Parco giochi della "famiglia padana" |
Il ministro degli Interni ha fatto causa a Famiglia Cristiana. Non è la prima volta che succede. Lo scorso febbraio Roberto Maroni già aveva annunciato la sua azione legale contro il settimanale, all’indomani di accuse pesanti del giornale rivolte al governo e ai provvedimenti presi in materia di lotta all’immigrazione clandestina. Erano i tempi della proposta dei medici-spia, per intenderci. Le misure allora introdotte nel disegno di legge sulla sicurezza venivano etichettate come “leggi razziali”: “Il soffio ringhioso di una politica miope e xenofoba, che spira nelle osterie padane – si leggeva in un editoriale del giornale cattolico – è stato sdoganato nelle aule del Senato della Repubblica. La cattiveria invocata dal Ministro Maroni è diventata politica del governo. Si è varcato il limite che distingue il rigore della legge dall’accanimento persecutorio”. Questa volta, dunque, Maroni si ripete. Va all’attacco con la richiesta di un risarcimento danni di un milione di euro.
L’ultima polemica scoppiata tra Bobo e Famiglia Cristiana risale a tre settimane fa ed è probabile che proprio a quest’ultima vicenda faccia riferimento l’atto di citazione in giudizio odierno. Si leggeva sul settimanale a fine agosto: “Ha fatto bene il capo dello Stato, Giorgio Napolitano a richiamare il ministro dell’Interno, Roberto Maroni sulla strage dei 73 migranti consumata nel Mediterraneo, chiedendo delucidazioni sulla vicenda. Invece di sollecitare un’inchiesta sui mancati soccorsi, l’atteggiamento del Governo in mano a un Bossi sprezzante nei confronti degli appelli umanitari della Chiesa, è passato da un iniziale scetticismo misto a insofferenza, al rimpallo delle responsabilità, che pure sono gravissime, della Marina maltese”. E ancora: “Abbiamo trasformato il ‘Mare Nostrum’ in un ‘Mare Mostrum’, in un clima di quasi totale e disarmante conformismo mediatico e politico”. Con questo gesto sembra essersi chiuso un cerchio. Aveva aperto le danze il Presidente del Consiglio chiedendo un risarcimento a Repubblica prima e all’Unità poi, in seguito era sopraggiunto Gianfranco Fini con la tempestiva, quasi istintiva, querela al Giornale di Vittorio Feltri, ora è il turno di Maroni. Un po’ nervosetti i nostri leader, al punto da non sopportare le critiche, seppur aspre, pungenti e scomode, spesso autorevoli, giunte a mezzo stampa. Forse sono i tempi ad essere cambiati e le posizioni espresse dalle prime pagine valgono oggi così tanto da sfociare molto facilmente nel circuito penale della diffamazione, chissà. Che i principali gruppi editoriali italiani agissero troppo spesso da think tank delle principali forze politiche, o qualche volta anche come una sorta di organo di informazione non ufficiale di un partito, è cosa risaputa, ma considerarli come attori protagonisti del dibattito politico è diverso che definirli semplicemente osservatori, cani da guardia, punzecchiatori del potente di turno, spettatori obiettivi.
Ma Maroni ci dà dentro lo stesso. Nonostante Famiglia Cristiana non faccia parte di uno dei principali gruppi editoriali, nonostante sia fuori da logiche di partito, nonostante non sia l’organo ufficiale dei Vescovi, né del Vaticano. Fare causa è un’azione del tutto legittima, per carità. Chiunque si senta oltremisura offeso e ingiustamente calunniato in ogni parte e modo ciò avvenga, si faccia avanti e proceda. E’ la determinazione con cui una critica dura viene facilmente etichettata come un attacco ignobile e fuori luogo che lascia perplessi. E’ un atteggiamento, quello di ricorrere per vie legali che non può che intimidire, e se non intimidire quantomeno frenare, chi ha usato la libertà di espressione per ribadire le opinioni sue personali, o quelle di una associazione, di un’azienda, di qualsiasi gruppo di persone. Questa volta toccherà a qualche cattolico andare in tribunale, reo di aver provato ad affermare le posizioni dei cattolici su determinati atteggiamenti assunti dal governo e sulle conseguenze dell’applicazioni di norme che possono intaccare valori e diritti che quei cattolici considerano inalienabili.
" Pedagogia ludica " Padana |
Pare di rivedere la stessa cinica, forse vendicativa, determinazione con cui qualche giornalista cerca in tutti i modi di tirar fuori una storia che possa compromettere l’immagine e la dignità di un collega che ha idee differenti. Fa uno strano effetto, a pensarci bene, che qualcuno accetti visioni estremizzate, a volte infamanti, del proprio operato da parte di un avversario politico ma non accetti giudizi radicali e netti da qualcun altro che di professione non fa né il parlamentare, né il sindaco, e nemmeno l’assessore. Durante quest’ultimo scontro tra mondo cattolico e Lega Nord, sulla Padania, il quotidiano del partito di Bossi, avevano definito così gli interventi critici dei vescovi sull’operato dei rappresentanti del popolo padano: “Una lunga serie di ingerenze squisitamente politiche da parte di uomini delle gerarchie ecclesiastiche nelle faccende di uno Stato che, fino a prova contraria, è laico”. E si proponeva addirittura di “inserire nell’agenda delle riforme anche una revisione di Concordato e patti Lateranensi”. Umberto Bossi e Roberto Calderoli, come al solito, andranno poi in Vaticano per ricucire lo strappo. Ma è sempre tutto sorprendente, alla luce delle numerose campagne condotte dalle camicie verdi in difesa della Padania “bianca e cristiana” che si opponeva agli attacchi dell’Islam conquistatore.“Col Vaticano i rapporti sono ottimi. Ogni tanto c’è qualche voce, come Famiglia Cristiana, che mi critica e mi insulta. Ho già presentato diverse querele perché a me va bene tutto, ma non sentirmi dire che ho reintrodotto le leggi razziali ed essere paragonato a Hitler”, aveva affermato Maroni a fine agosto, facendo riferimento alle passate azioni legali. Oggi fa ancora causa. Per molto meno.
Maroni ha ragione e Famiglia cristiana rappresenta non l'orientamento dei cattolici italiani, ma solo dei catto-comunisti, coloro che hanno introdotto la legge sull'aborto e vogliono i matrimoni gay. I veri cattolici impegnati in ambito ecclesiale come il sottoscritto non leggono più tale giornalaccio e così tanti sacerdoti veri e non dei comunisti travestiti come don Sciortino!
RispondiEliminarisposta ad anonimo:
RispondiEliminaquesta è l'agonia di un paese ormai in mano a chi per salvare i suoi interessi si serve della politica e a quelli che portando rancore verso i diversi non sanno più essere leali verso se se stessi e verso gli altri .La voce di famiglia cristiana va difesa contro gli attacchi dei nuovi hitleriani
pino