"La condanna è stata eseguita. Delara Darabi, la pittrice di 23 anni condannata al patibolo per la complicità in un omicidio commesso nel 2003, quando aveva solo 17 anni, è stata giustiziata nella prigione di Rasht, in Iran. E' stata uccisa di mattina presto, di venerdì, giorno sacro per gli islamici. E senza che ne fosse data notizia al suo avvocato né alla sua famiglia, secondo quanto spiega Mohammad Mostafaei, un avvocato attivo nel campo dei diritti umani, citato dal sito di Iran Human Rights."
Esecuzione all'alba di un 17enne accusato di omicidio. Nuova violazione di Teheran alla legge internazionale
Behnoud Shojaee |
LA CONDANNA A MORTE - Behnoud gironzolava nel parco con l’amico e coetaneo Hesam. Un ragazzo più grande, sui vent’anni, attacca Hesam. I due fanno a pugni, Behnoud li divide. Omid allora impreca e se la prende con Behnoud. Pugni e calci. Poi tira fuori un coltello. Behnoud raccoglie da terra un pezzo di vetro appuntito, e lo colpisce al petto, una volta. Alla vista del sangue, fugge. E’ la storia come l’ha raccontata lui, senza avvocato difensore, in una corte penale di Teheran. La famiglia non poteva permetterselo, dicono gli attivisti. La madre morì quand’era piccolo, il padre è tossicodipendente. Solo uno zio e una zia l’hanno aiutato. La condanna a morte è arrivata nel 2006, confermata dalla Corte suprema l’anno dopo.
«LEGITTIMA DIFESA» - Dopo la condanna a morte, a fine 2007 Behnoud è stato difeso dall’avvocato Mohammad Mostafaei, che gratuitamente aiuta i minorenni nel braccio della morte in Iran. Mostafaei fu anche il legale di Delara Darabi, una ragazza con la passione per la pittura, impiccata lo scorso 1° maggio per un omicidio commesso a 17 anni (si dichiarava anche lei innocente) nonostante una massiccia mobilitazione internazionale. Nel caso di Behnoud, Mostafaei puntava sulla legittima difesa e sull’autopsia che rivela più ferite sul corpo di Omid, forse da coltello. Sono aspetti mai investigati. «In Iran i giudici hanno tanto potere che non hanno bisogno di guardare ai dettagli del caso», spiega Mahmod Amiry- Moghaddam dell’organizzazione Iran Human Rights che ha seguito il caso da Oslo in contatto con gli attivisti a Teheran.
RISARCIMENTO RIFIUTATO - «Questo sistema giudiziario è responsabile della pena di morte, sono loro che hanno tenuto Behnoud in prigione, che hanno preparato il cappio per lui, ma riversano la responsabilità sulla famiglia della vittima che ha già sofferto tanto». Infatti, il condannato può ottenere il perdono se paga una somma ai familiari della vittima: per Behnoud era proibitiva. Alcuni intellettuali e artisti iraniani avevano tentato questa strada, lanciando una campagna per lui. Avevano raccolto 100 milioni di toman (70mila euro), convincendo la famiglia di Omid a concedere il perdono. Ma il tribunale ha chiuso il conto e convocato gli artisti: «Nuocete all’atmosfera politica del Paese e alla famiglia». I genitori di Omid si sono tirati indietro.
IL BOIA NON SI FERMA - Nel 2008 le autorità avevano mandato a morte Behnoud 4 volte e un’altra volta lo scorso agosto, mettendolo in isolamento a Evin per alcuni giorni, come fanno di solito prima dell'impiccagione. Poi tutte le volte l’esecuzione era stata rimandata – forse anche grazie alla pressione internazionale e alle condanne dell’Ue. Rimandata ma non annullata. Due volte era stata rinviata quando lui era a pochi secondi dall’essere impiccato, già fuori, nel cortile, con il cappio pronto. La scorsa notte centinaia di iraniani si erano riuniti davanti alla prigione di Evin, sperando di convincere le autorità a rinviare ancora una volta l’esecuzione. Forse anche stamattina Behnoud sperava di salvarsi di nuovo. Ma stamattina presto, all'età di 21 anni, è stato impiccato.
I PRECEDENTI - Behnoud è il quarto iraniano ad essere impiccato quest’anno per crimini commessi da minorenne (su un totale di 277 esecuzioni finora); sono stati 9 l’anno scorso (su 350 esecuzioni totali), 9 quello prima su 317 (il numero delle esecuzioni è quello confermato dalle autorità, ma potrebbero essere di più). «Non basta protestare prima delle esecuzioni e condannare dopo, senza conseguenze — dice Amiry- Moghaddam –. Qualcos’altro va fatto. Almeno per i minorenni. Quando Ahmadinejad è invitato all’Onu, gli si dovrebbe chiedere il rispetto delle convenzioni. L’Iran è uno dei pochi paesi che uccidono i minorenni, nel 2009 c’è stata un’esecuzione di un minorenne solo in Arabia Saudita. Non sta accadendo ovunque. Non è così difficile porvi fine».
Viviana Mazza
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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)