google6a3fa170c1192d09.html 100cosecosi 100cosecosi: Ultima cena e dintorni, l'abbuffata è arte

mercoledì 24 marzo 2010

Ultima cena e dintorni, l'abbuffata è arte



Clic sulla foto per accedere alla Galleria fotografica.
 LA RICERCA

Quant'è ricca l'ultima cena
così nasce l'obesità

Dall'analisi iconografica delle rappresentazioni del Cenacolo nel corso dei secoli si scoprono cibi ricchi e in quantità crescenti. In un millennio la dimensione delle pietanze aumentata del 69,2%: oltre a pane e vino, anche pesce, agnello e maiale di BENEDETTA PERILLI

Il tavolo è quello semicircolare del Cenacolo, i commensali sono tredici, in barba alla superstizione che successivamente individuerà in questo numero un segno di cattiva sorte. E il pasto? Secondo il Nuovo Testamento nel menù dell'Ultima cena sicuramente apparivano pane e vino. Ma dall'analisi della celebre rappresentazione di Leonardo Da Vinci sul tavolo sono presenti anche porzioni  -  abbondanti - di anguille. Un dato, quello relativo ai cibi consumati la notte prima della morte di Gesù, destinato ad arricchirsi di particolari. Anche se solo alimentari. L'ultima scoperta arriva dagli Stati Uniti, pubblicata sul numero di aprile della rivista scientifica International Journal of Obesity: secondo i fratelli Brian e Craig Wansink, uno professore di marketing ed economia applicata alla Cornell University e l'altro docente di teologia del Virginia Wesleyan College, nell'arco di mille anni l'iconografia biblica dell'Ultima cena ha portato sulla tavola degli Apostoli alimenti in quantità sempre maggiore.

Così, partendo dall'anno mille, la coppia di studiosi ha analizzato minuziosamente 52 quadri  -  uno ogni venti anni circa - raffiguranti il sacro pasto. Il risultato? Nei piatti dei commensali appaiono quantità di cibo sempre più abbondanti. Insomma doveva essere una cena frugale, destinata a non pochi colpi di scena, eppure la storia dell'arte ha dimostrato come nell'arco dei secoli anche l'aspetto gastronomico non sia stato trascurato. Pura casualità o testimonianza dei tempi? Secondo i fratelli Wansink l'aumento quantitativo delle porzioni disegnate indicherebbe come, con il trascorrere degli anni, lo stile alimentare sia mutato fino a condurre la società  -  in questo caso ad essere additata è quella americana  -  all'obesità.

Grazie a un apposito software i due ricercatori hanno scansionato i pasti disegnati nelle 52 rappresentazioni, che spaziano dal medioevo toscano di Duccio di Buoninsegna, passando per Pietro Lorenzetti, Domenico Ghirlandaio, Leonardo Da Vinci fino ai lavori più moderni, per arrivare alla conclusione che la dimensione delle pietanze  è aumentata nel corso del millennio del 69,2%, mentre la grandezza del piatto è cresciuta del 65,6% e la porzione di pane del 23,1%, il tutto con un particolare aumento a partire dal 1500. Quanto basta per concludere che se gli apostoli si sedessero oggi alla tavola di Gesù davanti a loro verrebbero servite porzioni extra large degne di un menù extra da fast food. Il calcolo delle percentuali è stato dedotto dall'analisi delle proporzioni tra le teste dei commensali e i loro piatti, e tra le dimensioni dei piatti e del cibo sistemato al loro interno; le immagini invece sono state tratte dal libro del 2000 L'Ultima Cena, pubblicato dalla Phaidon Press.

E per quanto riguarda il menù? La Bibbia fa riferimento solo a pane e vino ma lo studio dei fratelli Wansink ha individuato la presenza di pesce nel 18% dei casi, di agnello nel 14% e di maiale nel 7%. Di quantità poi non parla nessun testo sacro e, secondo Brian Wansink, l'interpretazione di ciò che era presente sulla tavola e le rispettive quantità dipendono solo dalla mente del pittore e probabilmente dagli usi dell'epoca. "Gli ultimi secoli hanno visto un drammatico aumento della produzione, disponibilità, abbondanza e reperibilità di cibo  -  spiega il professor Wansink  -  considerato poi che l'arte imita la vita, queste possibilità si rispecchiano nella rappresentazione della più famosa cena della storia".

0 commenti:

Posta un commento

"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)