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mercoledì 8 gennaio 2014

150 mln DI ITALIANI NEL MONDO SONO UN PATRIMONIO INESTIMABILE



C'è un allarme diffuso intorno al "Made in Italy". All'estero si sprecano le produzioni tarocche, i fake che non sono neppure un granché sul piano qualitativo. Il Made in Italy è un pilastro della nostra economia nazionale, sono decine di miliardi di euro che entrano, e almeno il doppio persi per strada grazie alle mafie internazionali che scopiazzano, contrabbandano, e spacciano malamente il nostro patrimonio agroalimentare e gastronomico. E’ sufficiente vedere quante e quali siano le variazioni apportate all'estero a quella che chiamano Pizza !
Amerikani in primis.

Eppure io non sono pessimista quantunque ci siano "scarsi margini" di manovra politica in termini di lotta alla contraffazione da parte della Col diretti, e delle organizzazioni similari legate al territorio agricolo nazionale. Perchè ?
Perché ritengo che i 150 milioni di italiani di prima, seconda, e terza generazione, pensiamo soltanto all'Argentina dove metà della popolazione è di origine italiana, i figli dei grandi flussi migratori dell'800 e del 900 sparsi per il globo terracqueo non abbiano del tutto perso né l'identità culturale, né l’identità gastronomica.

In certi sapori ci si nasce. Ti si appiccicano addosso, e non è che crescendo o emigrando si perdono per strada; basta passare davanti ad una rosticceria che la macchina dei ricordi si mette malinconicamente in moto.
Leggendaria sin dai primi dell’800 la diffusione del Marsala siciliano, all'epoca vino da tavola degli immigrati, che fece la fortuna di una dinastia.

Logico supporre che siano loro lo zoccolo duro delle nostre esportazioni, sia in termini di consumatori, sia perché partecipano più o meno attivamente a far conoscere, e a trasmettere la cultura nel mondo delle nostre eccellenze gastronomiche.

Certo i video con i Boss mafiosi, i componenti della Cupola palermitana, ripresi segretamente dalla polizia a Palermo a consumare nei più prestigiosi ristoranti della capitale siciliana le ostriche francesi, non giovano molto alla causa. Onesto dire che a suo tempo costoro avevano contribuito, insieme alle cupole latino-americane, quelle degli USA, e quelle canadesi alla diffusione del marchio "Armani". Senza contare quanto narra Saviano in "Gomorra", il noto best seller.

Ok, lo so che ci sono anche gli sceicchi sauditi, i principi della casa reale che si fanno recapitare con un Falcon tutte le mattine due dozzine di ostriche fresche, bontà marine prelibate per il palato degli dei. Non si discute.

Vorrei dire che forse un pensierino a questi milioni di italiani bisognerebbe farlo. Non mi azzardo ad un censimento, ma almeno alla creazione di un qualche organismo che stabilisca dei legami più solidi, pur riconoscendo l'alto valore dell'Associazione “Dante Alighieri”, nella diffusione della nostra lingua nel mondo.
Per l'ennesima volta scopriremo che la CULTURA genera profitto.

La realtà qual è ? Ve la racconto con un aneddoto di qualche anno fa: in Argentina la comunità di italiani di Buenos Aires fece espressa richiesta al nostro governo di poter avere libri in lingua italiana.
I classici, certo e magari anche altro, non necessariamente libri nuovi (a Buenos Aires all’epoca scarseggiavano i libri in italiano, oggi non lo so).
Non so se successivamente sia stata accolta la richiesta.
A suo tempo, però, mi colpì moltissimo questa richiesta a fronte delle decine di milioni di libri in italiano, e non in cinese, turco, arabo che ogni anno finiscono al macero !
Ben altra destinazione meriterebbero...e qui, 
Ho già detto come tutto questo mi affascini se non altro perché trovo estremamente spregevole inviare i libri al macero, e si deve sapere che l'occidente opulento macera ogni anno 110.000.000 di libri e pubblicazioni varie, di che ricostruire un terzo delle foreste europee scomparse dall'Impero Romano in poi !
Ci fanno anche la carta igienica se non lo sapete.

Oggi i tempi sono diversi: c'è internet. I libri si possono scaricare facilmente; chissà forse è cambiato qualcosa,
l'aneddoto vale solo per darvi l'idea dell'abbandono in cui si trovano i nostri connazionali, e quanto poco siano considerati una “risorsa”.

Ecco, il mio sassolino nello stagno l’ho gettato!


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