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sabato 19 marzo 2011

«Operai sfruttati: niente opere al museo» 130 artisti boicottano il Guggenheim di Abu Dhabi

LA REPLICA: «STIAMO LaVORANDO PER RISOLVERE I PROBLEMI»

Il progetto del museo
 Fonte-LA REPLICA: «STIAMO LaVORANDO PER RISOLVERE I PROBLEMI»
«Operai sfruttati: niente opere al museo»
130 artisti boicottano il Guggenheim di Abu Dhabi
MILANO - Boicottare il Guggenheim di Abu Dhabi perché sfrutta senza ritegno i lavoratori stranieri. È la decisione presa da 130 artisti di fama internazionale che intendono sabotare il celebre museo che dovrebbe sorgere nella capitale degli Emirati Arabi Uniti entro il 2013, se i suoi gestori non cambieranno atteggiamento verso i dipendenti impiegati nei cantieri della nuova struttura. Lo rivela il New York Times, che sottolinea come il gruppo, formato principalmente da artisti mediorientali, abbia denunciato pubblicamente le vergognose condizione lavorative dei tanti operai stranieri e abbia dichiarato di non voler cooperare con il museo fino a quando agli immigrati non saranno garantiti i più elementari diritti.
Il progetto del museo
Il progetto del museo
NESSUNA SICUREZZA NEI CANTIERI
- Il museo di 450 mila metri quadrati, nato da un progetto di Frank Gehry, costerà circa 800 milioni di dollari e sorgerà a Saadiyat Island (letteralmente l'Isola della felicità), un arcipelago artificiale che ospiterà diversi complessi artistici (il nuovo Guggenheim è certamente il più prestigioso, ma sullo stesso territorio compariranno il «Louvre mediorientale» firmato da Jean Nouvel e un museo nazionale disegnato da Norman Foster) e svariati resort da favola per un investimento totale di 27 miliardi di dollari. I tantissimi operai che stanno portando a termine la costruzione dei tre principali musei sarebbero tutti alle dipendenze dell’Ente per il Turismo e lo sviluppo degli Emirati arabi (Tdic). Tuttavia le condizioni lavorative della manodopera straniera sarebbero spaventose: lo sfruttamento sarebbe all'ordine del giorno, agli operai sarebbero imposte ingiuste trattenute sugli stipendi e la sicurezza sui cantieri scarseggerebbe. Gli artisti hanno ribadito che, finché vi sarà sfruttamento, essi si rifiuteranno di partecipare a qualsiasi manifestazione organizzata dal museo e in futuro non venderanno alcuna opera all'interno della struttura. Il boicottaggio potrebbe essere davvero deleterio per il museo che conta di esporre nella nuova struttura le opere più famose degli artisti mediorientali.
NESSUNA ESPOSIZIONE - «Gli artisti non dovrebbero essere invitati a esibire le loro opere in edifici costruiti sulle spalle dei lavoratori sfruttati - ha dichiarato al quotidiano newyorkese Walid Raad, un artista di origine libanese, cresciuto nella Grande Mela, che è anche il principale contestatore del nuovo Guggenheim - Coloro che lavorano con mattoni e malta meritano lo stesso rispetto di chi lavora con macchine fotografiche e pennelli». La prima denuncia contro lo sfruttamento degli operai stranieri che lavoravano al nuovo Guggenheim fu presentata nel 2009 da Human Rights Watch. L'organizzazione non governativa rivelò che gli operai provenienti principalmente dai Paesi dell'Asia meridionale spesso dovevano pagare nel proprio paese una tangente ai selezionatori per essere assunti dall'ente governativo degli Emirati arabi uniti. In molti casi essi s’indebitavano talmente che diventavano dei veri e propri schiavi dei loro nuovi datori di lavoro. Nel corso degli ultimi anni sono state fatte diverse proposte per migliorare le loro condizioni e adesso sia gli artisti sia le ong chiedono «un osservatorio indipendente, degno di fiducia, che renda pubbliche le conclusioni sulle condizioni di lavoro sul sito». Getta acqua sul fuoco Richard Armstrong, direttore della Fondazione e del Museo Guggenheim, che afferma che presto nominerà un monitor che avrà il compito di far rispettare i diritti dei lavoratori : «Sono stato al villaggio degli operai e i loro alloggi sono senza pari - dichiara il direttore -. Abbiamo un buon rapporto con l'Ente per il Turismo e lo sviluppo degli Emirati arabi e stiamo lavorando assieme in buona fede per risolvere queste problemi».
Francesco Tortora

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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)