Per spiegare l'arte occorre entrare nel campo dell'illusione ottica dell'anamorfosi: dal greco ana (all'indietro) e morfi (forma) che sta a indicare un disegno di un'immagine distorta che, osservata obliquamente (anamorfosi piana) o riflessa in uno specchio curvo (anamorfosi curva), può essere vista nella sua prospettiva naturale.
Il termine anamorfico viene coniato nel 1600 grazie a Guidubaldo Del Monte con il suo trattato Perspectivae Libri Sex.
L'anamorfismo è un effetto di illusione ottica per cui un'immagine viene proiettata sul piano in modo distorto, tale per cui il soggetto originale sia riconoscibile solamente guardando l'immagine da una posizione precisa. Le opere creano una discordanza fra la prospettiva dell'ambiente e quella apparente dell'opera che il cervello non riesce a conciliare.
Il procedimento della anamorfosi fu molto apprezzato nel Rinascimento, utilizzato dagli artisti per nascondere scene erotiche o irriverenti. Anche Leonardo Da Vinci sperimentò le anamorfosi; infatti, un foglio del Codice Atlantico contiene due disegni anamorfici rappresentanti la testa di un bambino e un occhio.
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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)