google6a3fa170c1192d09.html 100cosecosi 100cosecosi: BRUNO VESPA CONDANNATO PER DIFFAMAZIONE

mercoledì 21 luglio 2010

BRUNO VESPA CONDANNATO PER DIFFAMAZIONE

100cosecosi-Se leggete bene le motivazioni della sentenza vi rendete conto di che razza di campione del "giornalismo" sia quest'uomo! 
Un narciso manipolatore,un appiattito feltrino al potente di turno,un conformista piccolo borghese disposto a tutto pur di compiacere i suoi "ospiti" se li coccola,li mette a loro agio,li protegge con una sfacciatagine degna della migliore faccia di bronzo, alla faccia della sua coscienza professionale buona solo a pulirsi il culo !
Arrogante tanto da ingaggiare una lunghissima battaglia legale pur di occultare l'ombra lunga della sua professionalità di asservito lecchino,perso nelle dinamiche competitive del suo asfittico claustrofobico ambiente e a tuttoggi convinto che la qual condanna abbia attinenza con le invidie e le gelosie personali  dell'ambiente !
Oggi una persona cosi dovrebbe essere espulso dall'ordine dei giornalisti...perchè in un qualunque momento di un contradittorio o di una intervista chiunque potrebbe esibire la condanna della cassazione che lo proietta nell'empireo della servitù del mafioso di turno,a notare: che gli andrebbe pure bene di scampare alla definizione di puttana preferita boss di turno!

Condanna per diffamazione confermata anche in Cassazione per il giornalista Bruno Vespa. La vicenda risale agli anni ‘90 e all’arresto, richiesto da due pubblici ministeri napoletani, del manager Vito Gamberale poi assolto.
Il giornalista era stato querelato per alcuni passaggi del suo libro “La sfida” in cui Vespa intervistò proprio Gamberale.  Il manager, tra i creatori del gruppo Tim definì “illegittimo” il suo arresto. Il conduttore di Porta a Porta si è difeso sostenendo di aver solamente riportato la “sostanziale verità dei fatti”.
I giudici, però, hanno confermato la condanna a un risarcimento di 24.000 euro per ciascuna delle parti offese affermando il principio  che al giornalista non basta riportare fedelmente le parole dell’intervistato, avendo anche il dovere di controllare la veridicità delle circostanze riferite e la continenza delle espressioni riferite, mantenendo comunque sempre una “posizione imparziale”.
L’intervista al centro del processo, sostengono invece i magistrati  ”era punteggiata da domande di cui appariva ovvia la risposta, nonché accompagnata da notizie allusive, da sottintesi, da ambiguità tali da ingenerare nel lettore la convinzione della rispondenza al vero dei fatti esposti” , e ignorava invece le circostanze di possibili ricostruzioni alternative “già conoscibili al momento della stesura del libro”.

1 commento:

  1. ma forse questa notizia è stata riportata da quache tg ? non mi risulta e poi mi si venga a dire che non viviamoinunregime

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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)