Nord che vai, Lega che trovi. E la Lega dei Ticinesi, omologo svizzero del Carroccio, non ammette sconti per i padani, “cugini” ma anche un po’ “terroni”. Domenica, il Canton Ticino andrà alle urne per rinnovare il parlamento e l’esecutivo locali, e il partito di Giuliano Bignasca, il pittoresco “Bossi di Lugano”, si presenta agli elettori con slogan che sembrano rubati al Senatur: “Via gli italiani dalla Svizzera”, per esempio. Da settimane, nel mirino di Bignasca, e del suo rappresentante nel parlamento di Berna, Norman Gobbi, ci sono i 45 mila frontalieri, quegli italiani di Sondrio, Como, Varese e Verbania con un impiego nel Ticino, accusati di rubare il lavoro agli autoctoni e di costare decine di milioni l’anno in rimborsi di tasse diretti a Roma. Così, mentre Bossi chiede di mandare “föra da i ball” i tunisini, non lontano da Gemonio c’è chi vorrebbe ricacciare indietro proprio i “padani”.
I malumori dei ticinesi risalgono a oltre trent’anni fa. Era il 1974, quando un accordo bilaterale tra il governo svizzero e quello italiano regolava per la prima volta i cosiddetti “ristorni”, la percentuale di tasse, versate in Svizzera dai lavoratori italiani, che i tre cantoni di confine (Ticino, Grigioni e Vallone) da allora restituiscono a Roma perché questa giri la somma a Comuni, Province e Comunità montane di frontiera. Tocca poi agli enti locali destinare questo tesoretto ai servizi pubblici, dalla sanità ai trasporti. Ora, contro la quota – il 38,8 per cento – dei ristorni fissata in quell’accordo lontano, si sono scagliati sia il leghista ticinese Gobbi, sia – a sorpresa – i moderati del Partito popolare democratico. Segno che le istanze leghiste hanno fatto breccia anche al centro.
A marzo, il Ppd ha fatto approvare all’unanimità dal Gran Consiglio uscente un impegno affinché il parlamento cantonale chieda a Berna di abbassare i ristorni al 12,5 per cento, equiparandoli a quelli destinati all’Austria, e di introdurre il principio di reciprocità: anche l’Italia, cioè, dovrebbe rimborsare parte delle tasse incassate dai frontalieri svizzeri (una pattuglia ben più esigua degli italiani). La stessa proposta è stata presentata da Gobbi al parlamento centrale, ma, per ora, è stata bocciata dai vertici del Dipartimento delle finanze federali. Il dibattito, però, è ormai aperto, e difficilmente sarà archiviato in breve. Il che allarma gli amministratori italiani di frontiera. Dice Mario Della Peruta, da trentadue anni sindaco di Cremenaga, 810 anime in provincia di Varese: “Qui otto abitanti su dieci lavorano in Svizzera. Dopo la soppressione dell’Ici sulla prima casa, il nostro bilancio si regge quasi esclusivamente sui ristorni: non possiamo permetterci di perdere quelle somme”.
Neanche Marco Zacchera, primo cittadino di Verbania e deputato Pdl, sottovaluta la questione. Anzi, il parlamentare ha chiesto pochi giorni fa ai ministri Tremonti e Frattini di “avviare immediatamente contatti con i vertici della Confederazione elvetica per evitare che ciascun cantone si attivi in ordine sparso penalizzando ulteriormente i lavoratori italiani”.
Intanto, gli slogan e i manifesti anti-frontalieri, in Ticino, restano al livello di guardia. La Lega è passata nel 2007 dal 16 al 25 per cento, diventando il secondo partito locale dietro al Partito liberale radicale. E il leghista Marco Borradori è stato il candidato più votato di tutto il Cantone. Ad alimentare l’astio contro gli italiani pensano, però, anche gli estremisti dell’Udc (niente a che vedere con i centristi italiani). Di recente, il loro leader Pierre Rusconi, ideatore della campagna pubblicitaria che a ottobre raffigurava gli italiani come ratti 1 (le foto 2), ha commentato uno studio dell’Istituto ricerche economiche (Ire) dell’Università svizzera, che dimostrerebbe come gli italiani non rubino il lavoro ai ticinesi, con queste parole: “Mi piacerebbe sapere quanti frontalieri lavorano all’Ire. Magari sono gli stessi che hanno fatto la statistica”. Rusconi ha poi aggiunto che la piazza finanziaria ticinese starebbe diventando troppo “brianzola”.
Il Nano è in perfetta forma:
RispondiEliminaNO NANO, NO PARTY
Ecco cosa ne pensano dell'europa i destroidi ticinesi: GUARDA LA CARTINA