"Le parti dov'è più odore sono quelle dove si raccoglie più anima. L'occhio, che è senza odore, è specchio, non anima. Aggiungere profumi al corpo è aggiungere anima o fingere di averne, se manca, una. Gli odori troppo forti ci sono diventati sgradevoli, perché l'eccesso d'anima è intollerabile a misura che l'animalità naturale è repressa e frenata dalla civiltà."
"Guido Ceronetti"
nel mito de La Bella e la Bestia
Una riflessione di Jean Cocteau per il film francese del 1945.
La Bella e la Bestia, una fiaba nata dalla penna di madame Leprince de Beaumont, è diventato un breve tempo un mito, un mito contemporaneo: descrive il fascino ed il desiderio che istintivamente esercita sull'essere umano il connubio fra animalità e istintualità.
« In un luogo che non è altro che l'indefinito paese delle fiabe, un ricco mercante, rovinato da una tempesta in cui sono, andate perse le sue navi cariche di mercanzie, abita con le tre figlie e il figlio. Due delle figlie sono persone molto cattive che riducono in schiavitù Bella, la vera Cenerentola della famiglia.
Questo padre buono e debole, ha appreso da poco una grande notizia: una delle sue navi è stata ritrovata. [] Bella, quando suo padre si mette in cammino verso il porto, gli domanda di riportarle una rosa. [] E' l'inizio del dramma.
Immaginiamo che il pover'uomo perda il suo cammino. Cerca la strada, trascinando il cavallo per le briglie, quando intravede una luce. I rami degli alberi si scostano. Penetra in un passaggio. I rami si richiudono. Eccolo scoprire poco a poco un immenso castello vuoto, gremito di enigmi, candelabri che si accendono da soli e statue che sembrano viventi. []
Si avvicina ad un cespuglio di rose pensa alla richiesta di Bella. Ne coglie una. In quel momento l'eco che gli rimandava i suoi "Heilà!" e i suoi "C'è qualcuno?", diventa una voce terribile che grida: "Heilà!" il mercante si volta e vede la Bestia. Il suo aspetto è quello di un grande Signore con il viso e le mani di una fiera selvaggia. E questa bestia espone il misterioso postulato del racconto: "Voi avete rubato le mie rose, voi morirete. A meno che una delle vostre figlie non acconsenta di morire al vostro posto".
E' molto probabile che questa rosa sia il primo meccanismo di una trappola dove si perderà Bella, per l'eternità [].
Presso la Bestia, Bella non avrà la sorte che si attendeva. La trappola funziona a meraviglia. La Bestia la circonda di lusso e di cortesie. Perché questa bestia feroce è una buona bestia. Soffre della sua bruttezza e questa bruttezza commuove. Poco a poco Bella ne sarà toccata, ma suo padre è malato. Uno specchio magico glielo prova. Anche lei a sua volta cade malata. La Bestia finisce per socchiudere la trappola. Bella ottiene otto giorni per recarsi da suo padre con la promessa di tornare. [] Presso suo padre Bella, con i suoi abiti, suscita la gelosia delle sorelle. Loro si adoperano per carezzarla e abbindolarla con le loro false lacrime impedendole di partire. In breve la riducono di nuovo in schiavitù. Bella non ha mantenuto la sua promessa. Non osa più raggiungere il castello. Vede, nello specchio, la Bestia che piange. Nella sua casa non c'è che solitudine [].
Arriva al castello. Dov'è la Bestia? Chiama, corre, la cerca. La trova morente sul bordo dell'acqua. [] Sul bordo dell'acqua, Bella si lamenta. Supplica la Bestia di ascoltarla. La Bestia mormora "è troppo tardi". Bella arriva a dirgli "Io vi amo". [] In quel momento, la Bestia si trasforma sotto lo sguardo amoroso di Bella. E' lo sguardo d'amore di una giovane donna che doveva spezzare l'incantesimo. Bella fa un balzo indietro perché davanti a lei si para un Principe Affascinante. [] Sembra che Bella rimpianga un po' la buona bestia. [] Ma la fine di una favola è la fine di una favola.»
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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)