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mercoledì 9 settembre 2009

Per i tre falsi di Modigliani una mostra permanente a Livorno,chi si contenta gode!

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amedeo modigliani falsi d' autore

A 25 anni di distanza dall'eclatante scherzo messo in atto da tre studenti, la città di Livorno potrebbe onorare con un'esposizione permanente le tre false teste di Amedeo Modigliani, “abbandonate” da tempo in un magazzino di proprietà dell'amministrazione comunale.
Era l'estate del 1984, quando Michele Gherarducci, Pierfrancesco Ferrucci e Pietro Luridiana, allora studenti universitari, insieme allo scultore Angelo Froglia, imitarono il tipico primitivismo dello scultore toscano. Con semplici attrezzi da muratore fecero occhi, naso e bocca a tre pietroni, li lanciarono nel Fosso Reale e scatenarono uno schiamazzo in tutta la Nazione, traendo in inganno influenti critici d'arte, che assicurarono si trattassero di sculture di Modì.

La famosa beffa del 1984 creò un grande scompiglio. In quell'anno, in occasione di una mostra per il centenario della nascita e dedicata alle sculture di Modigliani, si decise di verificare se fosse vera una leggenda popolare locale, secondo la quale il maestro livornese avrebbe gettato nel Fosso Reale delle sue sculture. Secondo la credenza infatti nel 1909 l'artista tornò temporaneamente a Livorno decidendo di scolpire alcune sculture che mostrerà poi presso il Caffè Bardi ad amici artisti, i quali lo avrebbero deriso consigliandogli di gettarle nel fosso.
Dragando il canale nei pressi di piazza Cavour, nel 1984 vennero ritrovate tre sculture rappresentanti tre teste, che molti critici si affrettarono ad attribuire a Modigliani. Dopo alcuni giorni il gruppo di tre studenti livornesi confessarono che in realtà una delle sculture era opera loro. Essi mostrarono anche una fotografia che li ritraeva con la scultura.
Successivamente anche l'autore delle altre due teste uscì nell'anonimato; si trattava di Angelo Froglia, un pittore livornese il quale dichiarò che la sua non voleva essere una burla, ma che si trattava di un' “operazione estetico-artistica” per verificare “fino a che punto la gente, i critici, i mass-media creano dei miti”.

Uno scherno colassale, che a Livorno continua a far discutere. Le tre opere sono state esposte una prima volta a Lugano, nel 1999, una seconda a Livorno, sei anni dopo, in una mostra visitata da 40 mila persone in dieci giorni. Un successo inaspettato. Tanto che qualcuno sta pensando di realizzare una mostra in pianta stabile. “Per il momento, quella di un'esposizione permanente delle tre statue è solo un'ipotesi a cui stiamo lavorando – afferma Mario Tredici, assessore alla cultura del Comune di Livorno - anche se non rientra tra le priorità dell'amministrazione. Siamo però convinti che non si tratti di una scelta da fare in solitudine, ma con il coinvolgimento di esperti del settore”.
In questa situazione è intervenuto pure Vittorio Sgarbi: “Io esporrei quelle opere, come provocazione, nel Museo d'arte contemporanea della città. Se il sindaco toscano decidesse ancora di tenerle chiuse nei sotteranei io, in qualità di primo cittadino di Salemi, le chiedo in prestito e mi offro fin da ora di organizzare un evento spettacolare in loro onore”.

Sempre sull'iniziativa di allestire una rassegna a Salemi ed esporre i “falsi Modigliani”, spiega Sgarbi “la mostra in questione potrebbe essere intitolata Il grande inganno, oppure visto che ricordo bene i giudizi dei critici di allora I vestiti dell'imperatore. Metterei le tre teste al centro della sala e in alto, a campeggiare, i pareri espressi dai massimi esperti dopo il ritrovamento”.
Anche il sindaco di Livorno, Alessandro Cosimi, si è mosso nel dibattito sulle tre teste realizzate per burla, affermando: “Mi piacerebbe vendere le tre false teste di Modigliani, e comperare qualcosa, qualche opera di Modì - e continuando ha affermato - l'idea di una mostra permanente non mi sembra una grande idea. Corriamo il rischio di cadere in un provincialismo negativo. Nel 2004 abbiamo esposto le tre teste false e fu un trionfo di pubblico. Però non vorrei che Livorno ricordasse Modigliani solo per le beffe. Io vorrei invece venderle, per avere i soldi necessari a comperare qualche disegno, qualche opera autentica del grande artista livornese”. Comunque, “la beffa di 25 anni fa è stata molto bella - sorride il primo cittadino di Livorno - c'è stata l'ironia nell'irridere il potere in modo simpatico”.
Chi vorrebbe un'esposizione permanente è uno dei tre autori della burla, Pietro Luridiana: “Sono tre brutte copie, è vero, ma come non definirle arte? - si chiede - conta l'idea, la genialità del gesto, più che la riproducibilità. Anche questa, se ci si intende sul valore artistico di un'opera, può essere arte. Quindi, perchè privare la gente della possibilità di vedere i nostri falsi? È un mistero che ci amareggia, anche perchè non ne capiamo il motivo. Forse nei nostri confronti c'è ancora una certa antipatia”.

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