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domenica 8 maggio 2011

PERCHE’ MOLTI PRETI SONO PEDOFILI?

Fonte
Intervento di uno psicoterapeuta

Sempre più spesso, nonostante la censura di Stato si affanni per impedire la divulgazione di questo genere di notizie, vengono riferiti dalla stampa, ma soprattutto dai siti internet italiani ed esteri, episodi di pedofilia che hanno come protagonisti dei preti.

Che si tratti di una vera e propria “epidemia” lo dimostra anche lo zelante interessamento del signor Giuseppe Ratzinger il quale, qualche anno fa, da cardinale, interveniva con veemenza contro i media americani che “osavano” diffondere questo genere di notizie, che potevano turbare i fedeli e gettare discredito sulla Chiesa cattolica.

Evidentemente già da allora il modello di “informazione corretta” adottato da Ratzinger era quello italiano, enfatico e trionfalistico quando si tratta di osannare il papa, omertoso e mistificatorio quando si tratta di nascondere le malefatte della chiesa o dei suoi funzionari.

La mancanza di pudore da parte del signor Ratzinger giunse persino a fargli teorizzare che, poiché la percentuale di preti con esperienze di pedofilia (che in America viene stimata fra l’1 e il 6%) non sarebbe superiore a quella della popolazione generale (il che è tutto da dimostrare), ciò dovrebbe indurre i giornalisti a considerare del tutto “ovvio” che debbano esistere dei preti pedofili, quantomeno in quantità tollerabile e statisticamente “inevitabile”, al punto da non creare più “inutili” e inopportuni scandalismi di fronte a tali eventi che, sempre secondo Ratzinger, non dovrebbero nemmeno “fare notizia”, essendo in qualche modo già “scontati”.

Ora, ci si potrebbe domandare come mai la Chiesa non ha mai spiegato perché fare il prete cattolico non attenui, o perlomeno non ponga un freno morale, a queste disinvolte tendenze che, non dimentichiamolo, producono veri e propri crimini e non peccatucci veniali. Da coloro che si proclamano predicatori di verità divine nonché strenui difensori di inconsapevoli embrioni, sempre pronti a condannare tutto e tutti, ci si dovrebbe attendere quantomeno un minimo di coerenza e di comportamenti esemplari, ma evidentemente così non è.

Sta di fatto che questo atteggiamento di copertura verso i preti pedofili sarebbe costato a Ratzinger un procedimento giudiziario negli Stati Uniti, per oggettivo favoreggiamento, se non fosse che la nomina a papa ha fatto decadere la possibilità di proseguire l’iter, ed arrivare magari ad una condanna. Questo è avvenuto non in quanto Ratzinger è divenuto capo di una chiesa, ma in quanto “capo di Stato” estero, ovvero del Vaticano, quindi, secondo le leggi vigenti negli USA, “immune” dalla competenza dei tribunali.

Quanto alla situazione americana, vale la pena ricordare che la sola diocesi di San Francisco, in California, ha patteggiato risarcimenti alle famiglie dei bambini vittime di preti pedofili, per ben 21 milioni di dollari. Per tutti gli Stati Uniti le cifre dei risarcimenti si aggirano intorno al miliardo di dollari. Un vero disastro economico per il cattolicesimo americano, che oltretutto non gode di alcun finanziamento pubblico.

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Al di là di queste notizie viene da chiedersi: perché i preti diventano pedofili? Molti penseranno che sia uno degli effetti del celibato forzato, ma se dipendesse semplicemente da questo, dovremmo osservare somiglianze statistiche con analoghe situazioni di castità obbligatoria, cosa che non risulta. Del resto, se la condizione di celibato diventasse insostenibile per il prete, perché non ripiegare nella normale eterosessualità adulta, più o meno clandestina?

No, certamente il comportamento pedofilo non può essere spiegato con la semplice repressione sessuale, nemmeno se esasperata e prolungata negli anni.

Sebbene la pedofilia sia un crimine particolarmente odioso perché colpisce le vittime più indifese e disarmate, va tuttavia detto che essa evidenzia uno stato di regressione psichica da parte di chi la mette in atto.

Un pedofilo non è mai completamente adulto, bensì cerca, a livello inconscio, di rievocare simbolicamente la sua stessa infanzia. La mancanza di maturità sessuale da parte dei preti, che l’esperienza del seminario non ha certo potuto permettere, potrebbe aver “fissato” lo stato evolutivo psichico ad uno stadio preadolescenziale.

Questa interpretazione narcisistica del comportamento pedofilo dei preti sarebbe confermata dall’osservazione dell’età media delle vittime, spesso compresa fra gli 8 e i 12 anni. Va anche sottolineato che nella quasi totalità dei casi si tratta di pedofilia omosessuale, ed anche questo elemento ci fa capire come il prete pedofilo abbia pesanti conflitti da risolvere con sé stesso, con la propria sessualità, con la propria storia e soprattutto con la propria identità.

La pedofilia è comunque un fenomeno estremamente complesso, non è semplicemente espressione di tendenze regressive infantili negli adulti (altrimenti i pedofili sarebbero milioni!).

Va considerato un altro fondamentale aspetto: il rapporto sado-masochistico. Anche qualora non vi sia violenza, è innegabile che il pedofilo, per sottomettere la vittima, faccia leva sul suo potere adulto e sulla sua superiorità fisica e psicologica.

E’ anche evidente che lo scopo del pedofilo non è di procurare piacere, ma di ottenerlo, anche usando la propria preda come fosse un giocattolo inerme. C’è dunque una notevole componente ideologicamente autoritaria nella pedofilia. Un autoritarismo che si esprime come un bisogno di possessivismo morboso, invincibile, da cui non ci si può sottrarre.

E’ estremamente significativo che in molti episodi riportati dalle cronache, si nota che i preti pedofili generalmente non prendono particolari precauzioni per nascondere i propri perversi comportamenti. Nel loro delirio di onnipotenza (che è anch’esso di origine infantile) essi preferiscono contare sulla omertà delle proprie vittime piuttosto che sul mettere in atto i comportamenti devianti in contesti protetti, magari lontano dal proprio ambiente.

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A questo punto possiamo avanzare un’ipotesi che forse dà un senso logico a tutto quanto esposto precedentemente, e che potrebbe almeno in parte spiegare il ricorrente nesso fra comportamento pedofilo e condizione di prete.

Riepilogando, abbiamo analizzato le principali componenti della pedofilia e abbiamo riscontrato regressione, autoritarismo, possessivismo morboso. Guarda caso, si tratta dell’essenza più intima della teologia cattolica!

Il cattolicesimo, fra tutte le religioni del mondo, è infatti quella che offre al popolo il maggior numero di simboli infantili: non a caso il personaggio più proposto, più venerato, più rappresentato e rispettato è una mamma. Poi, proprio come si fa con i bambini, vengono continuamente propinate promesse, minacce, premi e punizioni. Raramente, o forse mai, si parla di responsabilità personale o di libere decisioni, quelli sono comportamenti troppo adulti, i cattolici possono solo osservare, seguire, credere, aderire, obbedire, confessare, pentirsi, ecc.

Sempre a proposito di regressione infantile, si osservi che il principale rito cattolico, nonché il comportamento più meritorio e sacro, è un comportamento “orale”, cioè l’eucarestia. Che i buoni cristiani debbano fare la comunione tutte le domeniche ricorda incredibilmente un vecchio luogo comune: “i bambini buoni mangiano tutta la pappa”. Non solo: nella liturgia cattolica si insiste, non a caso, sul fatto che l’ostia debba essere “imboccata” dalle mani del sacerdote, e non presa in mano dall’adepto. Come accade con una mamma che nutre un bambino che non sa ancora tenere in mano il cucchiaino.

Pochi hanno notato che, a suo tempo, ci fu un richiamo di papa Wojtyla proprio su questo argomento, ovvero dell’ostia “imboccata” dal prete, dato che molte chiese si stavano disinvoltamente protestantizzando su questa formalità apparentemente insignificante, distribuendo ostie direttamente nelle mani dei fedeli. Ma alla chiesa certi dettagli non sfuggono, perché ne conoscono l’enorme portata psicologica.

Ed è infatti così che la chiesa vuole che siano i suoi sottoposti: inermi, inconsapevoli, bambini che si abbandonano ciecamente nelle mani di una autorità protettiva e consolatoria. Bambini che non sanno nemmeno usare le proprie mani. Guarda caso, anche i pedofili hanno bisogno di soggetti passivi ed inconsapevoli. Curioso vero?

Sta di fatto che il bambino stuprato, vittima del pedofilo, magari del prete-pedofilo, è quindi una metafora del cattolico perfetto: sottomesso, timoroso, silenzioso, fiducioso che ciò che accade è per il suo bene.

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Il prete pedofilo non cessa dunque di essere prete (“Tu es sacerdos in aeternum”), anzi, forse esprime nella forma più eloquente ed esplicita quella ideologia che la sua mente ha assorbito da anni e anni, finendo per identificarsi con essa. Avete notato? I preti pedofili se scoperti non lasciano mai il sacerdozio, a differenza dei preti che hanno avuto delle “banali” relazioni con donne. Inoltre, difficilmente vengono sospesi dalle celebrazioni religiose, tutt’al più vengono trasferiti “per non dare scandalo”.

Ora sappiamo perché: la pedofilia esprime in realtà ruoli e significati profondamente ed intimamente “cattolici”, sebbene il prete pedofilo abbia il paradossale ruolo di essere contemporaneamente vittima (sia dei suoi problemi personali che di una ideologia oggettivamente nociva per l’equilibrio psichico) e carnefice (perché commette abusi senza preoccuparsi dei danni indelebili che procura agli altri).

La dinamica “prete pedofilo-bambino” è dunque una efficace metafora del rapporto fra la chiesa e i suoi fedeli, fra l’istituzione possessiva e autoritaria, e i suoi seguaci ingenui e “bambini”.

Tra l’altro la chiesa, battezzando bambini inconsapevoli, e indottrinandoli sin dalla scuola materna, a ben vedere mette in atto le stesse tecniche di adescamento usate dai pedofili, che infatti fondano la loro seduzione proprio sulla non conoscenza, sulla non consapevolezza e persino sul senso di timore riverenziale che la vittima avverte “dopo” l’avvenuto “battesimo” (in questo caso il termine va interpretato con un doppio senso).

In entrambi i casi, questi bambini “vittime” (sia di pedofili che di chiese pedofile) sanno provare solo sensi di colpa, e non l’opportuno e sacrosanto diritto alla propria integrità mentale e fisica. Infatti, come tutti gli psicoterapeuti sanno bene per esperienza professionale, ricevere una educazione rigidamente cattolica non lascia minori conseguenze negative nella personalità rispetto agli effetti dei traumi psicologici che derivano dal subire episodi di pedofilia. Anzi forse questi ultimi, essendo tutto sommato più circoscritti, possono essere superati più facilmente.

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Un’altra analogia simbolica fra pedofilia e cattolicesimo la troviamo, nientemeno, nella messa. Che cos’è la messa? La rievocazione del sacrificio di una vittima innocente! Il rito del cosiddetto “agnello” che viene sacrificato sull’altare “per l’espiazione dei nostri peccati”.

Un prete, dunque, che celebra la messa, drammatizza simbolicamente (per la teologia cattolica addirittura materialmente) il “sacrificio di una vittima innocente”. Potremmo paradossalmente dire che anche i pedofili “sacrificano vittime innocenti”. Questo è molto importante perché è il cuore dell’ideologia cattolica. Abituare la propria mente a pensare che sacrificare vittime innocenti sia un rituale sacro, positivo, espiatorio, purificatore e da cui scaturisce il bene, può certamente confondere l’inconscio, “abituandolo” a concezioni sottilmente perverse e sacralizzate.

Il prete pedofilo, stuprando bambini, per quanto spaventoso e deviante possa sembrare, non fa altro che “celebrare una messa”, usando simboli diversi ma evocando significati analoghi, ovvero: la vittima innocente va sacrificata. Il suo sangue non è la prova della violenza umana, al contrario, esso ci “lava” e ci purifica! Del resto, cose simili accadevano anche in molti antichi riti religiosi. Quanti poveri animali sono stati torturati, dissanguati e uccisi affinché i sacerdoti si illudessero, in tal modo, di ripulire sia la propria coscienza che quella altrui!

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Possiamo infine concludere che il pedofilo, sia esso prete o no, è una persona con gravi problemi, che in modo irrazionale, deviante e purtroppo dannoso per gli altri, cerca sé stesso e la sua perduta identità sessuale. Nel caso in cui il pedofilo sia un prete, la situazione è resa ancora più complessa a causa della nefasta influenza psichica di quella teologia che è stata oggetto dei suoi studi, della sua formazione e della sua vita.

L’omertà della chiesa, e le sue solite negazioni dell’evidenza, oltretutto, impediscono a questi preti di essere curati, supportati da specialisti della psicologia, magari portati in psicoterapia. E perché no, studiati di più, affinché si possa tentare di prevenire il continuo ripetersi di questi fenomeni.

Evidentemente la chiesa preferisce tenersi dei preti pedofili, che continueranno a fare vittime innocenti, piuttosto che correre il rischio di confrontarsi con delle menti liberate.

Preti pedofili
A Verona non si fanno proprio mancare niente, diciamolo. Dalle aggressioni razziste a quelle fasciste è tutto un gran divertimento. La novità consiste nella scoperta di una banda di preti e "fratelli laici" pedofili che per anni avrebbero impunemente stuprato, molestato, tastato, palpeggiato, sodomizzato, bambini e bambine che erano sotto la loro responsabilità in un istituto per sordomuti/e,continua a legggere....

Il problema internazionale dell’abuso sui minori fra i Testimoni di GEOVA

Testimoni per l'accusa
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Traduzione di un programma televisivo andato in onda a New York il 28 maggio 2002
Link: http://www.silentlambs.org/education/dateline_trans.cfm

JANE PAULEY: Buonasera, prima o poi notizie del genere finiranno, ogni tanto una nuova persona viene avanti dicendo di essere stata molestata da piccola da una figura religiosa di cui si fidava, ma ancora queste cose accadono e stasera non sono i preti sotto accusa. Lo scenario di accuse di abusi è molto simile, ma le conseguenze nel venire allo scoperto per gente che fa della fede il centro della propria vita, possono essere profonde e devastanti. Diamo la parola a John Larson,continua a leggere....

Arrestato Vescovo pedofilo

Fonte-Il suo nome era balzato alle cronache più nere quando la sua Diocesi dovette risarcire parecchi milioni di dollari alle vittime di preti pedofili impuniti. E da lui strenuamente difesi.
Oggi le cronache ci danno la reale spiegazione di tale difesa. Poiché terminato il processo contro di lui, è stato dichiarato “guilty”, colpevole.
Di cosa? Indovinate un po’.
Riassumiamone la storia.
È il settembre del 2009 e di ritorno da un viaggio in Europa, il vescovo cattolico Raymond Lahey atterra all’aeroporto di Ottawa: mentre aspetta di ritirare i bagagli viene avvicinato da alcuni agenti di Polizia che lo invitano a seguirli, salvo poi, chiedergli spiegazioni su quanto gli addetti di sicurezza del volo, avevano trovato nelle sue valigie. Non solo un enorme numero di “sex toys”, (“per uso personale” ipotizziamo avrà detto), ma anche dozzine di dvd con filmati di bimbi nudi (di un’età di 8 anni circa) e 588 immagini pedopornografiche stampate (anche in questo caso peraltro, “per uso personale”).
Oggi il Tribunale lo ha condannato ed ha reso noti altri aspetti delle indagini.
Il vescovo era solito fare viaggi di turismo sessuale in Malesia e Thailandia, ma anche in Germania e Spagna e nel pc sono state riportate alla luce immagini da lui cancellate ed un’altra novantina di video con bambini abusati.
Davanti al Giudice si è difeso dicendo di non aver mai divulgato quelle immagini e di non essere pedofilo ma attratto da ragazzi di vent’anni (si sa, i bimbi di 8 sono molto simili ai ragazzi di 20).
Inoltre il vescovo era in possesso di numerosi testi, dei veri e propri manuali per pedofili che insegnavano a “come sottomettere i bambini, come schiavizzare un bambino” e via discorrendo.
Ma non basta. Già. Come sapete leggendoci il male riesce sempre a surclassarsi.
Pare sia imputato, in un altro processo, per aver partecipato agli abusi accaduti 30 anni fa in un noto orfanotrofio canadese, dove più di 300 bimbi furono per anni vittima di abusi sessuali da parte dei loro “educatori”.
In Canada si attendono ora le reazioni del Vaticano, auspicando che la linea dura contro i pedofili travestiti da preti venga realmente messa in atto e sottolineando un fatto, importantissimo:
“si può anche essere Vescovi ma questo non garantisce, più, l’immunità ai pedofili!”.
 

Il funerale del prete pedofilo e il non rispetto per le vittime.

Fonte-Premessa. Quando apro le mie conferenze, specifico sempre che io i pedofili non li chiamo appunto pedofili ma “predatori”, predatori di bambini per l’esattezza.
È lo stesso modo con cui in America li chiamano: predators. Partendo dal modus operandi di questi criminali, che sono appunto cacciatori. I quali de-umanizzando le loro vittime (prede), fanno loro così tanto male…
Don Matteo Diletti quindi per il mio modo di esprimermi era un predatore di bambini (o semplicemente, usando il sinonimo più noto: un pedofilo).
Vedere che oggi un giornale locale di Bergamo dedica un’intera pagina al suo funerale, con tanto di foto a colori e titolo a caratteri cubitali, mi lascia assolutamente indifferente (mi spiace che la stessa cosa non capiti a voi che ci state nuovamente riempiendo di mail cariche di indignazione). Indifferente poiché altro non potevo aspettarmi se non questo.
Leggendo però alcuni passi dell’editoriale che accompagna tali foto e dell’articolo che racconta la funzione trovo doveroso soffermarmi su alcuni punti, poiché pare che la vicenda (squallida, squallidissima di questo prete pedofilo) a qualcuno forse ancora non è chiara…forse….
Leggere, ad esempio, che pure la bambina era innamorata del prete e che “in altri casi questa è un’attenuante” è la stessa identica logica che solitamente troviamo nelle dichiarazioni di chi fa turismo sessuale e dice appunto che le bambine “in quei posti lì (leggasi Thailandia, Romania, Brasile, etc.) sono già grandi a 10 anni, mica come le nostre”. Ergo le si può liberamente abusare, perché appunto le si è de-bambinizzate.
Con questo non voglio fare allusioni né paragoni scomodi tra l’articolo ed il turismo sessuale. Dico semplicemente che frasi così possono essere facilmente equivocate, finendo per legittimare comportamenti che, per fortuna (non sempre peraltro) nel nostro paese sono (ancora) puniti. E la storia mondiale degli ultimi anni ha dimostrato che il prefisso Don non garantisce più l’immunità in tal senso.
La vera colpa del sig. Diletti va innanzitutto al di là del tipo di abuso: al riguardo infatti leggiamo che alla fine si è trattato solo di “un bacio e mani imprudentemente allungate” (sic)…solo…: ora premesso che la vittima ha raccontato ben altro, resta che nessuno possa mai MAI molestare un bambino, in nessun modo e che l’abuso non si certifica solo con un atto sessuale completo, a cui la bimba peraltro se vogliamo dirla tutta riuscì a sottrarsi trovando finalmente il coraggio di chiedere aiuto! – ma anche “solo” con certe mani sul corpo del bambino.
La vera colpa, dicevamo, è che una bambina già abusata per anni e con idee suicide viene affidata ad un sacerdote (don Diletti), il quale anziché aiutarla, SALVARLA dagli abusi, la costringe a restare vittima dello “zio” abusante (subendo quindi nuove violenze) ma aggiungendo agli abusi dello zio, anche i suoi di abusi.
La vera colpa del sig. Diletti (peraltro non è vero che fu subito rimosso ma questo verrà dimostrato nelle apposite sedi e ne riparleremo) è stata quella di aver fatto credere alla bambina (sua allieva di religione) che tutti i “maschi” fossero così, degli abusanti, e che lei fosse unicamente un giocattolino. Da passarsi. Di letto in letto. Di pedofilo in pedofilo (come dimostrano gli sms che i due pedofili si mandano tra di loro, gelosi l’uno dell’altro, come bestie, anzi predatori in calore preoccupati non della loro reputazione – quella preoccupazione non l’hanno mai avuta – no, preoccupati di perdere la preda e, rinunciando così a tanto facile piacere….!).
Questa la vera colpa. Che la Giustizia, una volta tanto, ha fatto pagare (benché con una pena irrisoria, SOLO quattro anni….).
Quattro anni…meno di quanto tempo la bimba (oggi maggiorenne come specifica il giornale, quasi a voler dire “tanto è cresciuta, le sarà pure passata o no?!”) ha vissuto lontano da casa. Crescendo con degli zii e non con i genitori, grazie al subdolo lavorio del sig. Diletti che le ha messo contro l’intera comunità e soprattutto i suoi coetanei (quanto siamo tentati dal pubblicare le loro deposizioni in Procura…).
Quella bimba più volte ha pensato di farla finita. Ma del suo dolore, eterno, chi difende il prete pedofilo pare non preoccuparsi, se non con quelle frasi di circostanza subito smentite dai pensieri sopra riportati.
Pensieri pericolosissimi di cui gli abusanti si nutrono, per costruire la loro facciata.
Pensieri pericolosissimi poiché quando il pedofilo capisce che non la farà più franca e che quei “pensieri” non convincono più nessuno, si toglierà la vita. Dalla vergogna.
Un’ultima nota:
è stato detto durante l’omelia: “La sua testimonianza di fede nessuno può cancellarla.”
Non ne dubitiamo. Sicuramente avrà fatto moltissimo bene.
Ma “la sua testimonianza di pedofilo”, pure, è entrata dritta nei manuali di criminologia e “nessuno può cancellarla”.
Soprattutto chi ne è stato vittima.

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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)