Umberto Bossi continua a proteggere i circa mille tra "malgari" e allevatori che, pur avendo "splafonato" i quantitativi di produzione di latte previsti in sede europea, si rifiutano di pagare le multe. Il perché è presto detto: l'indimenticata Credieuronord, la banchetta fondata dai Lumbard, che la Popolare di Lodi di Gianpiero Fiorani acquisì in extremis perché non fallisse, faceva da schermo alla truffa sulle quote latte. Il salvataggio di Credieuronord dalla bancarotta, attuato dal pupillo del governatore di Banca d'Italia Antonio Fazio, non servì solo a coprire le spericolate operazioni immobiliari in Croazia dei vertici della Lega, ma anche e soprattutto a non lasciare traccia delle "intermediazioni fittizie con le coooperative di allevatori create per nascondere la truffa delle quote latte non pagate", scrive su Repubblica del 27 luglio 2010 Paolo Griseri. Non c'è proprio niente di ideale nella difesa leghista di questi mille furbetti delle quote latte che suona come una beffa per i 39mila allevatori che si sono viceversa indebitati per pagare le multe nel rispetto della legalità. Essa è "piuttosto la restituzione di antichi favori e il risarcimento per mancate promesse - aggiunge Griseri - quando nelle campagne padane il popolo delle stalle affidava i suoi risparmi alla Credieuronord fidandosi della sponsorizzazione del Senatur". Siamo dunque di fronte a un ricatto tacito che la Lega subisce da anni perché parte in causa nella truffa e che inquadra sotto una nuova luce la fallita scalata della Popolare di Lodi all'Antoveneta, dalla cui fusione sarebbe dovuto nascere un grande istituto del Nord gradito al Carroccio. In quel calderone bancario che Fiorani andava rimestando con il benestare di Fazio sarebbero dovuti annegare affari imbarazzanti per chi, ancora a quell'epoca, gridava "Roma ladrona". E guarda caso sedeva nel consiglio d'amministrazione di Antoneventa il fratello di quell'Antonio Azzolini relatore del recente emendamento con cui è stato rinviato ancora una volta il pagamento delle multe agli allevatori vicini a Bossi.
I particolari tecnici del raggiro delle quote latte sono descritti nella sentenza con cui il Tribunale di Saluzzo ha condannato una sessantina di allevatori cuneesi soci delle sei cooperative "Savoia" fondate dal leader piemontese dei Cobas del latte, Giovanni Robusti, eletto poi parlamentare europeo della Lega Nord.
"Dal momento in cui gli allevatori fatturavano il latte che eccedeva le quote loro assegnate, venivano effettuate tre registrazioni. La prima estingueva il debito nei confronti del fornitore del latte facendo sorgere contemporaneamente un debito nei confronti degli organismi competenti per il superprelievo. La seconda registrazione registrava lo spostamento del denaro dal conto della banca utilizzata dalle cooperative per incassare i pagamenti a un conto acceso presso la Credieuronord. La terza registrazione, che seguiva di pochi giorni le altre due, veniva effettuata in corrispondenza dell'uscita del denaro dal conto della banca Credieuronord". Il denaro tornava così agli allevatori, chiosa Griseri, che non pagavano la multa. La somma truffata dalle cooperative fondate da Robusti oscillava, a seconda del calcolo, tra i 130 e i 200 milioni di euro. Una bazzecola, aggiunge Griseri, rispetto alla truffa da un miliardo di euro contestata dal pm milanese Frank Di Maio al parlamentare leghista Fabio Rainieri, presidente della Commissione agricoltura della Camera.
Corsi e ricorsi: tra coloro che si diedero da fare perché Fiorani rilevasse la dissestata Credieuronord spiccava l'attuale presidente della commissione Bilancio della Camera nonché segretario della Lega lombarda, Giancarlo Giorgetti, il cui nome è ritornato in auge proprio in questi giorni. Il capogruppo dei deputati Lumbard, Marco Reguzzoni, accusa Giorgetti di avere protetto Angelo Ciocca, il consigliere regionale del Carroccio, recordmann delle preferenze, che sarebbe stato in contatto, secondo la Procura di Milano, con il boss della 'Ndrangheta Pino Neri. E la chiamano "Padania"...
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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)