E' accaduto a Traversetolo, dove l'amministrazione di centrosinistra ha intitolato una via all'ufficiale del battaglione dei bersaglieri 'Mussolini'. Il sindaco: "Ci siamo sbagliati, non lo sapevamo".
Paride Mori, fascista di Salò E la sinistra gli dedica una strada
La didascalia sulla targa dice "Capitano dei bersaglieri". Punto e stop. In realtà Paride Mori fu un ufficiale del battaglione 'Bruno Mussolini', inquadrato nelle SS tedesche tra il '43 e il '45. Un fascista. Un 'ragazzo di Salò' e anche di più. Eppure a lui il Comune di Traversetolo - amministrazione di centrosinistra nel cuore dell'Emilia rossa - ha intitolato nei giorni scorsi una strada. Via Paride Mori, capitano dei bersaglieri appunto. Un'autorete, un 'continuiamo a farci del malè d'autore. "Ci siamo sbagliati, non sapevamo chi fosse Mori - ammette il sindaco Alberto Pazzoni - ma nessuno metta in dubbio l'integrità e l'attaccamento di Traversetolo ai valori della Resistenza".
A via Paride Mori si accede tramite via della Libertà, manco a farlo apposta. Siamo in pieno centro, pochi metri dal Municipio. Qualche chilometro più avanti verso l'Appennino c'è Gardasone, borgo scelto da Giampaolo Pansa come ambientazione del recente I tre inverni della paura: ancora un romanzo sulle zone d'ombra della Resistenza. Vietato però fare illazioni, parola di sindaco: "Abbiamo trattato la vicenda con leggerezza - dice Pazzoni - ma non sarebbe giusto pensare a speculazioni storico-politiche".
Questione di burocrazia, piuttosto. Di routine che diventa tagliola. "La questione - spiega il primo cittadino - risale al 2003, quando il Consiglio comunale ratificò l'intitolazione di alcune strade discussa in commissione Toponomastica". Un voto e via. Nessuno però si prese la briga di controllare chi diavolo fosse Paride Mori: "Ci siamo fidati dell'opposizione, da cui venne la proposta dell'intitolazione - prosegue Pazzoni - Mori ci fu presentato solo come capitano dei bersaglieri". Un cavallo di Troia della minoranza di centrodestra? Chissà.
C'è voluto Marco Minardi, direttore dell'Istituto storico della Resistenza di Parma per rivelare la gaffe: "Ho fatto alcune ricerche - riferisce lo storico - adempiendo semplicemente al mio compito istituzionale". Paride Mori, nato a Traversetolo ai primi del '900, morì in alta Val Baccia nel goriziano (oggi territorio sloveno) il 18 febbraio 1944. Era capitano del battaglione dei bersaglieri 'Bruno Mussolinì (terzogenito del Duce), alle dipendenza dirette del Terzo Reich e col compito di presidiare le ferrovie dell'Isonzo attaccate dai partigiani. "Probabilmente per lui non vale l'attenuante della casualità, usata spesso per i giovanissimi arruolati nella Rsi - ragiona Fabio Todero dell'Istituto per la storia del movimento di Liberazione del Friuli Venezia Giulia - essendo un ufficiale sui 40 anni è quasi certo che Mori avesse scelto in modo consapevole". Non a caso l'ufficiale parmense è menzionato tra i sacrari dei siti web d'estrema destra, alla voce "Fascisti uccisi a guerra finita". Così nei blog www. laltraverita. it www. conformismoalmuro. blogspot. com. I nostalgici del Duce sentitamente ringraziano.
Fonte
Paride Mori, fascista di Salò E la sinistra gli dedica una strada
La didascalia sulla targa dice "Capitano dei bersaglieri". Punto e stop. In realtà Paride Mori fu un ufficiale del battaglione 'Bruno Mussolini', inquadrato nelle SS tedesche tra il '43 e il '45. Un fascista. Un 'ragazzo di Salò' e anche di più. Eppure a lui il Comune di Traversetolo - amministrazione di centrosinistra nel cuore dell'Emilia rossa - ha intitolato nei giorni scorsi una strada. Via Paride Mori, capitano dei bersaglieri appunto. Un'autorete, un 'continuiamo a farci del malè d'autore. "Ci siamo sbagliati, non sapevamo chi fosse Mori - ammette il sindaco Alberto Pazzoni - ma nessuno metta in dubbio l'integrità e l'attaccamento di Traversetolo ai valori della Resistenza".
A via Paride Mori si accede tramite via della Libertà, manco a farlo apposta. Siamo in pieno centro, pochi metri dal Municipio. Qualche chilometro più avanti verso l'Appennino c'è Gardasone, borgo scelto da Giampaolo Pansa come ambientazione del recente I tre inverni della paura: ancora un romanzo sulle zone d'ombra della Resistenza. Vietato però fare illazioni, parola di sindaco: "Abbiamo trattato la vicenda con leggerezza - dice Pazzoni - ma non sarebbe giusto pensare a speculazioni storico-politiche".
Questione di burocrazia, piuttosto. Di routine che diventa tagliola. "La questione - spiega il primo cittadino - risale al 2003, quando il Consiglio comunale ratificò l'intitolazione di alcune strade discussa in commissione Toponomastica". Un voto e via. Nessuno però si prese la briga di controllare chi diavolo fosse Paride Mori: "Ci siamo fidati dell'opposizione, da cui venne la proposta dell'intitolazione - prosegue Pazzoni - Mori ci fu presentato solo come capitano dei bersaglieri". Un cavallo di Troia della minoranza di centrodestra? Chissà.
C'è voluto Marco Minardi, direttore dell'Istituto storico della Resistenza di Parma per rivelare la gaffe: "Ho fatto alcune ricerche - riferisce lo storico - adempiendo semplicemente al mio compito istituzionale". Paride Mori, nato a Traversetolo ai primi del '900, morì in alta Val Baccia nel goriziano (oggi territorio sloveno) il 18 febbraio 1944. Era capitano del battaglione dei bersaglieri 'Bruno Mussolinì (terzogenito del Duce), alle dipendenza dirette del Terzo Reich e col compito di presidiare le ferrovie dell'Isonzo attaccate dai partigiani. "Probabilmente per lui non vale l'attenuante della casualità, usata spesso per i giovanissimi arruolati nella Rsi - ragiona Fabio Todero dell'Istituto per la storia del movimento di Liberazione del Friuli Venezia Giulia - essendo un ufficiale sui 40 anni è quasi certo che Mori avesse scelto in modo consapevole". Non a caso l'ufficiale parmense è menzionato tra i sacrari dei siti web d'estrema destra, alla voce "Fascisti uccisi a guerra finita". Così nei blog www. laltraverita. it www. conformismoalmuro. blogspot. com. I nostalgici del Duce sentitamente ringraziano.
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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)