a napoli l'attrice colombiana gioca col pubblico a dadi
Teatro Festival, al museo la performance di Arjona: domani avrà un diamante, sabato in strada col lupo
NAPOLI - La si scorge già da quando si fa capolino nel museo Madre: una donna nuda, al centro di una sala buia, che si muove sinuosa riportando alla mente il celebre quadro del bagno turco di Ingrès.
Tutt'attorno è silenzio, lei si muove lenta, con gesti da dea, coperta da un solo fascio di luce su un piedistallo. Maria Josè Arjona è un'artista e si vede. Si vede dalla professionalità con cui aspetta gli spettatori-attori che tra poco andranno da lei, per toccarla ed essere toccati. Tutto questo ininterrottamente per un'intera giornata, fino alle 20 di stasera; magie del Napoli Teatro Festival Italia.
L'artista colombiana fa roteare tra le mani un paio di dadi. L'uomo che le si avvicina, come un pio Enea in attesa dell'oracolo della Sibilla, si è appena lavato le mani con l'Amuchina (abluzione rituale come prima dell'ingresso in un grande tempio d'Oriente). Attraversa così l'ampio salone del Madre (lo stesso che il giovedì ospita l'affollata serata di «Madrenalina») e si ferma davanti alla «dea». Poi sale sulla pedana e la guarda negli occhi: il cuore batte forte, l'attrazione è reciproca. Maria José, capelli e occhi color notte, gli consegna i dadi e attende che li faccia vibrare e li getti per terra: in base alla cifra che uscirà, potrà toccarla per quel numero di volte. Poi sarà Arjona a prendere i dadi e gettarli: bacerà per tot volte lo spettatore. Che sia maschio o femmina, la «dea» si avvicinerà con dolcezza e poserà le labbra sul collo, sulla bocca, sulla spalla, sulla fronte. Sensualità alle stelle, ma con un alone di sacralità che solo un rito d'arte può infondere.
Il nome della performance è «Vires - Exercises on power» ed è il secondo appuntamento della rassegna «Corpus - Arte in Azione», a cura di Adriana Rispoli ed Eugenio Viola. Arjona, direttamente dal «Moma» di New York, ha portato a Napoli un lavoro che mette a dura prova i suoi limiti fisici e psicologici, sottoponendo il suo stesso corpo a regole durissime come il prolungato digiuno purificatorio per quest’estenuante azione che dura tre giorni, tesa a riaffermare il gesto «eroico» dell’artista, sospeso tra desiderio e difesa, licenza e divieto, voyeurismo ed esibizionismo, flussi sadici e piacere masochistico, fantasia nichilista e tendenza liberatoria.
Domani, venerdì 11 giugno dalle 10 alle 20, l’artista nuda, vestita solo di un’armatura che le impedisce ogni movimento, avrà in bocca un diamante vero. Il pubblico è invitato a prendere il diamante dalla bocca dell’artista. Il vincitore diviene proprietario della pietra. Una sfida fisica senza sosta. Sabato, invece, dalle 11 alle 14 e dalle 17 alle 20, l'«Exercise III»: l’artista trascinerà un lupo tassidermizzato (sacro agli Indiani d'America) per le strade della città, sostando in zone dove si trovano istituzioni di potere. I dialoghi col pubblico saranno registrati da un microfono nascosto nell’imbragatura indossata dall’artista e diventano parte integrante dell'opera. Esiste la concreta possibilità che l'artista venga ostacolata, derisa o insultata dalla gente che la incrocerà in strada. Per questo motivo e per evitare ogni problema l'artista sarà seguita da una persona adibita a preservarne l'incolumità fisica.
Josè Arjona è nata a Santa Fe de Bogotá, in Colombia, nel 1973. Attualmente vive e lavora a Miami. Nel 2009 ha partecipato a In – Transit, performance tenutasi a Berlino, ed è stata artist - in - residence al Watermill Center di Robert Wilson a New York e al workshop con Marina Abramović Cleaning the house, nel 2009, sempre a New York. Others, al Modern Art Oxford, nel 2010. Ha partecipato, tra l’altro a Kiss Kiss Bang Bang, al Visual Arts Museum di Bilbao, alla seconda Biennale di Mosca, aTurbulence, alla terza Trienniale di Auckland, in Nuova Zelanda, a Otras Contemporareidades, Biennale di Valencia, a Viva la muerte, alla Kunsthalle di Vienna, tutte partecipazione del 2007.
Marco Perillo
0 commenti:
Posta un commento
"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)