Credit route66.corriere.it
Scritto da: Alessandra Farkas
NEW YORK – E’ il miracolo che ridà speranza a milioni di vittime di ictus e traumi cerebrali in tutto il mondo. Michelle Mack, una 37enne della Virginia nata con solo metà del cervello a causa di un ictus pre-natale, riesce a vivere ciò che i suoi medici definiscono “un’esistenza normale”.
La sua odissea, sbarcata in prime time grazie al TG di Campbell Brown sulla CNN, sta appassionando l’America. Anche perché non è l’unico caso del genere. Un documentario canadese realizzato dalla 90th Parallel Productions rivela quattro casi analoghi di persone che, nonostante gravi menomazioni cerebrali, conducono una vita sana e felice.
Michelle parla e scrive, ha un diploma di scuola superiore, un lavoro e non ha alcuna difficoltà a trovare ragazzi con cui uscire. I dottori hanno stabilito che, dopo l’ictus, la parte destra del suo cervello si è messa in moto, potenziandosi per cercare di supplire all’assenza del lobo sinistro andato distrutto al 95%.
Non è stata un'odissea tutta rose e fiori la sua. “E’ stato molto difficile, soprattutto quand’ero piccola”, racconta Michelle, “nessuno capiva cosa mi fosse successo”. Dopo la nascita, i suoi genitori intuirono subito che la bimba aveva dei problemi, anche se nessuno fu in grado di diagnosticare con esattezza quali. “I medici ci assicurarono che non si trattava di paralisi cerebrale infantile e neppure di sindrome di down”, spiega sua madre, “Ma anche loro non sapevano che pesci pigliare”.
Invece di rassegnarsi, dieci anni fa i Mack hanno chiesto aiuto al Dr. Jordan Grafman, capo del reparto di Neuroscienza Cognitiva del National Institutes of Health, che è riuscito a diagnosticare il problema attraverso una semplice risonanza magnetica. “Siamo rimasti estremamente sorpresi dalla gravità della lesione che aveva privato Michelle di metà del cervello” spiega adesso Grafman.
Ma la sua equipe è rimasta ancora più di stucco nel constatare come il cervello della donna aveva messo in moto un meccanismo interno e spontaneo per correre ai ripari. “Il lobo destro aveva assunto un ruolo da supplente”, spiega Grafman, “mettendosi a svolgere le funzioni essenziali che normalmente spettano all’emisfero sinistro, quali parlare e leggere”.
Lo scambio di ruoli ha avuto però un prezzo." Anche se le sue abilità linguistiche e di comprensione sono normali, Michelle incontra difficoltà ad elaborare dati visivi e spaziali, che normalmente competono al lobo destro”.
Ma Michelle non è l’unica a stupire i medici. Brandi Binder, una 25enne del Michigan, continua a vivere nonostante a 13 anni le sia stata rimossa la metà sinistra del cervello a causa di un’encefalite di Rasmussen. Dopo il diploma in storia dell'arte, oggi è un'artista pluripremiata.
Secondo lo psichiatra e ricercatore Canadese Norman Doidge, coautore del documentario The Brain that Changes Itself, a differenza di quello che normalmente pensiamo, il cervello umano è un organo sorprendentemente capace di sopravvivere e adattarsi ai cambiamenti”.
Scritto da: Alessandra Farkas
NEW YORK – E’ il miracolo che ridà speranza a milioni di vittime di ictus e traumi cerebrali in tutto il mondo. Michelle Mack, una 37enne della Virginia nata con solo metà del cervello a causa di un ictus pre-natale, riesce a vivere ciò che i suoi medici definiscono “un’esistenza normale”.
La sua odissea, sbarcata in prime time grazie al TG di Campbell Brown sulla CNN, sta appassionando l’America. Anche perché non è l’unico caso del genere. Un documentario canadese realizzato dalla 90th Parallel Productions rivela quattro casi analoghi di persone che, nonostante gravi menomazioni cerebrali, conducono una vita sana e felice.
Michelle parla e scrive, ha un diploma di scuola superiore, un lavoro e non ha alcuna difficoltà a trovare ragazzi con cui uscire. I dottori hanno stabilito che, dopo l’ictus, la parte destra del suo cervello si è messa in moto, potenziandosi per cercare di supplire all’assenza del lobo sinistro andato distrutto al 95%.
Non è stata un'odissea tutta rose e fiori la sua. “E’ stato molto difficile, soprattutto quand’ero piccola”, racconta Michelle, “nessuno capiva cosa mi fosse successo”. Dopo la nascita, i suoi genitori intuirono subito che la bimba aveva dei problemi, anche se nessuno fu in grado di diagnosticare con esattezza quali. “I medici ci assicurarono che non si trattava di paralisi cerebrale infantile e neppure di sindrome di down”, spiega sua madre, “Ma anche loro non sapevano che pesci pigliare”.
Invece di rassegnarsi, dieci anni fa i Mack hanno chiesto aiuto al Dr. Jordan Grafman, capo del reparto di Neuroscienza Cognitiva del National Institutes of Health, che è riuscito a diagnosticare il problema attraverso una semplice risonanza magnetica. “Siamo rimasti estremamente sorpresi dalla gravità della lesione che aveva privato Michelle di metà del cervello” spiega adesso Grafman.
Ma la sua equipe è rimasta ancora più di stucco nel constatare come il cervello della donna aveva messo in moto un meccanismo interno e spontaneo per correre ai ripari. “Il lobo destro aveva assunto un ruolo da supplente”, spiega Grafman, “mettendosi a svolgere le funzioni essenziali che normalmente spettano all’emisfero sinistro, quali parlare e leggere”.
Lo scambio di ruoli ha avuto però un prezzo." Anche se le sue abilità linguistiche e di comprensione sono normali, Michelle incontra difficoltà ad elaborare dati visivi e spaziali, che normalmente competono al lobo destro”.
Ma Michelle non è l’unica a stupire i medici. Brandi Binder, una 25enne del Michigan, continua a vivere nonostante a 13 anni le sia stata rimossa la metà sinistra del cervello a causa di un’encefalite di Rasmussen. Dopo il diploma in storia dell'arte, oggi è un'artista pluripremiata.
Secondo lo psichiatra e ricercatore Canadese Norman Doidge, coautore del documentario The Brain that Changes Itself, a differenza di quello che normalmente pensiamo, il cervello umano è un organo sorprendentemente capace di sopravvivere e adattarsi ai cambiamenti”.
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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)