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domenica 3 ottobre 2010

Papa: Palermo, sette opere d'arte sull'altare del Foro Italico,valore stimato milioni di euro!

100cosecosi-Si guardano bene dal pubblicarele immagini di queste preziose opere d'arte,esposte si mà per rendere onore al "salto mascalzone" che in vena di turismo riesce a far sborsare alla città ridotta alla fame 500.000 euro del suo fondo di riserva (...) e come da molti già detto con grande scandalo buttare dalla finestra un totale di 2.500.000 euro per una scappatina fuoriporta con predicozzo al volgo cristicolo!
Spesi 2.5 milioni di euro per la visita del Papa a Palermo! Costava meno portare tutti i palermitani in Vaticano. Se non ci credete moltiplicate il numero degli abitanti di Palermo con il costo del biglietto del treno in prima classe andata e ritorno più colazione all'inglese al bar,e ricavere la stessa somma ! Ci è riuscito un mio amico matematico con la fissa dei numeri;pensate che moltiplica i numeri sulle targhe per il numero di passanti che passa per una piazza e vi sforna il totale esatto,esatto in un secondo !
Bene detto questo sono oggi francamente perplesso dacanti alla constatazione che il sentimento religioso debba sempre farsi accompagnare dallo sfardo adorante e dal luccichio d'oro ! 
Mà poi...chi se la beve questa spesa?
Non ci piove che sia reale;mà il sospetto che la sua entità sia minore e qualcuno o parecchi ci guadagnino sulla differenza è...fortissimo,radicato,inestirpabile!


Palermo - (Adnkronos) - Sette opere d'arte sull'altare allestito al Foro Italico di Palermo per la Santa Messa e l'Angelus di Benedetto XVI. Gli oggetti preziosi, restaurati per l'occasione, hanno lasciato il Museo diocesano o il tesoro della Cattedrale. Il Papa siede su un trono in stile barocco, realizzato nell'ultimo ventennio del XVII secolo dalla maestranza dei Falegnami, e custodito finora nella Chiesa Madre di Ciminna nel palermitano, sul cui schienale e' stato impresso il simbolo papale.
Due i crocifissi posti sull'altare. Una croce astile in argento appartenuta a Papa Sisto V di circa due metri, ardonata di varie pietre preziose, al cui interno sono custodite alcune reliquie e un crocifisso sospeso sull'altare realizzato nella terza decade del XV secolo, ai cui bordi sono raffigurati i volti di alcuni santi. Accanto all'altare c'e' un simulacro argenteo dell'Immacolata, proveniente dal convento dei padri mercedari ai Cartari di Palermo ed acquistato dall'arcivescovo Michelangelo Celesia alla fine del XVIII.
A decorare l'ambone c'e' invece un pannello marmoreo policromo, che risale all'ultimo ventennio del XVII secolo. Davanti all'altare campeggia il paliotto Carandolet del XV secolo, in seta con oro e perle. Infine il calice di un cardinale siciliano del Seicento, adornato con diamanti, turchesim, runini, gemme e smalti incastonati nella struttura realizzata in oro.



Hanno lavorato due giorni per realizzare uno striscione con una frase del vangelo di Luca: ”La mia casa sarà casa di preghiera, ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri”. Ma alle due di notte, quando hanno provato a stendere il pezzo di stoffa, lungo dieci metri, da una terrazza di Porta dei Greci, a Palermo, davanti alla spianata del Foro Italico dove il Papa domenica mattina ha celebrato la messa, sono arrivati i poliziotti, che hanno identificato gli autori, invitandoli a togliere lo striscione. ”Abbiamo resistito – dice Franca Gennuso, una delle autrici – rivendicando il diritto d’espressione, ma non è servito a niente: stamattina ci hanno nuovamente chiamati dalla questura, intorno alle 6, e un’ora dopo sono arrivati i vigili del fuoco con una scala mobile e hanno tentato di strappare lo striscione. A quel punto lo abbiamo ritirato: quanto meno ci resta a futura memoria”.



”Stanotte – aggiunge – hanno bussato insistentemente e minacciato di sfondare la porta. Sarebbe questa la libertà d’espressione in questo Paese”.


1 commento:

  1. Veramente disgustoso!
    Grazie per averci ricordato:
    ”La mia casa sarà casa di preghiera, ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri”

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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)