"Il ladro ti dice o la borsa o la vita; la puttana ti prende la borsa e ti lascia l'altra con la sua "noia"! Un leghista non ti lascia scampo se le prende tutte e due!" "Padania Ladra Docet" |
Lega Nord: banda di onesti? (Titolo originale)
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La procura di Padova ha aperto formalmente un’inchiesta sul crac della società Ceit, l’immobiliare targata "Lega Nord" che avrebbe dovuto realizzare un complesso turistico in Croazia a Pirano. Il progetto invece si è tradotto in un fallimento di 5 milioni di euro che mancano in contabilità e che hanno fatto inviperire molti investitori passati al contrattacco. Il curatore fallimentare Flavio Tullio ha depositato la relazione al giudice delegato e al pm Paolo Luca. In attesa delle valutazioni su ipotetici reati societari, il magistrato ha individuato l’ipotesi della truffa e nei panni dell’indagato c’è l’amministratore della Ceit, il prof. Sebastiano Cacciaguerra, docente all’Università di Udine.
A innescare l’inchiesta è stata la denuncia di tredici imprenditori padovani e veneziani, un tempo vicini alla Lega Nord, che hanno dato mandato agli avvocati Giorgio Saccomani e Patrizia Longo di presentare una querela per il presunto raggiro. In media le parti lese hanno contribuito al piano abortito con versamenti tra i 20 e 70 mila euro ciascuno.
Il progetto prevedeva la costruzione di un complesso turistico affacciato sul bel golfo di Pirano, ma il progetto dalla carta non è decollato e i leghisti sostenitori del piano si sono rivolti alla magistratura.
Che la Ceit fosse una società targata Lega lo dimostrava chi componeva il consiglio d’amministrazione. A presiederlo era Enrico Cavaliere, presidente del consiglio regionale, poi il sottosegretario Maurizio Balocchi e il vicentino Stefano Stefani, presidente federale della Lega Nord. I tre politici costituivano il nocciolo forte e rappresentativo del cda, di cui peraltro facevano parte anche i padovani Guido Rizzato, Mauro Damian, Luca Cargnin e Silvio Cufone, e il veneziano Nicola Munaretto. I nomi dei consiglieri padovani spuntano in parecchie società, gran parte rappresentate da immobiliari.
Il curatore Tullio ha cercato di ricostruire dove sia finito il fiume di denaro versato da 114 leghisti, tra di essi anche la moglie di Umberto Bossi, che avevano scommesso sul "Centro europeo investimenti turistici" (Ceit) per la realizzazione del villaggio Skipper. Un’operazione da 50 milioni di euro che quand’era stata varata, il 6 giugno 2000 (giusto 10 anni fa), aveva avuto anche la benedizione del leader Umberto Bossi.
I piani della Ceit sono rimasti sulla carta, il progetto è stato poi ceduto alla banca finanziatrice Alpe Adria Hypo Bank e la società di Montegrotto è stata costretta a portare i libri in tribunale. Prima di procedere per l’ipotesi della truffa sostenuta dai tredici imprenditori denunciati, il pm Luca deve valutare se nella relazione del curatore Tullio sono state ipotizzate o meno irregolarità societarie.
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