«Io candidato sindaco? No, ma se mi chiamano...»
GIOVANNI CERRUTI
INVIATO A BOLOGNA
Come il padre, almeno con l’orologio. Lo aspettavano per cena, ore 20,30 al ristorante Kurssal, proprio sotto la nuova sede del Comune. Ma Renzo Bossi arriva un’ora dopo. Scusate il ritardo? No. Basta un microfono e chi lo ferma più. «Le tasse che abbiamo pagato a Roma ladrona finiranno ai nostri sindaci». Bravo, applausi, entra che è già tardi. Lo aspettavano una ventina di «Giovani Padani» e una cinquantina di leghisti in carriera, quelli che nell’attesa hanno omaggiato Angelo Alessandri, parlamentare di Reggio Emilia e segretario nazionale della Lega Nord. Ma anche Alessandri, davanti a Bossi jr., cede passo e microfono.
Camicia bianca, jeans e scarpe da jogging. Un ragazzo di 22 anni. Però, con quel cognome e quel soprannome è già un personaggio. Per lui, non per Alessandri, ci sono i furgoni dei carabinieri e dei vigili urbani. E i poliziotti con casco e manganello, non si sa mai. Il ristorante è dove c’era il vecchio mercato, proprio nel quartiere della Bolognina dove Achille Occhetto aveva mandato in pensione il Partito Comunista. Insomma, per la politica, questo è un luogo da discorsi che rimangono nella storia. E dunque Bossi jr. attacca: «Da giovane mi rivolgo ai giovani per portare la passione per la politica». Bravo, applausi.
Fuori lo aspettavano anche i «grillini», una ventina di ragazzi del «Movimento 5 Stelle» imbandierati nel tricolore. Si son presto stufati di aspettare, se ne sono andati dieci minuti prima dell’arrivo di Renzo. Non l’hanno sentito parlare di nucleare, «un settore che può portare posti di lavoro ai giovani». E neppure rispondere ad una domanda facile: lei si candiderebbe come sindaco di Bologna? Uno si aspetterebbe un no. Sbagliato: «Mah, vediamo... Noi siamo qui e se il territorio ci chiama...». O sentire la dichiarazione di guerra all’Emilia sempre meno rossa.
«Ho avuto la direttiva dal Capo di battere questo territorio», è l’inizio dei suoi due minuti di minicomizio al tavolo. E forse è proprio questo il motivo della sua comparsata bolognese: l’inizio della campagna elettorale per le amministrative, appuntamento a primavera. «La gente vuole cambiare anche a Bologna e nell’Emilia la rossa, che per noi è la quarta gamba del Nord. Abbiamo Veneto, Lombardia e Piemonte. Avremo anche l’Emilia». Bravo, applausi. «Anche il federalismo sembrava un sogno impossibile, e invece è arrivato, sia Iva che Irpef rimarranno sul territorio, noi lavoriamo e i nostri soldi finalmente restano a noi».
Facile andare sull’ironia, quando Renzo parla come il babbo, si muove come il babbo, dà gran manate come il babbo. O quando rispettabilissimi avvocati di una certa età, arrivati fin da Piacenza, gli stringono la mano con rispetto. Pare che Renzo si sia già abituato, ma tanto che ci poteva fare. Continuare a chiamarlo Trota, o raccomandato, è come picchiare il bambino seduto sul vasino. Lui lascia fare, indifeso. Al massimo, come qui a Bologna, provvede Alessandri: «Quando i giornali ci attaccano o ci sfottono è un buon segno, vuol dire che hanno paura della nostra avanzata, in Regione siamo già al 14% e non ci basta».
Alla Lega dell’Emilia basta Bossi jr e oplà, almeno per una notte si cancellano divisioni, liti, voci di fondi amministrati con allegria, che hanno portato al Commissariamento. «Ho avuto la direttiva dal Capo...», ha detto Renzo. Appunto, adesso agli emiliani ci pensa anche il Bossino. Che comincerà ad andare in giro per conto del Capo. Tutto bene, leghisti emiliani? Oggi missione a Reggio Emilia, dove la Lega di Angelo Alessandri è già il secondo partito dietro il Pd. Prevista pure una gita a Bebbio, il paese di Romano Prodi. Perché da Bologna è cominciata la nuova vita del giovane Renzo, sempre in missione per conto del Capo.
Come il padre, almeno con l’orologio. Lo aspettavano per cena, ore 20,30 al ristorante Kurssal, proprio sotto la nuova sede del Comune. Ma Renzo Bossi arriva un’ora dopo. Scusate il ritardo? No. Basta un microfono e chi lo ferma più. «Le tasse che abbiamo pagato a Roma ladrona finiranno ai nostri sindaci». Bravo, applausi, entra che è già tardi. Lo aspettavano una ventina di «Giovani Padani» e una cinquantina di leghisti in carriera, quelli che nell’attesa hanno omaggiato Angelo Alessandri, parlamentare di Reggio Emilia e segretario nazionale della Lega Nord. Ma anche Alessandri, davanti a Bossi jr., cede passo e microfono.
Camicia bianca, jeans e scarpe da jogging. Un ragazzo di 22 anni. Però, con quel cognome e quel soprannome è già un personaggio. Per lui, non per Alessandri, ci sono i furgoni dei carabinieri e dei vigili urbani. E i poliziotti con casco e manganello, non si sa mai. Il ristorante è dove c’era il vecchio mercato, proprio nel quartiere della Bolognina dove Achille Occhetto aveva mandato in pensione il Partito Comunista. Insomma, per la politica, questo è un luogo da discorsi che rimangono nella storia. E dunque Bossi jr. attacca: «Da giovane mi rivolgo ai giovani per portare la passione per la politica». Bravo, applausi.
Fuori lo aspettavano anche i «grillini», una ventina di ragazzi del «Movimento 5 Stelle» imbandierati nel tricolore. Si son presto stufati di aspettare, se ne sono andati dieci minuti prima dell’arrivo di Renzo. Non l’hanno sentito parlare di nucleare, «un settore che può portare posti di lavoro ai giovani». E neppure rispondere ad una domanda facile: lei si candiderebbe come sindaco di Bologna? Uno si aspetterebbe un no. Sbagliato: «Mah, vediamo... Noi siamo qui e se il territorio ci chiama...». O sentire la dichiarazione di guerra all’Emilia sempre meno rossa.
«Ho avuto la direttiva dal Capo di battere questo territorio», è l’inizio dei suoi due minuti di minicomizio al tavolo. E forse è proprio questo il motivo della sua comparsata bolognese: l’inizio della campagna elettorale per le amministrative, appuntamento a primavera. «La gente vuole cambiare anche a Bologna e nell’Emilia la rossa, che per noi è la quarta gamba del Nord. Abbiamo Veneto, Lombardia e Piemonte. Avremo anche l’Emilia». Bravo, applausi. «Anche il federalismo sembrava un sogno impossibile, e invece è arrivato, sia Iva che Irpef rimarranno sul territorio, noi lavoriamo e i nostri soldi finalmente restano a noi».
Facile andare sull’ironia, quando Renzo parla come il babbo, si muove come il babbo, dà gran manate come il babbo. O quando rispettabilissimi avvocati di una certa età, arrivati fin da Piacenza, gli stringono la mano con rispetto. Pare che Renzo si sia già abituato, ma tanto che ci poteva fare. Continuare a chiamarlo Trota, o raccomandato, è come picchiare il bambino seduto sul vasino. Lui lascia fare, indifeso. Al massimo, come qui a Bologna, provvede Alessandri: «Quando i giornali ci attaccano o ci sfottono è un buon segno, vuol dire che hanno paura della nostra avanzata, in Regione siamo già al 14% e non ci basta».
Alla Lega dell’Emilia basta Bossi jr e oplà, almeno per una notte si cancellano divisioni, liti, voci di fondi amministrati con allegria, che hanno portato al Commissariamento. «Ho avuto la direttiva dal Capo...», ha detto Renzo. Appunto, adesso agli emiliani ci pensa anche il Bossino. Che comincerà ad andare in giro per conto del Capo. Tutto bene, leghisti emiliani? Oggi missione a Reggio Emilia, dove la Lega di Angelo Alessandri è già il secondo partito dietro il Pd. Prevista pure una gita a Bebbio, il paese di Romano Prodi. Perché da Bologna è cominciata la nuova vita del giovane Renzo, sempre in missione per conto del Capo.
Perchè , pensa che a Bologna abbia più chance che a Milano ?
RispondiEliminaAnche a Bologna oggigiorno sanno di che pasta è fatto " e dire pastafrolla , è sopravvalu-tarlo " !
questo dovrebbe essere la nuova classe dirigente italiana. Molto meglio gli extracomunitari
RispondiEliminaCome a dire ponere margaritas ante porcos...!
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