventare nulla. Ed in seguito meno di nulla.
Sempre backstage. Ha 24 anni al massimo *. Racconta la sua esperienza di ex-attrice porno e scoppia in lacrime. Parla di Cookie dicendo "lei", come se si trattasse di un corpo estraneo, come se non potesse raccontare in prima persona. Poiché Cookie è lei. Cookie doveva girare una doppia penetrazione. Si è messa a pisciare sangue. È stato necessario tagliare. I produttori e gli altri attori hanno dato dei kleenex a Cookie perché si pulisse, dandole della stronza perché aveva fatto sprecare pellicola. Dopo cinque minuti di pausa, la ripresa è ricominciata  e le hanno fatto finire la scena. È pagata per quello, no? Lo ha scelto lei. Cookie dice ancora, sempre parlando di sè stessa in terza persona: "Cookie aveva un'emorragia che richiedeva un ricovero di urgenza." Cookie non è certamente la sola ad essere stata ricoverata dopo una ripresa. Le storie saltano fuori. Una ragazza condannata alla sedia a rotelle dopo una gang bang. Un'altra ha passato sei mesi all'ospedale. Come racconta Raffaella Anderson nella sua terribile testimonianza, "Hard": "Prendete una ragazza senza esperienza (...), lontana da casa, che dorme in hotel o sul set. Fattele fare una doppia penetrazione, un fist vaginale, con contorno di un fist anale, a volte le due cose allo stesso tempo, una mano nel culo, a volte due. E ti ritrovi una ragazza in lacrime, che piscia sangue a causa delle lesioni, e che generalmente defeca sull’uccello perché nessuno le ha spiegato che occorre farsi un clistere. Ad ogni modo, non è grave, la merda fa vendere. Dopo la scena (che non hanno il diritto di interrompere, tanto nessuno le ascolta), le ragazze hanno due ore per riposarsi. Poi ricominciano le riprese.” Limitare il dibattito alla problematica del piacere dello spettatore è pericoloso, perché quello che vede allo schermo non è la realtà. Si parla a volte con orrore degli snuff movies, dove le ragazze sarebbero torturate a morte. Ma alcune pellicole pornografiche si avvicinano agli snuff movies: le torture vengono tagliate in sede di montaggio. Le testimonianze ormai escono dagli studi. E anche le immagini. Non si vede mai un gang bang, una doppia, tripla, multipla penetrazione o un fist-fucking, filmate senza tagli, senza montaggio. Ora sapete perché. Perché allora non aprire gli occhi? Come immaginare che si possano infliggere tali violenze ad un corpo senza conseguenze e senza ripercussioni? Raffaella: "La mattina tu ti alzi, ti infili per l’ennesima volta la tua pera di clistere nel culo e ti pulisci l'intestino. Ripeti fino a che sia pulito. Ma nonostante ciò, fa male (...).  Dopo, ho bisogno di mettermi sotto il piumone per un'ora per dimenticare quanto ne soffro (...) e nessuna posizione va bene. Ti rigiri in tutti i sensi, ma non c’è niente che allevii il dolore. Dopo di che, ti ritrovi sul set e tu succhi, tu ti sbatti… Ti  trattano da puttana (...). Niente vale tale sofferenza.” La pornografia tutta sorrisi è possibile solo in un mondo virtuale, dove le grida di sofferenza sono sostituite da gemiti di piacere e da inviti a pompare più forte. Disumanizzazione totale. Ecco perché è diventato non solo stupido, ma criminale fare del dibattito sulla pornografia un dibattito ideologico, dove i difensori della censura si oppongono ai cosiddetti “liberi pensatori”, sul tema “qual è l’effetto sullo spettatore?” Anche se apprezzo il lavoro pionieristico realizzato oggi dalle intellettuali americane sulla questione della pornografia, non condivido la loro opinione di un razzismo esasperato nei confronti degli uomini. È inutile, ed altrettanto criminale, ridurre il dibattito sulla pornografia ad un antagonismo femminismo/potere maschile. Invece è diventato urgente interrogarsi sul processo di disumanizzazione di migliaia di uomini e di donne utilizzati nella pornografia in catena di montaggio. Le testimonianze sui risvolti ed i retroscena della pornografia mi hanno sconvolta e fatta inorridire. Vi sento degli echi già conosciuti che non avrei voluto sentire mai più. A cosa alludo? Provate a rileggere le testimonianze di superstiti, consultate qualsiasi documento sulla tortura. Che accade, che continua ad accadere nello stesso modo. In Europa, in Africa, in America. Il processo di tortura mira a privare un essere umano della sua qualità di essere umano. La tortura mira a ridurlo allo stato d'animale, a distruggerlo fino a quando egli stesso non si considera più come umano, ma come niente, meno di niente. Ogni volta che si guarda una pellicola pornografica, bisogna ricordarsene. Cosa accade di queste ragazze il cui più grande timore è di essere diventate "un animale" o "niente, meno di niente"? Noi ora lo sappiamo. Alcune muoiono di cancro, di AIDS o di emorragia. Molto conserveranno conseguenze fisiche e psicologiche che le perseguiteranno a lungo, forse per sempre. Rocco Siffredi stesso ha riconosciuto un giorno che alcune "attrici" del porno di livello medio-basso (che costituisce la maggior parte della produzione) avevano il sesso ed l’ano distrutti. L’americana Catherine Mac Kinnon, che ha raccolto decine di testimonianze, ha descritto una di queste donne in modo efficacissimo: "Lei non ha un nome. È una bocca, una vagina ed un ano. Chi ha bisogno di lei in particolare quando ne ce ne sono tante altre? Se muore, a chi mancherà? Chi porterà il lutto per lei? Chi si preoccuperà se lei scompare? Chi è? Non è nessuno. Letteralmente, nessuno." In Australia, molte attrici ricorrono ad operazioni chirurgiche specifiche. Non si tratta più ora di ritocchi "classici" (come aumentare il volume dei seni), ma di farsi togliere le grandi labbra, affinché la vagina sia più visibile allo schermo... Nient’altro che un buco. Spettatore boia. Bisognerebbe trattare i superstiti di questi lavori forzati moderni con lo stesso rispetto, con le stesse attenzioni dei superstiti della tortura. Dopo quest'indagine e dopo aver visto le immagini di "Shocking Truth", so che non potrò più guardare un film pornografico come prima. Non chiedo la censura, o la proibizione delle pellicole pornografiche. Chiedo di uscire dalla logica dello spettatore. Che ci basti ascoltare il nostro corpo. Non si possono fare dibattiti di idee sul porno senza fare un dibattito sulla carne umana. Non chiedo l'abolizione della pornografia, di cui si trovavano già tracce negli affreschi pompeiani. Chiedo la creazione di un osservatorio destinato a vigilare sul rispetto delle persone umane utilizzate sui set porno. Sono una "reazionaria”? Sono una sessualmente frustrata perché chiedo per degli esseri umani gli stessi riguardi che abbiamo per gli animali? Noi ci indigniamo per il  massacro delle piccole foche, per lo sgozzamento dei polli, persino per gli animali maltrattati nelle riprese porno! Cito per ridere (per modo di dire, perché ci sarebbe da piangere), questo parere di un internauta sulla zoofilia: "anche se adoro il sesso tra ragazze ed animali, io non posso tuttavia, come tecnico veterinario, difendere l'idea di un'interazione sessuale tra l'essere umano e l'animale, perché ciò rovinerebbe l'animale e lo farebbe in seguito agire in modo intollerabile rispetto alle regole di correttezza della società umana. Inoltre, sarebbe male incoraggiare un animale innocente a seguire le tracce del maschio umano, alla ricerca di di un’idea impossibile." Brivido freddo nella schiena… Virtuale = mortale… Immaginiamo per un momento che abbia luogo una campagna di informazione degli spettatori, con diffusione su una rete generalista di un film documentario (del tipo di "Shocking Truth") che comporta immagini pornografiche girate "backstage". Per la maggioranza degli spettatori, il passaggio da una rappresentazione virtuale ad una realtà fisica atroce contribuirebbe ad una diminuzione considerevole, se non ad una scomparsa totale, dell'eccitazione causata da queste immagini. È in questa fase, e in questa fase soltanto, che occorre reintegrare, allargare il punto di vista dello spettatore. E si comprendono le resistenze che sollevano oggi gli attacchi diretti contro la pornografia. Questo spettatore, questi milioni di spettatori, una volta privati del loro piacere virtuale, dovrebbero cercare altre risorse per il loro piacere onanista. Ma quanti tra loro ne sono ancora capaci? Non occorre sottovalutare il terrore e l'aggressività che suscitano in alcuni la fine del sogno pornografico, la fine dell'immagine della donna-buco, lo smarrimento che provocherebbe loro la perdita di un universo fantastico e virtuale, che è spesso il loro principale accesso al piacere. Come gioire nel mondo reale? Come gioire della carne e degli odori e del peso e della presenza viva e palpitante di una donna? È urgente proporre agli adolescenti un'altra visione del sesso e dell'amore, diversa da quella delle donne-buco e delle prestazioni di inculatori. Ci si può del resto chiedere se,  mentre si trasformano le donne in animali/oggetti disprezzati e maltrattati, non si stia cercando di trasformare gli uomini in buoni, piccoli e docili soldati e in bruti obbedienti e condizionati, Non è forse vero che i comandanti serbi drogavano le loro truppe con i film porno prima di attaccare i villaggi? Tutto è organizzato perché lo spettatore onanista rimanga chiuso nell'ignoranza sul suo corpo e dunque inevitabilmente anche su quella del corpo dell'altro; uno psicopatico che non soltanto non reagisce più alla sofferenza altrui, ma ne gode. Le domande per lo spettatore sono: quale umanità stiamo preparando? Vogliamo fabbricarci delle generazioni di individui condizionati, docili, economicamente efficienti, pronti a tollerare qualsiasi abominio da quella parte della società che gli consentirà di intrattenersi nel loro piacere morboso? Innamorati della carne, degli odori, del sudore, dei giochi infiniti del sesso, noi non dobbiamo soltanto informare i nostri simili sulle violenze della pornografia industriale. A noi tocca anche dimostrare la nostra gioia di vivere nel mondo reale e difendere con serena fermezza le infinite forme del piacere sessuale incarnato in un rapporto non virtuale. La gioia, più forte del gang bang.
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3 commenti:

  1. Grazie per questo ottimo post: si parla tanto di diritti delle donne, si tirano in ballo il burka e le lapidazioni, e poi in occidente le donne si travestono da zoccole convinte che ciò sia liberatorio. Le verità che hai riportato dovrebbero far pensare sia uomini che donne, e far rimpiangere l'originale bellezza di ciò che il business ha corrotto, rendendo molti di noi incapaci di amare veramente un'altra persona, un altro corpo.

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  2. Ho chiesto chiarimenti su questo film, introvabile sicuramente per le mafiose pressioni dell'industria merdografica, a Mario Salieri, pornoproduttore.
    Gli ho dimostrato che un porno attore americano (Max Hardcore in realtà Paul Little) era stato condannato per le violenze che infliggeva sul set alle attrici. Mi risponde: Max Hardcore è una persona cordiale e gentile, tutte le sue attrici erano informate per iscritto su quello che dovevano fare... Poi a Los Angeles si è condannati per un topless quindi chi ha condannato Paul Little è una toga rossa americana...
    Allora se io faccio un film western con una scena di duello armato, faccio usare armi vere caricate con cartucce vere! Se crepa qualcuno pazienza, io avevo informato gli attori per iscritto che si sparavano proiettili veri...
    Passate parola!

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  3. Grazie per il vostro contributo,purtroppo più passa il tempo più il mondo del porno regredirà e si infognerà nella violenza gratuita.
    Il fatto è inversamente proporzionale al crescere della emancipazione femminile !

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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)