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domenica 11 luglio 2010

Il festival Rototom in esilio in Spagna

100cosecosi-Quando un evento riesce a riunire,aggregare 150.000 persone provenienti da tutto il mondo una certa "visione" generazionale,ideologica e politica,sprezzante di tale evento diventa quantomeno criminale,surreale,assurda e grottesca!
Giovanardi crede d'aver reso un gran servizio alle orde bigotte piccolo borghesi orfane a causa del "secolo che corre troppo" quel neo oscurantismo in realtà ha inferto una pugnalata mortale all'immagine del paese  che si erano fatti milioni di giovani,i turisti di domani.
Come negli anni 60 siamo alle soglie di un conflitto generazionale,una guerra il cui esito è scontato,saranno i giovani a vincere,come sempre è stato dopo infinite peripezie e Giovanardi sarà solo una dimenticata poltiglia brulicante di vermi che si cannibalizzano con inusitata ferocia. 

IL CASO
 Il festival Rototom in esilio in Spagna
"Italia, clima politico incompatibile"
"Impossibile esprimere la filosofia della tolleranza" dice Filippo Giunta, direttore del festival diventato il più grande evento reggae d'Europa a Osoppo (Udine) e ora trasferitosi a Benicassim, nella comunidad valenciana. Dal 2009 su di lui grava un indagine per aver favorito, attraverso il festival, l'uso di stupefacenti

di PAOLO GALLORI (fonte:La repubblica.it)



Il festival Rototom in esilio in Spagna "Italia, clima politico incompatibile"

ROMA - Altro che Sanremo. Se c'era un festival, in Italia, che aveva la sua bella bandierina infilata sulla mappa degli appassionati di musica senza frontiere, era il Rototom Sunsplash di Osoppo, Udine. Un comune di tremila anime, che nelle estati dell'ultimo decennio è arrivato a contarne regolarmente 150mila. Un fiume umano, con affluenti da tutta Europa, sospinto dalla voglia di reggae verso un raduno tanto diverso dai consueti festival estivi, carichi di rockstar ma in fondo tanto simili a se stessi.

L'imperfetto è d'obbligo. Perché il Rototom non abita più qui. Dopo sedici edizioni in Friuli, che lo hanno reso il più grande raduno europeo dedicato alla musica e alla cultura reggae, il Rototom da quest'anno è patrimonio dell'offerta estiva spagnola. Si terrà dal 21 al 28 agosto a Benicassim, località costiera della "comunidad valenciana", il luogo prescelto per vivere ancora dieci giorni di inconfondibile ritmo, chitarre sordinate, buone vibrazioni, dove coltivare la memoria di Bob Marley e celebrare i suoi successori. Che quest'anno rispondono ai nomi di Glen Washington, Queen Ifrika, Marcia Griffiths, gli italiani Africa Unite, Khaled e Alpha Blondy tra gli altri.

Da Benicassim, il direttore del festival Filippo Giunta descrive la scelta come dettata "dalla situazione politica in Italia, che chiude la porta agli stranieri e dove non si può esprimere la filosofia della tolleranza''. Un altro portavoce del Rototom, Fernando Roqueta, se la prende direttamente con Berlusconi. "Lui ne ha abbastanza di noi e noi di lui''.

Al di là degli slogan, i problemi al Rototom li ha creati la magistratura. Nel 2009 il pm Giancarlo Buonocore della procura di Tolmezzo apre un fascicolo a carico di Giunta contestandogli la violazione dell'articolo 79 della legge Fini-Giovanardi del 2006 sulle droghe. Che recita: "Chi adibisce o consente che sia adibito un locale pubblico o un circolo privato di qualsiasi specie a luogo di convegno di persone che ivi si danno all'uso di sostanze stupefacenti o psicotrope è punito, per questo solo fatto, con la reclusione da tre a dieci anni e con la multa da euro 3.000 ad euro 10.000".

Di qui, la scelta dell'esilio. Il Rototom emigra verso luoghi meno ostili nei riguardi del reggae e della sua cultura. Che non è solo marijuana e antiproibizionismo, ma anche approfondimento della religione rastafari, antirazzismo, non violenza, armonia con l'ambiente.

Se non è stato il "clima politico" denunciato da Giunta a muoverla (da due anni il centrodestra governa in Friuli), la magistratura ci ha messo un po' a realizzare. Bob Marley se n'era andato da tempo quando, nel 1994, la discoteca "alternativa" Rototom inaugura la rassegna con due giorni di musica, cultura e religione giamaicana in un campeggio improvvisato a Spilimbergo, in provincia di Pordenone. Nel 1996 i giorni diventano tre. Nel 1998 il festival si sposta a Latisana (Udine), dove si impone come l'evento reggae più seguito d'Europa, trasmesso in diretta web.

A Osoppo, nel 2000, il salto di qualità, grazie a un campeggio attrezzato, corsi di musica, danza, arte, stand, ristoranti e sempre più artisti da ogni parte del mondo per un evento che raggiunge i 10 giorni di durata. Fino all'edizione 2009, poi l'annuncio dell'addio a Osoppo, tra il disappunto del pubblico italiano e degli operatori della zona, che con il puntuale ritorno dei rastafariani facevano affari d'oro.

"Ma il Rototom  -  aveva fatto sapere l'associazione - non arretra di un millimetro nella sua battaglia per una crescita culturale ed economica della nostra terra". Battaglia che si esprime attraverso la campagna di musica e solidarietà "Non processate Bob Marley", a tutela della libertà di espressione, che ha visto nei mesi scorsi tappe a Milano e Bologna e Roma.

Prima dell'evento di Benicassim, l'organizzazione ha voluto mantenere un legame con il Friuli condensando una due giorni gratuita, ribattezzata "Rototom Free", dal titolo di una canzone dedicata alla vicenda del festival dalla reggae star Alborosie (in download gratuito sul sito ufficiale della manifestazione). Così il 2 e 3 luglio, al Parco del Cormor (Udine), si ritrovano in 30mila.

Per la musica, certo, ma anche per ascoltare Marco Travaglio discutere con Beppino Englaro del "Caso Italia". Dove una tavola rotonda sulla letteratura migrante in lingua italiana accomuna Mihai Butcovan, Gabriella Kuruvilla, Tahar Lamri, Tommaso Cerno e Francesca Spinelli. Dove a un dibattito sul problema delle carceri intervengono al telefono  anche don Andrea Gallo, fondatore della Comunità di San Benedetto, e Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano.

Tutto questo in attesa - quando e se verranno archiviate le accuse - del ritorno a Osoppo del Rototom. Che persino l'Unesco ha proclamato "evento emblematico del decennio internazionale per una cultura di pace e non violenza".
 

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