Chissà se aveva davvero ragione lui, Publio Ovidio Nasone detto Ovidio: «Crudelitas in animalia est tirocinium crudelitatis contra homines», «la crudeltà contro gli animali è un apprendistato della crudeltà contro gli uomini».
Lo sapevano bene i nazisti,le SS sottoponevano ad una iniziazione tutti gli ufficiali,essa che consisteva nell'estrarre gli occhi di un gatto vivo dalle orbite .
GIOCATE CON I "BERLUSCHINI" PINGUINI VI SEGUIRANNO DAPPERTUTTO PIU O MENO COME IN "FORZA ITALIA" "L'ITALIETTA "MEDIA SEGUE BERLUSCONI
Giocando s'impara o la pedagogia di 100cosecosi
Assediato il milardario Pinault
Francia, caccia ai manager Assediato il milardario Pinault
François-Henri Pinault, presidente del gruppo francese Ppr
GRENOBLE - Mentre il direttore del personale e altri quattro manager della Caterpillar da stamane sono tenuti sotto chiave dagli operai nella sede dell'azienda a Grenoble, anche Francois-Henri Pinault, patron del gruppo PPR, leader del lusso, è stato "sequestrato" da alcuni dipendenti del suo gruppo. Un centinaio di lavoratori, colpiti dalla crisi economica, hanno preso d'assedio l'auto del milardario mentre lasciava la sede parigina del suo gruppo industriale. Quarantasette anni, Francois-Henri Pinault gestisce l'immenso impero del lusso PPR fondato dal padre, Francois. E' proprietario di un vasto gruppo che va dal marchio Gucci alla casa d'aste Christie's, dalla Fnac a Printemps, al marchio sportivo Puma. In Italia, Pinault possiede tra l'altro Palazzo Grassi a Venezia.
L'articolo che riporta la notizia qui
COMMENTO :Tira aria brutta per i mostri sacri della speculazione d'arte o del "bello di lusso" e dire che questo tipo su raccomandazione avrebbe dovuto aver cura di dare una occhiata ai miei quadri...come al solito " chi ha avuto ha avuto chi ha dato ha dato scordiammuce o passato "
LONDRA aria di rivoluzione
Circondata da migliaia di manifestanti la Royal Bank of Scotland scelta perché che lo scorso anno ha ricevuto aiuti pubblici per miliardi di sterline, con l'obiettivo di evitarne il fallimento. Cariche della polizia anche a Cannon Street. In frantumi alcune vetrine. Infranti i vetri delle finestre della Rbs a Threadneedle street. Un piccolo gruppo, a volto coperto, è entrata nella sede della Bank of Scotland. La Polizia ha fatto irruzione negli uffici colpita da mobili e suppellettili che i manifestanti lanciavano dalle finestre. Un poliziotto è stato colpito con una grossa sbarra ed è sttao ricoverato.
La tensione nella capitale è alta. Quattro cortei, partiti da altrettante stazioni della metropolitana, stamane si sono raccolti nel centro della città finanziaria. Lungo il tragitto decine di impiegati della City, affacciati alle finestre, lanciavano biglietti da 10 sterline, mentre la folla sottostante reagiva con urla e invettive.
Il Times ha descritto il clima e le misure pre-vertice, definendo Londra come una ''fortezza'', mentre il quotidiano City AM titola la sua prima pagina ''G20: Una città sotto assedio''. Schierati diecimila poliziotti, un'operazione-sicurezza che costerà alle casse dell'erario inglese non meno di 8 milioni di euro.
MORAVIA
Il ritratto l'ha dipinto un tale che si chiama Gottuso
AUTORE di romanzi "da voyeur", privi di "tensione idealista", alcuni dei quali addirittura "insignificanti". Sommari e sferzanti, sono questi i giudizi, inediti, con i quali i giurati dell'Accademia di Svezia negarono il Nobel per la letteratura ad Alberto Moravia, pur prendendo più volte in considerazione la candidatura dello scrittore romano lungo un decennio, a partire dal 1949. Per gli accademici di Stoccolma, l'opera narrativa dell'autore di Gli indifferenti e La ciociara rivela "un tratto spiacevole", che si può caratterizzare con la parola "voyeur", perché troppo attento al tema "erotico".
Commento : ...quanto di piu vero non si puo dire...tuttavia resta un grande scrittore,personalmento l'ho letto non poco e invidiato la sua scrittura,la sua freddezza analittica etc,meno certe sue affermazioni sugli aborigeni (....) in un documentario degli anni 60,diceva che bisognava aver pazienza con loro,hanno il cervello dei bambini (sono deficienti),qualche anno dopo quando presero (gli aborigeni) a frequentare le università avrebbe potuto cambaire idea se non fosse che era lui Moravia: era già morto !
«I nipotini di Duchamp spariranno. Basquiat? Vale davvero poco» Barbara Rose o quando la verità stà nel mezzo. Tra una crisi isterica (vai ad indovinare perchè .....?)e qualche mezza verità come quella sul milione di falsi che circola intorno a Basquiat....un fatto ovvio visto che nessuno come Basquiat sà far lavorare,dipingere una segnica che scaturisce direttamente dal profondo,da quel mistero che genera il linguaggio in tutta la sua complessità,confusione,immediatezza,per cui se chiedete alla vostra nipotina di quattro anni una tela ad olio ci sono molte possibilità che la si possa firmare Basquiat,oppure una tela fatta dallo scemo del villaggio,il risultato è lo stesso,nessuna inibizione e freschezza comunicativa,una inventività che sà farsi meraviglia. Tutto questo non è bello?!
Il suo viaggio, di storica e critica, nella «factory» americana di Warhol e gli altri
«Hirst e gli altri, rovina dell’arte»
Barbara Rose
«La crisi economica? È fantastica. Rimarranno solo i veri artisti. Perché i veri artisti hanno la maledizione dell’arte e non hanno altra scelta». Barbara Rose parla con il sorriso sulle labbra, ma dice cose durissime. Soprattutto sugli artisti che non ama: «Koons, Hirst, Cattelan? Tutti sopravvalutati. Vogliono fare impressione, ma lo choc non dura nel tempo. I nipotini di Duchamp hanno rovinato l’arte. Basquiat? Vale davvero poco e il mercato è pieno di falsi. Per fortuna la storia e il tempo correggeranno tutto».Barbara Rose, grande storica e critica d’arte, docente, scrittrice e curatore di mostre, ha un dono tutto speciale: quello di parlare con franchezza e di regalare in una conversazione un viaggio nella mitologia dell’arte. I suoi amici più cari erano Warhol, Rauschenberg, Frank Stella, Jasper Johns per fare solo qualche nome. «Avevamo vent’anni, non c’erano soldi e l’unico posto dove trovare qualcosa da mangiare era da Andy alla Factory o allo studio da Rauschenberg. Si viveva così, con allegria e pieni di speranze» racconta. La Rose è una giovanissima settantenne. Impossibile darle un’età precisa, inganna tutti con il fascino della parola e con gli occhi azzurri che sorridono sempre. Ed è una figura davvero unica: non soltanto è la più importante testimone e studiosa dei movimenti artistici americani, lei stessa è protagonista di quella stagione irripetibile (tra gli anni Sessanta e Settanta) che ha visto crescere e consolidarsi i grandi movimenti dell’arte «made in Usa».
Frank Stella
Due esempi? Warhol l’ha filmata nel suo film The 13 Most Beautiful... e c’è una foto che la ritrae nuda mentre Jasper Johns le fa un calco di gesso. Lei scherza: «Pezzi delle mie gambe e braccia sono sparsi nei suoi quadri. Faccio parte delle più belle collezioni del mondo». La Rose è stata «dentro» la storia dell’arte con una passione e una libertà che non ha uguali e i suoi scritti hanno offerto una lettura fondamentale per comprendere e costruire una storia dell’arte che è storia del presente. Tra tutti vale ricordare il testo che ha scritto a soli 25 anni, L’arte americana del Novecento, che ha aperto la critica a un mondo fino ad allora pressoché sconosciuto: «Ho scoperto da poco una cosa incredibile: i soldi che quel libro ha fatto guadagnare all’editore sono andati alla Cia. Era tempo di guerra fredda e il volume, che aveva un finanziamento governativo, doveva servire a manifestare la grande potenza creativa degli Usa in confronto all’aridità della Russia».
Da poco ha pubblicato per ScheiwillerParadiso Americano, una raccolta di saggi «sull’arte e anti-arte» dal 1963 a oggi. Un volume che oltre ad essere l’appassionato racconto in presa diretta dei protagonisti dell’arte americana, è anche la storia di una irrefrenabile decadenza, di un vero e proprio declino. Con una sorpresa: da sostenitrice entusiasta degli artisti, fa autocritica e riconosce i limiti, gli eccessi di quel mondo che ha frequentato da vicino. Senza tanti giri di parole Barbara Rose accusa un sistema dell’arte senza più regole etiche che pensa soltanto al profitto: «Siamo in mano al marketing, nient’altro. Viviamo il tempo dei valori falsi confezionati per gente incolta e ignorante. Il problema è la distruzione totale del mercato dell’arte che non ha niente da fare con la qualità di un’opera. Oggi esiste solo la manipolazione del mercato controllata dalle case d’asta, ma ancor di più dalla pubblicità, dai libri e dai critici pagati, dalle feste mondane e dai musei. Sì, i musei sono il vero problema: certificano la qualità quando non c’e nient’altro che moda, scandalo e spettacolarizzazione. È il fast food dell’arte con il gusto di una pizza fredda».
«Ma l’arte americana non è del tutto morta: ho trovato enormi energie nuove dai giovani neri, latini e asiatici. L’arte vive di nuovo grazie al melting pot». Ma New York, aggiunge, non è più il centro del mondo: «Andare a New York oggi è come trovarsi con i resti di una festa». E si lascia andare a una battuta: «Ora a Manhattan ci sono meno artisti che a Todi». Per Barbara Rose anche in Europa non va tanto bene: «La crisi viene del fatto che i ricchi non hanno cultura e i colti non hanno soldi. Viviamo un mondo che non permette lo sviluppo del gusto. Oggi l’intelligenza, l’etica, l’estetica contano poco». Ne ha anche per i critici italiani: «Achille Bonito Oliva? Il suo problema è che si considera un artista. Per lui la più grande opera è solo se stesso. Francesco Bonami è molto legato alle logiche del marketing e capisce solo le regole del gioco. Germano Celant è il gioco». E salva soltanto Gillo Dorfles: «È stato il mio eroe. I suoi scritti sono ancora fondamentali per capire la decadenza del presente ».
La storica dell’arte è un fiume in piena: ricorda i giorni a Washington, dov’è nata e quando saltava la scuola per andare tutti i giorni alla National Gallery. Sognava di diventare pittrice («Ma ho smesso di dipingere quando ho visto i quadri di Frank Stella»); ricorda i suoi 15 anni a New York per conoscere gli artisti: «Bastava andare ai vernissage a Tenth Street o a Betty Parsons e c’erano tutti, sempre ubriachi e a caccia di ragazzine. Cosi ho incontrato de Kooning, Kline, Guston. E poi per pagarmi gli studi ho lavorato da Leo Castelli e così ho cominciato anche a scrivere. Avevo 22 anni». Una vita avventurosa nel nome dell’arte. Ma non solo. Tante anche le passioni d'amore: «Ho incontrato un ragazzo senza denti —racconta —. Era tutto sporco, con la barba lunga, un proto punk. Ma quando ho visto i suoi quadri neri ho capito che era un genio». Quel ragazzo era Frank Stella e diventerà suo marito.
Il secondo, per la precisione, visto che con questa donna tra amori e matrimoni il rischio è di perdersi. Per la cronaca, il terzo marito è stato Jerry Leiber (celebre autore di tutti i testi di Elvis Presley) che ha voluto sposare a Roma perché c’era Argan sindaco che ha celebrato il matrimonio. Tranquilli, scherza: «Il quarto e ultimo marito è anche il mio primo amore». E aggiunge: «Basta artisti, sono impossibili, ti uccidono, questo è un economista, anzi l’ultimo economista marxista rimasto negli Usa e si chiama Richard Du Boff. Eravamo proprio dei ragazzi quando ci siamo sposati ». Dopo 48 anni lo ha ritrovato casualmente durante un viaggio in treno. A Barbara Rose si illuminano gli occhi: «Si è avvicinato e mi ha detto: sei l’amore della mia vita. Ci risposeremo a Venezia. Non è una storia alla Calvino?».
Gianluigi Colin
TUTTI VOYEURS
Psico patologia presente quando l'arte negata (creazione e liberazione) è pressocheassente dal quotidiano in termine di autoterapia,esorcismo,
attenzione verso se,momento analitico,sogno,condivisione,fantasia,
immaginazione,comunicazione....proiezione nel domani del SE,un Reality
che è specchio del malessere di una nazione che crede un po troppo
che "l'erba del vicino è sempre piu verde" ! Godetevi l'articolo del corriere della sera it,le immagini sono foto tratte da internet e si riferiscono al Voyerismo giapponese,"....nell'erba con tanto pubblico,si puo persino toccare !" la documentazione fotografica (se non sbaglio) è la cronaca del fotografo Kohei Yoshiyuki 1970 circa.
quasi 1.800puntate per lo show più longevo della storia della televisione
Reality Record: spiati da 5 anni
Russia, il caso di «Dom-2»: quindici persone che devono innamorarsi. Anche matrimoni nella casa delle polemiche
MILANO— In un bosco alla periferia di Mosca, sorge la casa più spiata di tutta la Russia. La abitano quindici persone tra uomini e donne e il loro unico scopo è quello di formare delle coppie. Di innamorarsi, insomma. Fedeli testimoni di ciò che succede all’interno delle mura, centinaia di telecamere che immortalano la vita di chi varca la porta di quella dimora.
Telecamere accese e puntate ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Non da settimane e nemmeno da mesi. Da anni: cinque. Ininterrottamente. Dom-2 (Casa-2) è l’apoteosi del reality show, un caso mediatico che ha solo una data di inizio: 11 maggio 2004. Da allora il gioco non è mai terminato e, cosa forse ancora più sorprendente, non ha nemmeno conosciuto cali di popolarità nel pubblico che, instancabile, non ne perde una puntata. E dire che lo show, trasmesso dal canale Tnt, va in onda anch’esso ogni giorno, domenica e feste comprese, per un’ora in prima serata (e in più, alle 14.30, alle 23.30 e alle 3.20 di notte). Anche qui, da cinque anni.
Quasi 1800 episodi che valgono a Dom-2 la palma di reality più longevo del pianeta. Non deve stupire dunque se questa sorta di Truman Show abbia partorito personaggi di smisurata popolarità. A partire dalla conduttrice, la biondissima 28enne Kseniya Sobchak, cresciuta assieme al programma che guida da quando ne ha 23. Ricca, modaiola, capricciosa e arcinota, Ksenya è la «Paris Hilton di Mosca». Popolare al punto da diventare lei stessa vittima delle polemiche suscitate dallo show di cui, sulla carta, è solo la presentatrice. In realtà ne è l’icona, tanto che ha rischiato di essere incriminata dai deputati della Duma per «induzione alla prostituzione».
Questo perché chi entra nel gioco per trovare l’anima gemella, molto spesso finisce per trovarla. Almeno per un po’. E dato che alla passione è difficile imporre un argine, è capitato più volte che i curiosi occhi elettronici abbiano immortalato e trasmesso scene di sesso esplicito. E così il Parlamento russo ha accusato il programma di promuovere «la degenerazione morale», soprattutto in relazione al suo accanito e in larga parte giovane pubblico. Ma i ripetuti tentativi di censura non hanno mai scalfito la potenza di questa corazzata Potëmkin catodica, che rimane, sera dopo sera, il reality russo più seguito. Ad appassionare gli spettatori è senza dubbio la possibilità di soddisfare il voyeurismo più sfrenato: le telecamere sono accese 24 ore su 24 sui partecipanti che diventano, in qualche modo, presenze di famiglia.
Vista la durata potenzialmente infinita del programma, i concorrenti possono uscire dal set, ma sempre seguiti dalle telecamere. L’unica possibilità di sfuggire alle riprese è chiedere un breve permesso (10-15 giorni) agli autori che possono decidere se concederlo oppure no. Una prigione dorata in cui, finora ci sono stati cinque matrimoni, diversi fidanzamenti e incalcolabili effusioni tra i partecipanti. Attualmente nel reality c’è anche una famiglia: quella di Karaseva Viktoria e Vaceslav Dvorezkov. Nomi che se qui non dicono nulla, in Russia sono tra i più quotati dello showbiz. Se si pensa alla dose di popolarità che circa tre mesi di Grande Fratello regalano a chi ne prende parte, il parallelo è quasi intuibile. Qui i concorrenti, tendenzialmente, rimangono tali per anni.
Tre settimane fa è uscito dal gioco Stepan Menshikov: era entrato alla prima puntata del reality. Il suo ritorno alla realtà, senza telecamere, è stato vissuto come un trauma dagli altri concorrenti e dal pubblico. Ora ha inciso una canzone ed ha dichiarato di voler diventare attore. Già in passato, diversi ex concorrenti hanno saputo capitalizzare l’enorme fama guadagnata negli anni spesi sotto i riflettori: Viktoria Bony è diventata una presentatrice, così come Olga Byzova mentre Olga Nikolaeva è oggi una cantante. Meno bene è andata ad un altro ex concorrente: Aleksey Adeev. L’uomo è stato riconosciuto in tv da una donna che aveva truffato anni prima. E così, dalla prigione dorata è passato a quella vera.
Chiara Maffioletti
02 aprile 2009
VESTITE IL VOSTRO "EROE" VICINO DI CASA
Micael More
Avete degli amici a cui il risentimento stà mangiando il fegato? chesso dei leghisti in vena di "ronda padana" desiderosi di riciclarsi da sfigati ad eroi? Ebbene questo è il sito che fà per voi,giocate perchè giocando s'impara ! cominciate col l'abbigliare il nostro "eroe" PADANO dalle scarpe alla cravatta,persino le armi con cui uscirà la sera e quant'altro dovesse servire,questa specie di "Big Jim" e la serie di eccentrici personaggi tra Arte,scultura e ironia che riempiono il sito aiutano anche aperdere le " calorie mentali " in eccesso. Fate clic QUI
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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)