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giovedì 7 aprile 2011

LA LEGA NORD SVIZZERA DICHIARA GUERRA AL PADANISTAN "FUORI GLI ITALIANI DALLA SVIZZERA,PUZZANO!"


 

Nord che vai, Lega che trovi. E la Lega dei Ticinesi, omologo svizzero del Carroccio, non ammette sconti per i padani, “cugini” ma anche un po’ “terroni”. Domenica, il Canton Ticino andrà alle urne per rinnovare il parlamento e l’esecutivo locali, e il partito di Giuliano Bignasca, il pittoresco “Bossi di Lugano”, si presenta agli elettori con slogan che sembrano rubati al Senatur: “Via gli italiani dalla Svizzera”, per esempio. Da settimane, nel mirino di Bignasca, e del suo rappresentante nel parlamento di Berna, Norman Gobbi, ci sono i 45 mila frontalieri, quegli italiani di Sondrio, Como, Varese e Verbania con un impiego nel Ticino, accusati di rubare il lavoro agli autoctoni e di costare decine di milioni l’anno in rimborsi di tasse diretti a Roma. Così, mentre Bossi chiede di mandare “föra da i ball” i tunisini, non lontano da Gemonio c’è chi vorrebbe ricacciare indietro proprio i “padani”.
I malumori dei ticinesi risalgono a oltre trent’anni fa. Era il 1974, quando un accordo bilaterale tra il governo svizzero e quello italiano regolava per la prima volta i cosiddetti “ristorni”, la percentuale di tasse, versate in Svizzera dai lavoratori italiani, che i tre cantoni di confine (Ticino, Grigioni e Vallone) da allora restituiscono a Roma perché questa giri la somma a Comuni, Province e Comunità montane di frontiera. Tocca poi agli enti locali destinare questo tesoretto ai servizi pubblici, dalla sanità ai trasporti. Ora, contro la quota – il 38,8 per cento – dei ristorni fissata in quell’accordo lontano, si sono scagliati sia il leghista ticinese Gobbi, sia – a sorpresa – i moderati del Partito popolare democratico. Segno che le istanze leghiste hanno fatto breccia anche al centro.
A marzo, il Ppd ha fatto approvare all’unanimità dal Gran Consiglio uscente un impegno affinché il parlamento cantonale chieda a Berna di abbassare i ristorni al 12,5 per cento, equiparandoli a quelli destinati all’Austria, e di introdurre il principio di reciprocità: anche l’Italia, cioè, dovrebbe rimborsare parte delle tasse incassate dai frontalieri svizzeri (una pattuglia ben più esigua degli italiani). La stessa proposta è stata presentata da Gobbi al parlamento centrale, ma, per ora, è stata bocciata dai vertici del Dipartimento delle finanze federali. Il dibattito, però, è ormai aperto, e difficilmente sarà archiviato in breve. Il che allarma gli amministratori italiani di frontiera. Dice Mario Della Peruta, da trentadue anni sindaco di Cremenaga, 810 anime in provincia di Varese: “Qui otto abitanti su dieci lavorano in Svizzera. Dopo la soppressione dell’Ici sulla prima casa, il nostro bilancio si regge quasi esclusivamente sui ristorni: non possiamo permetterci di perdere quelle somme”.
Neanche Marco Zacchera, primo cittadino di Verbania e deputato Pdl, sottovaluta la questione. Anzi, il parlamentare ha chiesto pochi giorni fa ai ministri Tremonti e Frattini di “avviare immediatamente contatti con i vertici della Confederazione elvetica per evitare che ciascun cantone si attivi in ordine sparso penalizzando ulteriormente i lavoratori italiani”.
Intanto, gli slogan e i manifesti anti-frontalieri, in Ticino, restano al livello di guardia. La Lega è passata nel 2007 dal 16 al 25 per cento, diventando il secondo partito locale dietro al Partito liberale radicale. E il leghista Marco Borradori è stato il candidato più votato di tutto il Cantone. Ad alimentare l’astio contro gli italiani pensano, però, anche gli estremisti dell’Udc (niente a che vedere con i centristi italiani). Di recente, il loro leader Pierre Rusconi, ideatore della campagna pubblicitaria che a ottobre raffigurava gli italiani come ratti 1 (le foto 2), ha commentato uno studio dell’Istituto ricerche economiche (Ire) dell’Università svizzera, che dimostrerebbe come gli italiani non rubino il lavoro ai ticinesi, con queste parole: “Mi piacerebbe sapere quanti frontalieri lavorano all’Ire. Magari sono gli stessi che hanno fatto la statistica”. Rusconi ha poi aggiunto che la piazza finanziaria ticinese starebbe diventando troppo “brianzola”.
Insomma, hai voglia a fare il leghista duro e puro: ci sarà sempre qualcuno più a nord di te… (di PAOLO CASICCI – repubblica.it) 
VEDERE DEI RAZZISTI DARE DEL RATTO AD ALTRI RAZZISTI E UNA SODDISFAZIONE IMPAGABILE

1 commento:

  1. Il Nano è in perfetta forma:
    NO NANO, NO PARTY


    Ecco cosa ne pensano dell'europa i destroidi ticinesi: GUARDA LA CARTINA

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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)