1- LA BIENNALE ANALE DI SGARBI NON TROVA PACE: "PIENO DI ORRIBILI COSE KITSCH, SPAVENTOSAMENTE INSTALLATO, CON I SUOI SENTIMENTI STEREOTIPATI E IL SUO POPULISMO SCADENTE, È COME FARE UN GIRO DEL CERVELLO DI BERLUSCONI" ("THE GUARDIAN") - 2- OGGI PALLORE GONFIATO IN UNA ZERBINOSA LETTERA PUBBLICATA SENZA POMPE DAL “CORRIERE” NELL’ANGOLINO DELLA POSTA, FA RETROMARCIA RIGUARDO AI SARTI (PRADA, TRUSSARDI, PINAULT, FENDI) ACCUSATI DI BRANDIZZARE E DI FAGOCITARE L’ARTE - 3- E BONITO OLIVA LO FA BOLLITO: "LA MODA VESTE L’UMANITÀ E L’ARTE LA METTE A NUDO" - 4- LO SFOGO DEGLI ARTISTI DEL PADIGLIONE SGARBIANO: VELASCO VITALI E ANDREA MARTINELLI, QUEST’ULTIMO IL 13 GIUGNO INAUGURA UNA SUA MOSTRA AL MUSEO PECCI DI MILANO A CURA (INDOVINATE UN PO’?) DI SGARBI VITTORIO CON L’INTERVENTO DI SUA SORELLA ELISABETTA CHE HA REALIZZATO UN VIDEO SULL’ARTISTA (MA CHE BELLA FAMIGLIA!) -
1- "THE GUARDIAN": "PIENO DI ORRIBILI COSE KITSCH, SPAVENTOSAMENTE INSTALLATO, CON I SUOI SENTIMENTI STEREOTIPATI E IL SUO POPULISMO SCADENTE, È COME FARE UN GIRO DEL CERVELLO DI SILVIO BERLUSCONI"
Adrian Searle per "The Guardian" - http://bit.ly/mozD3X"L'arte è diventata un ospedale", scrive Vittorio Sgarbi, "un ospedale non visitato da persone in buona salute se non per caso". All'interno del suo padiglione c'è un assurdo insieme di scorie: Sgarbi, critico e personaggio televisivo anticonformista, che odia l'arte contemporanea, ha invitato i massimi scrittori ed intellettuali italiani, Dario Fo e Giorgio Agamben tra questi, per selezionare le opere. Noiosamente provocatorio è lo spettacolo che ne risulta. Pieno di orribili cose kitsch, spaventosamente installato, con i suoi sentimenti stereotipati e il suo populismo scadente, è come fare un giro del cervello di Silvio Berlusconi.
2- DAGOREPORT
Penna Azzurra per Dagospia
Il giudizio tranciante del quotidiano britannico ''The Guardian'' è soltanto l'ultimo di una serie di articoli apparsi sui più prestigiosi quotidiani esteri che hanno spaccato le ossa a Vittorio Sgarbi.
Lui, come al solito, ci ha messo del suo tirando in ballo critici d'ogni sorta, curatori vari e stilisti stilosi (Prada, Trussardi, Pinault, Fendi) accusati di brandizzare e di fagocitare l'arte.
Oggi Pallore Gonfiato in una zerbinosa lettera pubblicata senza pompe dal "Corriere della sera" nell'angolino della posta, ha fatto ammenda riguardo ai sarti. E, intanto, en privè, agli artisti, tutti o quasi, del Padiglione Italia ha promesso una personale (sono circa 260, ci vorrebbero 130 anni solo per organizzarle tutte, senza stare lì a contare i denari che andrebbero prima trovati e poi ben investiti).
Quelli che almeno finora sono rimasti in un perfetto silenzio sono i diretti interessati: gli artisti. Raccogliamo e pubblichiamo le voci di Velasco Vitali e di Andrea Martinelli, quest'ultimo il 13 giugno inaugura una sua mostra al Pecci di Milano a cura (indovina un po'?) di Sgarbi Vittorio con l'intervento di sua sorella Elisabetta che ha realizzato un video sull'artista (e che bella la famiglia). Entrambi, ça va sans dire, sono presenti al Padiglione Italia (e forse, chi lo sa, non troppo ben rappresentati).
Andrea Martinelli:
"L'azione-reazione di Vittorio Sgarbi, che ormai è un fiume in piena, credo che nasca da una grande incazzatura. Che è poi la stessa incazzatura che, da anni ormai, coinvolge il mondo dell'arte più sommerso. Sua per esempio è l'idea del ritornare a promuovere la pittura, proprio quella forma d'arte che le istituzioni della moda chic allontanano.Già, perché il saper fare è quasi una vergogna per un artista. Inutile dire, quindi, che i più bravi sono Vezzoli e Cattelan, sono i più bravi di tutti".
"Ci sono artisti dichiaratamente di sinistra che si appoggiano a collezionisti miliardari. La sinistra poi... dice di dare voce a tutti, ma la sinistra si traduce in un atto nel quale tutti danno voce soltanto ad alcuni".
"E gli altri? Quelli che non comunicano attraverso la moda, che poi non fa comunicazione, ma fa della pubblicità, gli altri, mi chiedo, che fine fanno? Io non ho voglia di stravolgere nessuno, voglio che il mio lavoro abbia valore e poesia. Intanto Prada diviene lo sponsor del film di Vezzoli con scene porno. Ma che si sponsorizza poi?"
"Ecco, il Padiglione Italia, almeno, ha il pregio di essere narrativo del fatto che da noi c'è persino un eccesso di creatività, peccato, certo, che poi Sgarbi per sua natura accentri tutte le attenzioni su di sé e che il risultato finisca per essere dispersivo, però io sono perfettamente concorde con il principio da cui il suo progetto è partito".
Velasco Vitali:
"Vittorio Sgarbi? La sfida che lui ha lanciato è violentissima, investe gli artisti, il mercato e il pubblico. È il grido di un pazzo che cerca di scuotere le incoscienze. Laddove un'operazione come questa ha, nella sostanza, le fattezze e il valore di un esperimento alla Davide contro Golia, ma che dico, di una formica contro Golia".
"All'artista dice, vediamo di ributtarti in una pastoia anonima e vediamo se sei in grado di sopravvivere alla Biennale. Io, nel caso, sono stato fatto a fette come una mortadella, ho dovuto segare una parte della mia opera, l'ho spostata, questo le ha cambiato connotati e significati, è diventata qualcosa di claustrofobico, ma è stata, lo riconosco, in buona parte colpa mia. E l'esperienza la faccio mia".
"Sul fronte del mercato la sua operazione è stata quella di interpretare uno scontento. Ma l'artista ha bisogno di un interprete, il compito del curatore sarebbe poi quello di rispettare e di presentare l'artista al meglio, e questo Sgarbi non l'ho ha fatto: l'umiliazione è tutta qui.
Sul piano della committenza, poi, direi che in questo senso la moda almeno un merito l'ha avuto. Non si può mica chiedere ecumenismo alla moda. Guardando le Biennali del passato, le Biennali alla Alberto Sordi, si ritrovano nomi di artisti che sono stati consumati, tritati e sostituiti perché per costruire una carriera artistica ci vogliono investimenti, denaro e c'è un certo piacere perverso a vedere arrancare un'artista".
"Sul piano del pubblico, infine, ebbene il pubblico con l'omologazione del gusto che c'è, è sempre più incanalato sui grandi eventi come la Biennale. Sgarbi, in questo ambito, è come se dicesse, scegliete voi in mezzo al casino".
3- SGARBI ZERBINO: CON UNA LETTERA AL CORRIERE SI RIMANGIA LE ACCUSE ALLE "MODISTE"
Lettera di Vittorio Sgarbi al "Corriere della Sera"
Gentili signore della moda e dell'arte, mi dispiace che un mio discorso accorato e appassionato, con molti argomenti, sia diventato ragione di contrapposizione e di polemica. Io, come molti, osservo e apprezzo l'impegno per l'arte e la civiltà artistica italiana di molti creatori e imprenditori del settore della moda. Non ho mai nascosto per esempio il mio apprezzamento per Alberta Ferretti e il suo memorabile intervento di recupero del Borgo di Montegridolfo.
Sono da decenni amico delle sorelle Fendi e apprezzo l'impegno di Alda Fendi con la sua Fondazione. Proprio partendo da lei ho voluto indicare il paradosso di un artista dell'establishment culturale come Kounellis che non avrebbe partecipato alla mia Biennale ma che ha accettato di essere segnalato da una sua importante collezionista, accettando la logica del mercato anche a scapito dell'indipendenza di una scelta.
Ho inoltre, per la stima per il suo lavoro e anche per l'amicizia, ricordato l'episodio dell'ultimo incontro con Franca Sozzani alla quale ho detto di non avere chiesto, come ho fatto con Elio Fiorucci, alcuna segnalazione diretta, ma piuttosto di verificare un'eventuale lacuna. Mi ha senza indugio indicato il nome di Vanessa Beecroft, già segnalata dalla storica americana Linda Nochlin.
Ho preso spunto da quella conversazione per dire che la moda sembra compiacersi di alcuni nomi obbligatori e citando per converso il parere di un sottile pensatore e scrittore come Geminello Alvi, che ha segnalato uno scultore non di moda come Giuliano Vangi, e, attraverso quest'accostamento, ho esemplificato il metodo dicendo cose ovvie e credo condivisibili dalla stessa Sozzani sulla mia alta considerazione del pensiero di poeti e scrittori da troppo tempo distratti o non stimolati dal mondo dell'arte. Ho aggiunto quindi che preferivo il parere di poeti e filosofi a quello di pur meritevolissimi esponenti del mondo della moda.
Non capisco bene la reazione di Franca Sozzani basata sul luogo comune contraddetto da tante mostre e scritti che lei evidentemente non conosce: «Che cosa ne sa Sgarbi di moda, visto che ne sa così poco di arte contemporanea?» . L'arte contemporanea non è un sapere definito: è delegata sia al gusto sia al mercato sia al divenire della ricerca degli artisti. «Contemporaneo» non è una tendenza ma è ciò che accade nel nostro tempo ed è quindi giusto che la moda se ne interessi, ma non in modo dogmatico ovviamente.
Infatti la moda, per sua natura, non è né scienza né storia. Non occorre «saperla» , occorre «viverla» , come l'arte. Ma entrambe non possono essere chiuse negli steccati definiti da «guru» o mercanti con la partecipazione eccitata di signore eleganti che distribuiscono patenti di legittimità. La Sozzani afferma di non voler giudicare il Padiglione Italia, e sbaglia: può giudicarlo, ma con umiltà e curiosità. Io per parte mia non giudico il suo lavoro, ma lo stimo e ne osservo le conseguenze sul costume in un inevitabile nesso arte-moda.
Che non mi pare esaurisca tutte le possibili creatività. Quanto a Beatrice Trussardi ribadisco di non averla insultata ma semplicemente indicato l'attività della sua Fondazione come parziale rispetto al vasto e vario mondo degli artisti. La presunzione di poter non integrare ma sostituire il servizio pubblico fa dire alla Trussardi inesattezze faziose come quelle di alcuni critici in competizione.
Per smentire la sua accusa di «carenza del sistema pubblico» basta vedere l'elenco delle iniziative promosse, ideate o realizzate a Milano quando io ero assessore proprio nel settore dell'arte contemporanea: da Bacon a Witkin, a Saudek, alla Street Art a Fabio Novembre, a LaChapelle a Robert Indiana, a Mulas fino a Vivienne Westwood celebrata come un'artista classica.
Dunque nessun contrasto e nessun conflitto. Da parte mia piena considerazione. Come sempre incomprensione e intolleranza per la mia visione non omologata da parte di chi pur facendo ritiene non solo di non meritare critiche ma di non potere in alcun modo essere messo in discussione.
4- ACHILLE BONITO OLIVA: LA MARCIA INDIETRO DI SGARBI CONFERMA IL SUO ENNESIMO FLOP: L'INDECENTE PADIGLIONE ITALIA ALLA BIENNALE - LA MODA VESTE L'UMANITÀ E L'ARTE LA METTE A NUDO"
La marcia indietro di Sgarbi conferma: è un ipocrita (cioè non sa recitare, secondo l'etimo della parola greca). Siamo ormai abituati ai suoi capovolgimenti di copione secondo le circostanze. Per coprire l'ennesimo flop dell'indecente Padiglione Italia alla Biennale - per il quale ha adottato il metodo dell'adozione a distanza, come per i bambini africani (di artisti e di intellettuali di sinistra) -, Sgarbi prima ha attaccato la moda e poi spaventato fa un passo indietro.
Non è scandaloso che la moda insegua l'arte e che l'arte abbia preso dalla moda queste strategie di comunicazione. E' dal futurismo, da un secolo e più, che le avanguardie hanno teorizzato l'estetizzazione del quotidiano. Finanche molto prima, nel Rinascimento e nel Barocco, gli artisti progettavano feste e vestiti.
Naturalmente esiste una differenza tra Arte e Moda. La Moda veste l'umanità e l'Arte la mette a nudo. Da ciò si presume che l'artista, alla ricerca di una sua verità, spinga il suo impulso creativo oltre ogni ricerca di mercato - che invece gli stilisti debbono rispettare. Quest'ultini infatti sono "artieri", ossia artigiani creativi ma non creatori.
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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)