«Il decreto sulla sicurezza?
Chi mi critica deve studiare meglio la Costituzione»
La Repubblica.it articolo
Signor Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano,
ho accolto con grande amarezza le sue parole e l'avvallo da lei apportato alla legge sulla "sicurezza" del governo,
Credo che non le possa sfuggire e cosi è stato l'immensa ambiguità contenuta nel corpo delle leggi,la sua persona non ha mancato di segnalare al parlamento i punti critici,per cosi dire,a rischio costituzionalità...della legge promulgata che con la sua firma diventa effettiva.
Le critiche alla sua persona sono alla sua autorità morale,etica cosi assente in un momento in cui il paese ha bisogno di impulsi etici e morali indiscutibili,valori signor Presidente,la sua assenza è oggetto di critica dal momento che dimentica che lei rappresenta tutti gli italiani e che verso di essi non realizza quella comunicazione pedagogica tantopiu neccessaria in una fase politica in cui le divisioni e la conflittualita,la disinformazione (...) dividono e umiliano e scandalizzano il paese.
Se lei ha un occhio di riguardo verso le figure del passato vedrà che la presenza tra la gente era molto piu diffusa e attiva sia pure talvolta in termini propagandistici,demagogici,ma di qui a farla sparire del tutto ce ne passa!
Voglio dire che la sua presenza in quelle situazioni cosi emblematicamente negative per l'immagine civile del paese sul piano internazionale e non sarebbe un chiaro segnale a cui la "politica" non potrebbe sottrarsi poichè la sua presenza mina la loro base elettorale!
Quante occasioni Signor Presidente della Repubblica italiana l'hanno vista assente,nel palazzo,occupato in un impegno costituzionale invece che tra la gente a ribadire i valori della Repubblica,la Carta Costituzionale,la Carta dei Diritti Universali dell'Uomo ?
Le chiedo signor Presidente perchè lasciare ad un capo di stato estero il monopolio dei valori etici che per la maggior parte sono espressi nella Carta Costituzionale?!
(mi riferisco allo Stato del vaticano...)
E cosciente signor Presidente che l'Italia stà diventando un paese intollerante,violento,xenofobo e che migliaia di persone soffrono di questo?
Oppure si attende che la Comunità Europea e l'ONU alzino ulteriormente la voce in merito all'affermarsi dell'intoleranza che mina la convivenza civile tra culture nel nostro paese?
Lei crede signor Presidente che la sua presenza là dove vengono violati di diritti fondamentali del cittadino e dell'uomo esula dal suo mandato istituzionale?
Crede che una sua visita privata a un immigrato oggetto di violenza razzista,xenofoba violi il suo mandato?
Crede che una sua visita ad una redazione oggetto di attacco alla libertà di stampa violi il suo mandato?
Ancora signor Presidente, crede che una sua visita personale ad una donna vittima dello stupro e della prevaricazione violenta dell'uomo possa incrinare la sua immagine o il suo mandato?
Lei crede che la visita ad un omosessuale o alla donna che l'ha difeso tra i troppi indifferenti (Napoli) vittima anch'essa e oggetto della violenza omofobica possa incrinare la sua immagine istituzionale?
Se non alla sua persona,alla sua alta autorità etica e morale a chi puo rivolgersi il cittadino con un minimo di passione morale ?
Da chi attendersi la riaffermazione dei valori costituenti della Repubblica Italiana che nasce dalla Resistenza attraverso gesti simbolici dal forte significato?
Lei forse teme che le sue dichiarazioni etiche possano essere oggetto di censura ?
Vorrei davvero sapere chi ha mandato per un tale genere di censura verso la sua figura,la piu alta carica politica della Repubblica Italiana.
La prego Signor Presidente della Repubblica Italiana di accettare la mia indignazione e la carica emotiva che caratterizza questa mia e di intraprendere le azioni che il senso comune,democratico,civile auspica là dove si esercita la prevaricazione,l'ingiustizia e l'intolleranza affinche sia ristabilita la convivenza civile,dentro e fuori dal Parlamento italiano.
Firmato
Michel Abbatangelo
lunedì 20 luglio 2009
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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)