La licenza di resistere ai poliziotti, di fare a botte con loro e di spedirli all’ospedale viene riconosciuta con una sentenza decisamente innovativa del tribunale di Milano: tre militanti della sinistra antagonista vengono assolti dall’accusa di resistenza a pubblico ufficiale e di lesioni, nonostante il processo abbia dimostrato che in effetti le botte vi furono e le lesioni anche. Ma per il giudice Lorella Trovato, della quinta sezione penale, il comportamento dei giovani estremisti è pienamente giustificato e giustificabile. Perché i poliziotti avevano cercato di portarli in questura senza motivo, e i tre non avevano altro modo di evitare l’ingiustizia se non ribellandosi. E quindi vanno assolti con formula piena: giusta causa.

Assistiti dall’avvocato Mirko Mazzali, legale di fiducia dell’ultrasinistra milanese e del «Social Forum» di Genova, i tre vengono portati a processo. Uno viene condannato per la rissa con i neofascisti alla Statale. Ma tutti e tre vengono assolti dall’accusa di resistenza a pubblico ufficiale con una motivazione che merita di essere riportata con una certa ampiezza.
Il giudice inizia con lo stabilire che l’ordine di seguire i poliziotti in questura era illegittimo, perché vi sono solo due casi in cui si può costringere qualcuno ad andare in questura: è quando rifiuta di dare le proprie generalità o esibisce un documento falso, e questo non era il caso; oppure quando riceve un ordine di comparizione e non lo rispetta, e nemmeno questo era accaduto. E a quel punto prosegue: «I tre hanno resistito a un atto oggettivamente illegittimo. Anche se sicuramente gli agenti delle Volanti intervenuti in largo Crocetta non se ne sono resi conto, avendo agito a seguito di ordini ricevuti per via gerarchica e senza nemmeno conoscere il contesto in cui si inseriva il loro operato, la resistenza degli imputati è stata posta in essere a salvaguardia di un diritto costituzionalmente garantito, quello alla libertà personale, e inoltre non vi era modo di opporsi altrimenti all’operato degli agenti, poiché i fatti hanno reso evidente che il rifiuto manifestato a parole di andare in questura e l’affermazione di avere già reso note le proprie generalità e di essere disposto a ripeterle a voce non hanno sortito alcun effetto».
I tre antagonisti, insomma, hanno agito in stato di necessità davanti a un atto «illegittimo e arbitrario» della polizia. Il fatto che gli agenti delle Volanti non fossero affatto consapevoli di compiere un atto illegale, e anzi fossero convinti di fare il proprio dovere, per il giudice Trovato non cambia nulla: una conclusione diversa, scrive, «non solo è contraria ai principi costituzionali di tutela dei diritti dei singoli, ma è anche assai “pericolosa” perché potrebbe impedire al cittadino di opporsi anche ai più gravi soprusi, purché il pubblico ufficiale non si renda conto dell’arbitrarietà del suo operato».
http://www.ilgiornale.it/interni/picchiarono_poliziotti_assolti_non_e_re...
http://lombardia.indymedia.org/node/30243
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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)