Clic sull'immagine per accedere alla galleria fotografica completaIn giro per il mondo  ha molti ammiratori. Non solo per la sua capacità tecnica, ma per il  modo con cui riesce a raccontare le storie. Preciso, diretto, mai banale  e, soprattutto, senza paura di mostrare le cose per quelle che sono.  Senza la mediazione che spesso viene utilizzata per esprimere un  concetto, un punto di vista, una modalità narrativa. Con lui si va in  strada e si è "costretti" a guardare. Ed è un bianco e nero che fa male  al cuore ma aiuta l'occhio a capire cosa ci circonda. Che siano gang,  homeless, uomini sfatti, anziani o pezzi di città nel mondo. Di questo  artista ci siamo già occupati nel corso degli ultimi anni in due  occasioni.  Nato e cresciuto a Belgrado, Serbia, Vladimir Milivojevich  (in arte Boogie) inizia la sua carriera di fotografo documentando le  rivolte e gli scontri durante la guerra civile che ha distrutto il suo  paese durante gli anni '90, periodo in cui inizia la propria ricerca  poetica attorno al lato oscuro dell'esistenza umana. Nel 1998 si  trasferice a New York dove tuttora vive, nel quartiere di Brooklin. Ha  pubblicato cinque monografie It's All Good (PowerHouse Books, 2006), Boogie (PowerHouse Books, 2007), Sao Paulo (Upper Playground, 2008), Istanbul (Upper Playground, 2008) e Belgrade Belongs To Me (PowerHouse  Books, 2008). E' l'autore di campagne publicitarie per grandi marchi  come Nike e Lee mentre i suoi servizi fotografici sono stati pubblicati  da giornali e riviste conosciute a livello internazionale. Le sue  recenti mostre personali includono Parigi, New York, Tokio, Istanbul.  Boogie torna ora con una nuova serie intitolata Demons.  Ma poichè nulla è lasciato al caso, Boogie prova ad intraprendere  un'altra strada quella porta indietro nel tempo: il collodio umido,  tecnica con la quale si indicano quei procedimenti fotografici storici  che utilizzavano il collodio come "legante" per emulsioni fotosensibili.  Si tratta dell'ambrotipo, inventato da Frederick Scott Archer nel 1852 e  del ferrotipo, introdotto da Hamilton Smith nel 1856. Il termine  "umido" veniva utilizzato perché in questi processi i supporti  fotosensibili dovevano essere esposti quand'erano ancora umidi, cioè  appena preparati. E per l'occasione è stata utilizzata una macchina  fotografica in legno a soffietto con il panno nero per coprire la testa  durante lo scatto. Spiega Boogie: "Ho mischiato sostanze che si erano  accumulate nel corso degli anni nella mia cantina. Mi sono sentito come  un alchimista ed ho trovato questa tecnica davvero incredibile...". Come  incredibili sono i Demons di questa galleria. Volti che sembrano uscire  da storie antiche, quasi fossero davvero demoni raccontati dalla  letteratura. Senza tempo, sempre attuali. Proprio come le storie di  Boogie
Leonard
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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)