Omaya Sanchez pochi istanti prima di morire. |
Il Vulcano nevado del Ruiz sulla cordigliera delle Ande entra in eruzione seminando sulle sue pendici ceneri,gas e provocando frane che giunte nei fiumi della vallata producono ondate di fango in una specie di effetto Vajont (anche questa una tragedia tutta italiana) di li a poco la cittadina d'Armero viene completamente sepolta.
Omaya è una giovane colombiana divenuta un caso mediatico mondiale nel 1985,internet non era nelle case di noi tutti cosi molti di noi ignorano la sua storia e i suoi occhi,io stesso quando sono inciampato nella sua storia ne sono stato immensamente colpito e ho deciso di rievocarla.
Omaya ha tredici anni e la vedete in questa fotografia presa pochi istanti prima che il fango la sommergesse sotto gli occhi dei giornalisti e delle telecamere,saluta sua madre,spera che almeno lei sia soppravissuta,una scena straziante,spaventosa per come marca la nostra impotenza...un caso che ci ricorda da vicino "Alfredino Rampi" il piccolo italiano caduto nello strettissimo tubo da cui fù impossibile estrarlo,anche lui ebbe dalla sorte una lunga agonia implorando la mamma,un fatto che sconvolse l'Italia intera...
La sua agonia dura tre giorni,insieme a lei perdono la vita circa 25.000 persone ma l'attenzione del mondo intero si concentra su di lei e nel suo sguardo e sul leggero contenuto tremito nella voce resa metallica dall'acqua e dal fango che sale intorno alle sue guancie.
La somma spaventevole delle vittime travolte dal fango aiuta una rimozione collettiva inconsapevole,incosciente meglio cercare in una storia frammenti commoventi di umana grandezza che confrontarsi con la fragilità inconsistente della vita umana.
La notte dell'eruzione la famiglia di Omaya,si dà alla fuga,la nonna cade in un acquedotto e Omaya vi si cala per cercare di liberarla,cerca in tutti i modi di salvarla ma invano,il fango le trascina entrambe sino a che Omaya si trova incastrata con le gambe tra grossi detriti e putrelle in cemento,soltanto la testa emerge.
I soccorsi si trovano impossibilitati ad agire,l'unica soluzione sembra quella di amputarle le gambe ma le equipes chirurgiche sono impossibilitate a giungere sul posto,non ci sono medici e l'operazione si presenta in quelle condizioni impossibile.
Il giornalista della televisione spagnola TVE e il fotografo Frank Fournier sono sul posto e documentano momento per momento il drammatico montare del fango;ora dopo ora sale sino a sommergere il capo di Omaya.
La disperazione dello spettacolo,l'impotenza ad agire segnerà i presenti per tutta la vita...
Pubblicheranno queste immagini e il video dopo la morte di Omaya vincendo il premio World Press Photo nel 1986...
Oggi la tomba di Omaya è un luogo di pellegrinaggio,si parla di miracoli e insomma c'è chi campa sull'affezione popolare verso questa giovane che sino all'ultimo istante di vita non ha perso la calma,ha continuato a parlare di se,dei suoi amici,della scuola,della nonna dispensando parole di conforto verso tutti quelli che si inquietavano per la sua sorte ineluttabile,sorte che lei stessa sapeva segnata...Mi pare secondario accennare alle polemiche che hanno investito il fotografo e il cineoperatore,non possiedo tutte le informazioni del caso,il ruolo dei media,il loro aspetto speculativo,la mediatizazzione concentrata sul singolo caso,il sensazionalismo,il profitto che se ne ricava,il voyerismo malsano di parte del pubblico,l'aspetto letterario della scelta,insomma...troppo tempo è passato,quello che voglio che resti di Omaya in termini di memoria è il suo sguardo,ha marcato l'animo di chi visse quel momento per sempre .
(*Le referenze in francese traducetele con Google Chrome o con il traduttore il alto a destra nel blog)
NOn so quanti anni avevo. Ma ci penso sempre.
RispondiElimina