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lunedì 15 febbraio 2010

A Pisa un nuovo murale per Keith Haring

Lo disegneranno alla Stazione Leopolda di Pisa decine di giovani artisti
A Pisa un nuovo murale per Keith Haring

È la città dove nel 1989 disegnò «Tuttomondo»: opera di 180 metri quadrati, ultimo capolavoro prima della morte

PISA - Un nuovo murale per Keith Haring. Lo disegneranno alla Stazione Leopolda di Pisa decine di giovani artisti. Un modo per ricordare il "più grande graffitaro della storia" a vent’anni esatti dalla morte e anche per ripercorrere le emozioni dell’estate del 1989 quando Keith decise proprio a Pisa di disegnare Tuttomondo, un murale di 180 metri quadrati, il suo ultimo capolavoro (GUARDA), prima che l’Aids lo sopraffacesse per ucciderlo il 16 febbraio del 1990 a New York all’età di 31 anni. L’ultimo murale di Keith Haring, capolavoro dell’arte underground, straordinario anche perché uno dei pochi che non è stato distrutto dall’autore, è stato dipinto su una parete del convento dei frati di Sant'Antonio Abate a due passi dalla stazione centrale di Pisa. Ignorato per anni, deturpato e seminascosto da pensiline di autobus, nel 2003 Tuttomondo è stato riscoperto e valorizzato e la piazzetta che lo ospita dedicata all’artista americano.

CELEBRAZIONE - Da qui partono le celebrazioni dell’artista americano. Con spettacoli in piazza a base di dj, breakers e frittelle. Ma anche con la proiezione di documentari inediti (Auditorium della Provincia), zapping di artisti di strada ed elettronici, dibattiti, eventi artistici di strada. Poi il popolo di Keith si ritroverà davanti a Tuttomondo, il murale dedicato all’incontro e all’armonia tra i popoli e alla multi-cultura. La genesi di questo capolavoro, composto da trenta figure ognuna delle quali con un'identità propria e un messaggio da raccontare, è straordinaria. Fu creata, in una settimana di lavoro incredibile, davanti a giovani incantati e passanti stupiti. Un’azienda pisana, la Caparol, fornì gratuitamente ad Haring impalcatura, pennelli e un particolare tipo di vernici acriliche. Ogni porzione di disegno racconta qualcosa e una rappresentazione. Le forbici dalle sembianze umane sono il simbolo della collaborazione tra gli uomini per sconfiggere il serpente (o male), la donna con in braccio il bambino rimanda all'idea della maternità, i due uomini che sorreggono il delfino al rapporto con la natura.

CASTELLANI - L’opera nacque per caso da un incontro a New York tra Keith Haring e Piergiorgio Castellani, allora studente all'Università di Pisa, oggi autore di uno dei libri più belli dedicati all’artista americano. «Era un sabato mattina freddissimo della primavera del 1988 - ha raccontato Castellani -, ero con mio padre a Manhattan e incontrai Keith su un marciapiede del Village. Lo avvicinai e gli chiesi perché in Italia non aveva mai realizzato nessuna opera, quando sue installazioni erano in mezzo mondo. Mi rispose che era una giusta domanda e mi invitò il giorno dopo a parlarne nel suo studio. Fu l'inizio. L'anno dopo venne a Pisa per realizzare il murale dedicato alla pace». Quel giugno del 1989 non fu facile e non sembrava essere neppure troppo propizio per elaborare un capolavoro. Haring era uno sconosciuto, considerato dai più un ragazzo bislacco e strampalato.

FRATE LUCIANO - C’era da trovare la parete. E Keith all’amico Piergiorgio indicò quella del convento di Sant’Antonio. Andarono a chiedere a frate Luciano, il superiore. Che, anni dopo, avrebbe raccontato: «Non avevo idea chi fosse quel ragazzo americano, ma fui incuriosito dalla proposta di un murale. Ero stato missionario in Brasile e i graffiti mi avevano sempre affascinato. E poi mi fidavo di quel giovane. Mi sembrava un’artista vero e una brava persona. Mi colpirono due cose in Keith. Quando mi disse che per lui Dio era un lontano ricordo di bambino. E quando, poco dopo, mi chiese di essere lasciato solo in chiesa. Sono sicuro che pregò, che aveva trovato una sua dimensione con il Signore». La settimana della genesi di Tuttomondo fu uno spettacolo nello spettacolo. Gente che guardava, bambini e ragazzi entusiasti, religiosi che trovavano in quell’arte uno sguardo verso il cielo, politici che ne valorizzavano la valenza rivoluzionaria, applausi, autografi. E oggi, nell’anniversario di Keith, si riscoprirà un po' di quelle emozioni. Che anche Haring ricordò nel suo diario finito di scrivere pochi giorni prima della morte.

OPERE CANCELLATE - In Italia Haring aveva realizzato altre opere: un graffito sullo zoccolo del Palazzo delle Esposizioni a Roma (1982), cancellato nel 1992 per "ripulire" il palazzo e un altro graffito di 6 metri per 2 nella metro A di Roma, tratto Flaminio-Lepanto, sulle pareti trasparenti del ponte sul Tevere, cancellato nel 2001. E ancora gli interni del negozio Fiorucci a Milano (1985) (rimossi e venduti all'asta da una galleria parigina) e due disegni a pennarello raffiguranti un surfista in una grande onda (Milano collezione privata). Tuttomondo, dunque, è l’unico murale ancora visibile. Dopo averlo dipinto Haring disse: «È stato il mio primo e più importante impegno per fare qualcosa di compatibile. Certo, capisco, stacca un po' perché non c’è niente di simile a Pisa. Però io ho cercato di usare colori e temi che in qualche modo fossero compatibili con l’energia e la cultura già presenti in questa città». Pisa ringrazia ancora. Ricorda e onora il grande Keith.

Marco Gasperetti-Corriere della sera.it

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